CONCLUSIONI - La Neuropsicomotricità in Acqua

In questi tre anni ho avuto modo di studiare e comprendere molti aspetti riguardanti la Neuropsicomotricità, che è una materia caratterizzata da innumerevoli aggiornamenti ed ancora oggi in continua evoluzione.

Non mi sembra vero di essere arrivato alla fine di questo percorso di studi che è stato, per me, molto significativo sia dal punto di vista formativo – culturale che da quello sociale.

La stesura di questa Tesi è nata dallo studio della Terapia Neuropsicomotoria in acqua che assume un valore estremamente importante, quale supporto nel percorso riabilitativo del bambino.

Uno degli obiettivi del mio lavoro è stato quello di capire in che modo e il perché “l’acqua” può influenzare gli atteggiamenti dei bambini ed aprire la strada a nuove forme di apprendimento.

Operare nei servizi alla persona impone lo scopo di colmare la distanza tra chi ha il problema e chi lo percepisce ma per fare ciò, bisogna necessariamente comprendere la condizione di disagio che vive il bambino.

In effetti, la parola “disagio” è ambigua, troppo vaga e generica: si limita a rilevare un’assenza, un’inadeguatezza. Non è un caso che abbia così tanti sinonimi: “sofferenza”, “crisi” , “disturbo”, “stress”, “malattia”, ma anche “tristezza”, “nostalgia” possono andare bene, in alcune situazioni per descrivere il nostro disagio.

Nella nostra cultura, il disagio ha quasi sempre una connotazione negativa. Raramente, anche tra gli specialisti, se ne coglie il potenziale di scoperta, di apprendimento, di motivazione al vivere. Eppure, lo sappiamo bene, quando un essere umano è a disagio vorrebbe fare qualcosa per uscirne.

Chi si occupa di servizi alla persona e di riabilitazione non deve considerare il disagio solo un nemico da combattere, ma una risorsa preziosa, un’esperienza da interrogare e addirittura da ricercare e provocare attivamente in qualche caso.

La riabilitazione in acqua è un procedimento rivolto ad evitare la cronicizzazione della condizione di svantaggio.

La pratica neuropsicomotoria in acqua amplifica le esperienze sensoriali,  percettive e motorie necessarie all’apprendimento delle competenze adattive. L’acqua è l’ambiente con cui il bambino entra in contatto, avvolgendolo, contenendolo, rilassandolo, e di cui il terapista sfrutta le sue caratteristiche inducendolo a superare i limiti fisici e psichici.

Il lavoro in acqua garantisce al bambino un’esperienza di tipo globale che coinvolge la sfera intellettiva, psicologica, sensoriale e motoria, attraverso una situazione avvolgente che favorisce l’ascolto del proprio corpo, facilitazione motoria e rilassamento che inducono il paziente a vivere questa esperienza come fonte di piacere e di benessere.

Tale intervento ha come obiettivo il graduale apprendimento o ri-apprendimento delle abilità psicomotorie, tendenti anche al reinserimento del bambino nel tessuto sociale. Egli, infatti, può utilizzare le facilitazioni e le difficoltà che l’attività in acqua gli propone per recuperare progressivamente le migliori condizioni motorie sulla terra, facendogli vivere avvenimenti di successo che favoriscono in sé l’autostima.

Il percorso terapeutico non deve essere inteso solo come “riabilitazione”, ovvero attivare schemi motori, ma attivare e potenziare i circuiti di vita secondo le potenzialità di ognuno di loro, rispettando il loro mondo.

Sicuramente il mio lavoro non può essere considerato esaustivo riguardo la riabilitazione in acqua, nasce, quindi, la necessità di essere sempre aggiornati e sperimentare, per migliorare la formazione professionale in questo campo.

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