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Disturbi da Dipendenza Tecnologica - L'intervento Neuropsicomotorio: Proposte Riabilitative

Disturbi da Dipendenza Tecnologica

"Campanellino, perché non riesco a volare?" "Peter Pan, per volare hai bisogno di ritrovare i tuoi pensieri felici." J. Barrie

Si può parlare di riabilitazione?

Nel 2016 presso il Policlinico "A. Gemelli" di Roma è nato il Centro Pediatrico Interdipartimentale per la Psicopatologia da Web.

L' Organizzazione comprende:

  • Ambulatorio per la Dipendenza da Internet e Cura-Prevenzione Cyber bullismo;
  • Ambulatorio di Neuropsichiatria Infantile;
  • Ambulatorio di Pediatria;
  • Gruppi di Riabilitazione e di Sostegno.

Il  Dr. Federico Tonioni Istituto di Psichiatria Università Cattolica del Sacro Cuore, Responsabile dell'Area delle Dipendenze da Sostanze e delle Dipendenze Comportamentali presso Fondazione Policlinico "A. Gemelli" - afferma: "Il Centro, il primo in Italia che integra discipline diverse nello stesso percorso clinico, nasce dalla collaborazione tra l'Area Neuroscienze e l'Area Pediatrica del Policlinico "A. Gemelli", per la presa in carico di un numero crescente di patologie legate alla grande diffusione di internet e delle applicazioni digitali. Per i bambini e gli adolescenti un uso disfunzionale del tempo passato online può innescare distorsioni nei processi di costruzione dell'identità e dell'immaginario personale correlate a nuovi fenomeni dissociativi, portando alla dipendenza patologica e a segnali crescenti di ritiro sociale, con aspetti sovrapponibili al fenomeno giapponese "Hikikomori". Le trasformazioni neurocognitive, conseguenti a un modo diverso di interagire con la realtà aprono dinamiche nuove nella clinica e nella riabilitazione dei disturbi dell'apprendimento e di quelli legati all'area neurologica. Inoltre la permanenza eccessiva di bambini davanti a pc, smartphone e consolle digitali può avere conseguenze sullo sviluppo e il sano funzionamento del corpo, intervenendo negativamente sulla vista, sulla postura e indirettamente sull'obesità infantile".

L'istituzione di un dipartimento sui generis all'interno di uno degli ospedali più grandi e specializzati d'Italia, non può che suggerire l'idea di quanto allarmante stia diventando il fenomeno dell'esposizione digitale. E può, a buon diritto, giustificare ed ammettere l'importanza di interventi riabilitativi mirati, che potrebbero in futuro coinvolgere figure professionali come quella del TNPEE. Pertanto seguiranno proposte di intervento neuropsicomotorio che, per chi scrive, si inseriscono in un'ottica educativa/preventiva/riabilitativa, a seconda dei casi.

 

Relazione e disassuefazione

Considerando che gli effetti negativi dell'abuso delle tecnologie digitali si manifestano in varie fasce di età, in quanto la diffusione di tali strumenti è ubiquitaria, è auspicabile un intervento diversificato per ognuna di esse. Inoltre la famiglia deve essere partecipe al progetto terapeutico, non solo per essere sensibilizzata rispetto alle problematiche del bambino, ma anche perchè uno degli obiettivi principali del trattamento riabilitativo mira a favorire la relazione triadica genitori-figlio. Spesso i soggetti che passano molto tempo davanti agli schermi, vivono in famiglie che non possono garantire loro altre forme di svago o che sovrastimano l'importanza dei media digitali ai fini dell'istruzione dei propri figli. In entrambi i casi la permissività rappresenta il motivo per cui i rischi connessi all'abuso di pc, tv, smartphone e tablet passano inosservati. Sempre più di frequente sono proprio i genitori a fornire un modello distorto rispetto all'utilizzo delle psicotecnologie, in quanto essi stessi ne fruiscono quotidianamente ed in modo costante. Pertanto in una simile situazione si allarga sempre più il divario tra i bambini e le figure parentali,  che finiscono per condividere sempre meno esperienze, a discapito della relazione di attaccamento. Accade così che ogni membro della famiglia tende all'isolamento, e ciò amplifica le distanze tra essi, ma anche la reciproca percezione delle rispettive emozioni, con conseguenti ricadute sui rapporti e sullo sviluppo delle competenze sociali del bambino. Richiamare l'attenzione della madre e del padre sui reali bisogni del figlio, attraverso la proposta di attività ludiche condivise, che possano diventare alternative all'uso smodato dei dispositivi digitali, può certamente ristabilire degli equilibri necessari alla crescita del piccolo. Collaborare alla costruzione di un giocattolo a partire da diversi materiali, cooperare nella creazione di un disegno, dedicarsi ad un hobby insieme (cucinare, dipingere, cucire, riparare) potrebbero risultare esperienze significative per la strutturazione di uno spazio esclusivo, in cui sperimentare una ritrovata sintonizzazione affettiva. Francesco Tomatis ricorda: " Nel bambino, la tattilità fine della mano gli permette di scoprire il mondo, correlando ad esso suoni, emozioni, parole, pensieri, nel riflettere infine anche su se stesso, soggetto e oggetto assieme di raffinata sensibilità. Per questo è fondamentale che i bambini possano toccare tutto quanto li circondi, senza danno, differenziando gradualmente la percezione di diverse gradazioni e tipologie di calore, superficie, forma, stato e quant'altro la loro spiccatissima sensibilità possa percepire ed elaborare, stimolando la crescita cerebrale, intelligentemente" (Tomatis, 2013). Non a caso nella rappresentazione della corteccia somatosensitiva (homunculus sensitivo) e di quella  motoria (homunculus motorio) le aree corticali dedicate a mani e viso risultano essere più estese rispetto ad altre. Questa differenza si spiega per la loro maggiore densità d'innervazione, ovvero perchè esse possiedono un maggior numero di recettori. Il processo di manipolazione sotteso alla motricità fine,  assume quindi una valenza evolutivamente significativa. Inoltre le aree associative, coinvolte nelle funzioni superiori quali pensiero, linguaggio, creatività e apprendimento, si distinguono in unimodali e multimodali. Le prime integrano le informazioni sensitive relative ad una singola modalità, mentre le seconde integrano quelle relative a diverse modalità. Esistono cluster di neuroni bimodali, che si attivano sia quando si osserva il movimento (modalità visiva) che quando questo viene eseguito (modalità motoria), con la finalità di eseguire movimenti precisi. Si verifica così un'esatta congruenza tra movimento osservato e movimento effettuato, permettendo un'interazione con l'oggetto, che dipende dallo scopo e dal contesto. Le attività manuali possono pertanto concorrere a sviluppare l'intelligenza del bambino, l' abilità oculo-manuale e le capacità attentive ed imitative.

L'esplorazione della realtà da parte del bambino avviene, secondo Jean Piaget, attraverso l'osservazione attenta degli oggetti appartenenti al mondo esterno e del modo in cui essi funzionano. Il bambino acquisisce i concetti di spazio, tempo, casualità, vita e mente grazie alla mediazione degli strumenti di cui dispone per giocare (Piaget, 1966). I giochi artigianali, quelli fabbricati con materiali riciclabili, semplici nei loro meccanismi, rappresentano una proposta ludica che stimola nel bambino creatività e fantasia, oltre che un modo per insegnargli il rispetto per la natura. Nel 29° Congresso Nazionale della Sociatà Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, tenutosi lo scorso settembre a Venezia, é stato dedicato uno spazio all'importanza dei giochi "dimenticati". Il relatore intervenuto per offrire uno spunto di riflessione su tale argomento, lo scrittore umanista Giorgio F. Reali, ha osservato: "Un bambino capace di costruirsi i propri giochi è un bambino che molto probabilmente sa costruirsi il proprio futuro". Ripartire da materiali poveri per costruire giocattoli sempre nuovi è la mission dell' Accademia del Gioco Dimenticato da lui fondata a Milano circa 20 anni fa. Le numerose adesioni ai laboratori ed alle iniziative proposti periodicamente testimoniano il successo della socialità del gioco, ormai solo virtuale per molti bambini contemporanei. 

Stimolare il soggetto che manifesta comportamenti additivi nei confronti delle tecnologie a riscoprire forme "altre" di intrattenimento, può condurlo verso la disassuefazione. La mediazione ed il coinvolgimento delle figure di riferimento hanno un ruolo fondamentale nel favorire un impiego più costruttivo del tempo libero. All'interno di laboratori di neuropsicomotricità possono essere previsti dei parental training per consentire un vero e proprio ripristino dei contatti persi, oltre che una ridefinizione di igiene del tempo da condividere insieme.

 

Natura e attenzione

 Accanto alla promozione di attività manuali, si possono intraprendere percorsi ludici all' aperto, che coinvolgano l'intera famiglia. La probabilità di giocare in spazi diversi dalle mura della propria abitazione è davvero bassa per molti bambini contemporanei. Le necessità lavorative dei genitori, ma anche l'aumento del benessere, insieme alle modificazioni della struttura familiare, ridotta ormai a nuclei ristretti, fanno sì che le nuove generazioni siano quasi estranee ad una vita extradomestica. Oggi più che nel passato il gioco si modifica con il mutare della società. Gli stili di vita odierni, l’assenza di aree verdi come luoghi sicuri e protetti, l’aumento delle distanze urbane penalizzano i giochi di gruppo e la socializzazione spontanea, mentre si diffondono sempre più i giochi sedentari, modificandosi anche il modo di giocare ed i luoghi in cui si gioca (Cantelmi, 2006). Per la maggior parte dei bambini esiste una quotidianità prestabilita, scandita da attività calendarizzate, fatta di tragitti casa-scuola, casa-palestra, sempre in automobile, senza mai esercitare le abilità visuo-spaziali che una sana passeggiata comporterebbe.

In psicologia ambientale con il termine ristorazione o rigenerazione ci si riferisce all’esperienza di un processo di recupero psicologico e/o fisiologico che è innescato da un particolare ambiente. Roger Ulrich (1983) e Kaplan e Kaplan (1989) possono essere definiti i pionieri nello studio dei processi rigenerativi. La Teoria della Riduzione dello Stress elaborata da Ulrich nel 1983 sostiene che gli scenari naturali riducono lo stress, mentre quelli costruiti tendono ad ostacolarne il recupero. Secondo Ulrich gli uomini sono fatti per vivere nella natura e la società attuale è un ambiente per loro innaturale e che facilmente li porta allo stress. L’ ambiente naturale infonde un senso di sicurezza al contrario dell’ambiente costruito, che fa sentire poco sicuri, stressati e può portare anche a reazioni fisiche negative, quali sbalzi di pressione, pulsazioni accelerate, tensione muscolare e squilibri ormonali. Ulrich ha registrato i cambiamenti fisiologici durante la visione di paesaggi naturali, misurando la pressione sanguigna e la tensione muscolare (Ulrich e Simon, 1986), rilevando che anche brevi contatti visivi con le piante sono utili per il recupero dallo stress. Il suddetto studio ha influenzato la progettazione di ospedali e luoghi di cura, migliorando la degenza ed accelerando la guarigione di migliaia di pazienti nel mondo. La Teoria della Rigenerazione dell’Attenzione fu descritta nel 1989 da Rachel e Stephen Kaplan nel loro libro “The experience of nature: a psychological perspective”, che documenta la loro lunga ricerca sulla relazione delle persone con la natura, nonchè lo studio delle risposte emozionali riscontrate in esse. Gli autori individuarono nella natura un potenziale rigeneratore di attenzione, memoria e abilità cognitive in generale. Il punto di partenza della teoria si basa sulla presenza di due tipi di attenzione, così come descritte dal filosofo e psicologo americano William James: attenzione volontaria, che avviene in modo consapevole e obbligato in quanto richiede uno sforzo, e attenzione involontaria, che si manifesta nel soggetto, senza alcuno sforzo, in seguito ad uno spontaneo interesse. Secondo Kaplan e Kaplan noi usiamo l’attenzione volontaria per compiti impegnativi che comportano sforzo attentivo e dispendio di energie; pertanto abbiamo una capacità limitata nel mantenere l’attenzione in cose che non ci interessano. Gli ambienti naturali possono contrastare la fatica mentale, attivando l’altro tipo di attenzione spontanea ed involontaria, che risveglia la nostra curiosità e gioia di scoprire. Il risultato è che la nostra forza mentale aumenta.

Negli anni successivi alla formulazione delle due teorie, il tema degli ambienti rigenerativi ha stimolato continue discussioni e ricerche. Numerosi studi confermano che le risposte rigenerative possono essere estese anche ad immagini, video o dipinti, a odori o suoni associati ad ambienti naturali (Kjellgren e Buhrkall, 2010). Inoltre gli ambienti rigenerativi possono apportare i loro benefici attraverso il contatto diretto (per esempio trovarsi in un giardino) o  indiretto (attraverso la loro vista da una finestra). Organizzare un setting riabilitativo con immagini e/o suoni/odori che rimandano alla natura, può costituire un punto di partenza per focalizzarsi sul recupero dell'attenzione. Uno dei principali ed immediati effetti dati dall'uso prolungato di dispositivi digitali è proprio il disturbo attentivo. L'attenzione è definibile come l'insieme dei processi neuropsicologici he consentono di concentrare la consapevolezza su aspetti rilevanti dell'ambiente esterno e contemporaneamente di inbire gli stimoli distraenti (Valler e Papagno, 2007). Rimanere vigili significa dunque controllare l'ambiente ed essere capaci di mettere in atto risposte comportamentali adeguate.  Si rivela perciò essenziale preservare questa competenza importante nel bambino.

 

La riappropriazione del piacere senso-motorio

Il tempo trascorso di fronte agli screen media aumenta il rischio di sviluppare obesità infantile, problemi ortopedici e tics semplici, connessi a movimenti antalgici. Il corpo dei soggetti impegnati a lungo in tale attività è passivamente immobilizzato e deprivato dell'esperienza motoria, necessaria tra l'altro al ricambio del liquido sinoviale. Secondo B. Aucouturier "il piacere senso-motorio è l'evidente espressione dell'unità della personalità del bambino, poichè crea la fusione tra le sensazioni corporee e gli stati tonico-emozionali.[...] Il terapista della neuropsicomotricità dell'età evolutiva è lo specialista fornito di una competenza particolare a far nascere, mobilizzare e far evolvere il piacere senso-motorio del bambino verso le forme creative più diverse." (Aucouturier, 1984). L'autore parla anche di riappropriazione del piacere senso-motorio, in relazione a casi clinici che presentano forti limitazioni fisiche. Tuttavia aggiunge che tali stimolazioni labirintiche possono essere utilizzate anche con bambini senza problemi. Di fatti sono fisiologicamente presenti già nella vita intrauterina e si configurano come movimenti che inducono piacere. Un bambino che resta fermo per lunghi periodi attratto dai media digitali, potrebbe consolidare l'abitudine a muoversi poco ovvero tendere verso una eccessiva scarica motoria per compensazione, proiettandosi verso condotte iperattive. Le opportunità di movimento perse possono essere reintegrate mediante la proposta di attività ludiche incentrate sul piacere del movimento stesso. Queste privilegiano la propriocezione e la libera manifestazione delle emozioni. Si tratta di corsa, salto, dondolìi, cadute, scivolamenti che consentono al bambino di fronteggiare e superare determinati limiti, per conquistare maggiore consapevolezza delle proprie capacità e dello spazio che lo circonda. Non è  necessario recarsi in un parco giochi per poter mettere in pratica tali attività. Sicuramente lo spazio aperto rappresenta un'alternativa preferibile, ma anche a casa un bambino può col genitore cimentarsi in occasioni ludiche per consolidare un rapporto ripartendo dal contatto fisico. Winnicott sosteneva che in situazioni di stress e di difficoltà l'holding, inteso come contenimento che accoglie le ansie del bambino, riacquisisce efficacia anche quando il bambino non è più nella fase di dipendenza assoluta, ovvero in tutte le altre fasi della vita. Bowlby riteneva che comportamenti correlati ai meccanismi di attaccamento, tra cui la vicinanza fisica, si ripetono ogni qual volta si attraversano situazioni difficili. E un soggetto che passa gran parte del suo tempo libero in assenza dei genitori davanti agli screen media, non si trova forse in una condizione di disagio che richiederebbe quella presenza? Quale modo migliore per ri-avvicinarsi alla sua dimensione più fragile e vulnerabile se non attraverso la corporeità? Il piacere senso-motorio che nasce da attività fisiche condivise con la mamma e/o il papà assume una duplice valenza: sul piano psico-motorio restituisce al bambino la coscienza di sè mediante l'interiorizzazione del proprio schema corporeo, mentre sul piano affettivo gli garantisce una scarica di tensione emotiva e gli infonde sicurezza. Grazie alla guida del TNPEE, nell'ambito di laboratori dedicati al contatto corporeo, genitori e figli possono riscoprirsi vicini e ridimensionare la loro relazione.

 

Il potere terapeutico delle favole

Tv, tablet, smartphones e videogiochi interferiscono negativamente con il sonno. Eppure molti genitori li impiegano proprio per aiutare i figli a dormire, come emerge da uno studio sulle abitudini di utilizzo delle tecnologie digitali (Kabali et al. 2015). La fretta imposta da quella che Bauman definisce "vita liquida" non lascia più spazio al rito dell'addormentamento. I genitori contemporanei devono assolvere a mille impegni quotidianamente e non hanno più tempo per raccontare favole ai loro bambini. Secondo Margot Sunderland - direttrice dell'Institute for Arts in Therapy and Education di Londra, insegnante e psicoterapeuta - la narrazione di storie ha un potere trasformativo che si esplica attraverso l'immaginazione. Quest'ultima veicola le emozioni come il linguaggio veicola il pensiero. I personaggi fiabeschi animati da sentimenti umani rappresentano per il bambino un' occasione per elaborare le sue emozioni, di sentirsi coinvolto empaticamente dal racconto ed accolto da chi gli narra le storie. Con il supporto delle immagini metaforiche, egli è in grado di osservare e capire  i propri sentimenti dall'esterno e di proiettarli sui protagonisti, attraverso l' identificazione con essi. Oltre che assolvere alla funzione cognitiva, il racconto di storie rappresenta una fonte di stimoli emotivi e in virtù di ciò è un'attività molto ricercata dai bambini. Le ragioni di questo coinvolgimento risiedono nel fatto che le storie non sono il mero susseguirsi di avvenimenti, ma sono ricche di connotazioni affettive. Inoltre la presenza, nella struttura narrativa, di eventi inattesi o imprevisti da fronteggiare, aumenta il livello di partecipazione e stimola il pensiero immaginativo alla ricerca di ipotesi di soluzione. In altre parole, il materiale narrativo sollecita il livello emozionale in più componenti a partire da quelle più mentali - come la curiosità, l'interesse, il divertimento, la suspense - fino a giungere a quelle più calde, come la gioia, la tristezza e la paura (Bonifacio, Gison e Minghelli, 2015).

Nell'ambito di laboratori di neuropsicomotricità si possono proporre momenti di lettura in cui i genitori si dedicano al racconto enfatico di storie fantastiche e i figli all'ascolto attivo, sintonizzandosi in tal modo sul piano affettivo. Generalizzare tale attività al di fuori del contesto su descritto contribuisce a farla diventare una routine, che può accompagnare il bambino nella fase dell'addormentamento e rendere quest'ultima più serena rispetto alle occasioni in cui viene preferito l'uso di media digitali per indurre il sonno.

 

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