CONCLUSIONI - Empatia: origine, significato e disordini
In questo elaborato è presentato un quadro esplicito per ciò che riguarda l’empatia e le patologie legate alla sua carenza o alla sua mancanza. La riabilitazione neuropsicomotoria mira a far emergere delle competenze, in questo caso empatiche, attraverso l’utilizzo di strategie e facilitatori.
In altre parole, tramite il “gioco” il bambino entra in relazione con il mondo esterno, con il terapista e soprattutto con se stesso e con le proprie emozioni. Basti pensare in primis al gioco sensomotorio e, poi a quello simbolico.
Una terapia strutturata attraverso attività ludiche che mettono al primo posto le scelte e le attitudini del bambino è sicuramente un valido aiuto per poter partire per quel lungo viaggio che deve essere intrapreso per il raggiungimento degli obiettivi terapeutici.
Il cuore del discorso non può essere altro che la centralità e, la globalità del bambino, indipendentemente dalla sua patologia; ogni programma, ogni progetto ed ogni terapia devono puntare al raggiungimento della sua autonomia.
Assumendo un’ottica generale si può concludere che indipendentemente che ci sia o meno una patologia e quale essa sia, l’empatia, e quindi l’entrare in relazione e assumere la prospettiva dell’altro, è chiave unica ed universale per la gestione di qualsiasi rapporto umano, soprattutto quello terapeutico. Infatti le prime sedute neuropsicomotorie sono basate sull’osservazione, e non a caso tra gli obiettivi a breve termine un buon terapista inserisce sempre l’adattamento del bambino al setting e di conseguenza al terapista. È proprio in un rapporto così precoce (e non solo) che si da inconsciamente una fondamentale importanza alla comunicazione soprattutto non verbale. Il tono muscolare, lo sguardo, la voce, la mimica, il movimento, l’uso degli oggetti fanno parte di un quadro generale di categorie analogiche che fanno capo alla comunicazione. Tutto ciò è indissolubilmente legato alle forme empatiche di comunicazione che sia essa verbale o meno. Qualunque strategia che il terapista voglia utilizzare per favorire il raggiungimento degli obiettivi terapeutici deve necessariamente essere supportata dall’instaurazione di un’interazione reciproca favorevole e basata su un clima di fiducia.
In ogni caso è bene non tralasciare mai che il nostro piccolo paziente oggi è un bambino inserito in un contesto familiare, scolastico e terapeutico, ma domani sarà un adulto che in un modo o nell’altro dovrà fare i conti con la società; per cui in un modo o nell’altro il nostro compito è quello di migliorare la sua qualità di vita fin dove è possibile.
Sono convinta che, sulla base di quanto esposto, le future ricerche cliniche sui disturbi dell'empatia non potranno fare a meno di considerare contemporaneamente ed in maniera combinata fattori comportamentali, contestuali e biologici, poiché questi presi singolarmente possono assumere solo un unico valore di tipo informativo tralasciando l’individualità della persona, a prescindere dalla patologia.
Indice |
PREMESSA |
INTRODUZIONE |
Capitolo I - EMPATIA: CENNI STORICI
Capitolo II - Nuovi orientamenti nello studio dell'empatia ed individuazione di specifici sottosistemi
Capitolo III - QUADRI CLINICI LEGATI AI DISORDINI DELL'EMPATIA
Capitolo IV - Modalità di approccio ai disordini dell'empatia e strategie terapeutiche
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CONCLUSIONI |
BIBLIOGRAFIA |
Tesi di Laurea di: Emanuela VARRIALE |