CONCLUSIONI GENERALI - Come si è modificato il trattamento neuropsicomotorio durante l’EMERGENZA CORONAVIRUS (COVID-19)
Questa tesi ha analizzato il periodo dell’emergenza sanitaria COVID-19 come un periodo di criticità, in cui al Terapista è stato richiesto di mettere in campo tutte le sue competenze teoriche e pratiche per riadattare i propri percorsi di trattamento. Ha dovuto attivare modalità di intervento a distanza, che rispondessero alle nuove esigenze, alcune legate all’età e al quadro clinico del bambino, altre al particolare periodo storico, che ha imposto un’individuazione di una nuova routine, causando spesso forti stati di tensione nel bambino e nella sua famiglia. Il Terapista ha dovuto farsi carico di nuovi bisogni e di richieste provenienti dalle famiglie (es: gestione della scuola a distanza e delle regole in casa) e fornire alcune strategie e strumenti per affrontarli.
Con l’inizio dell’intervento a distanza sono state incontrate diverse difficoltà, come descritto nella prima parte della tesi.
Nella fase di avvio, le criticità hanno riguardato soprattutto la strumentazione necessaria. I dispositivi informatici a disposizione di famiglie e Terapisti non risultavano infatti sempre adeguati a supportare la nuova mole di utilizzo, con necessità di ricercare una maggiore flessibilità per rispondere alle esigenze di tutti. Una volta iniziati gli incontri, permanevano difficoltà in quest’ambito legate a connessioni ad internet non sufficientemente potenti o a ridotte competenze nell’utilizzo dei dispositivi elettronici.
Un elemento di forte criticità che ha caratterizzato sicuramente tutto il periodo di intervento da remoto è stata la distanza fisica, forte ostacolo nella costruzione di una relazione ed interazione con il bambino. Lo strumento principale che generalmente il Terapista utilizza è infatti il corpo, modulato sulla base delle categorie psicomotorie, quali spazio, tempo, postura, tono, movimento, voce, sguardo e oggetti. Sono queste che normalmente specificano l’intervento neuropsicomotorio. Esse hanno assunto una nuova valenza e al Terapista è stato chiesto di imparare a conoscerne le nuove caratteristiche, per poter sopperire, almeno in parte, alla mancanza di vicinanza corporea e al ridotto utilizzo della comunicazione non verbale nella relazione. Questo è stato un passaggio senz’altro complesso per il professionista, ma fondamentale per mantenere una continuità nella relazione e nell’alleanza con il piccolo paziente. Con l’interruzione dell’intervento in presenza, infatti, bambini e ragazzi hanno perso la possibilità di sperimentarsi in uno spazio protetto, rassicurante e a loro dedicato. Importante è stato, quindi, da parte del Terapista riuscire a trasmettere la stessa vicinanza nonostante la distanza.
Per analizzare concretamente come è avvenuto il cambiamento, all’interno della tesi sono stati presi in esame tre casi clinici, molto differenti tra di loro per età e quadro clinico. Questo ha permesso di riflettere sulla trasversalità della professionalità del TNPEE, che si trova abitualmente ad interfacciarsi con una molteplicità di situazioni molto differenti tra loro e con necessità quindi peculiari. Si è potuto osservare come il Terapista sia riuscito ad adattare i propri trattamenti alla modalità a distanza, ricercando per ciascun bambino e ragazzo il percorso più adeguato ed efficace rispetto alle sue esigenze. Questo ha richiesto cambiamenti su vari piani:
- Modalità di intervento: con il primo caso, è stato evidenziato come il nuovo progetto abbia coinvolto in modo diverso il bambino e la sua famiglia. Il Terapista ha smesso di interfacciarsi direttamente con il bambino ed ha intrapreso un percorso di terapia mediata dal genitore attraverso l’utilizzo del videofeedback;
- Materiali: il secondo e il terzo caso hanno mostrato come il Terapista abbia dovuto riadattare i materiali abitualmente utilizzati nella stanza di terapia, per renderli ugualmente applicabili ed efficaci anche con il tramite dello schermo;
- Programmi di intervento: il secondo caso ha evidenziato, inoltre, come le nuove esigenze emerse durante il periodo di lockdown abbiano richiesto un cambiamento di programma, per renderlo più adeguato alle modalità telematiche e più adatto rispetto ai bisogni della bambina.
Tutti i cambiamenti sono stati realizzati sulla base di una dettagliata analisi delle criticità, delle possibilità e delle risorse. Ciò ha permesso una riformulazione degli obiettivi di intervento.
Tutto questo ha consentito di riflettere sulla vera professionalità del Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva. Spesso egli viene considerato come il riabilitatore specialista della prima infanzia, ma nella realtà non è solamente questo.
Il TNPEE, infatti, si occupa di diversi ambiti di intervento, tra cui quello riabilitativo e quello educativo, rivolgendosi a bambini e ragazzi di età compresa fra gli zero e i diciotto anni. Queste sue competenze sono state particolarmente utili durante il periodo di intervento a distanza, sono diventate delle vere e proprie risorse che hanno consentito di entrare nella casa dei piccoli pazienti e di sostenere l’intera famiglia con un lavoro mirato. In questo periodo, infatti, il TNPEE non si è trovato a doversi occupare solamente degli aspetti abilitativi e riabilitativi del minore, ma si è trovato a dover fronteggiare anche le necessità familiari ed educative, come già previsto dal profilo professionale.
Un importante elemento di innovazione è stato infatti il maggiore coinvolgimento della famiglia. Essa è diventata ancora di più un’alleata e una risorsa per il Terapista, un partecipante attivo al progetto riabilitativo. Sono aumentati i momenti di scambio tra genitori e Terapista. In queste occasioni, la famiglia ha potuto riportare le proprie difficoltà nell’affrontare il periodo, legate inevitabilmente al quadro clinico, ma anche alle differenti necessità (ad esempio, la costruzione di una nuova routine all’interno delle mura domestiche, la gestione della didattica a distanza, gli stati di tensione legati alla situazione emergenziale per genitori e figli). Il Terapista ha quindi potuto entrare veramente nel contesto ambientale e familiare dei piccoli pazienti, individuandone e riconoscendone le potenzialità, le risorse e le criticità. Ha dunque fornito alla famiglia strumenti e strategie per mantenere una continuità nel progetto terapeutico e per favorire la gestione delle criticità sui diversi piani.
Questa è stata senz’altro una ricchezza per il bambino che ha potuto ritrovare una continuità e soprattutto una coerenza di obiettivi, strategie e comportamenti nei suoi confronti, in favore di una generalizzazione delle competenze. Parallelamente, i genitori hanno potuto sentirsi maggiormente competenti ed efficaci rispetto alle difficoltà del figlio.
Il coinvolgimento del contesto ambientale del bambino si è rivelato essere uno dei maggiori punti di forza dell’intervento a distanza. Ha ripotenziato il nucleo familiare durante un periodo di criticità, in quanto il Terapista ha dato un supporto reale a tutti gli individui della famiglia, e, allo stesso tempo, ha avuto ricadute positive al momento della ripresa dei trattamenti in presenza. Il maggiore coinvolgimento della famiglia è stato tendenzialmente vissuto come positivo da quest’ultima ed ha portato a riconoscere l’importanza e l’efficacia del continuo confronto tra professionista ed ambiente, per favorire un’evoluzione positiva del minore.
Le famiglie coinvolte nella compilazione del questionario sull’intervento a distanza all’interno della Cooperativa Sociale Jonathan di Bassano del Grappa (VI) (allegato 2) hanno dimostrato un alto grado di apprezzamento per il loro maggiore coinvolgimento. È stato chiesto loro “Cosa ha apprezzato di più del lavoro svolto in modalità telematica?”, dando la possibilità di selezionare diverse risposte tra alcune proposte. A questa domanda hanno risposto quarantuno persone intervistate.
- 46,3% ha risposto “Ricevere suggerimenti sulle attività/giochi da proporre in casa”;
- 41,5% ha risposto “Ricevere indicazioni pratiche su come gestire la quotidianità”;
- 39% ha risposto “Poter trasportare nella quotidianità gli obiettivi su cui lavorare”;
- 31,7% ha risposto “Avere maggiore spazio di dialogo con la professionista”;
- 29,3% ha risposto “Comprendere maggiormente gli obiettivi del trattamento”;
- 26,8% ha risposto “Mio/a figlio/a ha avuto uno spazio utile di dialogo e confronto con la professionista”.
Questi risultati evidenziano in modo chiaro il forte impatto positivo che il coinvolgimento dei genitori ha avuto nella gestione del figlio durante il periodo emergenziale e quanto sia stata apprezzata la possibilità di essere partecipanti attivi nel progetto terapeutico a lui rivolto.
È stato inoltre chiesto di selezionare cosa avrebbero voluto eliminare e cosa mantenere alla ripresa del trattamento in presenza e, anche da queste risposte, è emerso un forte auspicio che venga mantenuta la possibilità di confronto e di condivisione tra famiglia e professionista.
I valori di riferimento si riferiscono al numero di volte che ciascuna risposta è stata selezionata.
Senza dubbio, questo elemento sarà d’ora in poi tenuto maggiormente in considerazione al momento della stesura del progetto riabilitativo: i genitori si sentiranno di poter essere maggiormente coinvolti nell’individuare le esigenze del figlio e gli obiettivi del progetto terapeutico. Allo stesso tempo, saranno probabilmente maggiormente ben disposti a ricevere suggerimenti ed indicazioni pratiche su semplici attività e proposte da poter fare in casa, per sostenere il percorso riabilitativo portato avanti dal Terapista. Di base, tuttavia, è sempre fondamentale che vi sia una buona alleanza tra famiglia e Terapista. Solo attraverso questa è possibile che vi sia, da parte di entrambi, una disponibilità al confronto e all’accettazione della presenza dell’altro.
Nel complesso, nonostante il disagio generale del periodo, i risultati dal punto di vista terapeutico sono stati positivi. Si è assistito ad una generale evoluzione dei quadri clinici dei bambini e ad un aumento del grado di soddisfazione dei genitori in quest’ambito.
In questo periodo di passaggio inaspettato dall’intervento in presenza a quello a distanza, il Terapista ha avviato un processo di modifica e di riadattamento delle proprie conoscenze e competenze.
Le competenze di base di origine psicomotoria, che contraddistinguono il TNPEE dalle altre figure riabilitative, hanno favorito una continuità nell’attenzione all’altro e alla relazione. Questa attenzione ha permesso di riconoscere le maggiori criticità legate all’introduzione di strumenti informatici come tramite della relazione terapeutica. Ciò ha indotto il Terapista a di riadattare il più possibile il suo intervento per renderlo il più possibile adeguato ed efficace.
Tali competenze non sarebbero però state sufficienti se non sostenute da una solida formazione teorica. Solo grazie a questa, i Terapisti coinvolti nella nuova tipologia di intervento sono riusciti ad individuare le modalità più adatte per le esigenze del singolo, riconoscendo i punti di forza e le risorse di ciascun metodo e modello di riferimento, riadattandole così da rispondere adeguatamente alle esigenze del singolo.
Questo ha permesso di evidenziare ulteriormente le competenze in termini di versatilità e trasversalità del TNPEE e l’interesse in ambito neuropsicomotorio a garantire percorsi individualizzati, pensati specificamente sulla base delle peculiarità di ogni bambino e sulla base delle esigenze del suo contesto.
Ovviamente, tutto ciò non vuole dimostrare che gli interventi a distanza siano da preferire rispetto a quelli in presenza, in cui il Terapista ha modo di esplicare al meglio tutte le sue competenze.
Il processo esaminato di passaggio all’intervento a distanza è stato introdotto in modo inaspettato, cogliendo di sorpresa i professionisti. Di fronte alla nuova situazione, però, sono state messe in campo tutte le risorse e le possibilità disponibili. È chiaro che tale processo di rinnovamento non può ritenersi esaurito. Può invece essere considerato come un punto di partenza per ampliare le prospettive della professionalità del Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva e per coniugare le peculiarità dell’intervento a distanza con quelle dell’intervento tradizionale in presenza.
Questo periodo, infatti, ha comunque dimostrato che il Terapista possiede le risorse e le capacità per riuscire affrontare anche situazioni di difficoltà, essendo in grado di trovare nuove soluzioni partendo dagli elementi che lo caratterizzano e che lo contraddistinguono, portando innovazione ai propri interventi.
Al momento della ripresa dei trattamenti in presenza, non saranno da dimenticare quelli che sono stati i punti di forza di questo periodo. In particolare, sarà importante mantenere un maggiore coinvolgimento delle famiglie nella pratica terapeutica, sia nella loro consapevolezza che nella loro partecipazione ad alcune attività.
L’aver cominciato ad introdurre modalità di riabilitazione a distanza e averne riscontrato un’efficacia, inoltre, potrebbe aprire nuove porte per garantire un intervento terapeutico anche laddove, per ragioni varie, questo non può avvenire in presenza. Questo potrebbe avere un forte impatto positivo nel raggiungere un maggior numero di bambini e ragazzi che necessitano di un supporto e di un sostegno specifico alle loro difficoltà.
In una prospettiva futura, potrebbe essere interessante confrontare l’esperienza descritta all’interno di questa tesi con quella sperimentata da altre realtà similari, per evidenziarne somiglianze e differenze.
Inoltre, potrebbe essere stimolante, nel momento della ripresa dei tradizionali interventi neuropsicomotori, indagare se e come siano stati mantenuti gli elementi dimostratisi positivi durante il periodo di trattamenti a distanza.
Alle volte, può essere necessario un periodo buio per riscoprirsi e ricordarsi veramente chi si è, cosa si può fare e per avere una reale motivazione al cambiamento. È questo che dà la spinta ad abbattere i muri dell’abitudine e a scoprire nuove prospettive, da sempre nascoste dentro di sè. Come diceva infatti il noto pittore spagnolo Pablo Picasso, maestro del processo creativo, “ogni atto di creazione è, prima di tutto, un atto di distruzione”.
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Tesi di Laurea di: Francesca SCOTTON |