Relazione: nascita prematura o patologica
Aspettative genitoriali
La gravidanza è il momento in cui il genitore, in relazione al vissuto emotivo personale, costruisce nella sua mente una immagine ipotetica del bambino atteso, inizia a farsi un’idea del piccolo corpo che stringerà tra le braccia e con il quale condividerà il tempo necessario perché diventi un individuo autosufficiente, dal punto di vista fisico e da quello emotivo. Il bambino viene sognato, la madre e il padre investiranno la nuova vita di desideri e speranze, “coltivando” il processo che li porterà ad essere genitori. Questa metamorfosi che caratterizza i caregivers prende il nome di genitorialità (Lebovici, 1983).
La madre e il padre sperimenteranno questa genitorialità già prima del parto, quando precocemente “sentono” il corpo del proprio bambino, costruendo, intorno all’immagine del figlio atteso il loro legame.
Durante questo periodo i genitori mettono in atto, a livello emotivo, sistemi che hanno riguardato in prima persona la propria esperienza di relazione con le figure di riferimento, ha dunque rilevanza lo sviluppo emotivo-affettivo del soggetto nella costituzione di questo legame che fondamentalmente si basa su un’immagine ipotetica di speranza e attesa.
La gravidanza e poi il parto sono eventi molto impegnativi dal punto di vista emozionale e fisico, tutto ciò che il soggetto conosce subisce un cambiamento, il corpo, i tempi, la risposta alle situazioni e la continua esposizione allo stress che comporta la responsabilità di un’altra vita.
Alla nascita i genitori, dopo nove mesi di emozioni e aspettative, si trovano in presenza di un individuo sconosciuto che mette fine alle illusioni fatte durante la costruzione del bambino ideale. Questo è un momento che apre la mente dei genitori ad infinite possibilità, ma mette la relazione in fase di assestamento, in una posizione di fragilità. La relazione ancora instabile ha bisogno di confini e limiti, il contatto fisico con il corpo materno restituisce quella sicurezza messa a rischio con l’evento della nascita. L’accudimento e le modalità di esposizione del nuovo nato all’ambiente esterno, ridanno ai corpi della madre e del bambino quella sensazione di appartenenza ad una diade nella quale il comportamento dell’uno influenza quello dell’altro.
La nascita è un evento attorno al quale ruotano diverse incognite, quando la gravidanza termina senza complicazioni, recuperare gli attimi di rottura tonica è relativamente semplice, quando invece il momento del parto viene “interrotto”, da un evento patologico o traumatico, assemblare nuovamente i corpi di madre e bambino comporta maggiori difficoltà.
I genitori dei neonati prematuri, e i genitori dei bambini che nascono con patologie o ai quali in seguito alla nascita vengono diagnosticate patologie, subiscono il trauma della perdita del bambino atteso, innescando un meccanismo per il quale il pensiero e i sentimenti rivolti al bambino sono di angoscia e confusione. Il genitore tende a questo punto alla solitudine e all’isolamento, anche nei confronti del bambino stesso; la coppia può essere privata dell’esperienza tonica a causa di un ricovero in Terapia Intensiva Neonatale, se necessario, vivendo un’esperienza di separazione per la quale entrambe le parti della coppia non sono pronte ( B. Aucouturier, 2005).
Sviluppo di una relazione patologica
Alcuni autori parlano di ferita narcisistica dell’immagine genitoriale quando nasce un bambino prematuro o con una patologia; nella mente del genitore il luogo occupato fino a quel momento dal bambino ideale lascia il posto ad un vuoto, che si colma soltanto di paura per l’ignoto.
Sorgono nuovi interrogativi man mano che il bambino cresce e il problema diventa reale non soltanto presente nella mente del genitore. Si innescano nei caregiver meccanismi difensivi, che risvegliano angosce latenti di impronta infantile. Il genitore non ha più spazio emotivo e fisico per contenere il bambino, che si ritrova senza confini in un corpo immaturo.
In seguito a questo evento traumatico, accade che il genitore perda sicurezza, perda la motivazione al contatto con il bambino, perché sta elaborando una duplice perdita, quella per il bambino atteso e quella legata all’immagine di sé come buon genitore e portatore di vita. Di tale contatto può essere doppiamente privato, quando il corpo del bambino immaturo, necessita del ricovero in TIN.
La diade si trova in una fase di completo smarrimento; il genitore in questo momento non ha gli strumenti per reagire al cambiamento, che avviene senza il suo controllo nel corpo del bambino e nel suo corpo. Il bambino si ritrova catapultato in un mondo rumoroso e senza filtri dove le persone che avrebbero dovuto essere disposte a comunicare con lui, sono devastate dalla paura dell’insuccesso.
Il neonato prematuro, o nato in seguito ad un evento traumatico durante la vita intrauterina, o al quale viene diagnosticata una patologia post natale, è un bambino a rischio neuroevolutivo, il quale percorso evolutivo potrà essere caratterizzato da patologie neuropsichiatriche più o meno gravi, transitorie o persistenti (D. Valente, A. Belardo, 2009)
In questo momento i genitori, in caso di diagnosi precoce, difficilmente “si fidano” di una sola opinione clinica, iniziano il loro viaggio verso la sentenza più favorevole, in cerca di qualcosa che possa alleggerire il peso dell’angoscia e del senso di colpa che stanno vivendo. “Spesso la famiglia oscilla fra la convinzione che esista, da qualche parte, una terapia che guarisca e l’idea opposta della perfetta inutilità di qualunque intervento che lo porta a rinunciare anche a ciò che è realmente possibile raggiungere” (A. Ferrari, G. Cioni, 2009).
La tensione che il genitore vive a livello emotivo, si riversa nel comportamento e nel corpo, che appare contratto o rilassato, il tono di voce non è modulato, il respiro può essere accelerato o rallentato; il corpo è la cassa di risonanza delle emozioni, che di conseguenza investono il corpo del bambino. La risposta tonica del genitore, attiva quella del bambino, che da parte sua può presentare alterazioni del tono muscolare dovute all’immaturità.
Si avranno così dei corpi che non si amalgamano, distanti dal punto di vista tonico e da quello emotivo, infatti vengono meno tutte le interazioni essenziali dei primi mesi di vita, che sanciscono il genitore come tale e rendono il bambino consapevole della presenza di un altro che si prende cura di lui.
Il rischio maggiore è che questo modello di attaccamento, comporti la formazione di una relazione patologica, con interazioni prive di bonding e di momenti positivi, importanti per restituire a genitori e bambino il contatto perso in seguito a questa rottura traumatica.
Disturbo di relazione (CD:0-3R)
Il bambino per esistere deve essere pensato, pertanto comprendere quale sia la qualità della relazione tra esso e gli adulti che si prendono cura di lui è fondamentale, perché è proprio da questa relazione primaria che il bambino ricava le competenze emotive per la costruzione di altri legami emotivi.
All’interno della prima relazione con i caregivers il bambino sperimenta se stesso e cosa può aspettarsi o non aspettarsi dalla relazione con l’altro.
Il genitore ha diverse funzioni nella relazione, è contenitore emotivo e fisico, è responsivo, sensibile, deve guidare e deve poter lasciare il bambino libero di fare. Per far sì che il legame tra le due parti funzioni non deve mancare la disponibilità a stare, a crescere con il bambino e la capacità di interpretazione dei segnali del bambino secondo i suoi bisogni.
Come precedentemente spiegato, il legame genitore-bambino è tanto forte quanto fragile, può avvenire che la relazione venga interrotta bruscamente innescando meccanismi patologici di interazione. Quando il bonding tra i partner di questa diade è alterato a livello patologico, si possono osservare disturbi che sono specifici della relazione.
I disturbi della relazione sono caratterizzati da percezioni, atteggiamenti, comportamenti e affetti del/i genitore/i, del bambino, o di entrambi, che conducono ad una interazione disturbata.
Il disturbo della relazione viene inserito nell’Asse II della CD:0-3R: Classificazione Diagnostica della salute mentale e dei disturbi di sviluppo dell’infanzia (2005).
Gli aspetti da valutare per la diagnosi di disturbo della relazione, sono molteplici, tra essi è fondamentale che l’osservatore tenga conto sia dell’osservazione diretta dell’interazione tra genitore e bambino, che del racconto che il genitore fa riguardo alle dinamiche relazionali vissute con il bambino.
Nella valutazione della relazione comunque è necessario valutare il livello di funzionamento globale del bambino e del genitore, il loro livello di angoscia, il funzionamento adattivo e l’incidenza che tale relazione ha sul processo di sviluppo del bambino.
Non tutte le difficoltà relazionali comportano un disturbo della relazione, ci deve essere una persistenza nella frequenza, nella durata e nell’intensità del sintomo, valutate queste dinamiche si può classificare il problema come disagio momentaneo, difficoltà o disturbo.
In funzione di questa variabilità, l’Asse II fornisce al clinico gli strumenti per la valutazione della relazione:
- La scala per la valutazione globale della relazione genitore-bambino (Parent Infant Relationship Global Assessment Scale- PIR-GAS) e
- La Checklist dei problemi della relazione (Relationship Problems Cheklist -RPCL).
PIR-GAS
La PIR-GAS consente di esprimere in termini numerici una valutazione della relazione presa in considerazione.
La qualità della relazione può inserirsi all’interno di un range che va da una relazione ben adattata a una gravemente disturbata. Si attribuisce il punteggio alla diade in seguito a diverse osservazioni da parte del clinico, tenendo conto di quanto detto precedentemente, ovvero che oltre a prestare attenzione agli atteggiamenti osservati, bisogna avere presente qual è il racconto che il genitore fa riguardo alla sua esperienza di accudimento con il bambino; inoltre è importante ricordare che in alcuni casi i problemi riguardanti la relazione possono associarsi a manifestazioni sintomatiche da parte del bambino e in altri casi no, quindi il sintomo non sempre è predittivo del disturbo. Fondamentale è anche l’esperienza soggettiva che il bambino esprime attraverso l’attività ludica.
A seconda della collocazione all’interno della scala una relazione può essere:
- Ben adattata (punteggio: 81-100)
- Avere tratti di un disturbo della relazione (41-80)
- Disturbo della relazione (0-40)
Nello specifico la codifica della PIR-GAS riporta i seguenti punteggi, che corrispondono ai rispettivi pattern relazionali:
La scala di valutazione globale della relazione Genitore-Bambino
(PIR-GAS)
91-100 Ben adattata |
Le relazioni genitori bambino che rientrano in questo range funzionano eccezionalmente bene. Le interazioni sono piacevoli per entrambi i partner senza motivi di angoscia. Sono in grado di adattarsi alle nuove circostanze e sono prive di conflitti, poiché il genitore e il bambino riescono ad affrontare gli stress della vita quotidiana. La relazione costituisce chiaramente uno stimolo per la crescita sia per il bambino che per il genitore. |
81-90 Adattata |
Anche le relazioni di questo tipo funzionano bene, senza alcuna evidenza di essere un’esperienza stressante per entrambi i partner. Sono caratterizzate da interazioni reciproche e sincrone, prive di angoscia e sufficientemente adattative. Talvolta il genitore e il bambino possono essere in conflitto, ma questi non durano più di qualche giorno e si risolvono con un’appropriata considerazione dello stato di sviluppo del bambino. Il pattern relazionale protegge e promuove lo sviluppo sia del bambino che del genitore. |
71-80 Perturbata |
Alcuni aspetti del funzionamento globale della relazione in questo range possono essere considerati non ottimali; il bambino e il genitore possono sperimentare un transitorio momento di angoscia che dura fino al massimo di poche settimane. Tuttavia, la relazione rimane caratterizzata da flessibilità adattativa. Il disturbo è limitato ad un solo aspetto del funzionamento. Nell’insieme la relazione funziona ancora sufficientemente bene e non impedisce il progredire dello sviluppo. |
61-70 Significativamente perturbata |
Le relazioni di questo range di funzionamento appaiono in qualche modo tese, anche se ancora ampiamente adeguate e soddisfacenti per entrambi i partner. I conflitti sono limitati a una o due aree problematiche specifiche. L’angoscia e la difficoltà del genitore e del bambino possono durare per un mese o più. la relazione mantiene una flessibilità adattativa, dal momento che genitore e bambino siano in grado di superare le sfide attraverso la negoziazione. Il genitore può essere infastidito dalla perturbazione, ma, di norma, non si preoccupa eccessivamente dei cambiamenti avvenuti nel pattern di relazione e tende a considerarli all’interno del range di periodi difficili, prevedibili e passeggeri, di una relazione che dura per tutta la vita. |
51-60 Angosciata |
Le relazioni che rientrano in questo range sono più che temporaneamente problematiche, poiché uno dei partner o entrambi possono provare uno stato di angoscia all’interno della relazione. Il genitore e il bambino presentano ancora una certa flessibilità e capacità di adattamento, ma il conflitto può estendersi a molte aree del funzionamento, e la risoluzione è difficile. La crescita della diade appare bloccata, a meno che il pattern di relazione non migliori. I caregiver possono preoccuparsi o meno per il pattern relazionale disturbato. Né il bambino né il genitore mostrano sintomi chiaramente legati al disturbo della relazione. |
41-50 Turbata |
Nella relazione turbata le capacità adattative iniziano ad essere ostacolate dagli aspetti problematici della relazione. Anche se il pattern disfunzionale non si è ancora del tutto stabilizzato, non può essere descritto come transitorio. Lo sviluppo può ancora progredire ma può essere temporaneamente interrotto. |
31-40 Disturbata |
Le interazioni invariabilmente disfunzionali, soprattutto nel caso in cui siano associate ad uno stato di angoscia di uno o di entrambi i partner, rappresentano il marchio distintivo delle relazioni compromesse. La maggior parte delle interazioni tra i partner sono conflittuali; alcune relazioni, anche in assenza di conflitti, possono tuttavia risultare inappropriate dal punto di vista dello sviluppo. È molto probabile che lo sviluppo del bambino e della relazione genitore-bambino siano influenzati in modo negativo. |
21-30 Gravemente disturbata |
Le relazioni che rientrano in questo range sono gravemente compromesse. Entrambi i partner sono profondamente angosciati dalla relazione stessa. I pattern disfunzionali di interazione appaiono profondamente radicati. All’occhio dell’osservatore le interazioni disfunzionali sembrano perdurare da lungo tempo, anche se l’inizio della perturbazione può essere stato insidioso. In questo tipo di relazione la maggior parte delle interazioni risulta quasi sempre conflittuale. Lo sviluppo del bambino e della relazione sono chiaramente influenzati in modo negativo. Inoltre, il bambino può perdere livelli di sviluppo precedentemente acquisiti. |
11-20 Grossolanamente disorganizzata |
Le relazioni in questo range di funzionamento sono pericolosamente disorganizzate. Le interazioni sono disturbate così frequentemente che il bambino corre seri pericoli per la sua incolumità fisica. |
1-10 Maltrattamento documentato |
La relazione contiene negligenza documentata e abuso fisico o sessuale che compromettono in modo significativo lo sviluppo fisico ed emotivo del bambino. |
Un punteggio che corrisponde a 40 o è inferiore a esso, indica la presenza di un Disturbo della relazione. Il range che precede il disturbo (80-40) è indice di una condizione nella quale per diversi fattori, che possono essere conosciuti o meno dall’osservatore, ci siano tratti di un disturbo della relazione.
La sintomatologia e l’andamento della relazione possono dipendere da fattori relativi al bambino o al genitore o entrambi, oppure possono dipendere dal contesto sociale di crescita della diade, o ancora attribuibili ad un mancato “imprinting” nella coppia. Qualunque sia al momento dell’osservazione clinica la valutazione della relazione, è importante tenere presente che la relazione non è immutabile, che attraverso un cambiamento del bambino o del genitore può subire un miglioramento o una regressione.
Ai fini della valutazione clinica di questo lavoro le diadi prese in considerazione sono state sottoposte ad un’osservazione della relazione e i dati ottenuti sono stati riportati in tabelle così strutturate:
Osservazione clinica della relazione nella diade secondo la PIR-GAS
Diade
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91-100 (*) |
81-90 |
71-80 |
61-70 |
51-60 |
41-50 |
31-40 |
21-30 |
11-20 |
1-10
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I osservazione |
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II osservazione |
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(*) I punteggi fanno riferimento ai range di classificazione della PIR-GAS
Diversa risposta genitoriale: checklist dei problemi della relazione (RPCL)
La checklist dei problemi della relazione, non costituisce un elemento diagnostico, ma è essenziale per la documentazione clinica delle modalità di interazione nella diade e della qualità della relazione.
La checklist è dotata di caratteristiche descrittive, che permettono all’osservatore di discriminare la qualità del legame preso in esame; tali caratteristiche sono:
- Qualità dell’interazione (A)
- Tono affettivo (B)
- Coinvolgimento psicologico (C)
- È il comportamento all’interno della diade: il genitore e il bambino attraverso il loro comportamento nella relazione influenzano quello dell’altro; ad una modalità di comportamento dell’uno corrisponde la risposta dell’altro: il genitore può essere sensibile o meno ai segnali del bambino, deve poter fornire risposte congrue alle sue richieste, è sinceramente interessato o meno alle attività che compie il piccolo, è predittivo, riesce o meno a regolare l’emotività del bambino ed è in grado o no di strutturare l’ambiente che lo circonda. Il bambino può attivare, a seconda delle modalità intraprese dal genitore, una risposta diversa: può rispondere con distacco, evitamento, letargia o sfida.
- Il tono affettivo corrisponde al tono emotivo che si è instaurato nella diade: il tono può essere di ansia, rabbia, tensione, irritazione e ostilità. Più le emozioni presenti nella relazione sono intense, meno è prevedibile per i partner della diade, la lettura del comportamento dell’altro.
- Il coinvolgimento psicologico si riferisce al significato che il bambino assume per i propri genitori ed è strettamente legato ai trascorsi emotivo-affettivi del genitore stesso.
In base alle caratteristiche che la relazione assume si distinguono diversi pattern dei problemi della relazione.
Si vedrà di seguito la descrizione nel dettaglio delle diverse caratteristiche della qualità della relazione.
Relazione iper-coinvolta
In questo pattern è presente iper-coinvolgimento fisico ed emotivo del genitore.
- Il genitore interferisce con i desideri del bambino;
- il genitore domina il bambino;
- le richieste rivolte al bambino non sono appropriate al suo livello di sviluppo;
- il bambino appare dispersivo, poco concentrato e indifferenziato dal genitore;
- il bambino risponde con comportamenti di sottomissione oppure attiva al contrario, atteggiamenti provocatori;
- il bambino può apparire in ritardo nello sviluppo psicomotorio.
- Il genitore attraversa periodi di ansia, depressione e rabbia, che si traducono in un’interazione con il bambino incoerente;
- Da parte del bambino ci possono essere atteggiamenti passivi oppure di rabbia e ostinazione, con attivazione di pianto.
- In generale la gamma di espressioni affettive del bambino è ridotta.
- La percezione del bambino per il genitore è come un proprio pari, può essere oggetto di investimento romantico o erotico.
- Non c’è separazione tra il genitore e il bambino, tale indifferenziazione è il risultato di una mancanza di confini anche a livello familiare;
- Il bambino resiste alla separazione.
Relazione ipo-coinvolta
Il genitore mostra il suo coinvolgimento emotivo in modo molto sporadico. È presente uno scarso senso di legame che si riflette nella qualità delle cure che il genitore offre al bambino.
- Il genitore non è sensibile e responsivo ai segnali del bambino;
- Non c’è coerenza tra gli atteggiamenti espressi dal genitore e la qualità osservabile delle interazioni, in tal modo il bambino non riesce a prevedere le risposte del genitore;
- Il genitore non riesce a consolare il bambino;
- Manca nella diade un rispecchiamento empatico;
- Il genitore fallisce nel proteggere fisicamente ed emotivamente il bambino;
- I segnali del bambino vengono ignorati o mal interpretati;
- Nella diade c’è distanza fisica e scarso contatto di sguardo
- Il bambino può risultare trascurato sul piano fisico e psicologico;
- Lo sviluppo del bambino può avere due differenti andamenti: può instaurarsi un ritardo psicomotorio, oppure il bambino sviluppa precocemente abilità motorie e linguistiche per investire nella relazione con altri adulti diversi dalla figura materna.
- L’affettività di genitore e bambino appaiono piatte e caratterizzate da ritiro e tristezza;
- All’osservatore l’interazione tra i due, appare priva di vitalità e incapace di produrre piacere.
- Lo scarso coinvolgimento, la mancata lettura o la lettura errata dei segnali del bambino sono il risultato di un’esperienza di deprivazione emotiva e/o fisica vissuta dal genitore.
Relazione Ansioso/tesa
Le interazioni nella diade risultano tese, non danno il senso di divertimento o mutualità.
- Il genitore è molto sensibile ai segnali del bambino;
- Il genitore esprime di frequente preoccupazione per lo stato di salute del bambino:
- Il bambino viene manipolato in modo goffo e teso;
- Possono esserci interazioni negative sia sul piano verbale che emotivo, ma non è la caratteristica predominante della relazione;
- Le aspettative del genitore si allontanano dalle reali abilità di sviluppo del bambino;
- Il bambino risponde passivamente oppure con ansia nei confronti del genitore.
- L’umore nella diade è ansioso, si manifesta attraverso l’espressione facciale, la tensione motoria, l’agitazione, la preoccupazione e l’utilizzo della vocalità e del linguaggio;
- Genitore e bambino sono iper-reattivi l’uno nei confronti dell’altro. L’instaurarsi di così tante interazioni crescenti comporta difficoltà nella regolazione emotiva del bambino.
- Il comportamento del bambino è mal interpretato di conseguenza il genitore non fornisce risposte congrue alle sue esigenze.
Relazione Arrabbiata/ostile
Le interazioni in questo caso sono rudi e brusche, spesso manca una reciprocità emotiva tra le due parti.
- Il bambino può essere visto come troppo richiestivo dal genitore, che ignora i suoi segnali;
- Il genitore manipola il bambino in modo brusco;
- Il genitore spesso deride o prende in giro il bambino;
- Il bambino reagisce attivando atteggiamenti provocatori o resistenti nei confronti del genitore;
- Altre risposte del bambino possono essere: inibizione, paura, ansia, impulsività, aggressività;
- Nello sviluppo vengono meno aspetti cognitivi come la fantasia e l’immaginazione, in quanto il bambino tende verso comportamenti concreti.
- Le interazione tra genitore e bambino assumono un tono ostile;
- L’osservatore noto un certo stato di tensione nella coppia, che può avere livelli differenti fino alla mancanza di divertimento o entusiasmo;
- L’affettività del bambino è ridotta.
- Il genitore percepisce le richieste del bambino come una dipendenza eccessiva, risentendosi per i bisogni che il figlio esprime. Il risentimento può essere dovuto a eventi stressanti oppure alla storia relazionale del genitore che può essere stata caratterizzata da deprivazione emotiva e ostilità.
Relazione Abusante
L’abuso può essere di diversi tipi: verbale, fisico e/o sessuale. Questi tipi di pattern hanno la precedenza su quelli appena descritti, l’osservatore deve riscontrare uno solo dei descrittori della qualità dell’interazione per la diagnosi, a causa del livello e della persistenza dei comportamenti abusanti.
Relazione verbalmente abusante
Le interazioni sono caratterizzate da contenuti emotivi gravemente abusanti, con limiti poco chiari e iper-controllo del genitore sul bambino.
- Il contenuto dell’abuso verbale del genitore ha come scopo quello di disprezzare, attaccare, ipercontrollare e/o rifiutare il bambino in modo grave.
- Il bambino può rispondere in diversi modi all’abuso, dalla tensione e la vigilanza fino ad attivare atteggiamenti esternalizzanti nei confronti del genitore.
- L’interazione negativa e abusante si riflette nell’affetto depresso e disregolato del bambino.
- La madre si sente attaccata dal pianto del bambino, interpretando in modo errato i segnali del figlio e rispondendo in modo verbalmente aggressivo. Il contenuto degli attacchi verbali del genitore riflette condizioni non risolte che risalgono a precedenti relazioni critiche.
- Il pianto del bambino può far riaffiorare situazioni dolorose vissute dal genitore.
Relazione fisicamente abusante
In questo caso ci sono chiari segni di abuso fisico, mancanza di limiti e iper-controllo del genitore.
- Il genitore fa male fisicamente al bambino;
- Il genitore volontariamente evita di prestare le cure fondamentali al bambino come dare da mangiare, momenti di riposo e/o cure mediche;
- Questa diagnosi può includere periodi di abuso verbale/emotivo e/o abuso sessuale.
- Il tono emotivo della diade è di rabbia, ostilità e irritabilità;
- Tra il genitore e il bambino vi è ansia e tensione, che possono andare da un livello moderato ad uno considerevole, fino alla completa assenza di coinvolgimento e divertimento.
- Il genitore esprime nei confronti del bambino rabbia e ostilità, facendo fatica a porre limiti senza utilizzare modalità violente.
- Nell’interazione possono alternarsi momenti di estrema vicinanza a momenti di distacco e ostilità;
- Genitore e bambino possono funzionare in modo accettabile in alcune aree, mentre in altre possono essere troppo distanti in presenza di situazioni scatenanti.
Relazione sessualmente abusante
La relazione è caratterizzata da mancanza di rispetto per i limiti fisici e un’intrusività sessualizzata.
- Il genitore mette in atto atteggiamenti sessualmente seduttivi nei confronti del bambino, con lo scopo di soddisfare i bisogni sessuali dell’adulto.
- Il bambino può manifestare comportamenti a sfondo sessuale che vanno oltre il livello di sviluppo posseduto;
- Il problema relazionale può includere periodi di abuso verbale/emotivo e/o fisico.
- L’affetto del genitore è instabile, non c’è coerenza. Si possono osservare periodi di rabbia o ansia.
- Il bambino piccolo può apparire ansioso e/o teso, il bambino più grande può manifestare rabbia, paura, ansia e aggressività.
- Il genitore non risponde in modo empatico ai bisogni del bambino, a causa del desiderio narcisistico di auto-gratificazione;
- Il genitore ha un pensiero estremamente distorto che lo porta a scegliere il bambino come oggetto sessuale.
In questo lavoro sono stati utilizzati gli strumenti per la valutazione della relazione, per studiare l’andamento della relazione e dell’interazione in diadi nelle quali a causa di una rottura del legame madre-bambino, si sono manifestati problemi relazionali.
In questa esperienza clinica la RPCL è stata utilizzata come mezzo valutativo e osservativo per classificare la qualità della relazione. Lo schema seguito durante le sedute è quello riportato nella seguente tabella (RPCL Osservazione).
RPCL Osservazione:
Qualità della relazione: Diade I osservazione |
Qualità comportamentale dell’interazione |
Tono affettivo |
Coinvolgimento psicologico |
Iper-coinvolta
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Ipo-coinvolta
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Ansioso/tesa |
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Arrabbiata/ostile |
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Verbalmente abusante |
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Fisicamente abusante |
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Sessualmente abusante |
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Qualità relazionali |
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Alleanza Terapista - Caregiver - Bambino
Il genitore ha bisogno di essere aiutato a trovare i mezzi per comunicare con il proprio bambino, quando la relazione ha subito delle rotture.
Il bambino prematuro, o patologico, da parte sua, vive in una realtà senza confini e affronta l’ambiente esterno con i limiti di un corpo immaturo. Entrambi vivono una relazione a metà, senza conoscersi emotivamente fino in fondo.
In questo quadro di instabilità e incertezza, si inserisce il terapista, che può aiutare i genitori a riappropriarsi del corpo del loro bambino, mostrandoli quali sono le potenzialità del piccolo e quali sono le modalità per farle emergere.
“Divenire sensibili alla comunicazione vuol dire prima di tutto essere consapevoli dello scambio di messaggi tra me e l’altro. Riuscire a comprendere in cosa consiste questo messaggio tonico emozionale in me stesso, vuol dire sapere cosa dico a me stesso e cosa trasmetto all’altro.” (J. Lerminiaux 1996).
Il lavoro del terapista, infatti è fatto di messaggi, con il suo corpo strumento primario alla terapia, aiuta il genitore a comprendere che il bambino risente di tutte le modificazioni toniche di un altro corpo e in particolare delle tensioni emotive che con il corpo non possono essere nascoste.
Il primo piacere che il genitore dovrà sperimentare è quello del gioco con il proprio piccolo, con l’opportuno contenimento (quando il bambino è molto piccolo), infatti, creare un contesto ludico può far percepire al genitore il bambino reale che ha di fronte, a discapito dell’immagine ideale che ha portato a lungo nella sua mente.
Il genitore, così, nello spazio di terapia può essere aiutato a divenire consapevole di cosa trasmette al bambino e di cosa il bambino trasmette a lui; può essere aiutato a comprendere che provare paura e angoscia davanti a situazioni come queste non è una colpa.
Il terapista può restituire al genitore interazioni positive, tramite il gioco, attraverso la cura posturale, il contenimento cutaneo e altre strategie, che rendono il genitore più sicuro nella relazione senza trasformarlo in un terapista, ma semplicemente aiutandolo a cambiare il modo di vedere il bambino.
Il bambino ha bisogno dunque di stabilità, di contenimento e di appropriate “manovre” di accudimento. Questa necessità del bambino si rispecchia in quella del genitore di maneggiare il bambino con cura, senza essere troppo frettoloso. Una delle prime “soluzioni” che il terapista mette in atto, è infatti quella di suggerire al genitore come contenere il bambino, quali posture può assumere e come può rassicurarlo tramite il contatto (handling, holding, Massaggio Infantile).
Quando il genitore è disponibile e si crea un’alleanza con il bambino e il terapista, cambierà anche il suo modo di affrontare la relazione e la patologia.
Il cambiamento nel genitore, che sia in positivo o in negativo, scaturiscono una metamorfosi anche nel bambino e un progredire o un arrestarsi dello sviluppo.
La relazione è risorsa che nutre lo sviluppo del bambino, il genitore alimenta questa risorsa e nella patologia il terapista sostiene, con le sue competenze cliniche, ma soprattutto relazionali, questa fragile diade (G. Molè, 2003).