CONCLUSIONI - Disturbi Visivi associati alle PCI ed Intervento Riabilitativo di tipo Neuropsicomotorio
In conclusione non è corretto considerare la Paralisi Cerebrale Infantile solamente come un insieme di pattern motori patologici. La giusta chiave di lettura di questa patologia è l'interpretazione della paralisi come un problema che sussiste fra l'organizzazione funzionale dell'individuo stesso e la sua interazione con l'ambiente che lo circonda, più che come un problema esclusivamente di postura e movimento.
Le modalità di organizzazione che ogni singolo individuo mette in atto, sono la diretta conseguenza di una stretta integrazione non solo delle caratteristiche del disturbo motorio, ma anche delle problematiche di ordine cognitivo, percettivo ed emotivo, che in varia misura ricoprono un ruolo importante nello sviluppo complessivo.
La terapia della paralisi dovrebbe essere intesa come la costruzione della capacità del bambino di adattarsi all'ambiente che lo circonda e allo stesso modo di adattare l'ambiente a sé, lavorando sullo sviluppo e / o sul recupero delle funzioni adattive.
E' molto importante quindi aiutare fin dalla nascita il bambino che presenta difficoltà visive in quanto considerando l'importanza la vista ricopre nello sviluppo normale dell'individuo, la sua mancata integrità può produrre conseguenze sul piano dell'attenzione, dello sviluppo neuropsicomotorio, cognitivo e sugli apprendimenti.
Il sistema visivo, lo sviluppo motorio ed il linguaggio, sono sempre correlati tra loro ed è per questo che un buon approccio riabilitativo non può non tener conto di questi aspetti.
Cosa significa questo per un terapista? Che non si può intervenire solo sul linguaggio, solo sulle acquisizioni motorie, ma bisogna considerare il bambino nel suo insieme e come tale offrirgli le giuste opportunità di sviluppo e di recupero, in un unico approccio che comprenda tutti gli aspetti integrati tra loro.