Il Bambino e il Gruppo: Excursus storico
Fabiana Rega
Visite: 5416
“L’esperienza vissuta dilata la vita portandola a una nuova dimensione”
Nulla accade per caso…
Lo sviluppo delle idee non avviene in modi sempre limpidi e semplici; la loro affermazione anzi è sempre il frutto di un lungo e travagliato periodo di gestazione, di cui è bene rendersi conto per capire meglio la loro qualità, la loro essenza e le loro caratteristiche. In genere un’idea fa la sua prima comparsa quando è predominante un altro ordine ideologico, nel quale s’inseriscono delle fratture.
Per realizzare questo suo scopo essa deve mostrare tutta la sua forza rivoluzionaria per contrastare ed evidenziare le differenze rispetto al contesto culturale in cui nasce e che vuole combattere.
Questa continua trasformazione avviene perché lo spirito umano è quanto di più complesso esista; la sua piena e totale soddisfazione rimane un desiderio mai completamente appagato nel concreto storico.
Tutto ciò accade, anche, nel delinearsi del concetto di gruppo e delle sue potenzialità, che va collocato all’inizio del secolo, all’interno delle profonde modifiche sociali determinate dalla rivoluzione industriale. Essa attraverso il sistema economico che più tardi sarà chiamato capitalismo, tendeva a rompere l’egemonia politica della classe nobiliare, legata economicamente alla terra.
La formazione di una ricca borghesia commerciale, soprattutto in Olanda e in Francia, e l’avviamento delle imprese industriali tessili in Inghilterra, contrastava nettamente con la politica dominante. L’accelerazione delle nuove scoperte scientifiche accentuò la necessità di un’economia non più vincolata alle leggi dello Stato e strozzata da privilegi e usi semifeudali ma libera di seguire leggi proprie. Il riconoscimento di queste nuove esigenze economiche spinse gli intellettuali a seri analisi socio-economiche che produssero ideologie che tesero a giustificare il principio fondamentale del capitalismo: la libertà d’inziativa privata e il conseguente libero-scambio.
Quindi, l’affermazione di queste idee produsse numerosi mutamenti nella vita sociale e culturale, il più importante dei quali è senza dubbio il nuovo interesse per le questioni pratiche, con effetto immediato dello sviluppo dei commerci e delle prime manifatture industriali.
Questi sviluppi hanno anche rilevanti riflessi in campo culturale creando nuovi scenari pedagogici che mettono in luce problemi legati al rapporto fra Individuo, Stato e Nazione. Da indagine filosofica si attesta che la Rivoluzione Industriale andò oltre le esigenze specifiche di una classe sociale e tese a configurare un nuovo destino dell’uomo e della società.
Il gruppo nell’ambito scolastico: nascita ed evoluzione
Il mutamento sociale della Rivoluzione Industriale richiese una radicale trasformazione della metodologia educativa. Nella società preindustriale il fanciullo vive attivamente le relazioni sociali nel vicinato, è in grado di assistere e partecipare direttamente al lavoro di produzione e trasformazione dei beni: coltiva il campo, apprende come si fa il pane; vede il fabbro creare dalla materia un attrezzo.
La rivoluzione industriale, allontana il bambino da questi processi, gli opifici e la meccanizzazione, lo separano dal lavoro e lo privano di numerose occasioni di esperienza.
Tocca quindi alla scuola primaria intervenire per assicurare le esperienze formative così da ricostruire attraverso l’istruzione i legami tra scuola e società.
Il rinnovamento dell’educazione è esigenza profondamente avvertita: numerosi sono i contatti e la circolazione di idee, che contribuiscono alla formazione della “Pedagogia di gruppo”.Essa attraverso il riconoscimento di ciascun bambino come soggetto, e della classe e dei gruppi come associazione di bambini, approda all’individuazione dell’insegnamento tra scuola e ambiente.
Si sviluppano, così, le scuole nuove e attive.
L’esordio del movimento delle “scuole nuove” avviene in Inghilterra alla fine dell’Ottocento ad opera di Cecil Reddie.
Sulla base di un’analisi di difetti della scuola tradizionale a fronte delle esigenze della nuova società, Reddie istituisce una scuola convitto per l’educazione delle classi elevate, in grado di formare un uomo completo, capace di assolvere tutti i compiti della vita.
La didattica è antinozionistica e basata sugli interessi e l’esperienza, comprende vita all’aria aperta, lavori manuali, osservazioni, viaggi e visite di istruzione.
La caratteristica innovativa è che tutto avviene in gruppo in quanto secondo Reddie: “La scuola nuova fa appello al lavoro collettivo, consistente in un elaborazione logica e in comune di documenti particolari”.
Le scuole attive, basate su una concezione comunitaria e democratica dell’educazione, sono considerate storicamente fondate da John Dewey.
Dewey propone l’introduzione nella scuola del lavoro.
Il lavoro scolastico rende la scuola “Attiva”, consente all’alunno di “vivere e non solo prepararsi a vivere”. Inoltre è Attiva, perché tesa a mettere in grado gli allievi di leggere, scrivere e far di conto, ma anche perché tesa a far sperimentare quelle attività concrete in cui si manifesta la vita della comunità. Questo nuovo modo di vedere l’educazione produce una vera è proprio Rivoluzione “Copernicana”, che sposta il baricentro dall’adulto al bambino, come soggetto che cresce; enfatizzando, inoltre, l’offerta di esperienze di socializzazione.
Ricordiamo anche il contributo di Georg Kerschensteiner (pedagogista tedesco,1854-1932), che concepì e attuò, nel periodo 1895-1919, un piano di d’insegnamento basato sulla considerazione degli interessi pratici prevalenti nei ragazzi dai sei ai tredici anni, che prese il nome di Scuola di Lavoro. Egli attraverso l’osservazione minuziosa dei modi di apprendere dei singoli giunge alla costituzione dei gruppi, alla divisione dei gruppi e alla coordinazione del lavoro di gruppo.
In Francia, invece, Roger Cousinet condensa in un metodo di lavoro libero per gruppi l’idea e la sperimentazione di un metodo incentrato sull’autonomie del discente nel processo di apprendimento e sulla promozione della sua sociabilità.
Secondo Cosinet, l’insegnamento tradizionale ha il doppio limite di impedire l’individualizzazione e di non favorire l’integrazione con il gruppo.
Invece il lavoro scolastico deve essere compiuto in un ambiente stimolante per la mente ma anche adeguato allo sviluppo delle relazioni con gli altri. Il gruppo diviene così il metodo per raggiungere entrambi gli obiettivi. Egli mira alla formazione di gruppi liberi in cui svolgerà tutte l’attività di apprendimento. Lo studio psicologico dei gruppi dimostra che la loro formazione è spontanea, anche se le finalità e le modalità dell’interazione sociale si evolvono nel tempo. Non bisogna per questo idealizzare la vita di gruppo: essa è una straordinaria fonte di esperienza, confronto e crescita comune sia sotto il profilo emotivo che intellettuale, ma presenta anche caratteri di conflittualità.
Tuttavia, a parere di Cousinet, il gruppo è in grado di gestire la conflittualità e di evolvere verso direzioni positive. La vita morale dei bambini si svilupperà attraverso l’autodisciplinamento dei comportamenti nel gruppo, a meno che la pressione sociale degli adulti, poco favorevoli alla libertà di formazione e interazione dei gruppi giovanili, non ne ostacoli il cammino, come accade indiziandolo a fini negativi.
La classe di Cousinet è organizzata con una notevole quantità di materiale e strumenti didattici.L’insegnante deve mutare completamente prospettiva per essere in grado di affrontare il nuovo metodo. Egli deve riconoscersi nel ruolo del lavoratore, del ricercatore, del collaboratore dei gruppi. Non deve “guidare” ma solo aiutare. Spetterà tuttavia a lui preparare il più gran numero di attività, in modo ciascun gruppo, all’inizio del lavoro, ne trovi una a sé confacente. Inoltre si preoccuperà di illustrare in cosa consista ciascun lavoro, perché “ ogni gioco ha le sue regole”. Dopo di che l’insegnante si pone a disposizione dei gruppi, ponendosi anche come modello di condotta ed ordine. Dovrà collaborare lealmente con ciascun gruppo,mantenendosi nei limiti dell’aiuto richiesto: dovrà essere “Chi lavora con gli altri, non chi fa lavorare gli altri”.
"La società è la culla dell' uomo": Idee, Riflessioni... Teorie
A partire dalla metà degli anni 50 un gruppo di psichiatri, psicologi e pedagogisti ha approfondito le ricerche sull’uso della comunicazione all’interno delle strutture sociali, elaborando idee sul gruppo che rispecchiavano non solo la loro personalità ma la cultura di quell’epoca.
Teorie sul Gruppo
Teoria del campo | K.Lewin |
I comportamenti individuali di gruppo sono parti di un sistema intercorrelato di eventi che costituiscono lo spazio vitale o sociale del gruppo stesso. | |
L’orientamento psicanalitico | Freid, klein, Bion |
Evidenzia i fattori motivazionali alle difese psicologiche dell’io in relazione del gruppo. | |
L’orientamento sociometrico | J. L. Moreno |
Si dà molto importanza alle scelte interpersonali tra i membri del gruppo, scelte misurate appunto dalla sociometria e visualizzata da diversi modelli di sociogramma. | |
L’orientamento cognitivista | Piaget, Vygotskiy |
Hanno preso in considerazione la comunicazione e i processi di gruppo: le comunicazioni intragruppo e intergruppo. | |
La teoria dei sistemi | Bertalanffy |
Dato che un sistema è la risultante di una struttura e di un processo, ciò che conta all’interno di un gruppo è il gioco degli status, delle posizioni e dei ruoli. | |
La teoria interattiva | G. C. Homans |
Il gruppo è un sistema di individui interagenti, il comportamento sociale è fondato su: l’attività, l’interazione, il sentimento, le norme. |
Le teorie Psicanalitiche
Ai fini di una disamina sul lavoro di gruppo, le teoria psicanalitiche costituiscono un riferimento teorico importante.
Frued parlò di psicologia collettiva. Per Freud la vita psichica individuale è da considerarsi sempre inserita in una rete de relazioni interpersonali;il prototipo di queste relazioni è la relazione Madre-figlio. Ogni rapporto con gli altri, a cominciare da questo è mosso da due dinamiche in contrasto tra di loro: quella del desiderio, inteso come ricerca e possesso esclusivo dell’oggetto d’amore, e quella dell’identificazione: ciò che si vorrebbe essere.
Nel opera “Totem e Tabù” egli attraverso il racconto di un mito, elabora una società basata su un’organizzazione fantasmatica dove il clan dei fratelli, sotto la pressione di un padre burbero e crudele, si preparano per assassinarlo e per banchettare con il suo corpo.Questo pasto comune rafforza l’identità è l’unione tra il gruppo e provoca l’idealizzazione e l’identificazione con il padre morto simbolicamente interiorizzato da ciascuno. Il vivere sociale, in Freud; si sviluppa in uno spazio prevalentemente intessuto di illusioni, dove il desiderio ed identificazione portano l’individuo alla interiorizzazione di un modello, chiamato “l’ideale dell’io”.
Esiste una modalità di identificazione che scatta ogni volta che un individuo scopre in sé un aspetto in comune con un altro individuo, secondo Freud, è questa la trama che si crea nel legami di gruppo:il “capo” è oggetto di desiderio poichè incarna un modello e quindi “l’ideale dell’io”.
Klein, invece, chiari alcuni aspetti della affettività collettiva partendo dalla considerazione dell’ambivalenza degli affetti: lo stesso oggetto –persona o gruppo- può essere nello stesso momento “buono o cattivo”.
Secondo lei, la coesione del gruppo dipende da fattori socio-affettivi e fattori operativi e funzionali.
In ogni gruppo possono trovare spazio bisogni individuali:il bisogno di esercitare il potere o subirlo,il desiderio di essere accolti, le pulsioni aggressive. Sono fattori socio-operativi la distribuzione e l’articolazione dei ruoli. Indubbiamente Bion confrontandosi direttamente con entrambi i punti di vista (Freud; Klein) ha arricchito la metapsicologia con la “Teoria del pensiero”. Complesso e variamente articolato,il suo pensiero è basato su due enunciati:”Il piano razionale e coscio”,che dipende dallo scopo o il compito comune, e”Il piano emotivo e incoscio”,che stimola la cooperazione dei membri. Scrive Bion nel suo volume “Esperienze nei gruppi”: Questi assunti di base che sembrano essere adeguatamente descritti dai tre concetti di accoppiamento,dipendenza e attacco-fuga, ad un’ ulteriore indagine danno l’impressione di potersi sostituire l’un l’altro come se rispondessero a qualche impulso non ben chiaro.
Bion descrive questi assunti di base:
- Dipendenza. Il gruppo può ricercare una condizione di dipendenza dal leader, stato di dipendenza che risponde al sogno di un capo potente e buono che si faccia carico delle responsabilità. All’appartenenza il gruppo funziona, ma non progredisce in modo proficuo.
- Attacco-fuga. Qualora il leader non soddisfi la ricerca dello stato di dipendenza, il gruppo si sente frustrato e abbandonato e tende a individuare nel leader il proprio nemico. Tende ad adottare il comportamento della fuga dal lavoro a dimostrazione dell’impossibilità di fare autonomamente .
- Accoppiamento. Di fronte o a un fantasma persecutorio che circola (tendenzialmente rappresentato dallo stato affettivo di attaco-fuga) possono emergere due interlocutori che tengono banco l’intera seduta. Questa coppia, che può apparire come speranza di rifondazione dell’intero gruppo, nei fatti si costituisce come un sottogruppo indipendente e rappresenta un pericolo per il lavoro del gruppo.
La scuola francese di psicoanalisi gruppale.
Non tutti gli psicoanalisti di gruppo francese si basano sui punti di vista di Melanine Klein.
Infatti, a partire dall’influsso post-kleiniano, Pontalis ha descritto, nelle situazioni di gruppo non direttivo, la lotta dei partecipanti per imporre,ognuno agli altri, la propria rappresentazione ideale inconscia della vita, dell’organizzazione e del funzionamento del gruppo.
Il gruppo può così divenire, un oggetto, nel senso psicoanalitico del termine, cioè un oggetto di investimento delle pulsioni lipidiche, aggressive o di distruzione e un luogo di proiezione dei fantasmi inconsci individuali.
D. Anzieu considera il gruppo come una difesa contro l’angoscia di spezzettamento.Ritiene inoltre, che finché un gruppo non sì è costituito secondo un ordine simbolico, funziona come una sorta di folla in cui ognuno rappresenta per ognuno una minaccia di divoramento.
Gli individui chiedono al gruppo una realizzazione immaginaria dei loro desideri rimossi; da cui la frequenza nei gruppi dei temi allegorici del Paradiso perduto, e nello stesso tempo si intensificano l’angoscia e i sentimenti di colpa nei confronti della trasgressione del divieto.
Da cui il silenzio paralizzante così frequente nelle situazioni in cui i partecipanti sono invitati a parlare liberamente: a parlare dei loro desideri.
D. Anzieu a denominare illusione gruppale, la ricerca, nei gruppi, di uno stato di fusione collettiva. A questo contenuto manifesto corrisponde il seguente contenuto latente: incorporazione del seno come oggetto buono parziale, partecipazione di tutti all’ideale di onnipotenza narcisistica proiettata sul gruppo-madre, difesa ipocondriaca contro la paura arcaica di distruzione dei bambini rivali nell’utero materno.
La sociometria di Moreno
Il problema delle psicodinamiche di gruppo è stato studiato affondo anche da J.L. Moreno, che ha messo in atto una tecnica semplice ed efficace per individuare il modo non formale le relazioni interne ai piccoli gruppi: il test sociometrico o delle scelte preferenziali.
Il test, chiaro e essenziale, propone a tutti i componenti del gruppo comunitario due domande a cui essi rispondono per iscritto su un foglio.
In esso si individua la struttura interna delle scelte con i nomi delle persone preferite, di quelle ignorate e di quelle rifiutate e può portare a una ridifinizione dei rapporti interni del gruppo. Il test non ha valore assoluto, può essere usato più volte rispetto a situazioni diverse, cambiando parti del teso di ogni domanda. Serve essenzialmente per apportare modifiche alle dinamiche relazionali dei suoi componenti.Moreno ha elaborato una gamma molto vasta di strumenti per la conoscenza della dinamica di gruppo tra cui il role-playing (gioco di ruolo) o lo psicodramma (drammatizzazione della psiche).
Lo psicodramma è una drammatizzazione, una messa in scena delle figure primarie e secondarie e dei problemi interni alla psiche.
Lo scopo è unicamente quello di invitare una persona a calarsi profondamente nei panni di un’altra che vive come controparte mettendone in risalto i lati positivi e negativi del comportamento.
Il Sociogramma | |
Esempio di sociogramma costruito sulle scelte preferenziali all’interno di un gruppo di otto elementi. Il soggetto D risulta quello più scelto e quindi potenzialmente un leader. |
Gli orientamenti Cognitivisti
Jean Piaget
Nella concezione dello studioso ginevrino, l’intelligenza è una capacità che permette al soggetto di adattare il suo comportamento alle modificazioni dell’ambiente. Per Piaget lo sviluppo psichico del bambino avviene attraverso un’interazione con l’ambiente fisico e sociale per cui il piccolo possiede alla nascita una serie di riflessi basilari e una “preprogrammazione” della forma e della successione delle fasi di sviluppo.
L’ambiente fornisce gli stimoli per la costruzione delle strutture mentali e per il loro contenuto. Dunque l’apprendimento è costruzione, dipende dall’attività del fanciullo e dalle modificazioni psichiche conseguenti,che si articolano in due processi: l’assimilazione e l’accomodamento. Piaget ritiene che i tempi e la successione delle fasi dello sviluppo psicologico siano sostanzialmente universali e immodificabili.
L’intervento adulto non può né accelerare né cambiare questi aspetti.
L’interazione con gli altri o con i coetanei di gioco non ha dunque, in questo ambito, particolare efficacia.
Il “piccolo Scienziato” socializza le sue ricerche all’incirca versi i sette anni,prima secondo Piaget, il suo sviluppo sociale e linguistico non gli permette di assumere completamente “il punto di vista degli altri” che è indispensabile alla socializzazione.
Infatti,entrando in una stanza dove si trovino riuniti alcuni bambini di 2/3 anni, si vedrà come ogni piccolo parli per proprio conto,convinto che tutti gli altri lo ascoltino e lo comprendono.
Questo atteggiamento psicologico andrà attenuandosi a mano a mano che il bambino amplierà il suo mondo ed entrerà nell’età scolastica.
Lev S. Vygotskij
L’idea che l’individuo sia un soggetto uomo-ambiente è teorizzata da Vygotskiy , consapevole che la condotta umana e la conoscenza dell’uomo sono in gran parte condizioni storico-sociali ma è altresì convinto che grazie alla sua facoltà simbolica abbia una possibilità di azione e di intervento attivo sugli stimoli.
In “Pensiero e linguaggio”, egli prende decisamente le distanze da Piaget,evidenziando alcuni cardini del suo pensiero. Per Vygotskij l’aspetto caratteristico dello sviluppo è la sciabilità. Il bambino cresce all’interazione con gli altri.
Per Piaget la nascita del linguaggio è subordinata allo sviluppo cognitivo, e il linguaggio deve evolvere da una iniziale chiusura alla comunicazione a un uso efficace dal punto di vista sociale.
Vygotskij sostiene, invece, che il linguaggio ha un’origine indipendente dal pensiero, ed è subito strumento di comunicazione con l’adulto. Egli teorizza il concetto “zona di funzionamento psicologico o sviluppo prossimale” entro la quale il soggetto può svolgere insieme agli altri, pari attività cognitive che non assolverebbe altrimenti da solo. Questo concetto spiegherebbe l’intervallo di conoscenza tra ciò che siamo in gradi di fare, indipendentemente dagli altri, in grado di fare con l’aiuto di qualcuno. E’ entro questa zona che, avviene la maggior parte dell’apprendimento.
“Teorie del campo” di Lewin
Lewin, psicologo della Gestalt, è considerato da molti il fondatore e l’ispiratore della psicologia sociale “moderna”. Immigrato in America nel 1934 dalla Germania nazista per motivi razziali (era ebreo), ha messo a fuoco concetti fondamentali e ha contributo all’evoluzione culturale e scientifica della psicologia sociale; ha conciliato inoltre la ricerca sperimentale con la metodologia basata sull’osservazione dirette del comportamento spontaneo dell’individuo e dei gruppi.
Lo stesso Lewin ha coniato il termine “psicodinamica di gruppi”, mettendo in pratica un nuovo metodo d’indagine da lui chiamato “action-research” (ricerca attiva). E’ stato così accumulato un vasto materiale sperimentale che ha permesso uno studio approfondito delle dinamiche di gruppo. Per Lewin la dinamica è il contrasto di forze che agiscono all’interno del piccolo gruppo fino al raggiungimento di un determinato equilibrio. Secondo lui, l’individuo non può essere studiato isolatamente, ma soltanto in una dinamica che egli definisce di “campo”. Field Theory descrive che “ogni essere umano vive in un campo in cui tutti gli elementi che entrano ed escono, nonché tutti gli eventi che vi accadono sono strutturalmente interagenti e ne sono a loro volta influenzati. Per chiarire meglio il concetto Lewin ha utilizzato i principi della Topologia e ha elaborato il complesso concetto di spazio di vita. Nel campo psicologico nel momento in cui interviene qualcosa, si modifica anche il tutto. In breve dunque “ogni individuo interagisce con il gruppo, lo influenza e contemporaneamente ne è influenzato”. Questa influenza non dipende dal legame fisico col gruppo,ma si mantiene e si conserva anche quando l’individuo è al di fuori di esso, perché c’è una dimensione psicologica particolare che crea una legame reciproco tra l’individuo e il gruppo.
Fu in particolare Lewin,con la partecipazione di White e Lippit, a studiare i diversi tipi di leadership: quella democratica,autoritaria e anarchica.
I tre tipi di Leadership secondo Lewin:
La leadership Autoritaria: |
|
i membri del gruppo eseguono in modo fideistico la linea proposta da leader e non riescono ad esprimere creatività, competenza e capacità: Pertanto la dinamica evolutiva interna è soffocante e improduttiva. Si può dire ,però, che in situazioni particolari di emergenza,di pericolo e di urgenza, il ruolo di leader autoritario può essere determinate per l’efficacia dei suoi interventi tempestivi e per le sue capacità decisionali. |
|
La leadership Democratica: |
|
il gruppo sviluppa la sua attività e persegue i suoi obiettivi, basandosi sul consenso e sulla compartecipazione decisionale dei diversi componenti. I componenti del gruppo discutono con il leader, gli obiettano determinate decisioni,ma collaborano e partecipano alla elaborazione del progetto di lavoro. |
|
La leadership Anarchica: |
|
è caratteristica di situazioni di gruppo effimere, cioè di breve durata, proprio per la debolezza del leader. Esso è democratico, forse troppo, permette lo sviluppo di dinamiche anche conflittuali all’interno del gruppo e non interviene con una presa di posizione decisa, lascia andare le cose così come stanno,sembra indifferente ai bisogni del gruppo ed è incapace di intervenire per dare un preciso indirizzo. |
Lo spazio di vita secondo Lewin
L’elisse indica lo spazio psico-ambientale in cui è inserito l’individuo, al di là c’è il mondo esterno sconosciuto e ininfluente per la sua vita. Il cerchio interno è la dimensione psichica e mentale dell’individuo con i suoi problemi e bisogni.Gli spazi circoscritti tra il cerchio e l’ellisse sono quelle che Lewin chiama “ Regioni Psicologiche”, che possono essere anche fisiche e sociali ma sono aree esterne di forte interesse per l’individuo ( il lavoro, la scuola, il proprio quartiere). La differenza tra il bambino e l’adulto è evidente: il bambino ha meno problemi e meno contatti dell’adulto, l’adulto è più corazzato e meno ricettivo del bambino. |
“Teorie del campo” di Lewin
La teoria dei sistemi - La teoria non direttiva
La teoria dei sistemi
La teoria generale dei sistemi, elaborata dall’epistemologo Bertalanffy, ricorre al concetto matematico di funzione sulla base del quale essa esamina i rapporti che vengono a stabilirsi di fatto tra gli elementi diversi del sistema considerato. Col termine sistema si intende una realtà complessa i cui elementi interagiscono reciprocamente, secondo un modello di circolarità in base al quale ogni elemento condiziona l’altro ed è da esso a sua volta condizionato.
Il significato di ogni singolo elemento non va pertanto ricercato nell’elemento stesso, quanto nel sistema di relazioni in cui esso è inserito. La considerazione dei fenomeni nel loro reciproco fa sì che i sistemi non siano qualcosa di statico,ma in costante evoluzione dinamica.
La teoria non direttiva
Sul piano psicologico, Rogers sostiene una teoria della personalità d’ispirazione umanistica, fondata sul principio della tendenza all’autoattualizzazione dell’individuo. In altre parole Rogers ritiene che ogni individuo sano e maturo possieda un’intrinseca capacità di autoregolazione e cerchi di realizzare una vita pienamente vissuta nello sviluppo completo delle proprie potenzialità.
Al centro dell’individuo si colloca il sé, costituito dalle percezioni coscienti e da i valori che vengono autonomamente organizzati o indotti dall’esterno. Questa concezione della personalità porta, come immediata conseguenza, ad una profonda revisione dei rapporti interpersonali. Per Rogers questi sono feconde occasioni terapeutiche di recupero dei pazienti in situazioni di disadattamento e, per le persone sane, di sviluppo delle proprie potenzialità.
Partendo così da una terapia basata sulla relazione di aiuto, centrata sul cliente, che viene stimolato a valorizzare le sue potenzialità, giunge a una pedagogia della non direttività, basata sull’ apprendimento scolastico. La non direttività rogersiana trasformata in tecnica didattica presenta essenziali vantaggi: crea l’adesione personale dell’alunno, apre un nuovo spazio per l’insegnante, facilita la creazione dei gruppi spontanei.
Nel gruppo di apprendimento si è tutti alla pari, ognuno può essere autentico ed esprimere francamente le proprie emozioni, anche negative.