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Il ruolo dello spazio nella stanza di terapia

La manipolazione dello spazio in terapia non riguarda né lo spazio astratto e geometrico né lo spazio rappresentato, bensì lo spazio fisico vissuto, ossia lo spazio che il bambino può trasformare e costruire, scegliere e proteggere, evitare o distruggere secondo quello che è il suo bisogno in quel preciso momento. La struttura particolare della stanza ha come scopo proprio quello di  permettere al bambino di far emergere tali “bisogni”. In questo spazio egli è proiettato in una dimensione nuova in cui  identificherà  un “dentro” separato dal “fuori” che è costituito dagli spazi familiari e sociali.

In questo modo viene a crearsi anche una separazione tra le modalità di relazione del bambino “all’esterno” e quelle durante la seduta. Avendo a sua disposizione uno spazio diverso, egli attiverà un processo di individuazione che gli permetterà poi di agire diversamente anche nell’ambiente esterno.

A rafforzare e facilitare tale processo interviene anche l’attenzione del terapista completamente rivolta al bambino, al fine di condurlo verso la scoperta dello spazio terapeutico, questo mondo “dentro” insolitamente strutturato: tutto è predisposto per lui, pensato perché sia per lui il più agibile possibile, il più vicino alle sue esigenze. La limitata presenza di oggetti strutturati (cioè con una funzione precisa, prescritta dalla loro forma) suggerisce al bambino che non gli viene fatta alcuna richiesta precisa. La sistemazione degli spazi e degli oggetti dichiara che essi sono a sua disposizione, ma che in nessun modo gli sono imposti, e che sta a lui decidere se utilizzarli o meno, e come. La dimensione della stanza, inoltre, indica la possibilità di scelta tra movimenti più o meno ampi \ veloci. Le scelte del bambino sono avvolte da un significato di protezione  proveniente dai materiali presenti in stanza: tappeti, cuscini, pavimento in legno o linoleum.

L’intera struttura della stanza, quindi, ha in sé i significati di fondo della relazione terapeutica: sicurezza, tranquillità, possibilità; significati che spesso si contrappongono a quelli di insicurezza o impossibilità che il bambino si porta nella stanza dal “fuori”.

La sala

La stanza di psicomotricità dovrà essere sufficientemente ampia affinché il bambino abbia a disposizione uno spazio adeguato per poter agire assieme al terapista; è necessario un minimo di 20 metri quadri, che possono essere sufficienti fino ai 4-5 anni o per bambini che non necessitano di grande movimento, e un minimo di 30 metri quadri oltre i 6 anni o per bambini più piccoli ma con necessità di grande quantità di attività motoria. La pavimentazione più idonea è risultata quella in legno o linoleum; le pareti di colore chiaro (preferibilmente bianche) e, per almeno l’altezza di 1,5 metri, dipinte a smalto per una più facile pulizia. L’ambiente dovrà essere molto luminoso con ampie finestre e ottima illuminazione artificiale per le ore serali.

Una parete sarà dotata di un grande specchio che rappresenta uno strumento indispensabile per lo studio e relative deduzioni sull’organizzazione e il vissuto della propria immagine corporea.

Il materiale

Gli oggetti presenti nella stanza dovranno rispondere al requisito della massima limitazione di funzionalità prestabilita, al fine di non indurre le attività secondo la funzione dell’oggetto, fatto che limiterebbe la creatività e l’espressività più autentica delle problematiche. Saranno, però, necessari anche oggetti con specifiche funzioni, per particolari obiettivi, e oggetti per bambini molto piccoli, pertanto, la stanza sarà fornita di due classi di materiali:

  • materiale non strutturato, posto in evidenza ai lati delle pareti secondo un prestabilito ordine e a disposizione per ogni tipo di caso da trattare;
  • materiale strutturato per una specifica funzione, tenuta in un armadio e accessibile, a discrezione del terapista, a seconda delle necessità.

La prima classe di oggetti comprende cuscini (almeno 15 pezzi) di materiale espanso e ricoperti di tela pesante di vari colori e dimensioni; 2-3 materassini; teli di diversi colori e misure; corde colorate di diversa lunghezza; cerchi; cubi in legno o plastica; palle di diverse misure; palloni ginnici e palloni “bobath”; grandi contenitori per il materiale; un carrello con ruote, sufficiente a contenere anche un bambino grande; materiale vario per costruzioni.

La seconda classe di oggetti, tenuta nell’armadio, potrà comprendere: Lego, costruzioni in legno, scatole a incastri, puzzle, blocchi logici, automobiline, colori a dita, materiale da plasmare, matite e pennarelli, fogli di carta di varie dimensioni, qualche bambola e bambolotto, strumenti musicali, oggetti per bambini molto piccoli e ogni altro materiale ritenuto necessario per casi specifici.

Tratto da www.neuropsicomotricista.it  + Titolo dell'articolo + Nome dell'autore (Scritto da...) + eventuale bibliografia utilizzata

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