Neuropsicologia dell'attenzione
…il sistema reticolare [nel nostro cervello]…provvede a una fine regolazione dell’attenzione attraverso una azione inibente esercitata sui sistemi sensoriali contemporaneamente eccitati in modo da consentire la selezione di uno stimolo particolare…”possiamo cominciare a notare , fin da questa prima definizione, che, perché ci sia attenzione, occorre una certa selezione degli stimoli, al nostro organismo infatti arrivano costantemente una miriade di stimolazioni attraverso i cinque sensi: vista, udito, tatto, olfatto e gusto; solo alcuni di questi stimoli raggiungono una certa soglia per cui possono essere percepiti dai nostri sensi, non entro nel merito delle spiegazioni riguardanti le soglie percettive perché non mi sembra propriamente attinente, quanto detto fino ad ora penso sia sufficiente al nostro scopo. Possiamo però sottolineare come la funzione che facilita l’attenzione sia proprio quella “inibente”. Vale a dire che, per migliorare e definire l’attenzione su qualcosa, debbo piuttosto spegnere quei recettori non preposti alla rilevazione di quel particolare stimolo che al momento è nel mio interesse. Avrete certamente visto, almeno una volta, tutti voi, che alle relazioni importanti dove alla televisione vediamo politici, prelati e personaggi importanti, che sovente hanno gli occhi socchiusi o chiusi, bene a meno di noiosità eccezionali, questi personaggi non fanno che facilitare e acuire l’attenzione non protendendosi, ma smorzando i recettori non utili come la vista nel mentre è l’udito a dover essere in qualche modo più implicato.
Dicevo comunque che nonostante la numerosità degli stimoli che giungono al nostro organismo solo alcuni di questi stimoli vengono presi in considerazione, gli altri è come se rimanessero in sottofondo e quindi è come se noi non li percepissimo, anche se non è propriamente così. Anche a questo proposito sarà capitato tante volte che, essendo (come si dice) sopra pensiero non sentiamo il saluto dell’amico o non vediamo la persona conosciuta che ci passa accanto.
Se non ci fosse questa sorta di selezione di fatto nulla balzerebbe alla nostra attenzione in maniera specifica. Per quanto concerne la percezione, quando affermavo che non è poi così vero che non registriamo tutto quello che ci accade mi riferivo a processi subliminali che raggiungono il nostro inconscio ma non la nostra coscienza. Molti di voi sapranno ad esempio che le pubblicità occulte sono state proibite ed erano quelle, ad esempio, che inserivano nei film uno o due fotogrammi pubblicitari (la coca cola nello specifico) non percepibili coscientemente ma che in una certa consistente percentuale inducevano “subliminalmente” il soggetto a fare quell’acquisto. Ma su questi temi andremmo un po’ troppo . . .fuori tema.
Molte volte comunque, ci sarà sicuramente capitato di non aver prestato coscientemente attenzione a qualche cosa: un’immagine, un suono, un odore o quant’altro, ma in un secondo tempo qualche altro evento ce lo richiama alla mente, cito questo fatto perché a mio parere ha un attinenza anche con ciò che alcune volte accade a scuola sia da parte dell’insegnante sia da parte dell’allievo.
Prosegue il dizionario: “le reazioni fisiologiche che hanno luogo con il destarsi dell’attenzione hanno preso il nome di riflessi di orientamento…” “la ripetizione dello stimolo riduce il riflesso di orientamento perché subentra il fenomeno dell’ “abituazione”…”
Questa puntualizzazione a mio parere è molto importante, è un punto da tenere presente perché sottolinea un errore che molto spesso facciamo un po’ tutti; se pensiamo alla nostra esperienza quotidiana lo possiamo rilevare immediatamente; quante volte ci capita infatti di dire frasi del tipo: “te l’ho ripetuto mille volte …e tu ancora non capisci” oppure ripetere a macchinetta ad allievi pazienti e figli determinate cose e stupirsi che è come non averle dette, è proprio il caso di rilevare che il fenomeno dell’abituazione è entrato in azione. Attenzione però su questo punto, l’abituazione è anche quel processo che ci permette un notevole risparmio di energia, è quel processo che ci permette, ad esempio di guidare la macchina senza più chiederci perché e come fare alcune operazioni, si guida e basta e nel contempo si parla magari con il passeggero al nostro fianco, o si ascolta la radio, senza che questo comprometta la nostra guida; altro esempio sono le azioni che quotidianamente mettiamo in atto senza chiederci il perché il come e il quando, al mattino ognuno ha le sue automatiche operazioni: ci si sveglia, ci si lava, si prende il caffè ci si veste, ognuno attraverso modalità abituali che permettono un notevole risparmio di energia e di tempo. L’abituazione è quindi un fenomeno dal duplice aspetto, uno negativo perché smorza lo stimolo e lo rende tenue e poco recuperabile dall’attenzione, l’altro positivo perché ci permette di compiere azioni in maniera economica.
Sempre il dizionario di psicologia rileva che “… la facilità o meno di uno stimolo sensoriale a superare il meccanismo inibente e a destare attenzione è connessa all’età…man mano che l’età avanza il soggetto impara ad usare l’attenzione in modo più discriminativo e a subordinare le altre attività alla dominanza del sistema attivo…”
Non sono certa che sia solamente ascrivibile all’età, questo meccanismo della discriminazione. Forse è probabile che all’età si aggiunga anche un dato soggettivo, vi sono bambini più ricettivi e altri meno, La ricettività sovente dipende dall’ambiente in cui crescono e dalle diverse trasmissioni culturali dei genitori. Vorrei anche aggiungere una considerazione importante su questa “dominanza del sistema attivo”, perché è importante per tutti avere una parametrizzazione degli eventi il più possibile corrispondenti alla realtà. Voglio dire che la capacità discriminante, che si acquista crescendo e via via che facciamo esperienze e concettualizzazioni (ricordate la suddivisione ecc.) subordina le mie attività e le mie azioni. Voglio fare un esempio: se in questo momento qualcuno gridasse “al fuoco!, al fuoco!”, sarebbe bene che noi tutti, senza lasciarsi prendere dal panico, si uscisse all’aperto per metterci al riparo dal pericolo. Questo sarebbe “subordinare le altre attività alla dominanza del sistema attivo”, quando funziona bene. La discriminazione è una parte fondamentale per l’attenzione del soggetto, troppo spesso i parametri di valore degli allievi li portano piuttosto a stare attenti a quello che dice o fa il compagno di banco piuttosto che l’insegnante, a volte anche gli adulti danno più ascolto alla televisione che a quanto dice la moglie o il figlio. E’ importante quindi che si conoscano bene quelle che potrebbero essere le nostre scale di valori, le dominanze del nostro sistema attivo. Solitamente l’autoconservazione o la difesa fisica dei nostri cari dovrebbe essere al primo posto. Così come dovrebbe essere primaria l’azione che stiamo compiendo, qui e ora, piuttosto che quelle che dovremmo compiere nel corso della giornata. Non è cosa di poco conto quindi la capacità di discriminare gli stimoli più importanti in quel nostro momento di vita rispetto agli altri.
Si comprende facilmente questo passaggio se si pensa al bambino piccolo, egli è infatti attratto da tutto ciò che lo circonda e anche se sta facendo una attività che gli interessa molto è facilmente distraibile, non nel senso che passa da una attività all’altra senza sosta, perché se così fosse questo determinerebbe un certo grado di difficoltà, ma nel senso che il bambino si applica profondamente a ciò che sta facendo, ma può essere al contempo attratto da un’altra attività che lo attira più della prima, qualcuno di voi potrà pensare in questo momento che anche molti dei ragazzi di cui vi occupate, pur non essendo più bambini, alcune volte attuano le medesime modalità, ed è questa una rilevazione importante da fare.
Come mai questo accade? Teoricamente da un punto di vista fisiologico questi ragazzi hanno già raggiunto da un pezzo questa capacità di attenzione più di tipo discriminativo. Proprio per via di quella parametrizzazione o scala di valori dico io, ma andiamo con ordine e magari ci ritorneremo.
Riprendo invece dal dizionario, che tenta di dare una risposta che a mio parere però ci dice ancora poco: “…si può dire che l’attenzione risulta da uno spostamento dell’equilibrio fra azione e inibizione.”
Possiamo comunque notare che la parola spostamento equivale nuovamente ad una azione, come già avevamo visto prima. “Fra azione e inibizione”, questo è importante. L’inibizione del recettore che porta all’azione dell’altro, ma dobbiamo considerare che sovente l’inibizione si trascina dietro la “fissazione” e se questo avviene, l’attenzione è persa. L’azione, invece, di passaggio da un recettore all’altro, aiuta l’attenzione di tutti.
Il dizionario passa poi ad analizzare:
2) Attenzione e percezione