Studio sulle COMPETENZE TRASVERSALI del Terapista della Neuro e Psicomotricita’ dell’ Eta’ Evolutiva (TNPEE)
STUDIO SULLE COMPETENZE TRASVERSALI DEL TERAPISTA DELLA NEURO E PSICOMOTRICITA’DELL’ ETA’ EVOLUTIVA
STUDIO SULLE COMPETENZE TRASVERSALI DEL TERAPISTA DELLA NEURO E PSICOMOTRICITA’DELL’ ETA’ EVOLUTIVA
KEY WORDS: competenze trasversali; TNPEE; attitudine del TNPEE; attitudine del futuro studente TNPEE; Test ammissioni professioni sanitarie
Introduzione:
Si è voluto proporre un questionario che raccogliesse la prospettiva del TNPEE in merito all’importanza del pensiero laterale nel contesto operativo; si è chiesto quali tra le competenze proposte sono considerate più rilevanti ai fini attitudinali. Infine si è voluto considerare anche l’ambito formativo come presupposto per la formazione del futuro professionista. L’obiettivo è quello di sollevare una questione attuale, discussa anche all’interno delle politiche amministrative. Sarebbe interessante che in futuro questa tematica potesse essere ripresa e approfondita debitamente. Rimane quindi una raccolta dati limitata e poco selettiva; ma che vuole gettare luce sull’importanza che queste competenze occupano nella formazione del profilo attitudinale del TNPEE.
Obiettivi:
- Comprendere l’importanza di un eventuale “attitudine alla professione di TNPEE” del futuro studente, ed eventuale parametro selettivo nell’avviamento al percorso di studi;
- Definire per ordine di importanza le competenze trasversali che potrebbero costituirsi come parte integrante del profilo attitudinale del TNPEE;
- Riflessione sulla modalità di confronto nelle criticità del setting;
- Riflessione sul corretto atteggiamento etico-morale nel contesto del setting;
- Comprensione del pensiero globale del professionista TNPEE sulle competenze trasversali.
Aspettative e limiti dello studio:
L’intenzione è stata quella di proporre un focus introduttivo al fine di incentivare possibili sviluppi futuri di questa tematica. Dal momento che lo “studio” nasce da un pensiero soggettivo si è voluto proporre un confronto che potesse darne un quadro maggiormente oggettivo. Ritengo che questi punti siano stati soddisfatti. I limiti sono in primis relativi all’esiguo numero di adesioni reclutate; difatti le conclusioni tratte sono riferite ad un campione di soli 72 professionisti. Inoltre, la tipologia di domande risulta generica e poco selettiva. Questo principalmente per la mancanza personale di esperienza e competenze effettive; di conseguenza la costruzione del questionario non è sufficientemente strutturata. Inoltre, essendo una tematica molto vasta e di dominio di difficile definizione, la risultante non è costituita da dati stabili ma da un nucleo riflessivo da sviluppare e orientare.
Materiali e metodi:
Per la creazione del questionario si è utilizzato google moduli. Il bacino di utenza comprende coloro che svolgono la professione di TNPEE (senza altra restrizione selettiva). Le domande seguono una compilazione arbitraria, in libera scelta. La modalità di diffusione utilizzata è esclusivamente via social (sfruttando le applicazioni di Instagram/Facebook/Telegram/W.App). Il tempo di raccolta dati è riferito al periodo dal 8-02-2022 al 01-03-2022. Le compilazioni sono state in totale n. 72.
Il Questionario (incipit):
Struttura:
La prima parte del questionario è stata costruita sulla base di una considerazione personale sull’impegno psicoattitudinale che il percorso di studi in Terapia Della Neuro e Psicomotricità Dell’Età Evolutiva comporta. Si è voluto proporre una riflessione sulla possibile utilità di favorire la conoscenza dell’attitudine personale del TNPEE nel futuro studente. L’ultimo quesito è relativo all’importanza, presenza e modalità di trasmissione delle competenze trasversali in ambito formativo universitario. Nella seconda parte, in relazione al contesto operativo del TNPEE; si è data la possibilità di effettuare una scelta sul valore prioritario di alcune competenze rispetto ad altre nell’ elenco proposto. Si è poi voluto sottolineare la funzione comunicativa; alla modalità di confronto; al comportamento etico nella presa in carico e al pensiero libero e generico sull’argomento.
Presentazione e analisi dei risultati:
Domande 1;2
Figura 6
“La capacità biologicamente determinata di costruire delle meta rappresentazioni relative al vissuto esperienziale è una funzione, un modulo che presenta un dominio specifico” (Fodor, 1983). La teoria modulare sul comportamento della mente rimanda ad un concetto prettamente matematico di dominio di una funzione. Il dominio di una funzione [dom (f)] è l’insieme su cui è definita la funzione; ovvero l’insieme di partenza entro il quale inscrivere gli elementi per valutare la funzione stessa. Questo concetto giustifica il pensiero alla base della prima parte del questionario. Si vuole sottolineare come, un orientamento informativo dello studente, possa facilitare una scrematura nella selezione dell’ordine delle tre scelte previste dagli attuali test di ingresso per le professioni sanitarie. Questo “compito” potrebbe rientrare nelle competenze del TNPEE. Aiuterebbe una conoscenza della professione e relativo contesto operativo nel settore della formazione secondaria di secondo grado. Un colloquio simile al modello inglese della “multiple mini interview” (MMI) potrebbe essere estraneo alla nostra cultura di appartenenza; essendo l’apprendimento e l’analisi interiore processi dinamici, un eccessivo sbarramento sarebbe tuttavia troppo limitante. Proprio però il concetto di dominio e conseguente limite, porta a ripensare alle modalità di accesso attualmente così indefinite e generiche. Ad ogni modo, più il dominio è selezionato e più il comportamento della funzione sarà uniforme. I meccanismi di selezione negli ambienti professionali sono fondamentali per il benessere dell’intero climax e un maggior senso di inclusione e coesione. Ad esempio, negli anni 1990 e in parte anche oggi, l’accesso alle scuole ad orientamento artistico interne ai teatri stabili prevedeva due criteri di esclusione. Il primo rappresentato da visita medica, con relativa valutazione radiologica di colonna e arti inferiori (per la stima del successivo accrescimento più o meno armonico), il secondo prettamente tecnico. Tali valutazioni, seppur funzionali, sono impegnative per la psiche di un soggetto in età evolutiva. Tuttavia, una mancanza di selettività, comporta nel futuro allievo una sofferenza ancora più importante. L’esempio sopra riportato è solo indicativo il concetto alla base di questa riflessione. Senza voler paragonare due ambiti e modalità differenti si ritiene comunque che, un orientamento preventivo, potrebbe essere importante. D’altronde, anche i recenti modelli di organizzazione aziendale sono basati su una progettazione del sistema produttivo che segue un allineamento (fit) tra le diverse variabili interdipendenti costituenti un’ unità di analisi; puntando a correggere gli scompensi generati da un disallineamento (mis-fit). Fatta questa premessa, dai dati ricavati dal questionario il profilo attitudinale relativo al futuro studente TNPEE sembra delineare una struttura interiore in prevalenza dotata di sensibilità e disponibilità verso la natura umana (questo comprende sia l’accettazione e interesse per le fragilità altrui, ma anche un atteggiamento flessibile umile e non giudicante); la percentuale per questo punto è pari a 88, 9 %. Il futuro TNPEE dovrebbe essere anche disponibile al confronto (68,1%) e attivamente resiliente (58,3%-38,9%). Per quanto concerne invece la selezione di accesso al cdl e l’utilità di un colloquio attitudinale, l’idea emersa mette in parte in discussione questa ipotesi (13,4%) ; ne risulta una vertenza prevalente verso l’autoriflessione che la suddetta potrebbe indurre nello studente (29,9%). Per il 25,4% delle risposte, l’attitudine emergerebbe nel tempo. Di conseguenza, un rafforzamento sull’informazione relativo all’orientamento professionale potrebbe, secondo quest’ottica, essere un’ipotesi positiva.
Riassunto dati:
Q.1
Forza di carattere |
23,6 % |
Coraggio |
13,9 % |
Umanità e sensibilità |
88,9 % |
Intraprendenza |
38,9 % |
Umiltà |
31,9% |
Consapevolezza |
50 % |
Disponibilità al confronto con i colleghi |
68,1 % |
Tolleranza alla frustrazione |
58,3 % |
Empatia |
2,8 % |
Voglia dimettersi in discussione, doti comunicative |
1,4 % |
Aggiornamento ciclico |
1,4 % |
Altro |
1,4 % |
Totale risposte |
72/72 |
Tabella 5
Q.2
No |
4,5 % |
Si |
31,3 % |
Forse |
13,4 % |
Si, ma come strumento di autoriflessione |
29,9 % |
No, perché controproducente (lo studente emerge nel tempo) |
25,4 % |
Totale risposte |
67/72 |
Tabella 6
Domande 3;4
Figura 7
Gli ultimi due quesiti di questa prima parte sono relativi alle modalità di trasmissione didattica delle competenze trasversali e alla presenza delle stesse nella formazione universitaria. Dal momento che l’intenzione è quella di sondare questi due aspetti senza discriminazione o volontà di giudizio, volutamente, non si è richiesta una specifica indicazione geografica dell’ateneo di provenienza. Dai risultati si evince che l’offerta formativa relativa a questa tematica è complessivamente ritenuta adeguata (63,4 %). E’ importante che tali competenze siano apprese ed esercitate sia attraverso lezioni “frontali” e materiale didattico (1,5 %); sia esercitate all’interno delle attività di tirocinio (26,9 %). Quindi dal confronto totale percentuale (61,2 %) si sottolinea l’esclusiva necessità e rilievo dell’esperienza del setting; la quale attualmente è già ampiamente soddisfatta in termini di ore formative ad esso corrisposte. Tuttavia l’11 % sembra valutare altre possibilità contestuali all’iter formativo; dunque, modalità di acquisizione pratica esterne al solo tirocinio disposto dall’ateneo.
Riassunto dati:
Q.3
Pratiche durante il tirocinio formativo |
26,9 % |
Via esclusivamente didattica |
1,5 % |
Entrambe le opzioni sopracitate |
61,2 % |
Pratiche durante la formazione didattica |
11,9 % |
Totale risposte |
67/72 |
Tabella 7
Q.4
Si |
63,4 % |
No |
36,4 % |
Non quanto sarebbe stato utile |
1,5 % |
Si, ma come intrinseche e non acquisibili |
1,5 % |
Totale risposte |
66/72 |
Tabella 8
Domanda 5
Figura 8
Questo quesito risulta centrale e allo stesso tempo per sua natura poco definibile entro parametri tecnici. Si è voluto provare ad identificare alcuni aspetti che potrebbero costituire una parte integrante del “profilo trasversale” del TNPEE. Sicuramente l’atteggiamento empatico è appartenente alla natura della professione e si riflette nella percentuale più alta di risposte positive (83,3%); tuttavia la disponibilità all’intersoggettività è di stima molto inferiore (34,8 %). Questo potrebbe essere legato al fatto che nella relazione terapeutica e nell’interazione con il caregiver il terapista assume un ruolo “impari”; perché se fosse altrimenti, sarebbe gestito e condizionato dagli eventi. Tuttavia, sia nella condivisione all’interno dell’ equipe che nell’interazione con il caregiver, il terapista deve rimanere disponibile e attento nel raccogliere tutte le informazioni utili al buon proseguimento del trattamento. Questo è poco probabile senza la capacità di creare una dimensione intersoggettiva, matrice di scambio intenzionale e partecipato. Il “confronto” è un altro aspetto considerato rilevante (80,3 %). Le dinamiche relazionali che compongono la rete di sostegno e di aiuto; le diverse professionalità e personalità coinvolte nella presa in carico; i contesti molteplici e la direzione longitudinale in continua evoluzione del progetto terapeutico; necessitano quindi di svariate componenti. Si riporta di seguito una sintesi delle stesse:
Riassunto dati:
Q.5
competenze contestuali |
|
Intersoggettività |
34,8 % |
Empatia |
83,3 % |
Confronto con l’equipe multidisciplinare |
80,3 % |
Intraprendenza |
28,8 % |
Pazienza |
50 % |
Mediazione |
34,8 % |
Gestione emozionale; regolazione emotiva |
77,3 % |
Gestione contemporanea di più contesti |
24,2 % |
Gestione contemporanea di più soggetti |
21,2 % |
Capacità di problem solving |
51,5 % |
Comunicazione verbale e non verbale |
57,6 % |
Tabella 9
Si sono poi prese in considerazione anche le competenze maggiormente condizionate dal setting neuro psicomotorio e altamente soggettive. Esse sono relazionate all’esperienza individuale, e al contesto operativo appartenente e proprio al singolo TNPEE. Esse sono qui sotto elencate:
Competenze nel setting neuro psicomotorio |
|
Intersoggettività |
34,8 % |
Empatia |
83,3 % |
Autoanalisi |
53 % |
Auto osservazione |
51,5 % |
Intraprendenza |
28,8 % |
Pazienza |
50 % |
Tolleranza alla frustrazione |
54,5 % |
Creatività |
62,1 % |
Sguardo multifocale decentrato |
24,2 % |
Disponibilità al contatto |
48,5 % |
Sintonizzazione emotiva |
66,7 % |
Gestione emozionale; regolazione emotiva |
77,3 % |
Capacità di controllo costante dell’interazione, emozionale, spaziale, focus sugli obiettivi |
54,5 % |
Intuizione |
31,8 % |
Osservazione intrinseca all’attività del setting |
50 % |
Capacità di problem solving |
51,5 % |
Comunicazione verbale e non verbale |
57,6 % |
Autocorrezione |
28,8 % |
Gestione dei rapporti spaziali tra terapista e bambino |
65,2 % |
Tabella 10
Alcune delle competenze sopra raccolte si intersecano e sono comuni al profilo attitudinale globale del TNPEE. Il totale delle risposte al quesito è 66/72.
Domanda 6;7
Figura 9
La funzione comunicativa del TNPEE non si limita solamente alla corretta conoscenza del proprio stile interattivo (verbale e non verbale). Difatti, per la presenza di contesti operativi variabili, essa assume connotazioni più profonde (non si affronta nello specifico l’interazione comunicativa con il paziente perché argomento a sé stante e non si renderebbe ad esso giustizia). La capacità di ascolto attivo e l’ interazione empatica ma emotivamente libera; sono alla base di una corretta direzione e valenza del messaggio trasmesso verso uno o più interlocutori. Inoltre, anche una buona capacità di mediazione tra più contesti e più soggetti coinvolti risulta importante. Si è inoltre chiesto a fronte di eventuali criticità relative al setting come è preferibile intervenire in tal senso. Il confronto con i colleghi sembra essere la soluzione maggiormente praticata (86,2 %); tuttavia anche la figura eventuale di supervisore potrebbe rivestire un sua funzione (55,2 %). Una delle due scelte esclude l’altra (3,4 %).
Riassunto dati:
Q.6
Mediatore |
13,6 % |
Ascolto attivo interattivo |
31,8 % |
Empatia e distacco emotivo per un rimando oggettivo |
36,4 % |
Entrambe le opzioni sopracitate |
40,9 % |
Totale risposte |
66/72 |
Tabella 11
Q.7
Confronto con i colleghi |
86,2 % |
Confronto con un supervisore |
55,2 % |
Entrambe |
3,4 % |
Totale risposte |
29/72 |
Tabella 12
Domanda 8
Figura 10
Sulla domanda relativa alla componente etica relazionale, emerge come sia fondamentale la responsabilità personale nel saper gestire il rapporto con il caregiver (59,4 %). Questo significa che è necessario modulare la risposta durante la fase di rimando; considerando la prospettiva genitoriale centrale. In tal modo prevedere conseguenze relative alla trasmissione di un determinato messaggio. L’ ascolto attivo e empatico deve sempre essere presente, tuttavia serve un certo “distacco oggettivo” dalle proprie emozioni (18,8 %). Questa tematica è delicata. Il tema del distanziamento dalla situazione è forse da intendersi come una capacità aggiuntiva nell’essere fermi e lucidi nell’analisi globale del quadro clinico. In effetti la capacità di cura (31,3 %) non può non nascere da un sentimento di affetto e tenerezza verso la fragilità. Sentimento che non prevede attaccamento o coinvolgimento personale. Ma (per mantenere un cuore aperto) si deve donare sempre una piccola parte di sé. Al TNPEE è richiesto un lavoro emozionale costante e profondo.
Riassunto dei dati:
Q.8
Distacco emotivo |
0 % |
Controllo dei limiti imposti dal contratto terapeutico |
18,8 % |
Capacità di cura senza attaccamento |
31,3 % |
Contenimento nella comunicazione con il caregiver affinché sia possibile una comunicazione adeguata e non distorta dei messaggi (al fine di proteggere il piccolo da comportamenti non costruttivi) |
59,4 % |
Distacco dal proprio coinvolgimento emotivo |
18,8 % |
Rispetto del piccolo e rispettiva famiglia, comprensione della patologia e relativo intervento competente ed empatico specifico |
1,6 % |
Definire obiettivi incentrati sul paziente escludendo eventuali distorsioni proiettive del caregiver e porre limiti corretti nella relazione con lo stesso |
1,6 % |
Totale risposte |
64/72 |
Tabella 13
Q.9 Domanda aperta:
“Esprima liberamente una sua opinione in merito al suo punto di vista riguardante le competenze trasversali”.
Dal momento che le risposte aperte sono un numero esiguo e pari a 10/72 si è deciso di riportarle interamente come segue;
Le competenze trasversali sono:
- “Competenze globali”;
- “Le competenze trasversali si possono acquisire”;
- “Dovrebbero essere più presenti nella formazione, magari con simulazioni di situazioni e casi clinici; esercitando quindi non solo le nostre conoscenze tecniche”;
- “Sono competenze che possono formarsi durante i primi anni di lavoro e non solo durante l’università ( in cui si ha una parziale esperienza pratica), sebbene molti fattori siano intrinseci, la possibilità di poterle acquisire è determinata dalla voglia di fare bene il proprio lavoro”;
- “le competenze trasversali o pensiero laterale è tutto ciò che riguarda la prevenzione presente nel territorio, dalla scuola ai centri sportivi ma soprattutto nell' interazione con le famiglie”;
- “Sono importanti per lo svolgimento della professione poiché aiutano nell'interazione con le varie problematiche, organizzazioni e istituzioni”;
- “Ritengo siano competenze da non sottovalutare e da coltivare nel tempo anche grazie all'esperienza”;
- “Sono numerose e tutte utili e fondamentali, necessariamente da sintetizzare per poter svolgere il lavoro del TNPEE e raggiungere l’obiettivo principale: il combattere la disabilità del neuro sviluppo”;
Considerazioni sulla professione del TNPEE
- “È un lavoro che necessita di una certa predisposizione, ma anche e soprattutto di una attenta e scrupolosa formazione personale in termini di consapevolezza; gestione emotiva; relazione con i genitori; empatia. Formazione di cui spesso l’università non si occupa come dovrebbe. Per un giovane professionista c’è un grosso carico di lavoro e di frustrazione che va oltre la semplice terapia 1:1 col paziente; e l’università non ci forma come dovrebbe sotto questo punto di vista”;
- “Credo sia fondamentale per un terapista essere empatico ed essere coinvolto dal punto di vista emotivo nella relazione. Non si può essere distaccati emotivamente al 100%, anzi ritengo che un eccessivo distacco ed un focus solo sugli obiettivi da raggiungere sia controproducente. Come si può lavorare sulla relazione se non ci si cala nella relazione in prima persona?!”.
CONCLUSIONI
Il punto di vista multifocale e i diversi contesti di appartenenza alla figura del TNPEE fanno si che l’impegno globale incluso nel modello bio psico sociale, necessiti di competenze che trascendono l’area tecnica; ed è certo da considerarsi una professione sanitaria che segue protocolli tecnici, ma dettati dall’attitudine e dall’intuizione sul caso specifico. Di conseguenza sono necessarie doti biologicamente personali per affrontare e svolgere al meglio la professione senza incorrere in errori di valutazione che a volte sono dettati da una semplice “non predisposizione innata”; c’è bisogno di ripensare a soluzioni e percorsi didattici che superino la “tecnica professionale”
INDICE GRAFICI E TABELLE
- Figura 6
- Figura 7
- Figura 8
- Figura 9
- Figura 10
- Tabella 5
- Tabella 6
- Tabella 7
- Tabella 8
- Tabella 9
- Tabella 10
- Tabella 11
- Tabella 12
- Tabella 13