Disprassia

Indica un deficit nell'organizzazione del movimento. Abitualmente, la Disprassia riguarda l'organizzazione motoria nel suo complesso, configurando un quadro di maldestrezza, definita anche goffaggine, che investe sia la motricità grossolana (correre, saltare, arrampicarsi) che quella fine (costruire, incastrare, avvitare). Il deficit che è alla base della disprassia è simile a quello che sottende l'Aprassia acquisita dell'adulto: in entrambi le situazioni, infatti, è chiamata in causa una disfunzione "centrale"; una disfunzione, cioè, delle strutture encefaliche preposte alla pianificazione dell'atto motorio, in assenza di alterazioni a carico dell'apparato esecutivo.

In età evolutiva si preferisce il termine di Disprassia a quello di Aprassia, in quanto, per la plasticità dell'encefalo immaturo, l'entità della compromissione funzionale è sempre inferiore a quella che si verifica nell'adulto.

La disprassia può caratterizzare l'organizzazione del movimento fin dalle prime fasi di sviluppo (disprassia evolutiva) o sopraggiungere per l'azione di una noxa patogena (disprassia acquisita).

È un disturbo che colpisce il 6% della popolazione infantile tra 5 e 11 anni.

La disprassia (dal greco πράσσω = fare, quindi dis-prassia = incapacità di fare) è un disturbo che riguarda la coordinazione e il movimento che può comportare problemi nel linguaggio. In neurologia si definisce come la difficoltà di compiere gesti coordinati e diretti a un determinato fine.

Ad esempio, il malato può presentare delle difficoltà ad eseguire movimenti fini e complessi, come allacciarsi le stringhe delle scarpe. La disprassia può essere acquisita (per esempio in seguito ad un danno cerebrale causato da un trauma) o associata ad un ritardo del normale sviluppo neurologico. La disprassia può inoltre essere attribuita a mutazioni a carico del gene FOXP2 ed essere interessata da familiarità.

La disprassia è una patologia complessa, con complicazioni che vanno dal motorio al cognitivo. Non sempre si ha la compresenza di tutti e due. Il bambino disprassico è difficilmente diagnosticabile in tenera età perché quasi sempre si tende a considerare solo il suo disturbo del linguaggio. Importante è una tempestiva diagnosi che non sempre viene attuata. Alla terapia di una logopedista si deve accompagnare spesso anche quella di una psicomotricista. I bambini con disprassia hanno quasi sempre problemi di organizzazione spazio-temporale. Sarà difficile per loro organizzarsi quindi nella consequenzialità dei movimenti: per es. vestirsi partendo dalla biancheria intima e dopo maglia e pantaloni.

Gli individui affetti da disprassia, spesso trovano difficoltà a mettere in ordine le varie fasi di un racconto e a trovare i termini. Non che non lo sappiano, ma non trovano dentro di loro la memoria dei vari passaggi. Altre volte si presentano problemi anche di manualità fine, tanto che a scuola saranno bimbi con problemi ortografici, oppure problemi che riguardano il movimento oculare (difficoltà a seguire le righe del quaderno e a leggere, il bimbo invece di muovere solo gli occhi, muove anche il corpo a seguire lo sguardo). La sensibilità tattile è spesso ridotta, problema complesso e molto spesso sottovalutato dai vari neuropsichiatri e terapisti.

Tratto da www.neuropsicomotricista.it  + Titolo dell'articolo + Nome dell'autore (Scritto da...) + eventuale bibliografia utilizzata

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