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CONCLUSIONI - La pianificazione: esecuzione del movimento e funzione esecutiva nell'emiparesi spastica

Tenere in considerazione le capacità di pianificazione, nello specifico, ma anche di tutte le funzioni esecutive, permette di costruire un progetto terapeutico tarato appositamente per il bambino, che tenga conto della sua globalità, complessità ed anche delle esigenze che emergono non solo nella seduta di terapia ma nella vita quotidiana.

In una patologia complessa come l'emiparesi la limitazione muscolare causa un'alterazione nella qualità del movimento, aggravata però anche dall'aspetto della rappresentazione del movimento deficitaria. Queste caratteristiche si aggiungono ad una peculiarità del quadro clinico, ovvero il sentimento di mancata unità e difficoltà nella percezione di sé nello spazio e nella percezione dello spazio stesso.

Una caratteristica che ho potuto notare in tutti i bambini presi in considerazione, è stata la difficoltà nel vivere lo spazio come ente unitario e non frammentato; la semplice costruzione di uno spazio chiuso semplice, come può essere un recinto, non è contata e tale concetto è apparso maggiormente consolidato dopo aver fatto un lavoro di integrazione su sé stessi prima di tutto.

Tenere conto di queste caratteristiche permette di raggiungere un maggiore stato di benessere non solo per il bambino ma anche per la famiglia, che può ricevere supporto per la gestione di questo aspetto della quotidianità e dello sviluppo del bambino. Come visto dal questionario sul comportamento adattivo "Vineland Adaptive Behavior Scales, vengono" la patologia del bambino non compromette solamente l'area motoria, ma interessa pure tutte le aree, in particolare quelle che richiedono una performance motoria.

L'aspetto sensoriale, tendenzialmente sottovalutato, è invece fondamentale e risulta quasi prioritaria una sua analisi continua all'interno del percorso terapeutico, anche in assenza di alterazioni delle strutture degli organi di senso: il livello di elaborazione degli stimoli, infatti, non si ferma solamente alla raccolta dei dati, ma prosegue con la percezione, che è necessaria per dare maggiore significato alle informazioni. E' a questo livello che possono emergere delle difficoltà, dovute anche alla possibile alterazione di circuiti neurofisiologici presenti nella corteccia cerebrale.

Il lavoro sulla pianificazione intesa come funzione esecutiva ha inizio intorno ai quattro/cinque anni, iniziando come un supporto alla capacità stessa che sta emergendo, facilitando così anche un successivo miglioramento delle funzioni adattive e preparando un'area di intervento per il futuro.

Il livello cognitivo del bambino è fondamentale e un possibile ritardo aggrava maggiormente tutti gli aspetti che sono coinvolti nella pianificazione stessa. Da tenere in considerazione, inoltre, sono anche tutti gli altri aspetti delle diverse aree del bambino, in quanto possono aggravare eventuali problematiche riguardanti la pianificazione.

Nei casi che ho potuto osservare presso il tirocinio, diversamente da quanto descritto nella letteratura, ho riscontrato maggiori difficoltà di pianificazione in una bambina con emiparesi spastica sinistra. La causa di ciò può essere ricondotta a problematiche di tipo senso-percettivo, non presenti negli altri casi clinici.

Tra le strategie utilizzate quelle che si sono dimostrate più efficaci sono state l'osservazione e l'imitazione da parte del bambino di un'azione dell'adulto, il contenimento fatto dal terapista sia con il corpo sia anche con il linguaggio verbale. Queste sono orientate maggiormente nella definizione di una rappresentazione mentale dell'atto motorio oppure di un'azione. Tale aspetto, quindi, appare il punto di partenza dal quale iniziare il lavoro sul sostegno delle capacità di pianificazione in un bambino. L'obiettivo principale, poi, è quello di portare il bambino ad avere un piano mentale, facendo sì che agisca tenendo sempre a mente lo scopo finale e non azioni intermedie. Nel caso dell'emiparesi, oltre a questo, è fondamentale tenere in considerazione anche gli altri aspetti citati in precedenza, che vanno altrimenti ad annullare o diminuire l'efficacia del lavoro fatto sia dal terapista ma anche, di riflesso, dal bambino stesso.

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