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Perché il termine “NEUROPSICOMOTRICISTA” viene associato al "Terapista della NEURO e PSICOMOTRICITÀ dell’Età Evolutiva" ?

L’integrazione Sensoriale

L’integrazione sensoriale è l’organizzazione delle sensazioni, necessaria per il loro utilizzo. E’ un processo neurobiologico inconsapevole che organizza le sensazioni provenienti dal proprio corpo e dall’ambiente circostante, affinché possano essere utilizzate per muovere il proprio corpo in modo efficace e rendere possibile l’interazione rapida con l’ambiente. Essa consente, infatti, al sistema nervoso centrale di improvvisare una risposta efficace, utilizzando la totalità di informazioni ricevute dal corpo e dall’ambiente.

L’integrazione sensoriale:

  • E’ un processo inconsapevole del cervello (avviene senza pensiero – come il respiro).
  • Organizza l’informazione proveniente dai sensi (gusto, vista, udito, tatto, olfatto, movimento, gravità e posizione).
  • Dà significato a quello di cui si fa esperienza vagliando tutte le informazioni e scegliendo quelle su cui focalizzare l’attenzione (come ascoltare l’insegnante ignorando il rumore del traffico esterno).
  • Permette di agire o rispondere alla situazione che stiamo vivendo in modo intenzionale (conosciuto come risposta adattiva).
  • Costruisce le fondamenta sottostanti l’apprendimento scolastico e il comportamento sociale.

Figura 1: integrazione sensoriale in sintesi (Ayres, 2012)

L’integrazione è un tipo di organizzazione. Integrare significa mettere insieme o organizzare varie parti in un tutto.

Questo tipo di approccio ha iniziato a prendere campo intorno al 1970 a Los Angeles con gli studi che Anna Jean Ayres ha effettuato al Brain Research Institute dell’università della California.

La stessa Ayres (1972,1977,1989) e Fisher, Murray e Bundy (1991) e Bundy Lane e Murray (2002) durante la loro ricerca, identificarono vari tipi di disfunzione dell’integrazione sensoriale, disturbi di modulazione sensoriale, di controllo oculo-posturale, di  integrazione bilaterale e sequenziale e di disprassia.

Miller e gli atri autori (2007) hanno voluto proporre una tassonomia per migliorare la specificità diagnostica. Tale tassonomia non si riferiva ad una modifica del termine “integrazione sensoriale” utilizzato per descrivere la teoria o il trattamento, ma consisteva nel suggerire e coniare un termine nuovo quale il “disturbo della processazione sensoriale” (SPD) per distinguere il disturbo dalla teoria. (Author(s): Nancy Pollock; Title: Sensory integration: A review of the current state of the evidence. Journal: Occupational Therapy Now; Year: 2009;).

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Figura 2: Sensory Processing Disorder, Miller LI et al., 2012

Tale classificazione permette di definire il disturbo della processazione sensoriale

(Sensory Processing Disorder: SPD): esso è un disturbo su base neurologica che causa difficoltà nell'elaborazione delle informazioni provenienti dai cinque sensi (vista, udito, tatto, olfatto e gusto), nonché dai sensi del movimento (vestibolare e propriocezione), comprendente dei sottogruppi.

Questi ultimi riguardano il disturbo della modulazione sensoriale (ipo, iper, sensory seaking), il disturbo dell’elaborazione sensoriale su base motoria (disprassia, deficit posturale) e infine il disturbo della discriminazione sensoriale.

(questi sottogruppi saranno spiegati nel cap.4 della presenti tesi).

Questa terminologia ha il vantaggio di essere attualmente inserita in due classificazioni diagnostiche. I deficit di modulazione sensoriale sono inseriti nella classificazione diagnostica della salute mentale e dei disturbi dello sviluppo della prima infanzia (da zero a tre, DC: 0-3R, 2005) così come nel manuale diagnostico della prima e piccola infanzia (Diagnostic Manual for Infancy and Early Childhood of the Interdisciplinary Council on Developmental and Learning Disorders, ICDL-DMIC, 2005 ).

L’approccio dell’integrazione sensoriale consiste nel distinguere altre forme di terapie sensoriali che mirano soprattutto a pianificare l’ambiente naturale del bambino o a fornirgli delle sensazioni in modo passivo. Si tratta, ad esempio, di regolare il livello di luminosità e di un suono di un locale o di adattare la consistenza del cibo.

L’integrazione sensoriale inizia nell’utero, quando il cervello del feto percepisce i movimenti del corpo della madre.

 

I cinque sensi

L’uomo non è un osservatore oggettivo e neutrale, al contrario, il cervello dell’uomo vede il mondo come desidera vederlo e arricchisce continuamente le percezioni di significati del tutto soggettivi.

I cinque sensi (vista, tatto, gusto, udito e odorato) sono indispensabili per capire il mondo che ci circonda.

Gli organi dei sensi si compongono di un apparato fisico e di un nervo, destinati uno a condurre l’impressione esterna al nervo, l’altro a propagare l’impressione al cervello. Gli oggetti, a cui questi organi si riferiscono, sono sei distinti per caratteristiche, chimici, meccanici e dinamici:

  • I primi (odori e sapori), appartengono ai sensi dell’odorato e  del gusto;
  • i secondi (coesione ed urto) ai sensi del tatto e dell’udito;
  • i terzi (calore e luce) a quelli del tatto e della vista.

Gli apparati sensoriali classicamente intesi, quindi , sono cinque, mentre sono sei i modi di impressioni esterne che essi ricevono.

Gli organi di senso rappresentano la base biologica della percezione. Nell’uomo concludono la loro maturazione entro i primi 4/5 mesi di vita. Le informazioni registrate dagli organi di senso vengono reintegrate attraverso il processo percettivo.

La percezione però non consiste soltanto nell’uso dei sensi; secondo le teorie della psicologia della Gestalt (una parola tedesca che significa «forma»), essa è un processo mentale attivo nel quale le sensazioni vengono integrate con idee, ricordi ed emozioni che fanno parte della storia personale di colui che “percepisce”.

Il primo dei cinque sensi a formarsi è il tatto.

Il tatto

Risultati immagini per carezza sul pancioneEsso, oltre a essere il primo senso che si sviluppa, rappresenta anche il primo“approccio” con la madre nel momento del parto.

Lo sviluppo di questo senso, però, avviene ancora prima della nascita: il feto, prima del secondo mese di gestazione, è già sensibile al tatto intorno alla bocca, sensibilità che poi si estende alla zona dei genitali, alle mani, ai piedi, all’addome e alle natiche.

A circa 5 mesi anche pelle e muscoli diventano sensibili, infatti, accarezzando la pancia durante la gestazione il bambino percepisce la carezza e talvolta risponderà con un calcetto. In questo modo inizia il dialogo tra feto e mondo esterno.

Il sistema del tatto ha come supporto anatomico recettori particolari situati nella membrana basale dell’epidermide e le vie nervose che da questi  trasmettono l’informazione fino al midollo spinale e ai centri del cervello.

I recettori cutanei si sviluppano a partire dalla settima settimana di gravidanza intorno alla bocca; quattro settimane dopo sono presenti anche su tutto il viso, sul palmo delle mani e sulla pianta dei piedi. Più tardi appaiono anche sul tronco, poi su tutto il corpo e a venti settimane sono presenti anche sulle mucose.

L’udito

Questo senso si sviluppa tra la 26esima e la 28esima settimana e il quinto mese di gravidanza.

Il feto è in grado di sentire i suoni interni (battito del cuore della mamma, respiro, rumore del liquido amniotico che galleggia, i rumori legati alla digestione,) ed esterni, quindi voci, suoni, rumori, squillo del telefono eccetera.

Lo sviluppo fisiologico prevede che i primi suoni che il feto percepisce siano a tono grave, ossia quelli del timbro vocale del padre.  Non è raro che durante le ecografie si assista ad un’accelerazione del battito cardiaco quando il bambino sente la voce del padre: il piccolo è emozionato nel sentire una voce che riconosce. Un aumento della frequenza cardiaca, così come un aumento dei movimenti fetali, si può, inoltre, osservare quando il feto percepisce un rumore brusco, mentre, differentemente, può sbattere le palpebre, contrarre il tronco, stendere e piegare braccia e gambe se il rumore è più dolce.

Le prime voci che il bambino sentirà, dunque, sono quelle dei genitori che riconoscerà poi subito dopo la sua nascita. Non comprende le parole, nel senso di afferrarne il significato, ma ne afferra la carica affettiva e identifica un’intonazione e un ritmo particolari, che dopo la nascita serviranno come punti di riferimento e che gli daranno sicurezza tra le tante nuove sensazioni che dovrà affrontare venendo al mondo.

Lo sviluppo del sistema uditivo avviene inizialmente con il formarsi del sistema vestibolare, situato in quella parte dell’orecchio dove ha sede il controllo dell’equilibrio, una fase che inizia appunto durante l’ottava settimana. In questo stesso periodo originano le percezioni uditive, legate alla maturazione anatomica e funzionale dell’orecchio medio, per poi perfezionarsi fino all’ottavo mese, quando si completa anche lo sviluppo della coclea.

L’equilibrio nel feto, serve al bambino per rimettersi in posizione ogni qual volta lo desidera (ad esempio quando la mamma cammina o quando si sdraia). Lo sviluppo dell’udito continua fino alla trentacinquesima settimana, ma già alla trentesima settimana il feto può sentire e reagire agli stimoli sonori.

E’ importante, se non fondamentale, far ascoltare musica al feto, soprattutto musica classica. E’ provato che la musica, che il bambino ascolta durante la gravidanza, stimola movimenti e può diventare la ninna nanna ufficiale  del neonato: proverà sollievo e relax ricordando i rilassanti momenti durante i quali la ascoltava.

L’olfatto

L’olfatto è uno dei primi sensi che si sviluppa in epoca embrionale. Il feto, infatti, già dai primi mesi di gestazione percepisce gli odori, immerso nel liquido amniotico. Nello specifico, tra la quinta e l’undicesima settimana si sviluppano nel feto i recettori olfattivi, quando si sviluppano anche i nervi e i bulbi olfattivi,  mentre entro la quindicesima si formano le narici.

Il bambino riesce a sentire e a distinguere gli odori dei cibi che la mamma mangia e che giungono a lui attraverso il liquido amniotico. In questo modo, il neonato immagazzina tutta una serie di stimoli che formeranno la sua “memoria olfattiva” e che, una volta nato, lo aiuteranno a conoscere il mondo esterno.

>Verso la diciassettesima settimana abbiamo il completo sviluppo del sistema olfattivo.

Immediatamente, dopo la nascita, grazie al suo spiccato odorato, il neonato, se lasciato sul ventre della madre, è in grado di arrivare al seno e di succhiare. La sensibilità olfattiva del bambino si affina maggiormente nel periodo dello svezzamento.

Il gusto

Risultati immagini per gusto feto Il feto dispone di una sensibilità chimica che permette la percezione di gusti. I recettori del gusto, le papille gustative, localizzati sulla punta, sui bordi e sulla parte posteriore della lingua compaiono a 12 settimane e aumentano fino alla nascita.

Il feto sarà goloso di sostanze dolci, assaggerà il liquido amniotico e imparerà a riconoscere il sapore degli alimenti che la madre assume. I composti aromatici contenuti nel liquido amniotico stimolano i recettori del gusto non appena il feto inizia a deglutire (all’incirca alla dodicesima settimana di gestazione). Gli impulsi del gusto sono trasmessi a diversi nuclei del tronco cerebrale dove inducono i riflessi della salivazione e dei movimenti della lingua.

La composizione del liquido amniotico cambia durante lo sviluppo del feto, soprattutto quando inizia ad urinare.

Il feto deglutisce circa 200-760 ml di liquido amniotico al giorno ( a seconda dello stadio di sviluppo) ed è pertanto esposto ad una grande quantità di sapori diversi.

I sapori della dieta materna raggiungono il liquido amniotico. Dai monitoraggi, i ricercatori hanno registrato un aumento della deglutizione quando il bambino è circondato da sapori dolci e una sua diminuzione quando i sapori sono aspri o amari.

Tra la 26esima e la 28esima settimana di gestazione, è possibile rilevare un collegamento tra la stimolazione dei recettori del gusto e le modificazioni dell’espressione facciale. Alla 32esima settima di gestazione, il feto reagisce ai cambiamenti di sapore del liquido amniotico modificando la deglutizione dello stesso.

La vista

L’ultimo senso a svilupparsi è la vista. Essa, differentemente per quanto accade per gli altri sensi che alla nascita sono già perfettamente sviluppati, continua la sua evoluzione per altri mesi.

Già alla quindicesima settimana sono visibili gli occhi. Le palpebre restano chiuse fino a 26 settimane per permettere il completo sviluppo della retina.

Risultati immagini per olfatto fetoL’utero non è completamente buio come si potrebbe pensare. Anche quando le palpebre sono ancora chiuse, a 18 settimane, il feto riesce comunque a percepire la luce che filtra  attraverso il grembo materno, soprattutto se la mamma si trova  fuori  al sole o esposta a luci forti.

Le palpebre si aprono per la prima volta alla 26esima settimana, ma già alla fine del primo trimestre, tramite l’ecografia, è possibile vedere le orbite oculari e, di conseguenza, si possono cogliere i movimenti oculari anche quando gli occhi sono ancora chiusi, intorno alla ventesima settimana.

A circa 33 settimane le pupille si comprimono o si dilatano a seconda dell’intensità della luce che percepiscono. Il feto reagisce con un brusco sobbalzo quando si indirizza una forte luce sull’addome della madre.

Già a meno di due mesi il feto può vedere; ovviamente lo sviluppo della vista si affinerà dopo la nascita.

 

Il senso vestibolare

Il senso vestibolare rappresenta il sistema consolidante del cervello umano. Esso è localizzato nell’orecchio interno: una piccola parte complessa che permette alla persona di mantenere un certo equilibrio, di implementare il movimento  concordato quando si muove nello spazio e controllare i cambi di posizione della testa. Costituisce la base per il tono muscolare, per l’equilibrio e per la coordinazione bilaterale.

È fondamentale la sua correlazione con gli altri organi di senso in quanto i diversi tipi di sensazione vengono elaborati secondo l’informazione vestibolare.

Uno studio,  il “BOLD Response Selective to Flow-Motion in Very Young Infants" pubblicato da PLOS Biology e firmato di Maria Concetta Morrone, ricercatrice del IRCCS Fondazione Stella Maris di Calambrone (Pisa) e dell'Università di Pisa, ha dimostrato come le principali aree corticali necessarie all'elaborazione del movimento vengano già  utilizzate a 7 settimane di vita.

Ciò implica che quando il sistema vestibolare funziona correttamente, la forza di gravità genera un continuo flusso sensoriale in quanto le sensazioni di gravità aiutano a formare una base solida per tutte le altre esperienze sensoriali.

Gli input sensoriali in aggiunta alle informazioni provenienti dalle altre parti del corpo vengono elaborati nei centri direzionali dei nuclei vestibolari.

Questi ultimi iniziano a svolgere il loro compito a partire dalle 9 settimane dopo il concepimento, trasmettendo i diversi impulsi alle diverse aree del cervello, e di conseguenza, producendo delle risposte adattive agli input vestibolari provenienti dal corpo della madre.

Gli input vestibolari, ancor prima degli input visivi e uditivi vengono percepiti e processati dal cervello.

La propriocezione

La parola propriocezione deriva dalla parola latina “propius” che tradotta significa a “suo proprio”. La propriocezione viene definita come la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e come la capacità di riconoscere lo stato di contrazione dei propri muscoli, anche senza il supporto della vista. Si riferisce, infatti, alle informazioni sensoriali derivanti dalla contrazione dei muscoli e dal flettersi, allungarsi, tirarsi e comprimersi delle articolazioni tra le ossa.

La propriocezione assume un'importanza fondamentale nel complesso meccanismo di controllo del movimento.

Le sensazioni del corpo sono avvertite in particolar modo durante il movimento, ma anche quando stiamo fermi. Questo è reso possibile perché i muscoli e le articolazioni inviano costantemente sensazioni al nostro cervello riguardanti la posizione assunta dal corpo.

La propriocezione attraverso il midollo spinale risale al tronco e al cervelletto, arrivando, in parte anche agli emisferi cerebrali.

Gli input propriocettivi vengono elaborati nelle regioni del cervello che non sono adibite ad una consapevolezza cosciente.

La propriocezione inizia a svilupparsi in epoca fetale, e già  a partire dal primo mese di età, per quanto riguarda la percezione motoria,il neonato ha la capacità di individuare e seguire le fonti di luce diffusa.

Contemporaneamente, è capace di stabilire con la madre un persistente e stabile contatto visivo durante la fase di allattamento. Ed inoltre, è possibile attirare la sua attenzione con giochi ed oggetti colorati.

In prossimità del secondo/terzo mese emergono i primi schemi senso-motori, in risposta a determinati stimoli.

Il neonato può ad esempio avere reazioni di difesa rispetto ad un rumore o stimolo improvviso così come rispondere con un sorriso sociale ad una espressione analoga.

I primi schemi motori con il trascorrere del tempo si affinano sempre di più riuscendo anche a coordinarsi fra loro.

Lo sviluppo della propriocezione è indispensabile per il movimento: se vi fosse una minore propriocezione i movimenti del corpo sarebbero lenti, goffi e rischierebbero un maggior dispendio di energia; allo stesso modo se non vi fosse un’adeguata propriocezione nelle mani si potrebbero osservare difficoltà di tipo prassico. Così come, senza una sufficiente propriocezione proveniente dal busto e dalle gambe si potrebbero sviluppare difficoltà nel compiere movimenti di salita e discesa.

Il processo di integrazione

Affinché si possa parlare di processo di integrazione sensoriale è utile sapere che nel processo di informazione sensoriale si distinguono 2 fasi: la "sensazione" e la "percezione". La prima riguarda il riconoscimento degli stimoli da parte degli organi di senso: “sentire” uno stimolo significa esserne consapevole; la seconda, ossia la percezione, riguarda l’organizzazione e l’interpretazione delle informazioni sensoriali: “percepire” uno stimolo vuol dire capire che cosa è.

Nel processo di integrazione è coinvolto il sistema nervoso, in particolar modo i  neuroni sensoriali, i neuroni motori e i recettori sensoriali.

I primi codificano gli stimoli e trasmettono gli impulsi dal corpo verso il cervello; i secondi trasmettono gli impulsi dal cervello ai muscoli e agli organi interni; mentre, i recettori sensoriali rilevano gli stimoli.

La parte più complessa dell’organizzazione degli input sensoriali viene svolta dagli emisferi cerebrali, così come il processo di attribuzione di un significato preciso e dettagliato alle sensazioni. Essi comprendono, inoltre, delle aree implicate nella pianificazione e realizzazione di un’azione con il corpo.

Lo strato esterno degli emisferi cerebrali è costituito dalla corteccia cerebrale. Essa è una struttura altamente specializzata, composta da diverse aree tra cui quelle adibite a: percezioni visive, interpretazione dei suoni dell’ambiente, comprensione della parola e interpretazione delle sensazioni del corpo.

Un neonato possiede già gran parte dei neuroni che avrà da adulto, ma affinché il sistema sensoriale si possa sviluppare è necessario che i neuroni siano stimolati nel migliore dei modi. Più la funzione è complessa, più aumenta il numero dei neuroni coinvolti nella trasmissione del messaggio.

Il processo dell’integrazione sensoriale si completa attraverso i seguenti livelli:

  • primo livello: tattile, vestibolare e propriocettivo;
  • secondo livello: tre sensi base sono integrati in una percezione corporale;
  • terzo livello: sensazioni uditive e visive;
  • quarto livello: tutto si compone per formare le funzioni cerebrali complete.

Il livello primario include il senso tattile. Le sensazioni tattili che ne derivano sono molto importanti sul lattante e sul resto della vita: esse infondono un senso di comfort e sicurezza.

Un neonato ha bisogno di essere toccato dalla madre o dal caregiver, in questo modo il cervello interpreta nel modo corretto le sensazioni che provengono dal contatto, si instaura, così, la prima forma di legame emotivo che rende il neonato consapevole del suo corpo fisico.

L’integrazione degli input vestibolari e propriocettivi, inoltre, permette al neonato di controllare i movimenti degli occhi e di eseguire, in seguito, gli aggiustamenti posturali automatici.

Queste funzioni sono necessarie per raggiungere la stabilità emotiva.

La percezione corporea, di cui si parla nel livello secondario, viene definita come una “fotografia” del nostro corpo contenuta nel cervello. All’interno sono raccolte delle informazioni su ogni parte del corpo, sulle relazioni reciproche di tutte le parti fra di loro e su tutti i movimenti che ciascuna di loro può compiere.

La percezione corporea viene immagazzinata nel cervello man mano che gli input sensoriali che derivano dalla pelle, dai muscoli e dai recettori di gravità e movimento sono organizzati e differenziati durante l’attività quotidiana del bambino.

Nel terzo livello si parla di sensazioni uditive  e visive.

Le sensazioni uditive sono fondamentali affinché il bambino, successivamente, riesca a comprendere le parole. Il sistema uditivo e vestibolare sono correlati in quanto quest’ultimo ha il compito di processare cosa si  è sentito.

Per quanto riguarda il sistema visivo, l’occhio coopera con il cervello nella valutazione dell’informazione visiva attraverso l’analisi dell’orientamento, della forma, del colore, del movimento e della profondità.

La percezione visiva è il significato che si ottiene da quello che si vede.

La forma più semplice è data dal riconoscimento di cosa è ciò che si vede, quella più avanzata, nel vedere un oggetto in relazione ad altri oggetti sullo sfondo.

In questo periodo, a livello cerebrale, in un bambino a sviluppo tipico, i processi sensoriali basici lavorano in modo stabile, coerente e affidabile. In questo modo un bambino potrà eseguire le proprie attività in maniera lineare: esse avranno un inizio, uno svolgimento e una fine; la cosa più importante, però, è che il bambino riesca ad arrivare allo scopo che  si era prefissato.

Durante il quarto e ultimo livello di integrazione sensoriale, se il sistema nervoso ha elaborato correttamente  i diversi input, vi sarà una maggiore rapidità nella processazione e nell’organizzazione delle diverse risposte adattative.

Tutto si fonde insieme per assicurare le funzioni proprie dell’intero cervello. Dopo che le due parti del corpo imparano a lavorare in attività intenzionali, si passa ad una naturale specializzazione dei due lati del corpo e del cervello.

Di seguito sarà riportato uno schema di Ayres, in cui viene riassunto tutto quanto detto precedentemente.

Esso può essere letto, solo, da sinistra a destra.

All’estremità sinistra, dove è riportata la scritta “sensi”, sono indicati i principali sistemi sensoriali, mentre all’estremità destra sotto la scritta “esiti” è riportato ciò di cui una persona ha bisogno per relazionarsi con la famiglia e gli amici, per studiare e lavorare in un  futuro.

Le parentesi graffe, invece, rappresentano i quattro livelli del processo dell’integrazione sensoriale.

Il primo livello coincide con l’età dei due mesi del neonato. In questo periodo il sistema nervoso del bambino lavora molto al primo livello di integrazione, un po’ meno al secondo e quasi per niente al terzo. Ad un anno di età il primo e il secondo livello assumono una notevole importanza, successivamente lo diventerà anche il terzo. A tre anni il bambino inizia a lavorare al quarto livello, pur lavorando, contemporaneamente, agli altri tre. A sei anni il primo livello di integrazione dovrebbe essere ultimato, il secondo quasi completato, il terzo in fase di attivazione e il quarto continua ad avere un ruolo rilevante.

Casella di testo: Figura 6

Figura 6: il processo dell'integrazione sensoriale , (Ayres, 2012)

 

Indice
 
INTRODUZIONE
 
  1. L’integrazione Sensoriale: I cinque sensi, Il tatto, L’udito, L’olfatto, Il gusto, La vista, Il senso vestibolare, La propriocezione; Il processo di integrazione.
  2. Sviluppo dell’Integrazione Sensoriale
  3. Il bambino Prematuro o Pretermine: Bambini prematuri e integrazione sensoriale.
  4. Disturbo dell'Integrazione Sensoriale: I sintomi e cosa essi comportano.
  5. Il lavoro e i materiali usati: Sensory Profile 2.0, Le scale Bayley, Il Primo Vocabolario Del Bambino, La semeiotica neuro evolutiva nel I anno di vita; centro Brazelton di Firenze.
  6. Il lavoro e la somministrazione dei test : I bambini prematuri e i bambini nati a termine ai nove mesi di età, La somministrazione del Sensory Profile 2.0, La somministrazione della scala socio-emozionale delle Scale Bayley, La somministrazione della scala “Gesti e Parole” del Primo Vocabolario Del Bambino, La somministrazione dell’esame neuro evolutivo del I anno di vita (fascia 6-9 mesi); I bambini prematuri e i bambini nati a termine ai dodici mesi di età, La somministrazione del Sensory Profile 2.0, La somministrazione della scala socio-emozionale delle scale Bayley, La somministrazione delle Scheda “Gesti e Parole” del primo vocabolario del bambino, La somministrazione dell’esame neuro evolutivo nel I anno di vita (fascia 9-12 mesi).
  7. La condivisione con la famiglia di strategie neuropsicomotorie
 
CONCLUSIONI
 
BIBLIOGRAFIA
 
Tesi di Laurea di: Valentina VESCI
 

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