Intervento Riabilitativo - Correlazione tra movimento e linguaggio, presentazione di un caso clinico

 

Intervento riabilitativo

Correlazione tra movimento e linguaggio, presentazione di un caso clinico

INDICE PRINCIPALE

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Intervento riabilitativo

Il protocollo per la valutazione delle abilità prassiche e della coordinazione motoria (APCM) di cui si è discusso nel capitolo precedente, ci dimostra come il bambino inizia a sviluppare cognizione neurologica-comportamentale intorno ai 3 anni e la consolida ai 6. In questi anni il bambino sviluppa tutte quelle competenze che saranno propedeutiche al raggiungimento delle varie abilità indispensabili al coordinamento motorio, abilità che tale protocollo studia nello specifico. Tutto ciò ci fa comprendere l’importanza di avere questo tipo di protocollo valido e attendibile, non soltanto per una diagnosi precoce e accurata ma anche per poter comprendere al meglio su quali aree lavorare, quali potenziare, quali sono i punti di debolezza e di forza di questo bambino.

Per i bambini l’intervento riabilitativo deve sfruttare l’aspetto ludico utilizzando giochi ideati appositamente per ogni area sulla quale lavorare e che tengano conto delle varie fasce d’età, lavorare su di un’area non esclude l’altra e quindi anche durante la ricerca di abilità specifiche, i giochi e gli esercizi suggeriti ne miglioreranno anche altre. In questo capitolo verranno mostrati alcuni giochi ed esercizi pensati seguendo l’ordine di competenze indicato dal protocollo di valutazione.

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FUNZIONI DI BASE

PERCEZIONE, POSTURA E COORDINAZIONE RESPIRATORIA

Questi giochi mirano al potenziamento del controllo della postura, dell’autoregolazione da parte del bambino, si lavora sull’attenzione selettiva, sulla stereoagnosia e sulla creatività, favorendo l’attenzione e la sensibilizzazione tattile. I giochi che possono essere proposti sono per esempio il “nascondiglio segreto”, “il trenino delle palline” e la “mazza bum bum”. Nel primo il terapista dovrà chiedere al bambino di ricercare all’interno di un recipiente pieno di sabbia o farina un determinato oggetto, riconoscendolo solo attraverso la sensibilità tattile senza utilizzare la vista. Materiali necessari sono una grande scatola con due fori, necessari al bambino per poter infilare le mani, piena di farina o sabbia e vari oggetti; il setting comprende un tavolo sul quale disporre il materiale da utilizzare e una sedia che permetta un’ottimale postura al bambino durante lo svolgimento della consegna. Il terapista richiederà al bambino di ricercare determinati oggetti all’interno della scatola, aumentando di volta in volta la difficoltà:

  • si inizia inserendo due oggetti, poi tre, quattro e così via….
  • si possono inserire delle forme e richiedere al bambino di ricercare delle forme specifiche.
  • si può dare un tempo di inizio e uno di fine.

Nel secondo gioco il terapista dovrà richiedere al bambino di manipolare il pongo o la pasta di sale creando varie forme. Il setting prevede un tavolo sul quale il bambino dovrà lavorare e una sedia che gli permetta di mantenere una postura ottimale. Il terapista chiederà al bambino di creare vari oggetti e varie forme con i materiali a disposizione, proponendogli di scegliere tra vari colori e cercando di fargli realizzare palline grandi e palline piccole utilizzando rispettivamente il palmo delle mani e le dita.

Nell’ultimo gioco il terapista si porrà dietro il bambino delineando con le dita della mano una figura e il bambino dovrà intuire attraverso la sensibilità tattile la figura sopracitata, tale configurazione dovrà progressivamente essere più complessa in modo da aumentare il livello di difficoltà. Come rinforzo per il bambino si potrà utilizzare qualcosa a lui molto gradito da porre lontano dalla sua posizione iniziale, il terapista lo rinforzerà dicendogli che ad ogni figura indovinata potrà avanzare con la sedia, per un tratto prestabilito in precedenza, fino al raggiungimento del premio.

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SCHEMI DI MOVIMENTO

EQUILIBRIO (STATICO/DINAMICO)

Questi giochi mirano al potenziamento dell’equilibrio statico e dinamico, si lavora altresì sull’attenzione, la memoria di lavoro, pianificazione ed organizzazione, stato di allerta fasico e tonico, mantenimento del controllo posturale. Due giochi molto divertenti sono “storia degli animali in posa” e “attento in marcia!”. Nel primo il terapista racconterà al bambino una favola citando diversi nomi di animali, il bambino dovrà “mettersi in posa” raffigurando tali animali e mantenere tale posizione fin quando il terapista non ne menzionerà un altro. Non si necessita di particolari materiali, si potrebbe utilizzare una macchina fotografica giocattolo per “far finta” che l’esploratore (il terapista) stia fotografando gli animali (mimati dal bambino). Il setting atteso per tale attività deve essere uno spazio grande e vi deve essere la presenza di un tappetino, o comunque un qualcosa di morbido, sul quale il bambino possa imitare le figure degli animali proposti. Grazie a questo gioco molto divertente il terapista ha l’opportunità di indurre il bambino ad assumere differenti posizioni, questa strategia permetterà che egli sperimenti cambi posturali, il mantenimento di tali posture, l’organizzazione del proprio schema corporeo e la pianificazione: da supino a prono, appoggio sugli avambracci, gambe estese e flesse, prono-supinazione avambraccio-polso-mano, gomito flesso, estensione e flessione del capo, ecc... Nell’altro gioco sopracitato si richiederà al bambino di marciare sul posto rimanendo all’interno di uno spazio delimitato e mantenendo uno stato di allerta. L’esaminatore chiederà infatti al bambino di marciare sul posto, strutturando il tempo di inizio e di fine con “via” e “stop”, dapprima effettuando una marcia semplice dopodiché le consegne saranno via via più complesse: sollevare le ginocchia eseguendo una flessione della coscia sul bacino, portare il peso del corpo sull’avampiede estendendo l’articolazione tibio/tarsica, estendere o flettere le gambe, ecc.… Il setting dovrà prevedere uno spazio ben delimitato in modo da aiutare il bambino ad avere dei confini, successivamente quando migliorerà la percezione dello spazio esterno e la propriocezione, tale spazio potrà essere ridotto. Si potrà agevolare il bambino proponendogli delle forme o delle linee a terra per circoscrivere lo spazio. Il terapista potrà decidere, in base alle competenze del bambino, di utilizzare palline o sacchetti da fargli reggere con le mani.

OCULOMOZIONE

La rieducazione visiva è un aspetto fondamentale della riabilitazione che deve tener conto delle capacità individuali, per questo è estremamente importante effettuare una visita da parte di uno specialista prima di intraprendere un qualsiasi percorso inerente alla funzione visiva. Il terapista essendo quindi a conoscenza delle competenze del bambino organizzerà le attività considerando postura, ampiezza, distanza, modalità.

  • Si inizierà sempre dalla postura supina, man mano che il bambino acquisirà un buon controllo del capo e una variazione fluente sui movimenti rotazionali, si potrà pensare a delle consegne che il bambino dovrà compiere in posizione seduta, in posizione eretta o in equilibrio su podi.
  • L’ampiezza del movimento sarà allenata in maniera graduale e progressiva sia sul piano orizzontale che verticale.

Sono vari i giochi da proporre al bambino, uno fra questi è quello della “rete magica” utilizzato per esercitare la coordinazione occhio-mano, l’attenzione visiva, la fissazione, l’inseguimento e l’arrampicamento. La consegna richiesta al bambino da parte del terapista sarà quella di prendere delle cannucce o dei bastoncini e infilarli nel foro di un cestino attraversandolo da parte a parte. Per rendere il gioco divertente il terapista può avvalersi di palline colorate o oggetti piccoli che piacciono al bambino; lo scopo è quello di creare una sorta di rete con le cannucce o i bastoncini e “fare a gara” su chi riesce ad infilare più cannucce o chi, una volta costruita la rete, riesce a sfilarle senza far cadere le palline o gli oggetti che dovranno essere accuratamente posti sopra la rete creata in precedenza. 

MOVIMENTI IN SEQUENZA DELLE MANI E DELLE DITA

Questi giochi vengono utilizzati per promuovere i movimenti in sequenza di mani e dita, per acquisire l’opposizione delle dita delle mani in sequenza, per allenare il pianotages, per favorire la dissociazione delle dita e allenare il tapping. Grazie a questi esercizi vengono potenziate anche funzioni come attenzione, memoria di lavoro, controllo posturale, flessibilità, pianificazione ed esecuzione. Due giochi da poter far eseguire al bambino sono “il ragno” e il “dito comanda color”. Nel primo si chiederà al bambino, partendo dal pugno chiuso, di sollevare un dito alla volta e successivamente abbassarli sempre uno alla volta su imitazione. L’esaminatore dovrà essere capace di catturare l’attenzione del bambino attraverso il gioco, immaginando “insieme a lui” che la mano sia un ragnetto e le dita le zampette, invitando il bambino a sollevare e chiudere le dita come se il ragnetto si stesse svegliando ma accorgendosi che ancora è notte fonda deve tornare a dormire. Quando il bambino sarà abbastanza capace, l’esaminatore proporrà di effettuare tale esercizio prima con una mano, poi con l’altra e infine con entrambe. Nel secondo gioco si proporrà al bambino di attaccare sulle proprie unghie scotch di colori diversi per ogni dito e chiederà di sollevare il dito che corrisponde ad un determinato colore. Il setting prevede un tavolo ampio sul quale il bambino possa poggiare avambraccio, polso e mano e non dovrà assolutamente sollevarli.

SEQUENZIALITA’ ESPLICITA

MOTORIA GESTUALE/CAPACITA’ VISUO-SPAZIALI

Il terapista, grazie a questi esercizi, ha la possibilità di far sperimentare al bambino esperienze che investono tutto il corpo. Fine ultimo di questi giochi è il potenziamento degli schemi crociati in modo tale che il bambino possa migliorare nella coordinazione e nella rappresentazione del proprio schema corporeo. Sono varie le funzioni che il bambino dovrà mettere in pratica: controllo posturale e coordinazione respiratoria, attenzione, memoria di lavoro, allerta, inibizione, controllo, pianificazione, esecuzione. Ogni schema che il bambino dovrà riprodurre verrà prima eseguito dal terapista e poi su imitazione riprodotto dal bambino. Primo gioco da proporre è il gioco del “ballerino”. La consegna è quella di toccare parti controlaterali del proprio corpo. Il bambino verrà facilitato da input visivi posti sugli arti, in quanto il terapista preparerà scotch colorati, o guanti, o elastici da far mettere nelle dita, o cartoncini colorati, in moda da indicare al bambino quale parte del corpo muovere e quale raggiungere. Anche qui dobbiamo ricordare che parliamo di gioco, quindi il terapista invoglierà il bambino simulando un ballo e proponendo lo schema da effettuare. Man mano che il bambino sarà più competente gli schemi da rappresentare saranno più complessi e può essere proposto anche un doppio compito. Un altro gioco piacevole e divertente è quello dei “passi degli animali”, questo gioco si concentra sull’organizzazione e l’esecuzione dei movimenti degli arti inferiori. Il terapista imiterà dei “passi” di animali e inviterà il bambino ad imitare tali movimenti. Questo gioco è molto utile in quanto si può lavorare su diversi aspetti perché ad ogni animale proposto varierà lo schema d’azione, la velocità, la direzione, il bambino dovrà essere in grado di calibrare il peso ed essere pronto al cambio di direzione (destra/sinistra-avanti/indietro). Naturalmente qui si può pensare a facilitare il bambino utilizzando delle immagini di animali o peluche o piccoli giocattoli; si potrebbe anche invogliare il bambino e indurlo ad effettuare un vero e proprio percorso allestendo un punto di inizio e uno di fine collocando rinforzi. Successivamente, quando il bambino risulterà più competente, il terapista potrà far eseguire dei giochi nei quali sono interessati tutti i distretti corporei, come ad esempio “il volo dell’angelo”. Il setting richiederà dei tappetini morbidi in quanto gli esercizi possono essere svolti, oltre che in posizione eretta, anche in posizione supina. L’aiuto sarà sia verbale, sia visivo e anche attraverso modeling. Gli schemi crociati interesseranno l’alternanza di adduzione ed abduzione sia degli arti superiori che di quelli inferiori:

  • Gambe e braccia addotte
  • Braccia e gambe abdotte
  • Braccia addotte/gambe abdotte
  • Gambe abdotte/braccia addotte
  • Braccio e gamba destra addotti/ braccio e gamba sinistra abdotti
  • Braccio e gamba sinistra addotti/ braccio e gamba sinistra abdotti

Inizialmente il terapista per semplificare l’attività esorterà il bambino prima di eseguire lo schema motorio ripetere a voce alta ciò che sta per fare, l’obiettivo sarà poi quello di eliminare gradualmente tutti i prompt e rendere il bambino quanto più competente possibile o trovare comunque una strategia che possa utilizzare nella vita di tutti i giorni.

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FUNZIONI COGNITIVE ADATTIVE

COORDINAZIONE DINAMICA

Lavorare su questa area diventa un momento di divertimento molto intenso tra terapista e bambino. I giochi che si possono proporre sono molteplici, possono essere eseguiti sia individualmente che in piccoli gruppi:

  • Percorsi
  • Salto agli ostacoli
  • Cacce al tesoro
  • Tiri con la palla

Per quanto riguarda il setting, il terapista può utilizzare molti materiali e pianificare la stanza di terapia in maniera sempre diversa (questi sono dei giochi che possono essere proposti anche all’aperto, ricordando sempre che va circoscritto lo spazio di gioco per evitare che il bambino si distragga e non concentri le sue energie sul target proposto). Gli esercizi mirano al potenziamento della coordinazione dinamica necessaria per effettuare salti o per calciare una palla o per effettuare percorsi, funzioni coinvolte saranno allerta, memoria di lavoro, attenzione, organizzazione e monitoraggio del compito eseguito. Il terapista con l’ausilio di palle, cerchi, tappetini, pedane, richiede al bambino di compiere diversi movimenti che richiedono una buona coordinazione dei distretti corporei ma anche un’organizzazione mentale di ciò che il bambino “deve” muovere e “come” lo deve muovere. Le “cacce al tesoro” sono delle attività che di solito piacciono molto, sia perché il bambino è sempre spronato a compiere nuovi movimenti sia perché i premi, quindi i rinforzi, gli sono molto graditi. La scelta di eseguire individualmente o in gruppo questi esercizi sarà a cura del terapista in base alle competenze del bambino, perché quest’ultimo se risulta essere troppo impacciato o goffo, tenderà a rifiutarsi nel giocare per paura di sbagliare davanti agli altri bambini e questo influirà negativamente sulla sua autostima; se invece ci troviamo difronte ad un bambino abbastanza competente lavorare in gruppo può essere sia un rinforzo sociale molto forte sia l’occasione per poter lavorare anche sull’aspetto relazionale.

ABILITA’ GRAFOMOTORIE

Per quanto riguarda questo aspetto i giochi e gli esercizi da proporre al bambino sono molteplici, nello specifico il terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva piuttosto che lavorare a tavolino con il bambino può potenziare questo aspetto lavorando sull’equilibrio, la motricità fine e la coordinazione. Pratiche cliniche dimostrano infatti come bambini presi in carico con difficoltà grafomotorie, oltre all’intervento logopedico, miglioravano sotto questo aspetto grazie anche alla psicomotricità. Per acquisire un buon controllo grafico il bambino necessita di avere una consapevolezza globale del proprio corpo: detto ciò tutti quei giochi utilizzati per l’equilibrio statico/dinamico, per i movimenti sequenziali di dita e mani, per l’oculomozione, per la coordinazione dinamica e quelli che vedremo successivamente per le abilità manuali, avranno come scopo non soltanto quello di potenziare quelle funzioni e molte altre come già detto, ma saranno propedeutici per le abilità grafomotorie.

ABILITA’ MANUALI

Per poter potenziare le abilità manuali il terapista può avvalersi dell’uso di una palla. I giochi con la palla permettono al bambino di esperire sempre competenze nuove, naturalmente sarà compito dell’esaminatore iniziare con delle consegne facili rendendole via via più complesse.

  • Il bambino può compiere questi esercizi sia in posizione seduta che in posizione eretta, questo indurrà anche il bambino al controllo della propria postura.
  • Al bambino verranno proposti dapprima dei palleggi semplici, poi la consegna sarà quella di lanciare la palla con diversa forza e direzione.
  • Si può richiedere al bambino di ricevere la palla da seduto facendola rotolare sul pavimento o lanciandogliela, dopodiché gli verrà proposto di riceverla una volta seduto, la volta successiva in piedi e così via.
  • Il terapista può utilizzare, quando il bambino sarà più competente, delle palle più piccole invitando il bambino a fare il gioco del “giocoliere” ovvero lanciare la palla da una mano all’altra, aumentando l’arco di lancio così da aumentare progressivamente la difficoltà.
  • Il terapista può richiedere al bambino di lanciare la palla in aria o contro un muro e battere le mani prima di riprenderla o batterla prima a terra e poi al muro.
  • Il terapista, quando il bambino riuscirà a completare in maniera efficiente i giochi sopra citati, potrà inserire il doppio compito: far ripetere al bambino, mentre tira la palla o palleggia, i giorni della settimana, i colori, i numeri, ecc.., lavorando così anche sulla memoria di lavoro.

GESTI SIMBOLICI

Nel primo capitolo si è parlato dell’importanza della gestualità, di come i gesti rivestano un ruolo fondamentale nello sviluppo sociale e linguistico del bambino. A dieci/undici mesi di vita del bambino, di norma, dovrebbero comparire i primi gesti comunicativi intenzionali deittici associati alla comunicazione verbale che prendono il nome di pointing richiestivo e pointing dichiarativo: il pointing richiestivo il bambino lo utilizzerà per richiedere qualcosa all’adulto tendendosi verso l’oggetto aprendo e chiudendo la mano o indicando con il dito guardando l’adulto; il pointing dichiarativo è finalizzato alla condivisione, come se il bambino volesse iniziare a denominare ma non è ancora all’altezza e allora mostra la palla, oppure guarda un oggetto nelle mani dell’adulto o lo indica: il bambino può mostrare l’oggetto all’adulto, darlo lasciandolo cadere nelle mani dell’adulto o indicarlo con il braccio o l’indice guardando in modo alternato oggetto e interlocutore. Questi gesti non saranno solo richiestivi o dichiarativi ma successivamente il bambino li utilizzerà per verbalizzare il senso di quanto vuole comunicare. I bambini acquisiscono abilità semantiche attraverso interazioni sociali primitive legate a gesti rappresentativi e convenzionali condivisi con gli adulti. Attività che possono essere ideate e sfruttate per migliorare tale dominio sono:

  • Percorsi ben studiati con traguardi ed a ogni traguardo raggiunto il bambino dovrà effettuare un gesto.
  • Il terapista può sfruttare il canale dell’imitazione raccontando ad esempio una storia ponendosi davanti al bambino o insieme a lui davanti ad uno specchio.
  • Matrici che il bambino dovrà memorizzare e poi riprodurre.

MOVIMENTI ORO-FACCIALI INTENZIONALI E ABILITA’ COSTRUTTIVE

Gli esercizi proposti per abilitare tali funzioni si concentrano sui movimenti oro-facciali e ricostruzioni di figure proposte, costruzioni, puzzle, segni grafici, ecc.…  Per quanto riguarda i movimenti oro-facciali possono essere presentati al bambino dei giochi divertenti che vadano a stimolare e rafforzare tutti quei gesti che andranno a costituire le vere e proprie prassie per la produzione linguistica; si può lavorare sui differenti segmenti del viso quindi bocca, lingua, guance o sul viso stesso: piacevoli sono quei giochi con le bolle di sapone che possono essere impiegati per allenare il soffio (gioco molto amato dai bambini adoperato anche come premio o rinforzo e quindi il terapista può approfittarne e inserirlo nel progetto di terapia) o anche ad esempio si potrebbero far fare dei disegni ai bambini con cannuccia e inchiostro o usare uno strumento a fiato come il flauto magari immaginando di “partecipare ad un concerto”;  questi stessi giochi hanno una duplice funzionalità, perché favorendo il gesto del soffio indirettamente si stimolano le guance. Queste ultime possono essere rafforzate anche gonfiando dei palloncini o si può invitare il bambino a riprodurre, su imitazione o davanti allo specchio, delle smorfie o delle boccacce.

Per quanto concerne le abilità costruttive numerose sono le attività che il neuropsicomotricista ha a disposizione, tali giochi hanno lo scopo di incrementare le abilità costruttive ed implicitamente danno l’opportunità di lavorare su abilità grafomotorie, coordinazione oculo manuale, abilità visuo-spaziali, attenzione, abilità manuali, pianificazione ed esecuzione:

  • Si potrebbe pensare di richiedere al bambino di ricostruire un percorso, già disegnato, incollando dei chicchi di mais o delle perline da prendere da un contenitore, cercando quanto più possibile di utilizzare la presa a pinza ed incollarle seguendo tutto il tracciato.
  • Altro gioco da proporre potrebbe essere quello di prendere un foglio bianco, su di esso alle estremità con dei pennarelli colorati fare dei puntini ed unirli con dei tratteggi utilizzando lo stesso colore, si chiede poi di tagliare lungo tutto il tratteggio con una forbice, fatto ciò la consegna sarà quella di ricostruire il foglio e la facilitazione sarà data dai colori; la stessa ricostruzione di puzzle può essere effettuata tracciando non delle linee dritte ma dei segni con forme differenti e chiedere al bambino di ricostruirlo seguendo sempre la traccia del colore.
  • Il terapista può coinvolgere il soggetto utilizzando delle costruzioni, andando a riprodurre dei modelli prestampati su carta o avvalendosi dei “classici” puzzle o ancora invitandolo a riprodurre degli scarabocchi su un foglio bianco ricopiando quelli presenti in un modello già predisposto, ritagliarli ed incollarli su quello corrispondente.

Tutti i domini di cui si è parlato in questo capitolo possono essere potenziati attraverso innumerevoli attività sfruttando l’ambito ludico, cosicché lavorando su di una funzione inevitabilmente se ne perfezionerà un’altra.

INDICE

Correlazione tra movimento e linguaggio, presentazione di un caso clinico

A. giunge all’osservazione nell’anno 2020, all’età di sei anni e sei mesi, con diagnosi di disprassia verbale diagnosticata all’età di tre anni presso il centro Stella Maris di Pisa dal professor Cioni. Gravidanza decorsa normalmente, parto eutocico alla 40ª settimana con peso 3,470 Kg. Periodo prenatale e perinatale nella norma. Dall’anno 2017 all’anno 2020 è stato avviato un training logopedico che il bambino ha dovuto sospendere per trasferimento da Pisa a Siracusa di tutta la famiglia per esigenze lavorative del padre. Tale training ha permesso ad A. di costruire un repertorio fonologico in quanto la produzione verbale risultava assente, di potenziare la comunicazione gestuale che appariva caotica e di sviluppare, seppur ancora in maniera non ottimale, la capacità di coarticolare.

A. adesso frequenta la classe II elementare. I genitori riferiscono le difficoltà del bambino nella lettura, nella grafo motricità fin dalla scuola materna, grosse problematiche nel pianificare mentalmente; l’espressione dell’enunciato viene definito dagli stessi “bizzarra”, in quanto il bambino pronuncia male diversi suoni appartenenti allo stesso target del discorso rendendo l’eloquio di difficile comprensione e la prosodia risulta alterata in ritmo e intonazione.

Si procede ad una nuova valutazione del bambino da parte di tutta l’equipe multidisciplinare per la presa in carico; dopo tale valutazione si stabilisce, di comune accordo, una modifica nella diagnosi iniziale, si conferma la disprassia verbale e la si associa a disprassia generalizzata; al bambino viene inserita, oltre alla seduta di logopedia una volta la settimana, una sessione di neuropsicomotricità.

I test somministrati per la valutazione sono stati:

  • Test d’intelligenza: l’omino di Goodenough, il quale ha rilevato un quoziente intellettivo di 91.
  • TVL.
  • APCM.
  • Test bender-santucci che indagando sulla percezione visuo-spaziale, ha mostrato uno sviluppo di analisi e sintesi di stimoli grafici al di sotto dell’età cronologica.

Test bender-santucci che indagando sulla percezione visuo-spaziale, ha mostrato uno sviluppo di analisi e sintesi di stimoli grafici al di sotto dell’età cronologica.

FIG.1 3 ANNI – FIG.2 4 ANNI – FIG.3 4.4 ANNI – FIG. 4 4.5 ANNI – FIG.5 5 ANNI – FIGURA 6 5.4 ANNI – FIG.7 5.8 ANNI – FIG.8 6 ANNI – FIG.9 6 ANNI

PROVA DI A.P.

PROVA DI A.P.

Durante le prima sessioni di neuropsicomotricità e logopedia, prima di somministrare il test APCM e TVL, si valuta il bambino attraverso un’attenta osservazione.

OSSERVAZIONE LOGOPEDICA:

Il bambino entra facilmente in relazione con il terapista, al quale sorride e mantiene un ottimo contatto di sguardo. Si osserva una evidente labilità attentiva, soprattutto in quelle consegne a lui poco piacevoli. La comprensione è adeguata e A. comprende ogni consegna ma il linguaggio espressivo è precario e la mimica deficitaria e questo compromette la comunicazione. La frase concreto-descrittiva risulta strutturata anche se A. ha una evidente difficoltà di articolazione linguistica. Durante la lettura di un brano si manifesta un’incoerenza fonologica, soprattutto a carico dei fonemi b/d/p; si evidenzia come il bambino riesca a pronunciare in maniera corretta tali fonemi isolati, ma nell’utilizzarli in sillabe e parole presenta grandi difficoltà. La prosodia risulta alterata in velocità; il timbro del bambino è molto infantile a causa dell’iper-protettività della madre che continua a trattarlo come un bimbo molto piccolo. 

OSSERVAZIONE NEUROPSICOMOTORIA:

Il cammino del bambino appare goffo e scoordinato e non alterna braccia e gambe, quest’ultima difficoltà la si osserva anche alla richiesta degli schemi crociati. Alla richiesta di camminare sulle punte A. tocca spesso il suolo con i talloni, il salto risulta approssimativo ed il bambino mostra difficoltà negli spostamenti di carico, dondolando e perdendo spesso l’equilibrio. Il controllo del movimento è deficitario e A. si mostra inibito e frustrato, dimostrando imbarazzo quando non riesce a compiere determinati movimenti. La coordinazione oculo-manuale è caotica, precisione ed adattamento sono compromessi ed il bambino ha difficoltà nell’osservare a lungo e attentamente un oggetto non riuscendo a regolare la postura palesando tensione agli arti superiori. La motricità fine è molto compromessa ed anche se sembra esserci un buon uso del mezzo grafico, A. non mantiene una postura corretta ed una buona estensione del polso durante la scrittura o il disegno. L’equilibrio è molto deficitario soprattutto quando viene richiesto al bambino di chiudere gli occhi e di effettuare repentini cambi di direzione. Lo schema corporeo non appare acquisito in maniera ottimale, il bambino riesce ad elencare in modo corretto le parti del suo corpo e riesce a localizzarle anche ad occhi chiusi ma attraverso prompt fisico del terapista, riesce a raffigurarle graficamente attraverso i disegni in maniera molto grossolana;  osservando le prassie, soprattutto le prassie dell’abbigliamento e degli arti superiori, il bambino ha molta difficoltà e ciò investe la sua emotività, tendendo a chiudersi in se stesso e a “non ricordare” più le parti del suo corpo. La dominanza laterale sembra ancora non essere raggiunta del tutto, anche se dall’osservazione il bambino sembrerebbe essere mancino. Si riscontra una ipersensibilità uditiva. A. è un bambino molto collaborativo, partecipe, giocoso, ma mostra tratti di oppositività e frustrazione quando fallisce in un compito.

Si osserva il bambino anche durante esercizi di pregrafismo con il seguente risultato:

Si osserva il bambino anche durante esercizi di pregrafismo con il seguente risultato:

Dalla somministrazione del protocollo APCM emergono delle carenze significative nell’equilibrio sia statico che dinamico, nei movimenti in sequenza delle mani e delle dita delle mani, degli schemi crociati, nelle abilità manuali e grafomotorie, nei movimenti oculari e nei gesti simbolici.

Dalla somministrazione del protocollo APCM emergono delle carenze significative nell’equilibrio sia statico che dinamico, nei movimenti in sequenza delle mani e delle dita delle mani, degli schemi crociati, nelle abilità manuali e grafomotorie, nei movimenti oculari e nei gesti simbolici.

Dalla somministrazione del TVL emerge un’ottima comprensione, denominazione e ripetizione nei limiti della norma, anche se con qualche valore sotto soglia, evidenti cadute nella correttezza sia fonologica che morfo-sintattica ed una problematicità nella costruzione della frase.

Dalla somministrazione del TVL emerge un’ottima comprensione, denominazione e ripetizione nei limiti della norma, anche se con qualche valore sotto soglia, evidenti cadute nella correttezza sia fonologica che morfo-sintattica ed una problematicità nella costruzione della frase.

Si inizia un progetto riabilitativo attraverso una stretta collaborazione tra logopedista e neuropsicomotricista.

Il logopedista si occupa dell’arricchimento dell’inventario fonetico,  dell’acquisizione meta-fonologica, di favorire l’organizzazione motorio/linguistica utilizzando il potenziamento delle sinestesie, di lavorare sulla pianificazione attraverso consegne strutturate al fine di prolungare i tempi di inibizione e attenzione, di ottenere un buon controllo dell’emissione vocale del suono, di migliorare la coarticolazione, di favorire e potenziare la letto-scrittura. Si propongono giochi con la palla in cui è richiesto al bambino di passare la palla a turno pensando al nome di un’animale, si richiede al bambino di seguire una linea orizzontale curvilinea vocalizzando e variando tono al variare della curva, altre consegne riguardano la lettura di alcuni brani e il successivo ordinamento in ordine spazio-temporale delle varie sequenze, si lavora sulle classificazioni semantiche.

Il neuropsicomotricista lavora per potenziare equilibrio, movimenti in sequenze delle mani e delle dita delle mani, schemi crociati, coordinazione motoria, funzioni esecutive, abilità grafo-motorie. Si propongono puzzle, percorsi psicomotori incentrati soprattutto sull’equilibrio, giochi con la palla, riproduzione di schemi motori prima su imitazione e poi con prompt visivi, esercizi per potenziare la motricità fine ed i movimenti in sequenza delle mani e delle dita delle mani.

Si sottolinea che per quanto riguarda le abilità grafo-motorie, il cui potenziamento è stato di interesse del terapista della neuro e psicomotricità, non sono state proposte attività a tavolino ma il terapista ha lavorato molto sull’equilibrio attraverso percorsi bene definiti e strutturati.

Dopo sei mesi si ripropone lo stesso esercizio di pregrafismo con risultati sorprendenti che evidenziano un migliore controllo, una migliore coordinazione oculo-manuale e un affinamento nell’utilizzo del mezzo grafico:

Dopo sei mesi si ripropone lo stesso esercizio di pregrafismo con risultati sorprendenti che evidenziano un migliore controllo, una migliore coordinazione oculo-manuale e un affinamento nell’utilizzo del mezzo grafico:

Dopo dodici mesi si somministrano nuovamente entrambi i test, il protocollo APCM e il TVL, con ottimi risultati:

Dopo dodici mesi si somministrano nuovamente entrambi i test, il protocollo APCM e il TVL, con ottimi risultati:

Dopo dodici mesi dall’inizio della terapia i dati risultano essere molto incoraggianti anche se ancora emergono varie difficoltà.

Dopo dodici mesi dall’inizio della terapia i dati risultano essere molto incoraggianti anche se ancora emergono varie difficoltà.

Da un punto di vista prettamente neuro psicomotorio tali problematicità riguardano i movimenti in sequenza delle mani e delle dita delle mani, le abilità costruttive e la sequenzialità esplicita mentre da un punto di vista prettamente logopedico bisogna ancora lavorare sulla correttezza fonologica e morfo-sintattica e sulla costruzione della frase.

Tale percorso abilitativo a 360 gradi permette non soltanto il raggiungimento di obiettivi in tutti gli ambiti, ma anche una maggiore consapevolezza da parte del bambino delle sue capacità e potenzialità; tutto ciò ha infatti giovato sull’aspetto emotivo in quanto l’oppositività riscontrata all’inizio della presa in carico risulta essere più sfumata anche se non del tutto eliminata, A. tollera meglio la frustrazione quando non riesce in un gioco anche se, talvolta, riemerge quella inibizione nel sentirsi “poco capace” sulla quale ancora bisogna lavorare molto.

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