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Mio figlio presenta disturbi nell'area della NEURO e PSICOMOTRICITÀ - Che cosa devo fare?

Fattori di rischio per lo sviluppo del bambino: il caso del Coronavirus

EVENTI AVVERSI DURANTE LO SVILUPPO NEUROEVOLUTIVO DEBAMBINO

IL VIRUS COVID-19 E L’EMERGENZA SANITARIA: UN NUOVO FATTORE DI RISCHIO

ATTIVARSI DI FRONTE A UNA DESTABILIZZAZIONE: LA RESILIENZA

INDICE PRINCIPALE

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EVENTI AVVERSI DURANTE LO SVILUPPO NEUROEVOLUTIVO DEL BAMBINO

Come ampiamente discusso e confermato nel precedente capitolo, lo sviluppo neuroevolutivo del bambino è un lungo e complesso processo di crescita, altamente dipendente dall’ambiente; i numerosi contesti in cui il soggetto è inserito, infatti, possono influenzare, in modo più o meno positivo, la sua evoluzione e il suo adattamento, ponendosi come fattori positivi o negativi.

Gli eventi che caratterizzano la vita di ogni individuo, infatti, presentano spesso aspetti contrapposti e contemporanei tra loro, ponendosi, all’interno della vita dei bambini, allo stesso tempo come un fattore buono e cattivo, utile e dannoso, facile e difficile, corrispondendo a “due facce della stessa medaglia” (Marcoli, 2019).

Quando questi eventi sono destabilizzanti o particolarmente stressanti, in quanto caratterizzati da cambiamenti o situazioni avverse, talvolta, possono configurarsi come momenti di crisi, intesi come processi specifici globali di cambiamenti consecutivi ad una rottura dell’equilibrio anteriore e come periodi che servono al soggetto per adattarsi a questo cambiamento della vita (Marcoli, 2019).

Traslochi, passaggi scolastici, lutti, cambiamenti piccoli ma significativi o eventi improvvisi, sono solo alcuni degli esempi che, modificando le routine, l’equilibrio e apportando destabilizzazioni complesse o, apparentemente, semplici, alla vita di ogni bambino, possono rallentare o compromettere il suo sviluppo neuroevolutivo e il suo benessere, configurandosi come fattori di rischio.

I trasferimenti e i traslochi, ad esempio, prevedono una crisi di passaggio, in quanto richiedono un distacco da ambienti, oggetti e persone ormai parte di una quotidianità che, i bambini e i ragazzi, faticano spesso ad abbandonare, risultando estremamente sensibili (Marcoli, 2019).

Per gli stessi motivi, anche i passaggi di cicli scolastici, oltre che essere importanti dal punto di vista didattico e relazionale, risultano particolarmente stressanti, rappresentando un momento difficile da affrontare per i bambini e per le loro famiglie.

Il passaggio alla scuola materna, infatti, comporta il distaccamento del bambino dall’ambiente e dalle sicurezze famigliari, per affrontare contesti e persone nuove ed estranee, mentre quello alla scuola elementare implica, non solo la difficoltà di distacco ma, contemporaneamente, anche la richiesta di un’adeguata prestazione e rendimento scolastico, che spesso creano ansia (Marcoli, 2019).

Anche il lutto è altamente destabilizzante per i bambini, in quanto la separazione da una persona cara implica anche una conseguente perdita personale del bimbo stesso che, senza i testimoni d’esistenza che rappresentano e consolidano la sua continuità interna ed esterna, è disorientato e si ritrova ad affrontare un momento di crisi (Marcoli, 2019).

I divorzi dei genitori sono altrettanto stressanti e vissuti negativamente dai bambini, in quanto mettono in discussione l’equilibrio e l’esistenza della coppia stessa, rappresentando un fallimento del progetto di vita da parte dei caregiver e, contemporaneamente, creando una profonda sofferenza nei figli, quali prodotti della coppia e continui testimoni e collanti nel tempo (Marcoli, 2019).

Tutti i momenti di cambiamento o di crisi, anche quelli di minore importanza che agli adulti fanno spesso sorridere, rappresentano invece dei passaggi faticosi per i bambini, perché corrispondono a un approccio con il nuovo e alla perdita di sicurezze precedenti, e pertanto tutti devono essere riconosciuti come tali e affrontati nel modo più adeguato possibile per sostenere lo sviluppo dei bambini durante questi momenti difficili, ma anche nella vita di tutti i giorni (Marcoli, 2019).

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I cambiamenti di routine e le ricadute in età evolutiva

Il percorso evolutivo di ogni soggetto implica, certamente, svolte e grandi o piccoli cambiamenti che creano un’improvvisa alterazione e spaesamento dello scenario intorno a sé.

Ogni cambiamento o evento avverso, infatti, ponendosi come fattore di rischio, tende ad avere un impatto negativo sul soggetto, andando a influenzare le sue certezze e il suo equilibrio mentale, nonché il suo benessere (Marcoli, 2019).

Tale influenza ha un impatto particolarmente forte per i bambini, il cui equilibrio è strettamente associato a ritmi e routine prevedibili che facilmente subiscono modifiche e alterazioni durante una destabilizzazione. I piccoli, infatti, così come gli adulti, hanno bisogno di rituali e di certezze che permettano loro di trovare un senso di sicurezza e comprendere in modo chiaro ed evidente quello che sta succedendo e quello che succederà, per poterlo poi tollerare emotivamente (Istituto Superiore Sanità, 2020).

Queste routine risultano essere particolarmente importanti soprattutto nei momenti di passaggio o di svolta dei bambini, per sostenerli psicologicamente ed emotivamente, riducendone l’impatto; di conseguenza, quando vengono compromesse da un qualsiasi fattore di rischio, l’equilibrio dei bambini potrebbe risultare alterato, implicando una fatica di adattamento alla nuova condizione.

Pertanto, affrontare un cambiamento o un momento di crisi diventa molto faticoso soprattutto per i bambini perché crea insicurezza, confusione e paura del nuovo, nonché un bagaglio di emozioni negative e tipiche reazioni da stress, come insonnia, nervosismo, ansie (Marcoli, 2019).

Tali conseguenze risultano essere ulteriormente negative quando si tratta di una vera e propria esperienza traumatica che, soprattutto se intensa e prolungata, può modificare la vita e la quotidianità dei piccoli in modo più evidente e significativo e, pertanto, l’impatto sulla loro salute mentale aumenta il rischio di manifestare disturbi psichiatrici a breve o a lungo termine.

La pandemia da Covid-19, iniziata nel febbraio 2020 e tutt’ora presente nelle nostre vite, ha rappresentato proprio uno di questi eventi potenzialmente traumatici.

Tale emergenza sanitaria, infatti, imponendo restrizioni e continui cambiamenti, non solo ha modificato le routine e le certezze dei bambini, ma le ha completamente stravolte impattando negativamente le loro vite, ponendosi come un fattore di rischio per il loro sviluppo neuroevolutivo (Cusinato, et al., 2020).

È quindi necessario che i bambini, a fronte di tale situazione destabilizzante o traumatica e dei conseguenti stati emotivi-psicologici negativi, sviluppino quella competenza utile ad affrontare le avversità e lo stress, permettendogli di uscirne rinforzati o, addirittura, trasformati, ossia la resilienza (Costantino & Camuffo, 2009).

Essa corrisponde, infatti, alla “capacità di riorganizzare la propria vita dopo un evento traumatico, restando sensibili alle opportunità positive nonostante tutto e dando nuovo slancio alla propria esistenza” (Ripamonti, 2011), consentendo al bambino un generale stato di adattamento alla vita quotidiana, nonostante le modifiche e destabilizzazioni che un determinato fattore di rischio può comportare, garantendo un positivo sviluppo neuroevolutivo, nonché benessere (Costantino & Camuffo, 2009).

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IL VIRUS COVID-19 E L’EMERGENZA SANITARIA: UN NUOVO FATTORE DI RISCHIO

Tra gli eventi altamente destabilizzanti e improvvisi che possono coinvolgere tutta la popolazione rientrano certamente le pandemie, considerate disastri umani su larga scala che coinvolgono gran parte della popolazione e che, spesso, sono associate a disturbi della salute mentale, stress e ad altre conseguenze negative per il benessere (Pezzella & Galderisi, 2020).

Un esempio di un recente evento di questo tipo è sicuramente la pandemia da Covid-19 che, a causa dell’impatto immediato e urgente sulla realtà quotidiana e sanitaria, ha stravolto e, tutt’ora stravolge, la vita dell’intera popolazione mondiale, ridefinendola in modo drastico, con conseguenze ancora attuali e in continua evoluzione (Cortese, 2020).

L’inizio dell’emergenza sanitaria è stato segnalato nel dicembre 2019 quando sono stati individuati in Cina, precisamente nella città di Wuhan, i primi casi di soggetti infetti dal virus Covid-19 (Jiao, et al., 2020).

Tali soggetti hanno riscontrato, in modo più o meno grave, una polmonite di origine sconosciuta e i sintomi fisici più frequentemente riportati erano febbre, dispnea e tosse; tali sintomi hanno colpito in particolar modo la popolazione più fragile, quali anziani e soggetti con malattie pregresse che risultavano essere, pertanto, a maggior rischio di sperimentare stati di malessere più o meno lunghi e più o meno gravi, ricoveri in ospedale e, in molti casi, addirittura la morte (Pezzella & Galderisi, 2020).

La popolazione pediatrica, invece, è stata soggetta a un minor rischio di riscontrare il virus; i bambini colpiti, infatti, risultavano spesso asintomatici o presentavano una sintomatologia lieve, simile a quella influenzale con febbre, tosse secca e affaticamento (Jiao, et al., 2020).

La World Health Organization (2020), ha riportato che, a causa della rapida diffusione del focolaio, gli stessi sintomi sono stati individuati anche nei paesi limitrofi alla città di Wuhan, in tutta la Cina e, successivamente, nei diversi continenti, fino a coinvolgere e a diventare una minaccia per tutto il mondo.

Nel giro di pochi mesi, il virus ha raggiunto l’Europa presentando un primo caso in Germania nel gennaio 2020, per poi diffondersi rapidamente negli altri stati europei (Jiao, et al., 2020).

L’Italia, in particolare, è stato il secondo paese più colpito dall'epidemia da Covid-19, registrando, nell’aprile 2020, già più di 100.000 persone infettate e oltre 11.000 morti (Cusinato, et al., 2020).

Per far fronte a questi dati allarmanti e per limitare la curva dei contagi, in ogni paese sono stati adottati provvedimenti che hanno implicato un riadattamento della quotidianità, nonché una modifica rispetto alla vita dei bambini, delle loro famiglie e dell’intera società in cui vivono (Vicari & Di Vara, 2021).

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Cambiamenti e restrizioni conseguenti la pandemia

La letalità e la pericolosità dell’influenza da Covid-19 hanno obbligato ogni Stato colpito a impostare immediati provvedimenti come misure di contenimento e restrizioni, per contrastare la rapida diffusione del virus e, di conseguenza, limitare il numero di contagi e malati (Vicari & Di Vara, 2021).

Uno strumento particolarmente efficace è stata la quarantena di massa, o lockdown, che, costringendo le persone a restare nelle proprie abitazioni e a uscire solo in caso di estrema necessità, ha permesso di gestire la pandemia (Cusinato, et al., 2020)

Anche l’utilizzo delle mascherine e il distanziamento fisico-sociale si sono rilevati validi strumenti per ridurre la diffusione del virus e una delle possibili soluzioni per evitare il rischio di contagiare ed essere contagiati.

La pandemia, inoltre, ha previsto la chiusura obbligatoria di luoghi pubblici e non strettamente essenziali come ristoranti, cinema, teatri, bar, scuole, imprese locali etc.

Tra tali servizi, quello che sicuramente ha avuto un impatto significativo, è stato il contesto scolastico che ha bloccato e limitato, non solo il percorso didattico dei bambini, ma anche, e soprattutto, le loro occasioni di “sperimentare relazioni, riconoscere negli altri le proprie emozioni, scoprire sé stessi” (Vicari & Di Vara, 2021).

Vista l’importanza di questo ambiente, per non interrompere i servizi educativi e per dare continuità all’apprendimento e alle relazioni con i pari e con le insegnanti, durante il lockdown la scuola ha dovuto adattare e modificare le normali metodologie alla nuova situazione, impostando la didattica a distanza (DAD). Questo nuovo metodo di insegnamento ha previsto lo svolgimento delle lezioni online, in via telematica, dando vita a una “relazione mediata dalla tecnologia” e, anche se non corrispondente alla migliore modalità di istruzione, ha permesso, durante il periodo emergenziale, una continuità sia in termini didattici che sociali (Vicari & Di Vara, 2021).

Questi continui cambiamenti necessari e imposti dalla pandemia, tuttavia, si sono configurati come traumatiche modifiche rispetto alla struttura e alla programmazione dell’esistenza quotidiana dei bambini (Sullivan, 2021).

Anche le loro abitudini e routine hanno subito l’effetto delle misure apportate, trasformandosi in modo significativo e interferendo con il loro “senso di prevedibilità e sicurezza, entrambi fattori essenziali per uno sviluppo sano” (Cusinato, et al., 2020).

Pertanto, tali modifiche sono diventate delle vere e proprie sfide per lo stress e per il benessere dei piccoli e delle loro famiglie.

Di conseguenza, seppur tutti i provvedimenti imposti durante la pandemia si sono posti come elementi protettivi, rivelandosi utili ed efficaci per limitare l’espansione del virus, allo stesso tempo hanno esposto la popolazione a un rischio maggiore di esiti negativi per la salute mentale, specialmente per i bambini (Cusinato, et al., 2020).

Conseguenze psicologiche e comportamentali sullo sviluppo dei bambini

La pandemia da Covid-19 e i suoi destabilizzanti cambiamenti, hanno messo a dura prova, non solo il nostro sistema immunitario e sanitario, ma anche il nostro sviluppo e funzionamento psichico.

In particolar modo, i bambini, a causa delle restrizioni e misure imposte per diminuire i contagi, stanno soffrendo a livello emotivo e psicologico; infatti, la diffusione del virus, oltre ad aver modificato significamene gli ambienti di vita, le routine e le certezze ha tinto la loro quotidianità con emozioni negative (Vicari & Di Vara, 2021).

Anche se fisicamente sono risultati meno vulnerabili al virus, bambini e adolescenti, seppur con sfumature ed esiti diversi, sono stati colpiti dalla pandemia soprattutto a livello psicologico, psichico e relazionale (Jiao, et al., 2020).

A livello psicologico, infatti, le continue incertezze e imprevedibilità date dalla crisi sanitaria hanno creato disagio tra la popolazione pediatrica ed evolutiva, significativamente coinvolta, anche se meno consapevole della situazione (Istituto Superiore Sanità, 2020).

A conferma di ciò, il 65% dei bambini sotto i 6 anni ha riscontrato un peggioramento delle condizioni preesistenti e l’insorgenza di problematiche regressive e comportamentali, associate spesso a irritabilità, disturbi del sonno e d’ansia, come quella da separazione; anche nei bambini di età superiore a 6 anni si sono notati peggioramenti o l’insorgenza di problemi emotivi e comportamentali, presentando ansia, sintomi somatici, disturbi del sonno, cambiamenti del tono dell’umore e instabilità emotiva con crisi di rabbia (Vicari & Di Vara, 2021).

Anche l’indagine di Barari et al. (2020) sulla popolazione italiana pediatrica, conferma queste numerose difficoltà, soffermandosi in particolar modo su quelle più frequenti; si è riscontrata, ad esempio, irritabilità per i continui cambiamenti e limiti imposti, angoscia e paura riguardo alla condizione di salute dei cari, ansia da separazione dai genitori, considerati basi sicure e fonte di protezione, e difficoltà di concentrazione causate da pensieri intrusivi che invadono la mente e l’attenzione (Vicari & Di Vara, 2021).

Tali sintomi e conseguenze negative sono dovuti, specialmente, a distanziamenti, chiusure delle scuole e improvvisi lockdown che, senza un adeguato supporto, “potrebbero aver impattato in modo negativo sulla salute fisica e psichica dei bambini e dei ragazzi aumentando il rischio di aggravio di problematiche di salute mentale e di disuguaglianze” (Istituto Superiore Sanità, 2020).

La quarantena, infatti, si è configurata come un fattore di rischio a causa della chiusura delle scuole e dell’isolamento sociale, implicando gravi condizioni psicologiche con possibili conseguenze traumatiche, particolarmente evidenti sulla popolazione pediatrica; infatti, numerosi sono i bambini e gli adolescenti in quarantena che hanno manifestato disordini psicologici e sintomi esternalizzanti o internalizzanti come ansia, irritabilità disordini del sonno, depressione e disturbo da stress post traumatico (Cusinato, et al., 2020).

Analogamente, anche la prolungata chiusura delle scuole è risultata essere un fattore di rischio per la salute psicologica e psichica dei bambini, in quanto, stravolgendo i loro ritmi e interrompendo le reti sociali, ha fatto sperimentare paure e incertezze.

La didattica a distanza, seppur importante per mantenere i contatti durante la quarantena, è stata un’altra fonte di stress per molti, creando nei bambini sensazioni negative di noia, solitudine e confusione e nelle loro insegnanti stanchezza, ansia e stress (Vicari & Di Vara, 2021).

Inoltre, essendo la scuola un importante ambiente a livello emotivo e sociale e uno dei contesti “naturali” predisposto per accompagnare e facilitare l’ingresso relazionale dell’individuo nel più ampio contesto sociale (Belacchi & Gobbo, 2007), oltre alla limitazione del percorso didattico e di apprendimento, è venuto a mancare anche l’accesso a uno spazio di socializzazione e di relazione (Istituto Superiore Sanità, 2020).

Pertanto, per quanto riguarda la sfera emotiva-relazionale, la pandemia ha avuto un impatto significativo rispetto alle reti sociali che solitamente caratterizzano e colorano le nostre vite, garantendo il nostro benessere.

Le regole imposte dal Covid-19 quali restrizioni, distanziamenti sociali e dispositivi di protezione individuali (DPI) hanno compromesso le relazioni, mettendo in crisi il contatto corporeo e la vicinanza all’altro che, essendo promotori ed elementi essenziali per la relazione e lo sviluppo fisico (Istituto Superiore Sanità, 2020), in questo periodo, hanno limitato non solo le relazioni di pelle, “ma anche di cuore” (Vicari & Di Vara, 2021).

Anche le mascherine, i dispositivi che ci hanno protetto dai contagi e che ormai sono diventati parte integrante della nostra attuale quotidianità, hanno complicato le relazioni, gli scambi comunicativi non verbali, i movimenti empatici e il rispecchiamento tra più individui (Vicari & Di Vara, 2021).

Tutti queste modifiche, novità e limiti imposti dalla pandemia sono diventati, pertanto, dei veri e propri fattori di rischio per il benessere psico-fisico dei bambini, nonché quello relazionale.

È quindi essenziale “trovare un equilibrio tra misure necessarie per il contenimento del contagio e rischio per la salute mentale”, per poter garantire una limitata diffusione del virus e, contemporaneamente, un adeguato supporto allo sviluppo neuropsichico dei bambini (Istituto Superiore Sanità, 2020).

Seppure la pandemia abbia avuto globalmente un impatto negativo sulla popolazione e, in particolar modo su quella pediatrica, non tutti hanno subito gli stessi effetti (Vicari & Di Vara, 2021).

Numerose sono, infatti, le variabili che intervengono a fronte di un disastro, influenzandone la percezione, l’impatto e le conseguenze sul soggetto, come, ad esempio, l’età e il livello di sviluppo, anche in termini di capacità cognitive ed emotive, la personalità, il contesto famigliare, il supporto dei caregiver e, soprattutto, le strategie di coping e la resilienza (Cusinato, et al., 2020).

Lo studio svolto in questo elaborato di Tesi si configura come una risorsa alla ricerca e all’approfondimento dell’impatto che le destabilizzazioni, soprattutto quelle traumatiche vissute durante la pandemia, possono avere sul bambino a livello psicologico ed emotivo, nel tentativo di comprenderle e di rispondere in qualità di Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva.

Nello specifico, il Tnpee, con le proprie competenze peculiari, si impegna a sostenere lo sviluppo neuroevolutivo del bambino, in termini di sostegno al suo funzionamento resiliente, essenziale per far fronte alle sfide potenzialmente traumatiche riscontrabili in questo difficile periodo e, in generale, nella vita di tutti i giorni.

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ATTIVARSI DI FRONTE A UNA DESTABILIZZAZIONE: LA RESILIENZA

Le incertezze e i cambiamenti causati dalla pandemia da Covid-19 o dalle conseguenze del suo lockdown, hanno comportato esperienze potenzialmente traumatiche per tutta la popolazione, in particolar modo per quella pediatrica (Istituto Superiore Sanità, 2020).

I bambini, solitamente, risultano essere forti e capaci di riprendersi da un trauma (Cohen, 2013), ma in questo periodo queste loro capacità sono state limitate.

Infatti, la loro resilienza, considerata come “la capacità di un individuo di superare esperienze di rischio gravi, con una riuscita psicologica relativamente positiva a dispetto di tali esperienze” (Camuffo & Costantino, 2010), è stata compromessa dai continui cambiamenti rispetto a routine, contesti di vita e reti sociali, che solitamente la promuovono (Istituto Superiore Sanità, 2020).

Di conseguenza, i bambini sono stati più esposti a eventi avversi e, essendo tale esposizione un fattore di rischio per la loro salute mentale e per la manifestazione di disturbi psichiatrici nel breve o lungo termine, è importante promuovere, sostenere e consolidare le loro capacità resilienti, soprattutto in un periodo così destabilizzante come quello della pandemia da Covid-19 (Istituto Superiore Sanità, 2020).

L’importanza della costruzione della resilienza è dovuta al fatto che il suo consolidamento può aiutare i bambini a “gestire stress, insicurezza, ansietà, senza essere sottratti, comunque, a esperienze di difficoltà, angoscia, trauma, perdita personale che sono inevitabili e purtroppo investono pensieri e azioni” (Ripamonti, 2011).

Grazie a questa potenzialità, essa consente ai bambini il superamento degli ostacoli, trasformando le difficoltà e i fattori di rischio in fattori protettivi per il loro sviluppo psicologico e offrendo loro sicurezze (Marcoli, 2019).

I bambini con maggiori capacità resilienti riusciranno, infatti, ad adattarsi meglio alle restrizioni e all’allontanamento sociale imposti dalla pandemia, limitando l’impatto negativo di questi aspetti sul loro stesso benessere (Cusinato, et al., 2020).

Di conseguenza, è fondamentale che tutti i caregiver, che risultano essere parte integrante della vita dei bambini e contribuiscono allo sviluppo della loro salute psicofisica, siano coinvolti e collaborino attivamente per promuovere e tutelare la salute mentale e la resilienza dei piccoli e delle loro famiglie (Istituto Superiore Sanità, 2020).

Tale necessità lancia un appello di aiuto al Tnpee che, grazie ai suoi interventi di prevenzione nei confronti di tutti i disturbi del neurosviluppo, ha rivestito durante la pandemia un ruolo fondamentale nel supportare tutti i bambini e le loro famiglie, rispondendo ai loro bisogni e necessità (Bonifacio, et al., 2020).

Pertanto, lo studio qui presentato si configura proprio come uno strumento per sostenere genitori e insegnanti nel loro ruolo di caregiver, avvalendosi del Terapista della Neuro e Psicomotricità, quale promotore dello sviluppo neuroevolutivo del bambino e, contemporaneamente, facilitatore e supporto concreto degli Enti e delle Istituzioni che se ne prendono cura (Aitne; Anupi, 2012).

 

Indice
 
ABSTRACT – INTRODUZIONE

N.B.

Per questioni di tempi è probabile che per il momento la presente tesi sia stata inserita parzialmente o in formato immagine. Al più presto completeremo l’inserimento rispettando i canoni da noi prefissati e cioè editando direttamente il testo nei diversi articoli del portale.

24/06/2022 - Redazione web

 
CONCLUSIONI
 
BIBLIOGRAFIA
 
Tesi di Laurea di: Giorgia QUIETI
 

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