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Mio figlio presenta disturbi nell'area della NEURO e PSICOMOTRICITÀ - Che cosa devo fare?

PROGETTO RETE MINORI IMMIGRATI (RMI)

Il progetto RMI è stato costruito e presentato dalle Unità Operative di Neuropsichiatria dell'Infanzia e Adolescenza di Monza e Vimercate e approvato dalla Regione Lombardia. Un’ampia fascia di popolazione in età evolutiva è stata la destinataria del progetto finanziato dalla Regione Lombardia (anni 2012 – 2013) dal titolo: “COSTRUZIONE DI UNA RETE TRA ENTI E SERVIZI PER UN NUOVO MODELLO TRANSCULTURALE DI INTERVENTO PREVENTICO E DIAGNOSTICO – TERAPEUTICO PER MINORI IMMIGRATI – RMI”.

Il progetto in atto presso le sedi delle UO di Neuropsichiatria Infantile dell’Azienda San Gerardo di Monza e di Desio – Vimercate prevede due fasi:

  • Nel 2012 è stata costruita una rete di carattere pluridisciplinare e integrata di servizi tra cui U.O.N.P.I.A., Servizi Sociali, Scuole e Consultori ASL. Questa prima fase aveva l’obiettivo di accogliere la nuova società multietnica e di garantire un intervento per rispondere al bisogno di salute;
  • Nel 2013 è stato reso operativo un servizio di neuropsichiatria infantile ambulatoriale per i minori in situazione transculturale e in condizioni di disagio neuropsichiatrico con il coinvolgimento delle famiglie non comunitarie e con l’introduzione della figura del mediatore linguistico – culturale nelle equipe U.O.N.P.I.A.. Si è inoltre prevista una riduzione dei tempi di attesa sia per il completamento della valutazione multidisciplinare (da 6 – 9 mesi di attesa dalla prima visita al completamento della valutazione, a un tempo medio di 2 – 4 mesi), che per la presa in carico territoriale (da 2 anni a 3 – 6 mesi per terapie di gruppo e da 8 – 10 mesi a 3 – 4 mesi per psicoterapie individuali).

È’ stata prevista per il progetto una durata di due anni con rinnovo annuale. Il piano di lavoro descritto è stato riconfermato per il biennio 2014 – 2015 e successivamente per l’anno 2016. Sulla parte di lavoro che riguarda specificamente il progetto clinico è stato effettuato un primo studio osservazionale – retrospettivo che ha avuto come oggetto il legame tra i differenti processi migratori (prima e seconda generazione di migranti, dati inerenti alla storia migratoria) e le variabili cliniche e socio – demografiche (età, domicilio di genitori e figli, stato della coppia genitoriale) in minori migranti ricoverati presso la clinica di Neuropsichiatria Infantile tra il 2008 e il 2013.

In particolare, a partire dai dati raccolti dalle cartelle cliniche, i minori sono stati divisi in:

  • Seconde generazioni immigrati – SGI (nati in Italia);
  • Prime generazioni: minori ricongiunti alla famiglia (RI) e minori migrati con la famiglia in Italia.

Particolare attenzione è stata posta nei confronti del tempo di latenza tra l’arrivo in Italia e la presentazione dei sintomi.

La seconda parte dello studio si poneva l’obiettivo di confrontare le caratteristiche dei soggetti stranieri in relazione a quelle di soggetti italiani ricoverati per patologie psichiatriche presso il Reparto di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale San Gerardo di Monza. Essi sono stati matchati per età, sesso e diagnosi con il fine di individuare similitudini e differenze nelle caratteristiche dei ricoveri e nella modalità di utilizzo dei servizi.

Il campione che è stato raccolto risulta essere di 138 stranieri con un’età media al momento della migrazione di 13,6 anni collocandosi nella preadolescenza, età in cui l’integrazione può essere difficoltosa soprattutto a livello scolastico 21.

Una differenza importante è stata osservata nell’uso dei Servizi in merito alle motivazioni del ricovero al momento dell’ingresso:

  • Gli immigrati con i genitori e i soggetti italiani, già in carico ai Servizi territoriali di cura, sono giunti in pronto soccorso prevalentemente per riacutizzazioni di malattie croniche;
  • I ricongiunti sono stati ricoverati in seguito ad un primo passaggio in pronto soccorso per sintomi dirompenti, gravi, precedentemente non riconosciuti ai Servizi, che richiedevano un ricovero in urgenza.

Inoltre i risultati dello studio hanno confermato la maggiore fragilità dei minori di prima generazione andati incontro a ricongiungimento familiare, non solo rispetto ai minori di seconda generazione, ma anche rispetto ai minori di prima generazione giunti in Italia con i genitori.

Sono stati definiti come fattori protettivi della migrazione l’acquisizione della “nuova” lingua e la stabilità della coppia genitoriale 22 23.

I soggetti ricongiunti sembrano rappresentare un gruppo di per sé più fragile, in cui le risorse per affrontare il trauma migratorio sono indebolite poiché si manifesta una conoscenza ridotta della lingua italiana e un maggior numero di genitori soli (a seguito di separazione o per decesso del compagno/a). Al contrario i ragazzini degli altri due sottogruppi di stranieri sono caratterizzati dall’avere una maggiore conoscenza della lingua italiana e un maggior numero di coppie genitoriali conviventi e di coppie “miste” (un genitore italiano).

Nello studio la migrazione pare abbia agito su individui vulnerabili portandoli, in breve tempo dopo l’arrivo in Italia, alla manifestazione di sintomi psichiatrici i quali sono spesso caratterizzati dall’essere gravi e dirompenti.

Infatti i risultati hanno mostrato come, per i ricongiunti che arrivano in Italia “sani” vi sia un periodo – finestra di almeno un anno tra l’arrivo e l’esordio dei sintomi mentre, per gli immigrati con i genitori, l’intervallo è sembrato essere più ampio, con sintomatologie che tendono ad esordire più tardivamente soprattutto dopo 5 anni.

In un secondo studio che è stato effettuato nelle scuole e nelle U.O.N.P.I.A. del territorio di Lissone sono state consegnate delle schede volte a fornire un dato complessivo dei minori stranieri frequentanti le scuole aderenti al progetto. Sono stati raccolti i dati di 13 scuole sul territorio d’indagine con un totale di 3645 minori iscritti, di questi il 13% risultavano minori migranti.

Infine, in un terzo studio condotto nei Servizi U.O.N.P.I.A. della Clinica di Neuropsichiatria Infantile di Monza e Brianza sono stati osservati i seguenti aspetti nel periodo da gennaio a novembre 2013 su un campione di 176 migranti (20% dei nuovi accessi annuali):

  • Il 73,8% del campione erano migranti di seconda generazione mentre il 26,2% rappresentava le prime generazioni. Si è osservata la prevalenza di maschi (61%) rispetto alle femmine (39%);
  • La provenienza, per quanto concerne la prima generazione è caratterizzata prevalentemente da: Centro Sud America 38%, Nord Africa 21%, Est Europa 20%;
  • La seconda generazione invece da: Nord Africa 25%, Centro Sud America 21%, Est Europa 19;
  • Analizzando la distribuzione per età è rilevata una prevalenza della fascia di età scolare 6 – 11 anni (40%), seguita dalla fascia 3 – 6 (27%), 11 – 14 (14%) e 0 – 3 (13%);
  • I principali invianti sono rappresentati dalle scuole (45%) e dai pediatri curanti (15%).

Essi svolgono un ruolo fondamentale di filtro e di intercettazione precoce del disagio. L’accesso su iniziativa spontanea del genitore (8%) è più raro;

  • Tra i motivi per cui bambini migranti vengono inviati al servizio rientrano:
    • Difficoltà di apprendimento in età scolare 33%,
    • Difficoltà o ritardi di linguaggio in età prescolare 26%;
    • Disturbo comportamentale 14%;
    • Sintomi psicosomatici 9%;
    • Ritardo nello sviluppo motorio (primo anno di vita) o cognitivo (nei più grandi) 5%;
    • Disturbo della sfera relazionale (prima infanzia) 5%;
  • Per quanto riguarda l’inquadramento diagnostico si è riscontrato:
    • Disturbo della sfera emozionale 38%;
    • Disturbo specifico nell’area del linguaggio 18%;
    • Disturbo misto 11%;
    • Disturbo specifico dell’apprendimento 9%;
    • Ritardo cognitivo 7%;
    • Disturbo dell’adattamento 3%;
    • Disturbo della condotta 3%;
    • Disturbo pervasivo dello sviluppo 3%;
    • Disturbo somatoforme 2%.

Nell’insieme si è osservato quanto sia utile e necessario, soprattutto nei più piccoli, soprassedere dal fornire etichette diagnostiche offrendo un tempo sufficientemente lungo di osservazione e di counselling per approfondire i bisogni e discriminare situazioni evolutive da disturbi più strutturati.

I dati clinici del servizio unitamente all’osservatorio ospedaliero confermano la maggiore vulnerabilità delle famiglie migranti e dei loro bambini nei tre fondamentali momenti di crescita: le interazioni precoci con i care – givers dei primi anni di vita, l’ingresso nella scuola e l’accesso ai processi di apprendimento, l’adolescenza.

IL PROGETTO RMI – 2014/2015

Il progetto RMI 2012 – 2013 è stato rinnovato per il biennio 2014 – 2015 fissando nuovi obiettivi correlati ai bisogni evidenziati:

  • OBIETTIVI GENERALI:
    • Rafforzare la collaborazione tra servizi di NPI, Servizio Sociale, Istituti scolastici, pediatri e medici di libera scelta per individuare e gestire in maniera tempestiva e adeguata situazioni problematiche o a rischio;
    • Ampliare l’attività clinica dell’ambulatorio di etnopsichiatria dell’età evolutiva, delle U.O.N.P.I.A. territoriali, con attività terapeutica costituita da interventi di cura, individuali e di gruppo, attuata da parte di operatori specificamente formati con un approccio di cura transculturale;
    • Integrare l’osservazione clinica con analisi statistiche ed epidemiologiche di dati raccolti nell’ambito del lavoro clinico e di rete, al fine di meglio indirizzare l’attività del Servizio ai bisogni di cura dell’utenza;
  • OBETTIVI SPECIFICI:
    • A.1 Diffondere il modello transculturale di intervento e cura tra gli operatori sociosanitari, educatori, operatori sociali della scuola al fine di creare sinergie e arrivare a soluzioni condivise per costruire ambiti collettivi di presa in carico di situazioni problematiche;
    • A.2 Sviluppare una maggiore condivisione di metodologie di intervento; A.3 Sostenere attività di prevenzione primaria e secondaria;
    • A.4 Individuare le modalità finalizzate ad una gestione congiunta dei casi clinici “multiproblematici”;
    • A.5 Rinforzare il raccordo con altri progetti regionali per i minori migranti e le loro famiglie;
    • B.1 Fornire un intervento integrato multispecialistico con modalità transculturale ai minori migranti con patologie NPI e alle loro famiglie da parte di operatori in formazione continua;
    • B.2 Fornire una presa in carico tempestiva dei minori migranti in fascia 0 – 3 anni o con disturbi ascrivibili a difficoltà pervasive dello sviluppo, in linea con le priorità individuate dall’ASL, per cui è richiesto un accorciamento dei tempi di attesa per la prima visita di bambini della fascia 0 – 3 anni o con sintomatologia ascrivibile a difficoltà pervasive dello sviluppo;
    • B.3 Potenziamento degli interventi di tipo terapeutico – riabilitativo presso le U.O.N.P.I.A. ed il centro diurno;
    • B.4 Accompagnamento post ricovero dei minori migranti e delle loro famiglie;
    • B.5 Incrementare la diffusione nelle U.O.N.P.I.A. aderenti della formazione al modello transculturale;
    • C.1 Approfondire le conoscenze in merito ai fattori di rischio e ai fattori di resilienza della popolazione minore migrante.
  • AZIONI PREVISTE DAL PROGETTO ED EVIDENZE SCIENTIFICHE DI RIFERIMENTO
    • A.1.1 Promuovere momenti di incontro istituzionale di confronto e discussione con operatori di differenti Enti e Servizi per la diffusione di conoscenze relative ai bisogni di cura della popolazione minore migrante e per la diffusione delle informazioni disponibili in merito ai fattori di rischio e fattori di resilienza di questa specifica popolazione;
    • A.1.2 Congressi con docenti esperti, aperti al Territorio;
    • A.2.1 Formulazione di modelli utili alla segnalazione di minori migranti con problematiche psicopatologiche da parte dei Servizi Sociali, dei pediatri di base;
    • A.2.2 Creazione di un protocollo d’intesa con gli organi di rappresentanza istituzionale di Pediatri, scuola e servizi che permetta la diffusione e la standardizzazione degli strumenti condivisi;
    • A.3.1 Screening nelle scuole per il riconoscimento dei fattori di rischio e di problematiche neuropsichiatriche nei minori migranti;
    • A.3.2 Messa in rete con altri progetti a finalità preventiva già presenti sul territorio;
    • A.3.3 Condivisione con gli operatori di altri Enti e Servizi dei dati epidemiologici locali raccolti per il riconoscimento dei bisogni e la formulazione di nuovi progetti, utili alla prevenzione primaria e secondaria;
    • A.3.4 Raccordo e partecipazione al coordinamento di nuovi progetti in rete sul Territorio;
    • A.4.1 Creazione di tavoli di lavoro per il confronto tra gli operatori di diversi Enti e Servizi coinvolti in valutazione di casi “multiproblematici”;
    • A.5.1 Partecipazione a riunioni di raccordo con gli operatori referenti di altri progetti analoghi, dedicati alla popolazione minore migrante, finanziati dalla Regione Lombardia;
    • B.1.1 Potenziamento e integrazione del modello transculturale per la presa in carico dei minori migranti e delle loro famiglie nelle U.O.N.P.I.A. coinvolte e nei Centri Diurni ad esse collegate;
    • B.2.1 Creazione di un ambulatorio 0 – 3 anni per i bambini e le famiglie migranti;
    • B.3.1 Attivazione di interventi di cura terapeutico – riabilitativi, individuali e/o di gruppo, presso le U.O.N.P.I.A. e i Centri Diurni ad esse collegati;
    • B.4.1 Integrazione, con competenze specifiche, al lavoro degli operatori del progetto innovativo regionale “Dimissioni protette” attivato presso le U.O.N.P.I.A. coinvolte nel presente progetto;
    • B.5.1 Incontri di supervisione clinica e corsi su tematiche specifiche aperti a tutti gli operatori delle U.O.N.P.I.A.;
    • C.1.1 Mantenere la già attiva collaborazione con l’Università degli Studi di Milano Bicocca per l’effettuazione di ricerche cliniche ed epidemiologiche;
    • C.1.2 Formulare progetti di ricerca clinica ed epidemiologica sulla popolazione nei minori migranti sul nostro Territorio.

In relazione agli obiettivi e alle azioni precedentemente indicati sono stati individuati i seguenti risultati attesi:

  • RISULTATI ATTESI OBIETTIVO GENERALE A:
    • Diffusione del modello transculturale;
    • Individuazione e coinvolgimento di referenti pediatri e dei Servizi Sociali;
    • Elevato grado di coinvolgimento degli operatori U.O.N.P.I.A.;
    • Creare schede per la rilevazione e segnalazione delle difficoltà di minori migranti e delle loro famiglie da parte di operatori sociosanitari;
    • Stesura del protocollo di intesa con gli organi di rappresentanza istituzionale di Pediatri, scuola e servizi che permetta la diffusione e standardizzazione degli strumenti condivisi;
    • Rilevazione precoce dei soggetti a rischio;
    • Collaborazione ed incontri con gli operatori coinvolti nei progetti;
    • Sviluppo di attività di raccordo tra operatori dei diversi servizi;
    • Buona attività di raccordo con gli operatori referenti di altri progetti sul territorio;
    • Acquisizione e condivisione dei dati epidemiologici raccolti sulla popolazione;
    • Condivisione dei modelli di intervento/cura relativi alle situazioni multiproblematiche;
    • Collaborazione tra operatori di diversi progetti regionali;
  • RISULTATI ATTESI OBIETTIVO GENERALE B:
    • Presa in carico del minore e della sua famiglia in ottica transculturale;
    • Presa in carico tempestiva del minore fascia 0 – 3 anni o con sospetto disturbo pervasivo dello sviluppo;
    • Attivazione di interventi di cura terapeutico – riabilitativi, individuali e/o di gruppo;
    • Integrazione del modello transculturale agli interventi di accompagnamento alle cure territoriali nel post – ricovero;
    • Conoscenza e diffusione del modello transculturale all’interno delle U.O.N.P.I.A.;
  • RISULTATI ATTESI OBIETTIVO GENERALE C:
    • Acquisizione di nuove informazioni utili alla definizione di salute e di rischio psicopatologico e neuropsicologico della popolazione in oggetto.

Criteri e indicatori per il monitoraggio e la valutazione

INDICATORI

STRUMENTI DI RILEVAZIONE

Incontri periodici a tavoli di lavoro con operatori di altri Enti e Servizi (5 incontri/anno)

Rilevazione dell’efficacia della diffusione teorica del modello, attraverso un questionario

Rilevazione dell’efficacia della diffusione nella pratica professionale del modello, attraverso la verbalizzazione, in cartella clinica degli interventi congiunti realizzati con operatori di differenti Servizi, poi raccolti in elenco in un database creato ad hoc

Coinvolgimento di operatori di tutti i Servizi invitati a partecipare

Registri presenza agli incontri e raccolta dei dati relativi ai singoli operatori

Presenza agli eventi formativi di operatori referenti di tutti i Servizi del Territorio coinvolti

Registri presenza agli eventi formativi e raccolta dei dati relativi ai singoli operatori

Utilizzo delle schede di segnalazione per gli invii in U.O.N.P.I.A. (50% dei casi)

Archivio delle schede inviate in apposito schedario. Raccolta in un database delle informazioni relative alle modalità di invio dei minori migranti al Progetto

Creazione di un protocollo

Copia del protocollo

Diffusione di strumenti di screening

Database dei dati raccolti con i test e questionari distribuiti

Registro delle Scuole, dei Servizi Sociali, e dei pediatri partecipanti

Conferma dell’efficacia attraverso una valutazione clinica di una % di soggetti individuati come a rischio

Definizione degli strumenti necessari ed efficaci per lo screening delle psicopatologie nella popolazione minore migrante

Numero di incontri (minimo 3) di messa in rete con altri progetti a finalità preventiva già presenti sul Territorio

Registri presenza

Effettivo scambio di dati epidemiologici raccolti sulla popolazione

Verbali d’equipe

Numero di incontri (4) di raccordo e partecipazione al coordinamento di nuovi progetti in rete sul nostro Territorio

Verbali d’equipe

Incremento % del numero di casi multiproblematici discusso al tavolo di lavoro

Registri presenze (operatori)

Registro dei casi (database)

Numero di incontri (minimo 3/anno) di raccordo con

Registro degli operatori (referenti dei progetti)

gli operatori referenti di altri progetti analoghi, dedicati alla popolazione minore migrante, finanziati dalla Regione Lombardia

presenti alle riunioni

Incremento % del numero di interventi di cura in ottica transculturale

Analisi dei dati relativi alle prese in carico di minori migranti in ottica transculturale

Riduzione % dei drop – out

Analisi dei dati relativi alle prese in carico di minori migranti in ottica transculturale

Incremento % del numero di interventi di cura in ottica transculturale nella fascia 0 – 3 anni

Analisi del numero delle prese in carico in ottica transculturale

Incremento % degli interventi terapeutico – riabilitativi % di minori stranieri in carico al Servizio di “Dimissioni protette”

Analisi del numero delle prese in carico % di prese in carico U.O.N.P.I.A. come esito dell’accompagnamento nel post – ricovero e confronto con la % di drop – out

Incremento % del numero di operatori U.O.N.P.I.A. iscritti agli incontri di supervisione clinica e ai corsi sulle tematiche specifiche

Registri iscrizione

Numero di ricerche sulla popolazione migrante attivate e concluse nei due anni di progetto (minimo 2)

Analisi statistica e discussione dei dati raccolti

 

Beneficiari diretti e indiretti

Il progetto RMI – 2014/15 è dedicato ai minori stranieri che risiedono nelle Province di Monza e Brianza in seguito al ricongiungimento ai genitori e nati nel nostro Paese da genitori immigrati, che presentano problematiche cliniche relative a ritardi e disturbi di linguaggio, di apprendimento e del comportamento, problematiche psicopatologiche gravi e che giungono ai servizi specialistici di Infantile segnalati da Servizi Sociali, Scuole e pediatri di base.

Sulla base dei dati ISTAT e dei dati riscontrati nel precedente progetto (RMI – 2012/13) si può ipotizzare un ulteriore e progressivo incremento degli utenti dei Servizi appartenenti alla popolazione in oggetto al presente progetto.

La durata del progetto RMI – 2014/15 prevista è di due anni con rinnovo annuale.

Le azioni per il raggiungimento dell’obiettivo generale B potranno essere verificate già al termine del primo anno mentre, per quelle che porteranno a raggiungere gli obiettivi generali A e C occorre prevedere un periodo più lungo ed una verifica conclusiva al termine del secondo anno.

 

IL PROGETTO RMI – 2016/2017

Il progetto RMI è stato rinnovato per il biennio 2016/2017. Nel nuovo progetto è stata posta maggiore attenzione verso l’ambiente che circonda il minore, in particolare verso quello famigliare: tra gli obiettivi figurano gli interventi in sostegno alla genitorialità, aspetto di rilevante importanza soprattutto in casi complessi.

Inoltre, nel progetto RMI 2016/2017, è stato prefissato, tra gli obiettivi generali, il potenziamento della presa in carico individuale o di gruppo all'interno dell'attività clinica svolta dall'ambulatorio di etnopsichiatria territoriale, con particolare attenzione alle fasce di utenza più fragili (0 – 4 anni e 13 – 18 anni), a rischio psicopatologico o che presentano vulnerabilità specifiche legate alla storia migratoria.

Il progetto rimane dedicato agli stessi beneficiari degli anni precedenti, tuttavia si provvederà ad integrare, con le competenze specifiche degli operatori del progetto, i Servizi di “Dimissioni protette” finanziati dalla regione Lombardia e già presenti nelle tre ASST dell'ATS Brianza.

 


  • 21 Rezzoug D., Baubet T., Moro M.R. Infanzia: tra vulnerabilità e creatività. Psicopatologia transculturale dall'infanzia all'età adulta, KOINé 2010
  • 22 Moro M.R et all. Perinatalità: madri e bambini in esilio. Da Psicopatologia transculturale dall'infanzia all'età adulta, KOINé 2010
  • 23 Skandrani S. M., Bouche – Florin L. Adolescenza: la costruzione identitaria e i suoi rischi. Da Psicopatologia transculturale dall'infanzia all'età adulta, KOINé 2010

 

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