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Rapporti spaziali tra terapista e bambino

Lo spazio della stanza di terapia ha, dunque, nella sua struttura, i significati fondamentali della relazione terapeutica; anche il terapista con i suoi gesti, i suoi silenzi o parole, ne sottolinea l’importanza e vi attribuisce i propri significati. Dare allo spazio nuovi significati è il risultato dell’interazione tra il modo in cui il bambino utilizza lo spazio e l’utilizzo che ne fa il terapista, con lo scopo di modificare i significati che la patologia vi imprime. La distanza sarà quindi rispettata dal terapista nelle situazioni in cui il bambino desidera affermare la propria autonomia o nei momenti di isolamento (momenti in cui il bambino esprime la sua più marcata individualità separata dall’altro); ci sarà invece vicinanza nei momenti di rassicurazione affettiva, nelle attività sedentarie di partecipazione in comune, nelle situazioni di disagio per il superamento di difficoltà. Le due posizioni possono essere mediate da sfumature di qualità dei messaggi comunicativi: possiamo permettere l’isolamento, anche se vicini al bambino, non forzandolo a comunicare; possiamo dare aiuto a distanza tramite il gesto e la voce. Inoltre, il corpo stesso del terapista con le proprie modifiche posturali, crea e distrugge luoghi: allargare le braccia o le gambe crea uno spazio che prima non esisteva.

Inizialmente il bambino scopre il suo corpo partendo dal movimento che egli dà all’oggetto, è attraverso questa stessa attività motoria che il bambino scopre lo spazio. Il lancio degli oggetti a distanza, per esempio, è la  prima conquista di uno spazio che il bambino non può ancora raggiungere fisicamente. La traiettoria dell’oggetto è il prolungamento del suo gesto, l’ingrandimento del suo spazio d’azione. E’ questa proiezione del movimento al di fuori di sé che gli permette di uscire “dal proprio corpo” e di vivere nello spazio. Andare verso l’oggetto, con il gesto o lo spostamento, è un’altra dimensione, che è appropriazione dello spazio: l’espansione della persona al di là dei suoi limiti corporei. L’oggetto dato allo spazio, sarà poi ben presto l’oggetto dato o lanciato all’altro. Lo scambio degli oggetti è un aspetto molto importante in terapia, indica l’accettazione di spazi e ruoli precisi, oltre che l’interesse per la condivisione. Attraverso l’interazione con la terapista il bambino scopre dei percorsi privilegiati, dei riti di accesso a questo spazio che lo rendono meno estraneo e indifferenziato.

Tratto da www.neuropsicomotricista.it  + Titolo dell'articolo + Nome dell'autore (Scritto da...) + eventuale bibliografia utilizzata

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