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Mio figlio presenta disturbi nell'area della NEURO e PSICOMOTRICITÀ - Che cosa devo fare?

II Caso - Iperattività o ADHD - Presa in carico e colloqui con la famiglia

Inizialmente V. aveva problemi di separazione dalla madre, la quale entrava in terapia accompagnandolo e poi usciva.

Questo durava per poche sedute, dopo aver instaurato un discreto approccio relazionale V. accettava l'entrata in terapia e si toglieva le scarpe (questo momento segnava l'inizio e la fine della seduta).

Nelle sedute iniziali il bambino mostrava un comportamento quasi inibito, poi pian piano venivano fuori le disattenzioni, l'impulsività e l'iperattività.

La madre riferiva che i due bambini avevano sviluppato un comportamento di competizione e di rivalità, dovunque andavano erano difficili da gestire.

V. manifestava una discreta collaboratività, non tollerava le frustrazioni, non rispettava i turni, le regole e si presentava egocentrico ed oppositivo.

A scuola, riferiva la madre che V. era in grado d'avere scambi proficui con i coetanei, presentava difficoltà nell'intraprendere la relazione con loro.

Il linguaggio espressivo appariva strutturato a livello frastico, ma alterato fonologicamente da dislalie. Erano adeguati il patrimonio semantico- lessicale, la comprensione ed il livello cognitivo- prestazionale.

Rispetto agli apprendimenti V. frequentava la prima elementare (senza il sostegno) discriminava diversi grafemi e li produceva graficamente.

La conoscenza dei concetti spazio temporali risultava discreta, non completa era la conoscenza dello schema corporeo e delle abilità percettive.

Il bambino, nonostante prediligeva l'area del gioco sensomotorio, gli si proponevano anche giochi simbolici che avevano lo scopo di aumentare la creatività e la consequenzialità.

Nel primo anno la terapia era fatta individualmente, poi gradualmente iniziava un lavoro di gruppo col fratello e l'altra terapista.

Lo scopo era di eliminare la competizione tra loro e sviluppare il senso di collaborazione.

Dopo aver fatto un percorso di rilassamento individuale, l'instabilità attentivo- motoria si era ridotta, i tempi di attenzione e di concentrazione erano aumentati e s'iniziava a rispettare minimamente le regole.

V. aveva imparato sia a discriminare le forme geometriche che i colori primari e secondari; riconosceva su di sé la destra e la sinistra, iniziava un'attività e la completava senza continue interruzioni durante il gioco.

Iniziava a tollerare le frustrazioni e parlava in maniera più comprensibile.

Nel 2002 iniziava la terapia in gruppo con frequenza bisettimanale per entrambi e contemporaneamente intrapresa una psicoterapia familiare monosettimanale.

Le attività consistevano in giochi di squadre, dapprima ognuno si alleava con la propria terapista poi si arrivava all'obiettivo finale che era quello dell'alleanza dei due bambini contro le terapiste.

Accanto a tali attività sopra citate, si proponevano anche attività al tavolo: puzzle, pittura, racconti, etc.

Iniziava pian piano anche l'orientamento temporale (si proponevano i giorni della settimana ed i giorni della terapia).

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