“Danzando lo spazio”: studio per verificare il contributo della pratica coreologica per lo sviluppo di fattori di protezione ai disturbi di organizzazione spaziale
Introduzione
I disturbi di organizzazione spaziale includono diversi fenotipi comportamentali che si possono manifestare in forma isolata o associata ad altri disordini dello sviluppo neuroevolutivo. Difficoltà che interessano le abilità spaziali condizionano in maniera significativa tutto lo sviluppo armonico di un bambino (Barnes, 2014): il riconoscimento e l’organizzazione dei rapporti spaziali sono infatti prerequisiti dell’apprendimento della scrittura e della lettura (Lumaca, Del Vento, 2007) e della matematica (Barnes, 2014), ma anche più in generale delle capacità di decentramento nei confronti e verso l’altro, e pertanto elementi fondamentali anche per lo sviluppo di abilità di interazione sociale (Pierro, 1995). In questo progetto viene proposto un lavoro mirato allo sviluppo di competenze spaziali come l’orientamento, il riconoscimento di forme, grandezze e direzioni, la conoscenza e l’interiorizzazione dei concetti topologici, considerati fattori predittivi importanti degli apprendimenti scolastici. Viene proposto un percorso specifico strutturato secondo il modello preventivo della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva per favorire lo sviluppo di queste funzioni, quali fattori di protezione nei confronti dei disturbi dell’organizzazione spaziale (Falaschi, 2010).
Obiettivo
Viene presentato uno studio osservazionale condotto con l’obiettivo di indagare il contributo dell’approccio coreologico, ed in particolare gli studi labaniani sullo spazio (Choreutics, 1966) nell’insegnamento della danza, integrati con la pratica neuro e psicomotoria preventiva, per lo sviluppo di competenze spaziali specifiche, considerate fattori di protezione ai disturbi di organizzazione spaziale.
Materiale e Metodo
Per l’attualizzazione del progetto “Danzando lo spazio” si è selezionato un campione di 15 bambine, di età compresa fra i 5 e i 7 anni, che hanno partecipato ad un laboratorio sperimentale di danza insegnata attraverso l’approccio coreologico, organizzato in 15 incontri monosettimanali. Allo scopo di verificare le ipotesi progettuali a tale gruppo sono stati affiancati due gruppi di controllo di uguali caratteristiche, che hanno svolto nello stesso periodo attività di danza senza l’approccio coreologico oppure nessuna attività di danza. Sono state sottoposte alle bambine, prima e dopo l’intervento, prove di valutazione delle abilità spaziali, oggetto dell’indagine, attraverso alcuni test standardizzati che valutano competenze di input: Subtest Frecce e Trova la strada della Batteria Nepsy (M. Korkman; U. Kirk; S. Kemp; 2011); competenze di elaborazione: test dell’Elefante (Flori, in press); test di Rey versione B (Rey, 1979); prove degli Atteggiamenti e dei Tocchi tratte dalla Valutazione del Metodo Terzi (Terzi, 1995; Placido et al., 2015) e competenze di output: Test of Visual-Motor Integration – VMI (Bender; 1997). I risultati alle prove, in termini di miglioramento in uscita, sono stati messi a confronto fra loro e nei diversi gruppi in studio, per confermare le ipotesi progettuali.
Risultati
Al termine del progetto si sono evidenziati significativi miglioramenti nel gruppo sperimentale, sia in relazione alle competenze di organizzazione e rappresentazione spaziale (input ed elaborazione), che in quelle di utilizzo della funzione spaziale (output). Tali miglioramenti, che risultano esclusivi per i soggetti che hanno partecipato al percorso sperimentale, rispetto ad entrambi i due gruppi di controllo, permettono di attribuire le modificazioni rilevate all’intervento peculiare.
Conclusioni
L’approccio coreologico, inserito nell’insegnamento della danza e integrato con la pratica preventiva neuro e psicomotoria, ha sortito un risultato efficace nel potenziare competenze spaziali specifiche, non soggette ad effetto di sviluppo nel breve termine, e considerate fattori di protezione primaria ai disturbi dell’organizzazione visuo-spaziale. L’approccio coreologico si configura pertanto come un utile strumento di lavoro, che può entrare a far parte delle competenze del TNPEE, come supporto alla sua metodologia, ma che ben si sposa anche con il contesto artistico della danza, permettendo di approfondire anche tale disciplina, svincolandola dal semplice apprendimento e dalla mera esecuzione dei passi e trasformandola in un mezzo per l’apprendimento di competenze.
Premessa
Questo progetto nasce dal desiderio di trovare un connubio tra ciò che sarà il mio futuro lavoro, il Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva e ciò che mi appartiene da sempre, la danza. Con il termine “danza” non voglio esprimere solo il concetto di riproduzioni di passi prestabiliti, ma quello che per me è diventato negli ultimi anni di studio di questa disciplina: rendere visibile una scelta, tra le innumerevoli che abbiamo, del nostro movimento. Questa visione della danza, analitica ma intima, mi è stata fornita grazie alla Coreologia (Laban, 1926), arrivata a me tramite gli insegnamenti di Claudia Monticone, che l’ha introdotta come essenza indissolubile delle sue lezioni. Attraverso la pratica coreologica ho potuto comprendere più a fondo quale sia l’essenza prima della danza, conoscere meglio il mio corpo e le sue possibilità. Partendo da questa rivoluzione nella mia visione di atto performativo danzato e dall’interesse crescente per l’ambito prettamente preventivo della figura del TNPEE, ho provato a pensare ad un uso strumentale della Coreologia ed in particolare a verificare il contributo delle teorie labaniane sullo spazio, quale percorso per favorire la consapevolezza dello spazio e quale risorsa per l’ambito preventivo della mia futura professione.
Introduzione
In questo elaborato di tesi viene presentato il progetto “Danzando lo spazio”, pensato per verificare il contributo della pratica coreologica per lo sviluppo di fattori di protezione ai disturbi di organizzazione spaziale. La pratica coreologica può essere utilizzata come un innovativo approccio alla danza che si rifà agli studi coreutici di Rudolf von Laban (1879-1958), relativi all’analisi del movimento. In particolare sono stati messi in pratica, attraverso esercizi ludici e creativi, gli studi riguardo lo spazio (Choreutics, 1966), condotti insieme a Dc Valerie Preston-Dunlop, sua allieva e ad oggi maggior esponente degli studi coreologici. Il progetto ha provato a verificare l’utilità di un percorso specifico per favorire lo sviluppo della funzione spaziale ed in particolare le abilità di rappresentazione mentale e organizzazione dello spazio. Le abilità visuo-spaziali si trovano infatti alla base di molti processi di apprendimento e come tali condizionano lo sviluppo armonico del bambino (Barnes, 2014): il riconoscimento e l’organizzazione dei rapporti spaziali sono infatti prerequisiti dell’apprendimento della scrittura e della lettura (Lumaca, Del Vento, 2007) e della matematica (Barnes, 2014), ma anche più in generale delle proprie abilità di decentramento nei confronti e verso l’altro che occupa il nostro spazio (Pierro, 1995). Un lavoro mirato allo sviluppo di competenze spaziali come l’orientamento, il riconoscimento di forme, grandezze e direzioni, la conoscenza e l’interiorizzazione dei concetti topologici, può quindi favorire lo sviluppo di queste funzioni e fungere da fattore di protezione primaria nei confronti delle difficoltà peculiari (Falaschi, 2010).
Nel Capitolo 1 verrà descritta e presentata la Coreologia, dopo un inquadramento storico sociale, attraverso la descrizione della vita di Laban, con una particolare attenzione agli studi coreutici che riguardano lo spazio, oggetto specifico della ricerca, presentando il modello di riferimento della pratica coreologica che è stato utilizzato nel laboratorio sperimentale.
Nel Capitolo 1 verrà descritta e presentata la Coreologia, dopo un inquadramento storico sociale, attraverso la descrizione della vita di Laban, con una particolare attenzione agli studi coreutici cheriguardano lo spazio, oggetto specifico della ricerca, presentando il modello di riferimento della pratica coreologica che è stato utilizzato nel laboratorio sperimentale.
Nel Capitolo 2 saranno presentate le definizioni di abilità visuo-spaziali e di funzione spaziale secondo diversi autori; ponendo particolare attenzione alle tappe dello sviluppo tipico e ad eventuali atipie odisarmonie dello stesso.
Nel Capitolo 3 verranno presentati alcuni disturbi del Neurosviluppo e alcune patologie tipiche dell’età evolutiva che presentano alterazioni delle abilità visuo-spaziali, in associazione al disturboprevalente.
Nel Capitolo 4 verranno descritti i modelli dell’intervento e della presa in cura di tali difficoltà e disturbi, con particolare attenzione al ruolo del Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva(TNPEE). Particolare attenzione verrà dedicata alla prevenzione, che si realizza attraverso lo sviluppo di fattori protettivi nei confronti degli stessi e vede nel TNPEE la figura più idonea pertradurre le scoperte delle neuroscienze in esperienze significative per i bambini.
Nel Capitolo 5 verrà presentato il progetto sperimentale che mette in campo un laboratorio realizzato all’interno del contesto di insegnamento alla danza. Verrà descritto il disegno sperimentale, conparticolare attenzione alla metodologia dell'intervento e all’analisi dei risultati ottenuti.
Nel Capitolo 6 verranno presentati e discussi i risultati ottenuti per delineare il contributo della pratica coreologica nel potenziamento delle varie abilità.
Infine nel Capitolo 7 verranno descritte le conclusioni tratte dalla discussione dei risultati, i limiti del progetto e le sue prospettive future, come risorsa per sviluppare competenze nei bambini, utili agarantire uno sviluppo armonico di tutte le loro competenze.
Indice |
INTRODUZIONE |
CONCLUSIONI |
BIBLIOGRAFIA |
Tesi di Laurea di: Martina SALA |