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CONCLUSIONI - Valutazione delle Funzioni Adattive in bambini con PCI: confronto fra bambini migranti e bambini italiani

Come potevamo ipotizzare fin dall’inizio del nostro studio, abbiamo avuto conferme che il minore migrante del nostro campione ha un Comportamento Adattivo meno funzionale rispetto ad un suo coetaneo italiano.

L’integrazione è un processo lungo, complesso e talvolta ricco di sofferenze e compromessi. I bambini che giungono nel nostro paese successivamente ad uno dei genitori, generalmente il padre, ed i bambini che nascono in Italia da famiglie che vi si sono stabilite da poco tempo, devono immergersi in un contesto sociale nuovo e diverso da quello di origine, facendo affidamento sulle proprie risorse interne e sul supporto della famiglia.

La migrazione è un processo sociale complesso che spesso sottopone i singoli soggetti e l’intera famiglia a fattori stressanti che possono influenzare la loro condizione psichica.

La separazione dai sistemi di supporto, abilità linguistiche inadeguate, e disuguaglianze sociali ed economiche, possono mettere il bambino in una posizione di fragilità e rischio.

Durante il processo migratorio, il background della famiglia può essere distrutto e i bambini possono essere addirittura separati dai genitori o dai caregivers, causando distress psicologici che segnano indelebilmente il loro sviluppo psico-affettivo.30

Le difficoltà di adattamento si manifestano con maggiore frequenza nei bambini stranieri con uno sviluppo fisiologico; e nella quasi totalità dei casi nei bambini stranieri affetti da patologie psichiche e neurologiche, come quelli del nostro campione.

I bambini migranti del nostro studio hanno evidenziato difficoltà particolari nella Socializzazione, le loro capacità di comprendere gli stati mentali altrui e di esprimere le proprie emozioni secondo le modalità più adeguate al contesto sociale, si sono dimostrate inferiori rispetto a quelle dei loro coetanei italiani.

Secondo uno studio italiano, i bambini migranti hanno maggiori difficoltà ad esprimere il loro distress piscologico. Ciò può essere dovuto all’appartenenza a culture e tradizioni più rigide, dove le manifestazioni emotive e comportamentali non sono sempre accettate. I migranti di alcune culture, infatti, tendono a controllare maggiormente la loro condizione psico-emotiva, esponendosi poco e mantenendo una barriera emotiva.

Inoltre, sempre a partire dallo studio italiano preso in considerazione, gli insegnanti hanno riportato che i bambini migranti della prima generazione, vale a dire quelli giunti in Italia successivamente alla nascita, hanno maggiori difficoltà nelle relazioni interpersonali e nel rispetto delle regole sociali, in confronto ai bambini della seconda generazione di migranti. La letteratura ci suggerisce che questo è dovuto probabilmente a problemi nell’apprendimento della lingua e nell’adattamento ambientale.31

La scuola è sicuramente un crocevia per l’integrazione dei minori migranti; i nostri bambini del campione, presentano o hanno presentato difficoltà ad inserirsi in modo funzionale nel gruppo classe.

Nonostante gli sforzi dei servizi U.O.N.P.I.A., dei Servizi Sociali, e delle istituzioni scolastiche, per far fronte alle difficoltà dei bambini con disabilità nell’inserimento alla Scuola, si osservano continue problematiche nell’integrazione dei bambini nelle classi, che si accentuano maggiormente quando le differenze culturali e linguistiche sono lampanti.

I bambini migranti hanno mostrato le difficoltà maggiori nel socializzare e creare relazioni interpersonali con adulti e coetanei, nonostante le facilitazioni messe in atto nell’inserimento scolastico. Sembrerebbe quindi che essi vivano una condizione di disagio nell’adattamento al nuovo contesto, alla nuova cultura e alla nuova società.

È importante sottolineare queste difficoltà nella presa in carico globale del soggetto con PCI, tenendo ben in considerazione possibili difficoltà emotive e motivazionali durante il trattamento neuropsicomotorio.

Inoltre, con la presa in carico dell’intero nucleo familiare (family centered- care)32, sarebbe utile un Counselling psicologico per i genitori del minore in carico al servizio, affinché possano esprimere e risolvere eventuali dubbi e problematiche circa lo sviluppo e l’integrazione del proprio figlio o figlia.

È necessaria una maggiore consapevolezza da parte del professionista sanitario sulla condizione psico-emotiva che caratterizza il minore proveniente da un altro paese di origine.

Le competenze del bambino devono essere enfatizzate e la famiglia deve essere supportata affinché siano minimizzati i rischi di un adattamento disfunzionale all’interno del nuovo cotesto socio-culturale.

Questo studio ci permette di conoscere maggiormente una realtà sempre più presente nei nostri servizi, per poter operare nel rispetto della condizione di fragilità del soggetto migrante, rispettando la sua cultura e la sua educazione, e tenendo in considerazione i fattori di rischio che lo espongono a maggiori probabilità di isolamento, disadattamento e difficoltà relazionali.

 


30 Lucia Margari, Floriana Pinto, Maria Elena Lafortezza, Paola Alessandra Lecce, Francesco Craig, Ignazio Grattagliano, Giuseppina Zagaria, and Francesco Margari. Mental health in migrant schoolchildren in Italy: teacher-reported behavior and emotional problems.

31 Lucia Margari, Floriana Pinto, Maria Elena Lafortezza, Paola Alessandra Lecce, Francesco Craig, Ignazio Grattagliano, Giuseppina Zagaria, and Francesco Margari. Mental health in migrant schoolchildren in Italy: teacher-reported behavior and emotional problems.

32 Fedrizzi E., La valutazione delle funzioni adattive nel bambino con paralisi cerebrale. ED. Franco Angeli, 2002.

 

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