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DISCUSSIONE e CONCLUSIONI - Caratteristiche della relazione madre-bambino in bambini con disturbi del Neurosviluppo in corso di trattamento riabilitativo

DISCUSSIONE

Riporterò alcune riflessioni che derivano dall’esperienza riabilitativa con entrambe le diadi prese in esame per questo lavoro. In particolar modo è utile soffermarsi a ragionare su come abbia influito sulla relazione tra madre e bambino il lavoro terapeutico e sullo sviluppo del bambino e viceversa, considerando anche che ruolo ha avuto, in questa diade, la presenza di un’alleanza, se c’è stata, con la figura del terapista.

In entrambi i casi, l’obiettivo primario posto all’inizio del percorso riabilitativo, era quello di lavorare sull’accudimento e sul raggiungimento di una stabilità emotiva tra madre e bambino, partendo dalla considerazione che in entrambe le diadi è avvenuto, in seguito al parto una rottura del legame ancora fragile in via di costruzione.

Nel primo caso, nella diade tra Simone e sua madre, il punto di partenza era una situazione di ansia e tensione da parte della madre, costantemente preoccupata per le condizioni di salute del bambino, non soltanto legate allo sviluppo psicomotorio, ma anche dovute alla presenza di frequenti infezioni delle vie respiratorie. L’ansia e la tensione della madre, si traducevano nell’atteggiamento goffo e poco armonico con il quale veniva tenuto il bambino. Simone è un bambino nato da una gravidanza gemellare e quindi lo sviluppo veniva messo a confronto con quello della sorella, questo comportava una frustrazione per la madre che aveva delle aspettative più alte rispetto allo sviluppo effettivo del figlio. Durante l’esperienza terapeutica, la madre ha saputo riconoscere le difficoltà di Simone e ha considerato ogni piccolo progresso come una grande conquista, diventando consapevole dello sviluppo del bambino. La mamma si è completamente affidata alla figura riabilitativa, entrando a far parte del setting, pur rimanendo sempre nel suo ruolo di madre attenta. È riuscita a rispettare lo spazio e il tempo terapeutico del bambino intervenendo nei momenti di rituale e nei momenti di necessità.

Al termine del percorso, nella diade le modalità interattive non sono più di ansia e tensione, ma sono positive e avvengono in serenità e con la consapevolezza da parte della madre della reale crescita del bambino.

Nel secondo caso, nella diade tra Davide e sua madre, il punto di partenza era una relazione caratterizzata da modalità interattive di iper coinvolgimento fisico ed emotivo di entrambi i partner. Infatti vi era una resistenza nel bambino a separarsi dal corpo della madre, mentre per la madre restava molto difficile, una volta lasciato il corpo del bambino, entrare a far parte del setting. La madre ha continuato per diverso tempo a non rispettare gli orari stabiliti per la terapia e i giorni, frequentando con modalità discontinue. Questo ha influito sull’alleanza con la figura del terapista, che si è venuta a formare molto lentamente e con diverse regressioni.

Durante il percorso riabilitativo la madre ha comunque avuto fiducia nei consigli della terapista e nelle sue modalità di lavoro, riportando racconti di esperienze vissute a casa o comunque al di fuori del setting nei quali metteva in evidenza le possibilità di sviluppo del bambino, riuscendo a vedere in esso diversi progressi e a riconoscerli come una crescita. Al termine del percorso terapeutico, le modalità interattive adottate da questa diade non si sono modificate notevolmente, in quanto il bambino ancora non è visto come separato dalla figura materna. Tuttavia lo sviluppo ha avuto il suo progresso, così come il rapporto di alleanza tra la madre, il bambino e la terapista, che hanno trovato un equilibrio nel loro funzionamento, raggiungendo obiettivi comuni. Questo progresso fa pensare che ci sia un’ulteriore modificabilità delle modalità di interazione tra la madre e il bambino, così come le possibilità di progresso nello sviluppo psicomotorio.

Si sono notati miglioramenti all’interno di entrambe le relazioni a sostegno delle diadi, con un andamento in crescendo, che ha avuto effetto positivo anche nello sviluppo dei bambino.

Il parametro più importante registrato al termine del percorso è il riscontro positivo dei genitori nei confronti dei bambini, visti per le loro possibilità di sviluppo e riconosciuti per ogni piccola grande conquista.

È stata confrontata graficamente la crescita di entrambe le qualità relazionali delle diadi:

Il grafico mostra come, nei sei mesi del percorso riabilitativo, siano cresciute entrambe le diadi (Caso 1: Simone, Caso 2: Davide).

Il grafico mostra come, nei sei mesi del percorso riabilitativo, siano cresciute entrambe le diadi (Caso 1: Simone, Caso 2: Davide).

Si nota che nel caso 2, la crescita della diade sia maggiore come scarto numerico, tuttavia in questa diade si sono modificate molto poco le modalità di interazione, mantenendosi sull’iper-coinvolgimento di entrambe le parti della coppia.

Nel primo caso invece, tra Simone e la madre ci sono stati notevoli cambiamenti riguardanti le caratteristiche di interazione, passando da una qualità ansioso-tesa ad una più serena e positiva.

 

CONCLUSIONI

L’ipotesi di lavoro che mi ero prefissata, mette in luce quanto espresso dalle evidenze scientifiche analizzate a sostegno.

La relazione tra genitore e bambino può subire delle rotture precoci, dovute sia alla fragilità della relazione stessa, che alla privazione di un’esperienza positiva tra i due partner della diade madre-bambino.

Questa mancanza di coesione tra il bambino e il genitore influisce sullo sviluppo del bambino, sul suo progresso psicomotorio e sulla consapevolezza del genitore delle reali possibilità di sviluppo del proprio figlio. Un genitore spaventato, interferisce con il lavoro terapeutico e se non riesce a fidarsi del riabilitatore, preclude la possibilità al bambino di raggiungere obiettivi rivolti al progredire dello sviluppo.

L’alleanza genitore-terapista-bambino è una risorsa del contesto terapeutico e quando vi è una resistenza in una delle parti di questo rapporto, si può creare una situazione di stallo, come nel caso di Davide, nel quale inizialmente la situazione non sembrava progredire, mentre al termine del percorso, nella diade e con la terapista si è raggiunto un buon equilibrio, che ha consentito, nonostante le caratteristiche interattive non del tutto funzionali, un progresso e una crescita.

È fondamentale, come riportato dalla letteratura internazionale, che genitore e bambino trovino un equilibrio emotivo, utile alla crescita personale di entrambi i componenti della relazione.

Il riabilitatore, nel caso in cui vi sia una condizione patologica di interazione tra madre e bambino, può fornire gli strumenti per restituire o facilitare tale equilibrio. Nel caso di Simone, infatti, la terapista ha avuto il ruolo di restituire quella modalità interattiva tipica di una madre che è consapevole delle possibilità del proprio bambino, rispettandone lo sviluppo.

In entrambi i casi, il ruolo del riabilitatore è stato fondamentale per la diade, madre e bambino hanno trovato un equilibrio, sono cresciuti, con più o meno resistenza al cambiamento.

E’ quindi necessario aiutare il genitore a riconoscere i propri stati d’animo nei confronti del bambino, perché un figlio trova significato e identità attraverso il genitore che lo rispetta e ne promuove lo sviluppo.

È questo il ruolo del terapista, che attraverso i suoi strumenti aiuta il genitore a liberarsi dei suoi “limiti” nei confronti del bambino e della patologia, aiutando a risaldare un legame interrotto bruscamente: quello tra una madre e suo figlio.

 

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