Introduzione - L’importanza del gioco nella relazione madre-bambino
Ho iniziato a seguire N., un bambino di 3 anni e 4 mesi con un quadro di ritardo globale dello sviluppo, il giorno 5 maggio 2011, presso il Centro A.P.R. di Montecatini Terme.
N. è stato inserito al Centro poche settimane prima che io cominciassi il mio tirocinio, iniziando il trattamento riabilitativo in data 11-04-2011, con una frequenza di 3 ore settimanali di terapia logopedica e 1 ora alla settimana di terapia neuropsicomotoria.
L’obiettivo riabilitativo, indicato al momento dell’inserimento, era favorire la crescita globale e armonica nelle diverse aree di sviluppo, attuando, in particolare, interventi mirati a favorire l’emergere del gioco simbolico organizzato, le abilità grafo-motorie e le competenze linguistiche, sia sul piano recettivo che sul piano espressivo.
Fin dalle prime sedute di osservazione e, soprattutto, dai primi colloqui con i genitori sono tuttavia emerse problematiche importanti riguardanti la gestione del bambino e la difficoltà, manifestata esplicitamente e con grande enfasi dalla madre, nello svolgimento dei compiti genitoriali.
Questo aspetto, così delicato, ma così centrale nella relazione fra N. e la madre e quindi nel percorso di crescita del bambino, ci è sembrato un elemento di notevole importanza, che necessariamente doveva essere tenuto presente nella progettazione dell’intervento terapeutico, ma che poteva essere anche uno spunto interessante per caratterizzare il taglio della mia tesi di laurea.
Il percorso che abbiamo deciso di intraprendere si articola, quindi, in due componenti principali, diverse e separate l’una dall’altra, ma fortemente connesse e interdipendenti:
- l’intervento sul bambino, con modalità di seduta individuale, finalizzato al trattamento più specifico del suo quadro clinico, alla riabilitazione delle funzioni che risultano più compromesse, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo e l’acquisizione di nuove competenze;
- l’intervento sulla coppia madre-bambino, chiedendo alla signora di presenziare e partecipare attivamente ad alcune sedute insieme a N., per cercare di individuare e modificare gli aspetti patologici o, comunque, meno funzionali che caratterizzano la relazione fra loro ed attuare un intervento mirato che utilizzi il gioco come strumento di interazione e mediazione e che abbia l’obiettivo di fornire un sostegno valido alla genitorialità e un supporto per lo sviluppo armonico e sereno del bambino.
Questo lavoro inizia con una breve descrizione del Centro in cui ho svolto il tirocinio, in modo da poter inquadrare il tipo di struttura, il tipo di utenza e il tipo di servizio che viene offerto dall’ A.P.R. di Montecatini Terme.
Nel primo capitolo viene fatto un inquadramento teorico, con riferimenti alla letteratura, sul tema della genitorialità e, nello specifico, sulle problematiche che spesso interessano le famiglie con bambini disabili; mi è sembrato, inoltre, doveroso porre l’accento sull’importanza della presa in carico e del coinvolgimento della famiglia nel percorso riabilitativo-rieducativo di un bambino con handicap.
Nel secondo capitolo viene presentato il caso scelto per questo lavoro, attraverso la raccolta anamnestica, l’osservazione del bambino e la valutazione del suo livello di sviluppo nelle diverse aree, l’osservazione della relazione fra lui e la mamma e, infine, la valutazione del livello di stress genitoriale tramite la somministrazione del test PSI - Parenting Stress Index alla madre di N.
Nel terzo capitolo ho descritto il progetto terapeutico che abbiamo proposto in relazione alle nostre valutazioni, presentando separatamente l’intervento neuropsicomotorio individuale rivolto a N. e l’intervento parallelo rivolto alla coppia madre-bambino, con una sintetica delineazione delle strategie e degli obiettivi che ci siamo posti.
La parte più corposa di tutto il mio elaborato è dedicata alla descrizione dettagliata del lavoro che io ho svolto con il bambino e la mamma, descrivendo specificatamente quattro sedute da me condotte e analizzando, per ognuna di esse, la proposta di gioco, l’organizzazione del setting, i ruoli assunti da ciascun partecipante all’interno della cornice, la risposta di N. alle attività e, infine, le mie considerazioni sullo svolgimento della seduta, mettendo in evidenza gli aspetti di criticità o di positività che, secondo me, erano emersi.
Il trattato si conclude con una riflessione sul lavoro svolto nel periodo del tirocinio e sulla prospettiva di continuare nel tempo l’intervento che abbiamo iniziato.
Indice |
INTRODUZIONE |
Presentazione del Centro |
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CONCLUSIONI |
COMMENTO AL VIDEO |
BIBLIOGRAFIA |
Ringraziamenti |
Tesi di Laurea di: Rachele SFORZI |