DISCUSSIONE E CONCLUSIONI - Il Bastone Bianco: simbolo di cecità e ausilio per la mobilità autonoma
Come esposto nel sommario, in questo elaborato ci si propone di considerare le competenze richieste per una gestione adeguata del bastone bianco, così da valutare la complessità di impiego dello stesso e l’utilità di tale ausilio in età evolutiva, in termini di sviluppo della mobilità autonoma. Infine, si vogliono individuare le ragioni a favore dell’introduzione precoce del bastone bianco.
Dal punto di vista neuropsicologico, è innanzitutto fondamentale fronteggiare l’inquinamento acustico dell’ambiente e affinare la capacità di inibire gli stimoli distraenti. In tal modo, l’attenzione verrà sostenuta dall’inizio alla fine dell’attività, cosicché sia garantita la percezione dei ritorni vibrotattili e sonori del bastone. Questi, una volta elaborati, informano il soggetto sullo spazio prossimo, permettendogli di comprenderne le disposizioni e di attivare risposte comportamentali adeguate al contesto.
Rispetto all’utilizzo tecnico dell’ausilio, l’esecuzione dei movimenti selettivi di flesso-estensione e deviazione ulnare-radiale del polso, il controllo delle variazioni quasi impercettibili di pressione effettuato dal dito indice sull’impugnatura, la regolazione tonica e la modulazione della forza richieste per imprimere le oscillazioni al bastone, la coordinazione incrociata fra queste ultime e i passi, sono competenze che sottintendono una già raggiunta maturità neuromotoria.
Da quanto esposto è possibile dedurre che la gestione del bastone bianco, soprattutto nella fase iniziale di apprendimento, sia un compito complesso. Più questo è prolungato, più la qualità delle prestazioni decresce. L’elevato impegno richiesto per esercitare la mobilità autonoma determina l’insorgenza della fatica psicofisica, a cui corrisponde un declino fisiologico delle risorse cognitive e dell’accuratezza dei movimenti.
Gli spostamenti autonomi implicano inoltre un coinvolgimento emotivo non irrilevante. Il timore di entrare in collisione con un ostacolo o di perdere l’equilibrio e cadere rovinosamente a terra a causa di un dislivello, induce e alimenta uno stato di allerta costante. La tensione che si crea impedisce al soggetto di navigare con serenità, rendendo la mobilità autonoma un compito talvolta spossante.
Lo sviluppo delle competenze neuropsicologiche e neuromotorie procede parallelamente alla crescita dell’individuo. In età evolutiva, pertanto, tali capacità non sono ancora consolidate e di conseguenza, risulterà più complesso adoperare il bastone.
Dall’analisi delle schede compilate per ciascun caso clinico, emerge infatti la correlazione fra l’età del bambino e le difficoltà che egli incontra per gestire l’ausilio. Un secondo fattore che incide sulla capacità di utilizzare il bastone bianco è la durata della presa in carico.
Pertanto, l’utilità dell’ausilio in termini di sviluppo della mobilità autonoma risulta maggiore più il bambino è grande e più prolungato è il periodo trascorso dall’inizio della presa in carico al momento della valutazione.
Di seguito vengono riportate le considerazioni relative all’utilità del bastone bianco per ciascun caso clinico preso in esame.
Attualmente S. ha 5 anni e 10 mesi e le prime attività concernenti i prerequisiti dell’orientamento e della mobilità sono state proposte l’anno scorso.
Non sorprende quindi che l’impegno richiesto per effettuare gli spostamenti sia molto elevato e che l’affaticamento psico-fisico ed emotivo insorga rapidamente.
A tal proposito, si è ritenuto opportuno introdurre 30 minuti di intervallo fra il percorso di andata e quello di ritorno, per offrire alla bambina la possibilità di recuperare le risorse energetiche appena esaurite. Nonostante questa facilitazione, il tempo impiegato per percorrere il tragitto a ritroso è maggiore, perché S., a causa della stanchezza insorta, dimostra un impegno ridotto e un’aumentata distraibilità.
Dalla compilazione della scheda si deduce che l’immaturità neuromotoria fisiologica della bambina e le capacità attentive non ancora ben sviluppate, rendano la gestione del bastone bianco un compito ancora molto complesso, che impedisce a S. di trarre un reale beneficio dall’impiego dell’ausilio.
A., il secondo caso clinico osservato, ha 7 anni e 5 mesi e ha cominciato a sperimentare la mobilità autonoma 3 anni fa.
La bambina infatti dimostra una certa familiarità e dimestichezza rispetto alle strategie di utilizzo del bastone, nonostante la padronanza di quest’ultimo non sia ancora stata acquisita completamente.
Dall’osservazione eseguita durante l’attività, emergono una ridotta iniziativa di esplorazione autonoma dello spazio, una notevole prudenza nel procedere lungo il proprio percorso e una capacità non ancora del tutto raggiunta di percepire gli ostacoli e di organizzare una risposta comportamentale adeguata.
Queste competenze matureranno tuttavia nel tempo, grazie alla crescita e all’esercizio costante.
Riassumendo, ad oggi il bastone bianco sembra essere l’ausilio potenzialmente adeguato per consentire ad A. di sviluppare con gradualità la sua indipendenza negli spostamenti.
G., la bambina più grande, ha 9 anni e 6 mesi ed esercita la mobilità autonoma all’interno della Fondazione da quasi 7 anni.
Evidente è stata fin da subito la confidenza della bambina rispetto all’ausilio, a dimostrazione della sua già avvenuta integrazione nello schema corporeo.
Benché G. abbia sviluppato e consolidato le competenze base per adoperare efficacemente il bastone, gli spostamenti autonomi determinano in lei uno stato di allerta e ipervigilanza che le impedisce di affrontare il compito con rilassatezza.
Il bastone, ad ogni modo, si rivela un ausilio utile, che sostiene G. nel praticare la mobilità autonoma.
Da quanto osservato, la sottoscritta ritiene che la bambina possa attualmente essere pronta per iscriversi al corso di Orientamento e Mobilità Autonoma. In tal modo affinerà le competenze già acquisite, potenziandole e adattandole a seconda dei diversi contesti. Un po’ alla volta imparerà a navigare in ambienti esterni e soprattutto sconosciuti, fino ad ottenere il maggior grado di indipendenza possibile.
Per quale motivo allora, considerata la complessità relativa alla gestione dell’ausilio che si riscontra in età evolutiva, il bastone viene introdotto durante l’infanzia?
L’obiettivo principale che gli operatori devono porsi nei confronti del bambino, è garantirgli la possibilità di familiarizzare a poco a poco con l’ausilio.
Il processo di integrazione nello schema corporeo del bastone bianco avviene infatti gradualmente ed è correlato alla comprensione della sua utilità e all’accettazione dello stesso, in quanto simbolo universale di disabilità visiva.
È fondamentale dunque accompagnare e sostenere il bambino nella conoscenza del bastone, un oggetto come altri inizialmente e un ausilio facilitante in seguito.
Non sarà necessario pretendere che egli raggiunga prestazioni ottimali. Al contrario, le esercitazioni avverranno in un contesto protetto e semplificato, nel rispetto delle possibilità del bambino.
Solo in seguito verrà il momento di affinare le capacità ed imparare a gestire l’ausilio come previsto dai protocolli di insegnamento. Questo sarà possibile grazie allo sviluppo delle competenze relative all’età. Pertanto, è inutile e addirittura nocivo forzare il bambino ad eseguire un compito che si colloca al di là della sua portata.
Il bastone bianco, una volta appreso il suo utilizzo, diverrà un vero e proprio ausilio, per consentire al soggetto con disabilità visiva di esercitare in autonomia e sicurezza la propria mobilità.
Se gli spostamenti sono sicuri e garantiscono l’incolumità di chi adopera il bastone, la mobilità diverrà un’esperienza positiva da ripetere, che trasmette un senso di efficacia e permette di partecipare attivamente alla vita di tutti i giorni.
Se vissuto serenamente, l’ausilio non sarà più solo uno strumento utile per esercitare la mobilità autonoma ma verrà considerato parte integrante ed essenziale della propria identità.