DISCUSSIONE - OBIETTIVI E LIMITI - Valutazione delle Funzioni Adattive in bambini con PCI: confronto fra bambini migranti e bambini italiani
Discussione
Dall’analisi dei dati ottenuti durante lo studio, emerge in modo sufficientemente evidente una differenza del Comportamento Adattivo nei bambini italiani e nei bambini migranti affetti da Paralisi Cerebrale Infantile. Le coppie dei soggetti all’interno del campione di studio, sono state attentamente relazionate in base all’età, alla compromissione neuromotoria e all’eventuale presenza di deficit cognitivo, affinché fossero il più omogenee possibile per fornire dati oggettivi e poco influenzati da fattori di confondimento. Si tratta di uno studio osservazionale, in cui il campione di cinque coppie (5 italiani vs 5 migranti), accoppiati e confrontati in base ai criteri sopra riportati, è stato valutato in modo preciso ottenendo dei risultati significativi nonostante non si possa parlare di significatività statistica.
In quattro coppie su cinque (80%) si è delineata una differenza in almeno una subscala delle scale VABS, mentre solo in una coppia, entrambi i bambini sono risultati in modo uguale al di sotto delle attese. In tutte le quattro coppie con differenze, il soggetto migrante ha ottenuto risultati peggiori rispetto al bambino italiano accoppiato.
Le differenze maggiori si sono evidenziate nelle subscale Comunicazione e Socializzazione.
Si ricorda che, per quanto riguarda la Comunicazione, si intende il Linguaggio Verbale e Non Verbale in ricezione ed espressione, e, per i bambini più grandi, una valutazione di scrittura e lettura. Inoltre, nei bambini migranti giunti da poco in Italia è stata valutata la lingua madre, e in quelli sottoposti a bilinguismo dalla nascita, si è deciso di prendere in considerazione la lingua madre e quella italiana. In questo modo, anche grazie alle mediatrici culturali presenti durante l’intervista semi strutturata ai genitori, la subscala della Comunicazione è stata compilata in modo quanto più oggettivo e rispettoso della realtà possibile.
In tre coppie su cinque, la Comunicazione nei migranti risulta inferiore a quella dei loro pari italiani, in particolare nel linguaggio in output (espressione). Nei restanti casi del campione (2 coppie), la valutazione della subscala Comunicazione, si presenta allo stesso livello sia nel bambino migrante che in quello italiano.
Possiamo porre come ipotesi che, nel bambino migrante, all’interno di un percorso di integrazione in un ambiente socio-culturale differente da quello di provenienza e della famiglia di origine, vi siano maggiori difficoltà nella creazione di un linguaggio interno adeguato che possa poi svilupparsi in un linguaggio verbale intellegibile. Inoltre, i bambini sottoposti a bilinguismo, si trovano in una situazione di maggior rischio, poiché più inclini alla possibilità di ritardi nell’acquisizione del linguaggio verbale, in quanto hanno a disposizione due vocabolari differenti da cui attingere per comunicare e relazionarsi con l’altro. Alcuni studi dimostrano che l’apprendimento di due lingue in età precoce sia sicuramente facilitato dalla plasticità cerebrale in età evolutiva, ma anche che il rischio di un ritardo nell’acquisizione sia maggiore che nel bambino monolingue27, per lo meno con valutazioni standard come la subscala Comunicazione delle VABS.
Tuttavia, il campione ridotto ci permette solo di porre alcune ipotesi sul motivo dei punteggi inferiori dei migranti nella subscala Comunicazione.
La subscala Socializzazione, costituita da Relazioni Interpersonali, Gioco e Tempo Libero e Regole Sociali, appare avere punteggi inferiori nei migranti in tre coppie su cinque.
Adesso prenderemo in considerazione la Coppia 3 per la sua particolare rilevanza. Le bambine della Coppia 3 hanno un profilo funzionale omogeneo e la valutazione delle altre subscale (Comunicazione, Abilità Quotidiane e Abilità Motorie) risulta molto simile. La differenza si evidenzia in modo importante nella subscala Socializzazione, in cui la bambina migrante appare avere notevoli difficoltà, al contrario della bambina italiana che invece risulta addirittura sopra la media.
Questo particolare caso del campione di studio ci sembra indicativo delle fragilità del percorso di integrazione nel soggetto migrante in età evolutiva. Secondo molti studi, infatti, il bambino predispone di molteplici capacità adattive rispetto all’adulto, essendo maggiormente disponibile a creare legami, ad apprendere, ed a modificarsi sulla base delle esperienze; tuttavia è per definizione anche più fragile poiché impegnato nel processo di crescita. Le differenze socio-culturali del paese di origine rispetto a quello in cui si è immersi all’improvviso, possono sviluppare delle difficoltà nel bambino ad integrarsi all’interno del gruppo di coetanei sia durante le attività scolastiche sia durante le attività di svago nel tempo libero. Ciò può corrispondere alle
difficoltà che anche i genitori hanno, impedendo loro di svolgere un efficace ruolo di mediazione tra il figlio ed il mondo esterno.
Le capacità di socializzazione sono strettamente dipendenti da quelle comunicative. Le difficoltà di apprendimento della nuova lingua del paese ospitante, si riflettono sulle relazioni interpersonali dei soggetti; contemporaneamente, la tendenza ad isolarsi e ad avere contatti brevi e poco significativi con gli altri, comporta un minor utilizzo della nuova lingua con conseguenti notevoli problematiche nell’apprendimento.
I bambini dello studio con un profilo inferiore alle attese nella subscala Comunicazione, hanno nella maggior parte dei casi anche difficoltà a creare e mantenere legami solidi con coetanei ed adulti, sia della propria nazionalità sia appartenenti al nuovo paese.
La barriera linguistica è quasi certamente la problematica maggiore a cui vanno incontro i giovani migranti durante l’integrazione nella nuova società di appartenenza. Il supporto ed il sostegno della famiglia risulta quindi essere fondamentale durante questo percorso.
Le capacità di adattamento, di apprendimento, di mettersi in relazione, la riuscita scolastica e più in generale sul piano sociale, dipendono non solo dalle risorse cognitive ed adattive del bambino, ma anche dagli aspetti
emotivi ad essi strettamente collegati e soprattutto dall’equilibrio relazionale interno alla famiglia.28
Dall’analisi svolta all’interno di questo studio sul Comportamento Adattivo nei soggetti con PCI, emerge una particolare fragilità del bambino migrante nella partecipazione sociale, soprattutto all’inizio del percorso di integrazione della famiglia nella società. È fondamentale quindi, che il progetto riabilitativo modellato sul singolo bambino e sulle sue caratteristiche specifiche, prenda in considerazione l’intero nucleo familiare e la condizione socio-culturale che sta attraversando.
Inoltre, durante le interviste semi strutturate per la somministrazione delle VABS ai genitori dei bambini migranti, in tre casi su cinque, vale a dire nelle bambine che frequentano la Scuola Primaria, sono emerse problematiche scolastiche.
Le bambine in questione infatti, hanno riportato ai genitori difficoltà nell’interazione con le insegnanti di sostegno e anche all’interno del gruppo classe.
Difficoltà nelle funzioni adattive e performance accademiche insufficienti nei bambini migranti, sono spesso associate allo scarso coinvolgimento delle famiglie nella scolarizzazione dei figli. Le lacune dei genitori nella conoscenza della lingua italiana possono avere un’influenza negativa sull’esperienza scolastica dei bambini migranti, che spesso sono anche
delegati a compiti di mediazione tra le istituzioni e la famiglia.29
Obiettivi e limiti
Il campione preso in esame in questo studio è limitato. Per quanto sia stato possibile, sono stati ridotti i fattori di confondimento scegliendo soggetti che potessero creare coppie il più omogenee possibili. Data la scarsa numerosità del campione, non è stato possibile effettuare delle analisi statistiche.
Questo è sicuramente il limite principale del nostro studio osservazionale, che andrebbe approfondito e ampliato per avere delle indicazioni utili sulle difficoltà riscontrate dai bambini migranti affetti da PCI nel nostro paese. L’approfondimento di questo studio, permetterebbe di costruire progetti riabilitativi individualizzati a partire dalle capacità dei soggetti stessi, tenendo conto delle complessità intrinseche della condizione del bambino migrante che vanno ad assommarsi a quelle del minore con PCI.
Le Scale VABS utilizzate durante la raccolta dei dati, sono risultate sicuramente funzionali allo scopo di questo studio; tuttavia, la loro ampiezza di valutazione, non ci ha permesso di esplorare in modo preciso in particolare le problematiche emotive dei bambini del campione.
Dalla ricerca bibliografica è emerso che esistono test e scale improntate maggiormente sulla valutazione della partecipazione sociale e del supporto sociale percepito dai soggetti in esame, utilizzabili però con adolescenti ed adulti, mentre sono ancora poco riconosciuti gli strumenti indicati per l’età evolutiva.
Un limite di questa tesi, e quindi possibile obiettivo futuro, potrebbe essere quello di trovare o creare un test che possa analizzare nello specifico le funzioni adattive infantili con particolare attenzione alle capacità e manifestazioni emotive.
Inoltre, sarebbe necessario un ampliamento del campione, anche per approfondire le dinamiche che caratterizzano i migranti di prima e di seconda generazione.
Come si evince dal quadro introduttivo teorico sul flusso migratorio nel nostro paese, esistono alcuni principali processi di immigrazione; il più rappresentato in Italia è quello che possiamo sintetizzare in un ricongiungimento dell’intera famiglia in seguito alla stabilizzazione del singolo genitore, generalmente il padre. La famiglia, composta dalla consorte ed eventualmente dai figli, giunge in Italia dove comincia una lenta e complessa integrazione. Le famiglie più giovani, tendono ad ampliare il nucleo nel nostro paese, infatti, molti bambini di nazionalità diversa da quella italiana, nascono nei nostri ospedali.
Il campione ridotto non ci ha permesso di appurare l’eventuale presenza di differenze significative nei Comportamenti Adattivi di bambini stranieri nati in altri paesi e di quelli nati in Italia.
Inoltre, altro possibile obiettivo per studi futuri con un campione più ampio, potrebbe essere quello di valutare e confrontare il Comportamento Adattivo in bambini migranti a seconda del paese d’origine; sottolineando l’importanza della propria cultura di appartenenza, durante il complesso processo di integrazione.
Per concludere, per quanto riguarda la comunicazione, sarebbe opportuno utilizzare test specifici per i bambini sottoposti a bilinguismo così da valutare al meglio le loro capacità, che vengono invece sottovalutate utilizzando test standard.
27 Keller K1, Troesch LM2, Grob A2. Front Psychol. A large receptive-expressive gap in bilingual children.. 2015 Aug 25;6:1284. doi: 10.3389/fpsyg.2015.01284. eCollection 2015
28 Balsamo E., Il rapporto genitori/figli nella migrazione, in Atti del Convegno “Famiglie migranti e stili genitoriali”, Bologna, Gennaio/Maggio 2006.
29 Lucia Margari, Floriana Pinto, Maria Elena Lafortezza, Paola Alessandra Lecce, Francesco Craig, Ignazio Grattagliano, Giuseppina Zagaria, and Francesco Margari. Mental health in migrant schoolchildren in Italy: teacher-reported behavior and emotional problems. Neuropsychiatr Dis Treat. 2013; 9: 231–241. Published online 2013 Feb 11. Doi: 0.2147/NDT.S37829
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Tesi di Laurea di: Marta FIORI |