L’immagine soggettiva del corpo negli ipovedenti: la stima delle sue dimensioni

Lo schema corporeo  è l’immagine tridimensionale che ciascuno ha di sé e cioè il modo in cui il corpo appare a noi stessi.

Gli psicoanalisti tendono ad identificare lo schema corporeo con l’ “IO corporeo”, interpretandolo come il primo organizzatore intorno al quale si sviluppa l’IO psichico dell’individuo.

Lo schema corporeo degli ipovedenti è disorganico. I diversi dettagli possono essere corretti, essi non sono però integrati in un’unità strutturale. Inoltre non sono mantenute le proporzioni tra le varie parti. Da un esperimento in cui si invitava alcuni bambini ipovedenti a modellare in un blocco di plastilina le fattezze del loro volto, si è evinto che tale rappresentazione è particolarmente imprecisa.

Troppo grande la bocca, troppo piccoli gli occhi, arbitrariamente situate le orecchie; sembra assenta anche un organizzazione simmetrica dei particolari poiché gli occhi e le orecchie sono situati in posizioni diverse e riprodotti in dimensioni altrettanto diverse nella regione destra e sinistra.

Una lunghezza è definita in geometria  dalla distanza euclidea  tra due punti, senza che abbia alcuna importanza la collocazione di questi due punti. Sul piano psicologico, però, la collocazione dei due punti non è indifferente ai fini della valutazione soggettiva della lunghezza che può variare in relazione al mutare di questa loro collocazione.

Le stime delle distanze come pure delle lunghezze sono più precise e soggette ad una maggiore elaborazione centrale, se effettuate attraverso indici visivi, meno precise se individuate con indici  tattilo-cinestetici. Questa conclusione è riferibile alle sole distanze e lunghezze situate nello spazio esterno al soggetto per la quale il normovedente  dispone di indici prevalentemente visivi, l’ipovedente maggiomente di quella tatilo-cinestetici.

Quando invece la stima di distanze si riferisce a due punti collocati sulla superficie del corpo e l’esplorazione dell’intervallo viene effettuata attraverso l’attivazione di una o più articolazioni, senza che sia necessario lo spostamento totale del corpo, il tipo di situazione muta profondamente. Le informazioni di cui il soggetto ipovedente o normovedente dispone sono differenti e provengono da fonti molteplici e più numerose.

Nella rappresentazione dello spazio corporeo, l’ipovedente è in una situazione di minore svantaggio rispetto al vedente: ha informazioni più numerose di quelle che possiede sullo spazio esterno; molte sue informazioni sono di tipo tattile e cinestetico, ma non sono perciò meno precise di quelle visive poiché egli ha probabilmente un’abitudine ad elaborare questo tipo d’informazioni in modo più articolato. Per questo l’ipovedente è in grado di stimare correttamente, o quanto meno in modo analogo al vedente, le dimensioni del suo corpo.

Tratto da www.neuropsicomotricista.it  + Titolo dell'articolo + Nome dell'autore (Scritto da...) + eventuale bibliografia utilizzata

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