Il gruppo di appartenenza primaria
Fabiana Rega
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Il gruppo di appartenenza primaria - I capitolo "Andare verso la gente"
L’uomo non può star solo; esso ha il fondamentale “bisogno di appartenere ad un gruppo”.
Nella letteratura specialistica, le tesi che tentano di spiegare i motivi per cui l’individuo vive in gruppo sono assai differenti.
La psicologia generale ha effettuato studi dapprima su animali che si riunivano per difendersi, cacciare, accoppiarsi, evidenziando l’esistenza di un istinto, o di una propensione innata a vivere in gruppo.
Sulla sorte di quest’ipotesi, si è cercato di identificare un qualche “Programma genetico” specifico che spinge alcune specie d’animali e gli uomini a ricercare, in misura maggiore o minore, una stretta associazione con i loro simili. Sebbene taluni scienziati sembrino accettare l’esistenza di tale meccanismo genetico, nessuno è riuscito finora a dimostrarla.
Ma di là da queste particolari analisi, si propende a ritenere che diversi sono i motivi che spingono gli uomini ad associarsi in gruppo. Quando l’essere umano comincia ad aprirsi ad una comunità di persone, comincia anche ad avere fiducia negli altri. La fiducia è, con ogni probabilità, la componente fondamentale delle relazioni umane: essa spazza via i timori di essere rifiutato, ingannato e messo in ridicolo che tormenta l’esistenza di tante persone, essa prepara la strada all’intimità; essa è l’anima dell’amore per l’altro e dell’accettazione di sé. In questo profondo stato d’intimità, l’uomo è spinto ad interrogarsi e a ridefinire la sua identità. Egli comincia, quindi, a proporsi la domanda ”Chi sono io?”; valuta quanto ha fatto fino a quel momento e quello che vuole fare in futuro.
L’andare verso la gente è quindi un comportamento che interessa forse la maggior parte delle persone, difatti l’individuo da solo non può vivere, ne svilupparsi, né realizzarsi, perché sin dalla nascita ha bisogno degli altri. Lo studio dell’uomo, quindi non può prescindere da quello del gruppo a cui appartiene. Sin dal periodo pre-natale il bambino vive in un rapporto esclusivo con la madre; dopo la nascita, incomincia a stabilire un’interazione con gli altri elementi della famiglia in genere: il padre ed eventualmente i fratelli. Esiste quindi per il bambino, una situazione naturale di gruppo che lo aiuta e lo condiziona durante tutto l’arco della vita.
La famiglia è il suo gruppo d’appartenenza primario egli garantisce l’integrazione psicologica e culturale. Aristotele la definisce: “una comunità che si costituisce per la vita di tutti i giorni”, infatti, i bisogni fisiologici e psicologici primari possono essere soddisfatti solo all’interno di essa. Nella sua evoluzione, il bambino entra poi in contatto con un numero sempre più vasto di persone che determinano la sua evoluzione, ed è quasi sempre inserito in gruppi più o meno eterogenei che possono cambiare in continuazione.
Si può affermare, in pratica, che l’individuo non è mai isolato e che il gruppo, per lui, rappresenta una condizione praticamente naturale.
Lo stesso significato della parola Gruppo esprime un’esigenza profonda, che simbolicamente lascia pensare a un insieme di persone unite e strette fra loro. Il termine gruppo va etimologicamente collegato attraverso il latino medievale “ Gruppus” (groppo, nodo) al tedesco “Kruppa” (massa arrotondata); ed è stato usato per la prima volta in Francia nel 1668 riferito alle belle arti, più tardi nel XVII arriva in Italia per divenire un termine tecnico che racchiude dipinti e scolpiti costituenti un tema comune.