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Legami, vincoli e dipendenze: psicopatologie della vita quotidiana - 16 marzo 2013 - Campobasso

2013-03-06-campobasso

Titolo del corso: Legami, vincoli e dipendenze: psicopatologie della vita quotidiana

Data Inizio: 16 03 2013

Tipologia Formativa: Corso Residenziale

Sede dell' Evento: CAMPOBASSO, presso HOTEL SAN GIORGIO, via Insorti d’Ungheria

Obiettivi:        

  1. Acquisizione competenze tecnico-professionali: DIPENDENZE NELLA VITA QUOTIDIANA
  2. Acquisizione competenze di processo: DINAMICHE PSICOLOGICHE IN ATTO NELLE DIPENDENZE
  3. Acquisizione competenze di sistema: CONFRONTO E DIBATTITO TRA PROFESSIONISTI

Programma: “Legami, vincoli e dipendenze:psicopatologie della vita quotidiana” All’interno di tale convegno verranno trattate alcune delle variegate dipendenze della società odierna: dipendenza da internet e social network, da gioco d’azzardo patologico, da shopping compulsivo, da dipendenza affettiva e, in ultima analisi, la dipendenza dalla propria corporeità. Ecco di seguito un breve sintesi su ognuna di queste tematiche che verranno adeguatamente manifestate in sede congressuale. La dipendenza da Internet o Internet dipendenza, meglio conosciuta nella letteratura psichiatrica con il nome originale inglese di Internet addiction disorder (IAD), è un disturbo da discontrollo degli impulsi. Nel 1995 lo psichiatra americano Ivan Goldberg ha definito il concetto di Internet Addiction Disorder (IAD), individuandone principali sintomi caratteristici quali: 

  1. il bisogno di trascorrere un tempo sempre maggiore “in rete” per ottenere soddisfazione; 
  2. la marcata riduzione di interesse per altre attività che non siano internet; 
  3. lo sviluppo, dopo diminuzione o sospensione dell’uso della rete, di agitazione psicomotoria, ansia, depressione, pensieri ossessivi su cosa accade on-line; 
  4. la necessità di accedere alla rete con più frequenza o per più tempo rispetto all’inizio; 
  5. l’impossibilità di interrompere o di tenere sotto controllo l’uso di internet; 
  6. il dispendio di grande quantità di tempo in attività correlate alla rete; Facebook, il più famoso social network ha sessanta milioni di iscritti al mondo, e sono in continua crescita; si stima che circa il 10% degli utenti diventarne dipendente.

“Si distinguono 5 sottotipi di dipendenti da internet – spiega lo psichiatra Tonioni -: 

  1. il cyber-sexual addiction (sesso virtuale e pornografia), 
  2. il cyber-relational addiction (social network), 
  3. il net-compulsion (gioco d’azzardo, shopping e commercio on-line), 
  4. l’information overload (ricerca ossessiva di informazioni) e il 
  5. computer addiction (coinvolgimento eccessivo in giochi “virtuali” o “di ruolo”).

“I disturbi mentali caratterizzati da comportamenti estremi nella sfera dell’abuso da video – spiega Tonioni - , possono condurre a un deterioramento del funzionamento fisico e psichico del soggetto fino a farla diventare una patologia. È patologia quando aumentano progressivamente le ore di collegamento e diminuisce il tempo disponibile da dedicare alle persone care, agli amici e alla famiglia, quando il virtuale acquista una importanza maggiore della vita reale dalla quale il soggetto tende a estraniarsi sempre più creando problemi in ambito familiare, lavorativo, scolastico e della salute che si traduce in un malessere psicofisico. Il gioco d'azzardo patologico è un disturbo del comportamento che, anche se rientra tuttora nella categoria diagnostica dei disturbi ossessivo-compulsivi, ha in realtà una grande attinenza con la tossicodipendenza, tanto da rientrare nell'area delle cosiddette "dipendenze senza sostanze". Nell’era multimediale il giocatore d’azzardo cambia faccia: mentre prima era facilmente individuabile, “segregato” nei luoghi a lui deputati, ora chiunque sia in possesso di un computer, di un collegamento a internet e di una carta di credito può essere un giocatore compulsivo.

Il gioco on-line è estremamente pericoloso proprio perché, dalla solitudine della propria casa, il giocatore non ha freni, né inibitori né di tipo pratico: ha infatti 24 ore su 24 la possibilità di accedere al gioco senza incorrere nello sguardo giudicante degli altri. Viene in questo modo a mancare anche la funzione socializzante del gioco, che diviene un rituale solitario e, facilmente, una compulsione.

Anche qui, come nelle altre net-patologie, si crea un circolo vizioso in cui il soggetto rimane incastrato, trascurando i rapporti sociali e familiari. La sindrome da acquisto compulsivo è un disturbo ossessivo-compulsivo che indica il desiderio compulsivo di fare acquisti, anche denominato shopping compulsivo, acquisto compulsivo, shoppingdipendenza o "shopaholism".

È noto anche con il termine oniomania (dal greco onios = "in vendita," mania = follia) coniato dallo psichiatra tedesco Emil Kraepelin. Non è riconosciuto come un disordine dalla American Psychiatric Association (APA) ma nonostante questo ha ricevuto una notevole attenzione dei media. I soggetti che presentano questo disturbo, soprattutto donne di giovane età, se inizialmente comprano per il piacere che si ricava da un nuovo acquisto, in seguito riportano uno stato di tensione crescente, ed il desiderio di comprare diventa un impulso irrefrenabile. In seguito all’acquisto compulsivo di oggetti d'ogni tipo, che il più delle volte vengono messi da parte o regalati oppure buttati via, si riscontrano molto spesso sentimenti di colpa e vergogna. È stata in particolare la studiosa statunitense S.L. McElroy ad occuparsi di questo fenomeno, proponendo i seguenti criteri diagnostici per distinguere le persone che praticano lo shopping come una normale attività, da quelle per cui esso assume caratteristiche patologiche: 

  1. La preoccupazione, l’impulso o il comportamento del comprare non adattivi esperiti come irresistibili, intrusivi o insensati; comprare frequentemente al di sopra delle proprie possibilità oggetti inutili (o di cui non si ha bisogno), per un periodo di tempo più lungo di quello stabilito. 
  2. La preoccupazione, l’impulso o l’atto del comprare causano stress marcato, fanno consumare tempo, interferiscono significativamente con il funzionamento sociale e lavorativo o determinano problemi finanziari (indebitamento o bancarotta).

Il comprare in maniera eccessiva non si presenta esclusivamente durante i periodi di mania o ipomania. Una delle caratteristiche della società moderna è la presenza di un diffuso atteggiamento consumistico e di una tendenza ad incoraggiare il comportamento d’acquisto, spesso alimentando falsi bisogni che hanno gradualmente trasformato il possesso del prodotto in una vera e propria fonte di felicità, in uno strumento per costruire una identità sociale accettata e gradita, considerando lo shopping persino una tecnica per scaricare le tensioni di una giornata difficile.

Lo shopping compulsivo (o sindrome da shopping) rappresenta un disagio psicologico e comportamentale caratterizzato da una tendenza a manifestare vere e proprie crisi di acquisto, una forma di mania delle spese che, nei primi anni in cui è stato descritta, ha fatto guadagnare a questo disturbo anche il termine di oniomania o mania del comprare (Kraepelin E., 1915).

La diffusa cultura dell’acquisto che connota l’attuale società spesso comporta delle difficoltà nel tracciare una netta distinzione tra coloro che acquistano, soddisfacendo anche i loro più piccoli desideri, e coloro che non riescono a gestire volontariamente i propri acquisti e che presentano un problema di compulsive buying che, in virtù del suo profondo legame con le caratteristiche consumistiche della società moderna, è stato anche definito eccessoressia . La scelta degli articoli da acquistare spesso risponde ad un bisogno, più o meno cosciente, di costruire dall’esterno la propria identità, attraverso la proprietà in generale o la proprietà specifica di alcuni oggetti, individualmente o socialmente considerati come l’espressione di qualche qualità positiva e vincente. Una conferma della connotazione simbolica che spesso può assumere l’acquisto deriva da alcuni studi sulle tipologie di spese effettuate dagli individui affetti da sindrome da shopping; il valore simbolico va indotto soprattutto quando si osserva una certa ripetitività dell’acquisto di un certo tipo di prodotti, che vengono comprati come se si fosse alla ricerca di importanti pezzi mancanti di un puzzle interiore da completare.

A questo proposito, le donne sembrano maggiormente propense a comprare vestiti, oggetti e strumenti di bellezza; anche gli uomini acquistano prodotti legati alla cura del corpo, come capi di vestiario o attrezzature sportive complesse, ma sembrano ancora più propensi a cercare il possesso di simboli di prestigio sociale, come automobili o strumenti altamente tecnologici, spesso riconducibili ai loro sogni professionali o sociali più alti e illusori. Le differenze qualitative legate agli episodi di acquisto compulsivo, rispetto ai vissuti che accompagnano un acquisto normale, riguardano anche le sensazioni e le emozioni sperimentate dai compulsive buyers. Durante gli episodi, infatti, vengono descritti sempre degli intensi, e talvolta contraddittori, stati emotivi che in alcuni casi vengono collegati a fattori esterni, come le proprietà del prodotto, e in altri a sensazioni interiori. Nel corso degli episodi spesso vengono descritti dei vissuti che si modificano durante l’acquisto, perciò sono state distinte tre principali fasi del vissuto relativo al compulsive spending.

La chiave di distinzione sta nel grado di autonomia dell'individuo e nella sua capacità di trovare un senso in se stesso. Diversamente da quanto comunemente si crede, l'amore nasce dall'incontro di due unità, non di due metà. Solo per chi si percepisce nella sua completezza è possibile donarsi senza annullarsi, senza perdersi nell'altro. Chi è affetto da dipendenza affettiva, non essendo autonomo, non riesce a vivere l'amore nella sua profondità e intimità. La paura dell'abbandono, della separazione, della solitudine generano un costante stato di tensione. La presenza dell'altro non è più una libera scelta ma è vissuta come una questione di vita o di morte: senza l'altro non si ha la percezione di esistere. I propri bisogni e desideri individuali vengono negati e annullati in una relazione simbiotica. La dipendenza affettiva, diversamente da quanto a volte si manifesta all'evidenza, non è un fenomeno che riguarda una sola persona, ma è una dinamica a due. A volte il partner del “dipendente affettivo” è un soggetto problematico, che maschera la propria dipendenza affettiva con una dipendenza da droga, alcol o gioco d'azzardo. In questo caso i problemi del compagno diventano la giustificazione per dedicarsi interamente all'altro bisognoso, non prendendosi il rischio di condurre un'esistenza per sé. La persona che ha una dipendenza affettiva di solito soffoca ogni desiderio e interesse individuale per occuparsi dell'altro ma inevitabilmente viene delusa e il suo amore prende la forma del risentimento. Allo stesso tempo non riesce ad interrompere la relazione, in virtù di ciò che definisce “amare troppo”, non rendendosi conto che questo comportamento distrugge l'amore che richiede invece autonomia e reciprocità. Nella dipendenza affettiva, ciò che viene sperimentato come amore diventa una droga. Parlando invece d’immagine corporea, tale concetto ha affascinato i neurologi e i comportamentisti per oltre un secolo. La definizione più quotata è forse quella proveniente da una classico di Paul Schilder del 1935, L’immagine e l’apparenza del corpo umano: “L’immagine del nostro corpo che ci formiamo nella mente, e cioè il modo in cui il nostro corpo ci appare”.

Anche Schilder riconosce che le attitudini ed le emozioni - come sentiamo la nostra apparenza fisica - sono una componente essenziale della nostra esperienza corporea, che opera sia a livello della coscienza sia al di fuori della nostra consapevolezza, nel privato e nello spazio sociale. La maggior parte delle persone limitano l’idea di immagine corporea all’apparenza fisica, alla bellezza e all’essere attraenti. Ma sicuramente c’è dell’altro. È la rappresentazione mentale di noi stessi, che non è solamente influenzata dai nostri sentimenti, ma che influenza gran parte del nostro comportamento, emozioni, pensieri ed autostima. La percezione del corpo, le emozioni e le nostre convinzioni orientano i nostri progetti, chi incontriamo, chi sposiamo, la natura delle nostre interazioni, il nostro benessere quotidiano e la tendenza ad avere disturbi di natura psicologica.

Prenotazione / Iscrizione: 05 03 2013

Quota in €: 90

Quota agevolata per chi effettua l’iscrizione entro una certa data: per i soci Laborform 80,00€

Crediti ECM:         SI

Destinatari: Medici (incluse tutte le discipline) - Psicologi e Psicoterapeuti - Terapisti della neuro e psicom. età ev.
Logopedisti - Fisioterapisti - Terapisti occupazionali - Educatori - Farmacista - Biologo - Tecnico sanit. laboratorio biom. -
Tecnico sanitario di radiologia med. - Assistente sanitario - Infermiere - Tecnico della riabilitazione psichiatrica

Relatori: Dott.ssa Laura Cantarella - Psicologa-Psicoterapeuta-Gruppoanalista

N° ore: 10

N° di partecipanti: 50

Segreteria organizzativa: Laborform: telef. 333 8194364 Via Ernesto Monaci 21, 00161 ROMA Fax: 06-44238784 E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Sito web: www.laborform.it

Altre info: Crediti ECM 15

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