Perché il termine “NEUROPSICOMOTRICISTA” viene associato al "Terapista della NEURO e PSICOMOTRICITÀ dell’Età Evolutiva" ?

DISCUSSIONE - CONCLUSIONI - Un percorso di Acquaticità a sostegno dello sviluppo delle Funzioni Esecutive

DISCUSSIONE

Nel presente capitolo verranno discussi i dati precedentemente esposti, mettendo in evidenza alcuni aspetti di interesse scientifico e clinico preventivo, alla luce degli obiettivi in studio.

Nella prima analisi del campione si è indagato, per ciascun bambino parte cipante al progetto, lo sviluppo delle singole abilità oggetto del training, effettuando un confronto tra i punteggi grezzi ottenuti nelle due fasi di valutazione. I risultati ottenuti hanno messo in evidenza la possibilità di incrementare le abilità esecutive, attraverso un intervento mirato per tale scopo; si assiste infatti ad un incremento significativo di tali competenze solo nel gruppo sperimentale, che ha lavorato in maniera peculiare su tali competenze. Tale miglioramento si verifica anche nei soggetti che in ingresso presentano livelli borderline delle competenze, che potrebbero essere considerati a rischio evolutivo.

Nella seconda analisi il gruppo sperimentale è stato messo a confronto con i gruppi di controllo, l’analisi statistica ha confermato che il miglioramento percepito è avvenuto soprattutto a livello delle funzioni esecutive, stimolate in maniera prevalente nel training. L’assenza di miglioramenti nelle prove esecutive ai test della statua, dei labirinti e dei barattoli non sono state riscontrate in nessun altro gruppo di controllo, lasciando presumere che siano effettivamente dovute proprio al training sperimentale.

I gruppi di controllo hanno mostrato una situazione di relativa stabilità e scarsa modificabilità di tali competenze, anche per il solo effetto di sviluppo, che si evidenzia invece per le competenze motorie e psicomotorie che evolvono in maniera speculare in tutti e tre i gruppi di intervento.

Il terzo livello di analisi infine ha permesso di verificare l’utilità di un interve nto specifico sul sistema esecutivo in due soggetti considerati come soggetti atipici. Anche e soprattutto per questi soggetti si assiste ad un incremento delle competenze allenate al termine del training, che si evidenzia con miglioramenti statisticamente significativi sempre proprio a livello delle prove esecutive, quali test della statua, test dei labirinti e test dell’omino.

In conclusione, al termine di questo studio, a conferma della recente letteratura (Healey & Halperin, 2015) (Benso, 2016), ci pare possibile affermare che un intervento mirato sulle funzioni esecutive permette di migliorare tali competenze anche nel breve termine, anche attraverso esercizi specifici contestualizzati nell’ambiente acquatico.

Gli effetti prodotti dal progetto sperimentale sono statisticamente significativi, anche se solo parzialmente generalizzabili, in parte per limitazioni di tipo organizzativo e per la necessità di concentrare lo studio in un periodo breve, che rende doveroso prima di giungere a conclusioni certe pensare, come prospettiva futura, ad un percorso di tipo estensivo, che permetta di valutare i cambiamenti in seguito ad un training di durata maggiore e prevedendo una sessione di follow-up che possa dare maggiore solidità ai cambiamenti già rilevati nei soggetti partecipanti a questo progetto.

È necessario aggiungere inoltre, che in parziale accordo con la letteratura proposta da Broglio (2005), l’acquaticità in età prescolare ha influenza sulle abi lità psicomotorie del bambino, ma non incide in maniera considerevole nel breve termine sulla loro modificazione. Non si evidenziano infatti apprezzabili cambiamenti all’interno del gruppo sperimentale e di quello di controllo in acqua a livello di abilità motorie e di schema corporeo, rispetto al gruppo di controllo a terra, che non ha svolto attività acquatica. Pertanto è possibile pensare che a livello di suddette abilità, l’acqua abbia un effetto di sostegno dello sviluppo e di accompagnamento della crescita ma relativo ad un lungo termine (Sigmundsson & Hopkins, 2009), con la possibilità di osservarne gli effetti presumibilmente solo negli anni successivi.

Il progetto, nato per esplorare l’ambito preventivo della terapia neuro e psicomotoria applicata all’acquaticità ha dimostrato potenzialità anche e soprattutto nei confronti di soggetti a rischio, rivelandosi un contesto esperienziale alquanto significativo per accompagnare lo sviluppo, fornendo un contesto utile a stimolare competenze regolative.

L’ambiente acquatico infatti si è dimostrato un buon contenitore percettivo, capace di fornire le giuste stimolazione sensoriali, differenti rispetto ad ogni altro setting o ambiente; la presenza dei pari si è dimostrata un valido sostegno dal punto di vista adattivo e ha permesso ai bambini con difficoltà di sperimentarsi senza forti differenziazioni di proposta o di contesto.

Il valore aggiunto fornito dall’aspetto motivazionale legato all’attività, ovvero il divertimento provato dai bambini e la possibilità di provare piacere nel “giocare a controllarsi”, ha permesso un buon equilibrio fra l’esercizio e il piacere ludico dell’acquaticità, che si è trasformata in maniera del tutto nuova grazie alla figura del Tnpee.

CONCLUSIONI

Per concludere questo elaborato, ritengo importante mettere in luce anche altri aspetti caratterizzanti il presente progetto di tesi, che vanno a configurare il mio futuro professionale da Terapista esperto di acquaticità.

In primo luogo è importante affermare come questo progetto abbia avuto un riscontro positivo all’interno della Struttura in cui si è svolto, non solo alla luce dei risultati, ma anche per la grande partecipazione che l’ha contraddistinto: una grande partecipazione da parte dei bambini, che si sono divertiti molto, si sono allenati e sono cresciuti come ninja valorosi, ma anche da parte dei loro genitori, che si sono dimostrati sempre collaboranti e interessati alla buona riuscita delle attività e coinvolti in un progetto molto diverso dal corso di nuoto che avevano preventivato inizialmente, almeno all’atto dell’iscrizione all’Associazione sportiva, che però li ha visti partecipi di un percorso evolutivo, da costruire insieme al proprio piccolo ninja.

Sul piano tecnico e professionale è stato sfidante e interessante per me proporre ad altri esperti delle idee, inizialmente forse anche accolte con scetticismo o in maniera semplicistica, per modificare e arricchire le normali pratiche proprie dell’acquaticità, perché è sempre difficile cambiare dei modelli ormai consolidati, in modo da renderli maggiormente adatti alle esigenze di tutti i bambini, compresi quelli a rischio dal punto di vista evolutivo e adattivo.

Molto interessante per me sarebbe, visti i risultati, dare vita ad un progetto simile, per bambini con disturbi del neurosviluppo conclamati ed in particolare disturbo da deficit di attenzione e iperattività, per osservarne gli effetti diretti, ma anche per mettermi nuovamente in gioco come “allenatore di piccoli ninja”.

Il percorso “Piccoli ninja in vasca”, che ha integrato l’acquaticità con la neuro e psicomotricità, mi ha permesso di affermare che il Tnpee si conferma come figura elettiva per la costruzione di progetti educativi e preventivi, in ogni possibile ambito in cui il protagonista è il bambino e i risultati raccolti da questa esperienza sono per me un importante augurio per iniziare il mio cammino di Terapista.

 

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