INTRODUZIONE - Valutazione dei Disturbi di Regolazione in bambini con Disturbo Pervasivo dello Sviluppo in corso di trattamento
L’autismo infantile rappresenta una delle sindromi più angoscianti e difficilmente spiegabili dell’età evolutiva. La sua fenomenologia si presenta mediante una gamma vasta ed articolata di sintomi, che ne rendono complessa anche la classificazione diagnostica. Attualmente si tende a convergere nella considerazione dell’autismo come disturbo generalizzato o pervasivo dello sviluppo, caratterizzato da una compromissione qualitativa ad origine precoce (nei primi tre anni di vita) dell’interazione sociale (con grave compromissione della capacità di entrare in relazione con gli altri), della comunicazione e del repertorio comportamentale. Il disturbo viene definito generalizzato in quanto interessa lo sviluppo percettivo e discriminativo, dell’attenzione, della motricità, dell’intelligenza, della memoria, del linguaggio, dell’imitazione e, più in generale, dell’adattamento all’ambiente. È opportuno rettificare che il termine “Disturbi Generalizzati Dello Sviluppo” rappresenta la traduzione in Italiano del concetto di “Pervasive Developmental Desorders”. I termini “generalizzato” e “pervasivo” si riferiscono, pertanto, a due concetti diversi: “generalizzato ” significa, come già detto, una compromissione nelle diverse aree di sviluppo, mentre l’aggettivo “pervasivo” si riferisce all’azione penetrante del disturbo, che tende ad invadere e a sovvertire tutte le prestazioni. Il concetto di invasivo-pervasivo, però, rappresenta meglio un percorso che non è solo caratterizzato dalla sua diffusione, ma appare come un sovvertimento in tutte le aree evolutive. Comunque, anche in quadri di carenza generalizzata, possono coesistere “isole” di elevata abilità. La prognosi del disturbo autistico non è favorevole. Si ritiene che in età adulta i due terzi dei soggetti non sia in grado di raggiungere una sufficiente autonomia, ma richiedano una qualche forma di frequente assistenza. Elementi predittivi per una positiva evoluzione sono la presenza di linguaggio comunicativo dopo i cinque anni e più elevate capacità cognitive. I soggetti con più elevato funzionamento possono progressivamente migliorare le loro competenze cognitive e comunicative, ma restano generalmente più evidenti di difficoltà nell’interazione sociale.