Il gruppo: definizioni, tipi e dinamiche
Fabiana Rega
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I capitolo "Andare verso la gente"
Oggi quando parliamo di gruppo a cosa ci riferiamo?
Sono state proposte varie definizioni. Quella che per alcuni studiosi è la più semplice ed esauriente, dice che un gruppo si ha quando “due o più individui, che possiedono un’identificazione sociale comune, sono riconosciuti come gruppo da almeno una terza controparte”. L’interazione al suo interno è del tipo a faccia a faccia inoltre i membri si percepiscono come partecipanti ad un’unità che dura nel tempo e nello spazio. Infine i membri di gruppo sono coinvolti da almeno un obiettivo comune.
Se esaminiamo attentamente la nostra società ci accorgeremo che è composta da un insieme di gruppo e che questi gruppi sono funzionali alla sua esistenza. Grazie agli studi condotti da Anzien e Martin abbiamo una prima classificazione dei gruppi umani, suddivisi in: folla, la banda (e la gang); il gruppo primario o piccolo gruppo, il gruppo secondario o gruppo medio-grande.
Classificazione dei gruppi umani da: D. Anzieu, J. Y. Martin
La Folla
Si può considerare la folla come la forma più elementare di gruppo. Essa connota una mancanza di caratteristica comune fra più individui, bensì una semplice vicinanza fisica che permette di soddisfare i desideri dei singoli partecipanti. E’ il caso dei bagnanti di una spiaggia o dei giovani che acclamano in un concerto.
La situazione della folla sviluppa uno stato psicologico tipici:
- la passività delle persone riunite nei confronti di tutto ciò che non ha che vedere la soddisfazione immediata della loro motivazione individuale;
- assenza o debole livello di contatti sociali o di relazioni interumane;
- contagio delle emozioni e rapita propagazione all’insieme di un’agitazione nata in un punto;
- stimolazione latente prodotta dalla presenza dell’altro in dose massiva: e che può esplodere sotto forma di azioni collettive passeggere e parossistiche, segnate dal marchio;
- della violenza o dell’entusiasmo o che può invece indurre un’apatia collettiva impermeabile a quasi tutti gli interventi.
I fenomeni di folla sono stati separati dai fenomeni di massa.
Certamente la presenza massiva di altri essere umani è una causa essenziale di alcuni dei comportamenti constatati nella folla. Ma sarebbe auspicabile far uso del termine folla per ogni riunione spontanea o convenzionale di un gran numero di persone e riservare l’espressione massa a tutti i fenomeni di psicologia collettiva riguardante un numero ancora più grande di persone, che non sono fisicamente riunite né riunibili: la moda, l’opinione pubblica, le correnti di pensiero…ecc.
La Banda
La folla si definisce in base alla psicologia della simultaneità. Una folla ha in comune la solitudine. La banda ha, invece, in comune la somiglianza.
La banda è molto diversa dalla folla, per il numero limitato dei suoi membri (alcune unità o alcune decine), per la sua maggiore durata.Essa si crea quando una serie di individui in genere adolescenti, s’incontrano per stare insieme in quanto “ci si riconosce come simili”.I membri tendono a omologarsi tra di loro, e tutto ciò da un senso di sicurezza e di sostegno affettivo.
La vita nella banda è breve poiché la crescita psicologica dei singoli individui mina le radici della funzione primaria. Se invece la banda perdura si trasforma in gang e di conseguenza cambiando anche la sua struttura interna, comincia a funzionare come gruppo primario.
lI raggruppamento
Quando delle persone si riuniscono, che siano in numero ridotto, medio o elevato, con una frequenza di riunioni più o meno grande, con una permanenza relativa di obiettivi negli intervalli delle riunioni, costituiscono un raggruppamento.
Gli obiettivi del raggruppamento rispondono ad un interesse comune a tutti i membri. Questi ne sono parzialmente coscienti, ma la maggior parte non si fa carico attivamente di quest’interesse, i membri sono privi di legami e di contatti. Si potrebbe dire che questo loro obiettivo è comune ma che, individualmente, non hanno nulla in comune; non se ne sono appropriati. La maggior parte delle associazioni, sono di questo tipo.
Si possono enumerare, in maniera non limitativa, altri esempi: assemblea, coalizione, collettività, camerate, colonie, compagnie, confraternite, frazioni, harem, legioni, truppa, unità.
Il gruppo primario
Questo è caratterizzato dall’intima associazione e cooperazione faccia a faccia che permette al singolo individuo di esprimersi in maniera personale e di considerare il gruppo un contenitore positivo del proprio mondo interno. La sua struttura interna è suddivisa da ruoli o, per lo meno, da un “gioco di parti” e da un’attribuzione dei compiti. Il gruppo primario si presenta meno alla regolazione di norme.
E’ piuttosto articolato su un’etica non scritta basata su norme di comportamento relative alla normale convivenza sociale, riguardano più specificamente il modo di entrare in rapporto con l’altro.Tuttavia le regole non scritte non sono meno vincolanti delle regole legittime.
L’individuo entra spontaneamente a far parte di un gruppo primario che per lui diventa il gruppo di appartenenza alla luce del quale deve inquadrare il proprio comportamento. Nel momento in cui l’individuo non sente più sue le regole del gruppo di appartenenza, non vi adegua più neanche il suo comportamento; diventa quindi anticonformista rispetto al gruppo di appartenenza e conformista rispetto ad un eventuale altro gruppo le cui finalità diventano per lui prioritarie rispetto alle precedenti. E’ per questo che il gruppo in cui ora l’individuo rivolge il proprio interesse è chiamato gruppo di riferimento.
Il Gruppo Secondario
E’ caratterizzato da scarsi contatti personali tra i propri membri (rapporti neutri), l’interazione tra i quali è relativa al conseguimento di un obiettivo specifico.
A differenza del gruppo primario, nel gruppo secondario le norme sono fissate quasi sempre da un sistema di rapporti più ampio e formale e l’interazione fra i membri è, nella maggior parte dei casi di breve durata e con poca implicazione personale.
Tra gli aspetti strutturali del gruppo occupano una posizione centrale quello di “ruolo” e quello di “status”. Il ruolo è il comportamento che l’individuo deve assumere in una società.
Avere un ruolo c’induce a comportarci in determinati modi, e, nelle persone che ci stanno accanto, evoca determinate aspettative che sono coerenti con la posizione che occupiamo. Il ruolo è stabilito formalmente, permettendo la divisione del lavoro tra membri del gruppo. Questa, in genere, agevola il conseguimento dello scopo del gruppo ed e quindi un fattore motivante importante. I ruoli contribuiscono a portare ordine nell’esistenza del gruppo; infatti, ognuno sa quello che deve fare e quali sono i compiti che ogni altro membro del gruppo deve svolgere. Infine, i ruoli hanno la funzione di definire l’identità di ogni membro all’interno del gruppo. Avere un ruolo chiaramente definito contribuisce indubbiamente a formare l’identità personale, il proprio sé.
Diversamente lo status rappresenta la posizione che un individuo occupa nella società. L’esistenza di differenze di status, all’interno di un gruppo è dovuta dal confronto sociale. Questo consiste in un’auto-valutazione per mezzo della quale gli individui paragonano le proprie capacità con quelle degli altri.
L’entrata di un individuo in un gruppo genera lo sviluppo di una serie di processi quali: la modificazione del concetto del sé e la reciproca interdipendenza tra i membri del gruppo.
Concetto di sé
Quando si diventa membri di un gruppo, si hanno sensibili cambiamenti nel concetto di sé. E’ più probabile che un soggetto definisca se stesso sulla base della sua appartenenza ad un gruppo che su quella di altri motivi personali.
Quest’appartenenza può avere allora delle conseguenze positive per la propria autostima, in funzione delle sorti del gruppo.
Interdipendenza tra membri
Un secondo elemento importante per i membri di un gruppo è la reciproca interdipendenza. Ogni singolo membro prova l’esperienza di un destino comune, sa che il proprio rendimento è, per caso o volutamente, legato a quello degli altri.
Quando questi partano a una relazione reciproca positiva allora sono probabili la cooperazione, la coesione ed una maggiore prestazione del gruppo; invece quando l’interdipendenza si manifesta in forma negativa, allora si ha la competizione, la riduzione di simpatia reciproca e una più scadente esecuzione dei compiti.
Classificazione dei gruppi umani da: D. Anzieu, J. Y. Martin
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STRUTTURAZIONE (GRADO DI ORGANIZZAZIONE INTERNA E DIFFERENZIAZIONE DEI RUOLI) |
DURATA |
NUMERO |
RELAZIONI |
EFFETTO SULLE CREDENZE E LE NORME |
CONOSCENZA DEGLI SCOPI |
AZIONI COMUNI |
Folla |
Molto debole |
Da qualche minuto a qualche giorno |
Elevato |
Contagio delle emozioni |
Irruzione delle credenze latenti |
Debole |
Apatia o azioni parossistiche |
Banda |
Debole |
Da alcune ore ad alcuni mesi |
Piccolo |
Ricerca del simile |
Rinforzo |
Media |
Spontanee ma poco importanti per il gruppo |
Assemblamento |
Media |
Da diverse settimane a diversi mesi |
Piccolo, medio o elevato |
Relazioni umane superficiali |
Mantenimento |
Da debole a media |
Resistenza passiva o azioni limitate |
Gruppo primario o ristretto |
Elevata |
Da tre giorni a dieci anni |
Piccolo |
Relazioni umane ricche |
Cambiamento |
Elevata |
Importanti, spontanee e perfino innovatrici |
Gruppo secondario o organizzazione |
Molto elevata |
Da diversi mesi a diversi anni |
Medio o elevato |
Relazioni funzionali |
Induzione per pressioni |
Da debole a elevata |
Importanti, abituali e pianificate |
Classificazione dei gruppi umani da: D. Anzieu, J. Y. Martin