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Schema Corporeo

Evoluzione storica del concetto

Innanzitutto va specificato che in passato si distinguevano: l'immagine corporea definita come rappresentazione mentale del proprio corpo, arricchita delle percezioni del vissuto, e lo schema corporeo concepito come rappresentazione mentale del corpo ovvero come entità spaziale, costituita sulle basi cognitive delle sensazioni somestesiche. [22]

Ad oggi sono presenti varie definizioni, la più comune dichiara che: “lo schema corporeo è la percezione e la rappresentazione del corpo che consente di usarlo in modo appropriato per diversi compiti cui è sollecitato”. [27]

Un' altra definizione afferma che lo schema corporeo è “consapevolezza del corpo, là e in un preciso istante, nella risposta adattiva”. [27] Quest'ultima nozione è più globale in quanto unisce l'uso, la consapevolezza dell'uso e la consapevolezza del corpo. Fondamentale è rapportare lo sviluppo dello schema corporeo ai processi maturativi del bambino. È risaputo che il bambino distingue il sé dal non sé con una progressiva differenziazione  tra  stimoli  enterocettivi  ed  esterocettivi  (i  primi  provenienti dall'interno del proprio corpo, i secondi dalla stimolazione ambientale dei vari organi di senso). [22]

Secondo le teorie di   J. Ajuriaguerra e H. Wallon lo schema corporeo si struttura seguendo uno sviluppo in 3 stadi: [28]

  • Corpo vissuto: 0-3 anni (periodo senso-motorio), si intende la coscienza del proprio corpo in quanto strumento per esplorazione e conoscenza del mondo; è la fase fondamentale per lo sviluppo delle prassie elementari e ricopre anche l'aspetto senso-motorio; in questo stadio la percezione corporea è strettamente legata all'azione, il bambino così dà inizio al processo di differenziazione tra il sé e l'altro tramite l'esplorazione del proprio corpo e di quello materno.
  • Corpo percepito: 3-6 anni (periodo pre-operatorio), si intende percezione del corpo come unità e come immagine simmetrica; nel bambino inizia l'organizzazione delle percezioni quindi lo schema corporeo viene interiorizzato ed è percepito a livello cosciente.
  • Corpo rappresentato: 6-12 anni (periodo operatorio), si intende percezione della tridimensionalità del corpo, della successione di gesti, movimenti, spostamenti; in questa fase prevale l'aspetto operativo, in cui il corpo diventa punto di riferimento per orientamento e strutturazione spaziale.

Componenti e fasi evolutive dello schema corporeo

Nell'evoluzione della coscienza corporea è integrata la lateralità intesa quale conoscenza delle parti destra e sinistra sul proprio corpo. Essa dipende dalla preferenza di uso di un emilato rispetto all'altro e dalla percezione della simmetria corporea. Successivamente andrà a costituirsi la lateralizzazione che è il riconoscimento di destra e sinistra sull'altro; è intesa quindi come capacità di proiezione dei rapporti spaziali considerandoli rispetto agli oggetti e allo spazio in generale (tale competenza è fondamentale anche per lo sviluppo di competenze quali orientamento e movimento nello spazio, scrittura, lettura e disegno). [28]

Altre componenti facenti parte dello schema corporeo sono l'organizzazione e l'orientamento spazio-temporale del sé che dipendono, soprattutto nei primi mesi di vita, da due elementi fondamentali per il bambino: il corpo della madre e il proprio; questi  due  elementi  si  ritrovano  inizialmente  uniti,  durante  il  periodo  della gravidanza, successivamente al parto si avvierà un processo di differenziazione- separazione e di organizzazione del sé nello spazio. In questa fase evolutiva la fonte degli stimoli che permettono la maturazione di questo processo è la figura dell'adulto, in particolare la madre. [28] Nei primi 18 mesi di vita si nota la stretta correlazione tra sviluppo dello schema corporeo e organizzazione spazio-temporale in quanto la capacità d'orientarsi nel mondo viene favorita dalla possibilità di riconoscersi come corpo.

Si possono distinguere varie tipologie di schemi corporei, strettamente correlati fra loro: [27]

  • Schema Corporeo motorio-percettivo: offre le coordinate corporee, quindi la disposizione fra loro delle varie parti del corpo, consentendo di poter rispondere agli stimoli ambientali in modo adeguato.
  • Schema Corporeo  rappresentativo:  costituito  da  una  serie  di  processi  di rappresentazione verbale, grafica ed immaginativa.
  • Schema Corporeo motorio-percettivo-rappresentativo: interazione costante e permanente fra i due precedenti.
  • Schema Corporeo Espressivo: dà informazioni sullo stato corporeo emotivo- affettivo, riguarda piaceri, bisogni e mali correlati al corpo.

Le finalità nella costruzione dello schema corporeo si riferiscono ai seguenti punti: [27]

  1. Orientamento: capacità di organizzare gli spostamenti per raggiungere un luogo, possibile tramite il riconoscimento di anteriorità e posteriorità e lateralità.
  2. Miglioramento dell'uso e delle prestazioni: conoscenza del corpo e delle sue possibilità per migliorarne efficienza e prestazioni.
  3. Consapevolezza del sé: la finalità è nel miglioramento dell'esistenza che non sempre coincide con il miglioramento delle prestazioni.
  4. Posture per le azioni transitive con gli oggetti: in questo caso il corretto sviluppo dello schema corporeo è necessario a svolgere le attività di vita quotidiana ponendoci nel modo più economico possibile nei confronti di queste.
  5. Posture per le azioni espressive: finalità è la comunicazione, intrinseca perché ci appartiene geneticamente.
  6. Espressività artistica: è data dall'espressione corporea mirata al racconto e può trovare modalità diverse per esprimersi.

Lo schema corporeo nella pratica psicomotoria

Per quanto riguarda la valutazione non esiste un unico test standardizzato che riesca a misurare tutte le componenti del complesso concetto di schema corporeo; troviamo quindi solo parti di test standardizzati, che indagano sulla globalità del bambino, come ad esempio: il BVN (Batteria di Valutazione Neuropsicologica per l'età evolutiva) in cui si trova la scala di prassie motorie su consegna verbale e su imitazione (sei gesti per gli arti superiori significativi, sei gesti per gli arti superiori non significativi e sei gesti del volto).

In alternativa si possono trovare test su specifiche componenti dello schema corporeo come: test del disegno della figura umana di Goodenough dove l'assegnazione del punteggio dipende dal numero di elementi presenti nella figura rappresentata (per un totale di 47 parti); test per lo schema corporeo di Russo; batteria Piaget-Head test di orientamento destra-sinistra: nella prima parte il bambino deve riconoscere destra e sinistra su di sé, sull'altro e poi nei confronti di tre oggetti, nella seconda parte il bambino deve imitare i gesti prima osservando l'operatore posto davanti a lui, poi deve eseguirli su consegna verbale e infine imitando figure schematiche; test di Auzias sulla lateralità; prove di adattamento spaziale e di orientamento spaziale di M. Vyl dove viene richiesto al bambino di riuscire a modulare i suoi spostamenti spaziali secondo le richieste dello psicomotricista; prova di adattamento ritmico di G.B. Soubiran è una prova di adattabilità senso-motoria (in particolare uditivo-motoria) ad una specifica cadenza ritmica; infine, valutazione dello schema corporeo tratto dal testo “Manuale di terapia psicomotria dell'età evolutiva” di Anne-Marie Wille e coll. che presta attenzione al riconoscimento delle parti del corpo, l'imitazione di gesti, orientamento nello spazio, riconoscimento di destra e sinistra, sensopercezione muscolare.

Gli scopi terapeutici si suddividono seguendo le tappe evolutive e cinque ambiti di intervento principali: [27]

  1. Percezione, in questo settore rientrano tutte le acquisizioni conquistate per via propriocettiva, è un'area strettamente legata al movimento dal quale però si distingue per l'attenzione indirizzata prevalente al corpo; scopi terapeutici di questo settore sono:
    1. Postura: “modo in cui il corpo reagisce alla sollecitazione antigravitaria”, comprende le posture prona, supina, seduta, inginocchiata, erett Lo sviluppo posturale si completa al compimento del primo anno di vita, tra i 15 e i 18 mesi stabilizzata la deambulazione il bambino investe sulle posture attraverso le coordinazioni cinetiche, prima dei tre anni l'assunzione e il mantenimento della postura è l'obbiettivo principale, dopo questa età lo diventa il cambio posturale e il controllo delle posture richieste, che nelle età prima degli 8-9 anni sono investite prevalentemente per le attività di tipo ludico e successivamente anche per le attività educative finalizzate.
    2. Posizione-spazio gestuale: la posizione è “il modo in cui i diversi segmenti corporei si rapportano tra loro” lo spazio gestuale è “una particolare posizione che assumono gli arti superiori rispetto all'asse corporeo”. L'attenzione alle posizioni fa cogliere i vizi posturali, abitudini e tratti significativi dell'atteggiamento posturo-posizional Dopo i 2 anni il bambino comincia a prestare attenzione alle posizioni delle sue parti del corpo ma sarà capace di riflettere sulle posizioni dei singoli segmenti corporei solo dopo aver raggiunto la tappa del corpo percepito, nella successiva tappa del corpo rappresentato vi sarà l'interiorizzazione dei rapporti tra segmenti corporei. Le posizioni corporee vanno modificandosi secondo le variabili di: simmetria-asimmetria, parte superiore-parte inferiore, spazio gestuale e segmentazione dello spazio gestuale; queste variabili, dopo i 3  anni/3 anni e mezzo, muoveranno i processi adattivi del bambino.
    3. Lateralità: “processo attraverso il quale si raggiunge la consapevolezza dei due emisomi, coscienza dell'asse corporeo che unisce e separa le due parti corporee laterali e antero-posteriore”. I processi di differenziazione tra gli emisomi li si ritrova già tra i riflessi arcaici, negli atti di prensione, nelle prassie manuali Dai 4 anni e mezzo/5 anni i processi adattivi del bambino saranno molto concentrati sulla percezione distintiva dei due emilati e fino ai 6/6 anni e mezzo non dovrebbe avere problemi nel confondere i due lati, l'associazione della parola destra/sinistra sarà l'atto conclusivo dello sviluppo di questa funzione ed arriverà attorno ai 7 anni.
    4. Orientazione: “consapevolezza del modo in cui il corpo si pone nei confronti dei punti cardinali”; indispensabile per conoscere la nostra collocazione spazial Fin dai primi mesi di vita il bambino è portato a rivolgere il proprio corpo verso la fonte sensoriale che attiva lo spostamento, in questo processo non vi è coscienza del modo in cui il corpo si pone nei confronti dello spazio, la consapevolezza del rapporto spazio-corpo si acquisirà nel periodo del corpo percepito tra i 5 e i 6 anni; da questo momento in poi il bambino sarà  capace  di  mantenere  e  riconoscere  orientazioni diverse nella motricità di posizione e sarà capace di mantenere i rapporti tra il suo piano frontale e il piano cardinale nella motricità di spostamento.
    5. Corpo  in  movimento: “è  la  plurisensorialità del  corpo  che  si sposta e attraversa le tre tappe dello sviluppo dello schema corporeo”. In questo campo bisogna distinguere ciò che appartiene al corpo da ciò che appartiene al movimento e quindi si tenderà a raggiungere dapprima una rappresentazione del corpo durante l'azione  con  un  alto  coinvolgimento  della  componente  oculo- motoria e, successivamente, la rappresentazione anticipatrice del corpo durante l'azi Importante è che il terapista tenga sempre ben presente la fase di sviluppo dello schema corporeo in cui si trova il bambino.
  2. Lessico, questo settore riguarda la conoscenza del corpo per via lessicale, quindi la denominazione di parti del corpo, delle posture e delle posizioni, di ritrovarle su sollecitazione verbale e imitazione dei gesti; gli scopi terapeutici prestano particolare attenzione a:
    1. Parti del corpo: capacità di circoscrivere e denominare parti del corpo nominalmente definit Verso i 12/13 mesi l'individuazione procede con la comprensione delle parole che nominano la parti del volto, mani e piedi; dopo i 2 anni, entrando nella tappa del corpo percepito, riconosce su di sé progressivamente quasi tutte le parti del corpo; tra i 5 e i 6 anni il bambino ha mappato tutte le zone corporee escluse le articolazioni, terzo quarto e quinto dito e le zone di minore denominazione quotidiana (es. nuca, zigomi ecc.). Scopo principale è che il bambino raggiunga una rappresentazione mentale delle   varie   parti   come   una   sorta   di   puzzle   verbale   della composizione del corpo; i processi che verranno sollecitati maggiormente per sviluppare questa funzione nel bambino saranno: l'imitazione, l'uso della parte o un processo prassico, la denominazione da parte del bambino e l'individuazione su di sé attraverso il gesto.
    2. Posture e posizioni: riconoscimento nominale, espressivo delle posture e posizioni. Le posture vengono rappresentate verbalmente entro i 3 anni mentre le posizioni sono nominate e descritte tra i 5 e i 6 anni. Il continuo riferimento alla fase di sviluppo del bambino è fondamentale per la riuscit Importante, inoltre, ricordare che la denominazione avverrà  primariamente  su  se  stesso, successivamente sull'altro o su un oggetto tridimensionale (es. bambole e peluches) ed in fine su un disegno schematizzato.
  3. Rappresentazione spaziale, consiste nella rappresentazione per via visuo- motoria tramite quindi l'utilizzo di strumenti grafici e costruttivi:
    1. Relazioni spaziali tra le parti e/o tra i segmenti corporei: è il modo in cui il bambino rappresenta le varie parti del corpo, rispettando o meno i rapporti spaziali che le legano; in questo caso si può notare l'esteriorizzazione di immagini interne come una sorta di        confronto    tra    idea    e    costruzione    prati    La    prima rappresentazione corporea avviene nel disegno, del bambino di 3 anni/3 anni e mezzo, dove si vede un volto da cui dipartono i quattro arti (omino girino), detta anche fase della centralità del volto; successivamente vi sarà un arricchimento soprattutto dal punto di vista topologico, il bambino di 4 anni e mezzo sarà in grado di disporre  correttamente  le  varie  parti  del  corpo.  In  trattamento bisogna sempre tenere bene distinte le rappresentazioni spontanee da quelle dirette dal terapista, solo dalle prime si potrà comprendere a che livello di assimilazione il bambino è arrivato; inoltre è molto utile ricorrere a svariate tipologie di rappresentazione senza fossilizzarsi  solo  su  quella  grafica  (es.  didò,  lego,  das,  ecc.)  e tenendo sempre presente l'età di sviluppo del bambino: a 4 anni è necessario che gli oggetti utilizzati richiamino le parti interessate, verso i 6 anni si privilegeranno oggetti che non possiedono la forma della parte che quindi sarà da ricostruire, fino ad arrivare ad oggetti che se ne discostano molto. Importante sarà anche convogliare l'attenzione del bambino verso quelle parti del corpo di più difficile collocazione per lui.
    2. Relazioni spaziali dinamiche fra le parti e/o i segmenti corporei: la rappresentazione del corpo che si rende dinamic Verso i sette anni i bambini cominciano ad animare i personaggi del disegno, grazie anche all'acquisizione della conoscenza delle articolazioni corporee e delle varie orientazioni corporee nello spazio, il bambino comincerà  quindi  ad  essere  in  grado  di  rappresentare  il  corpo orientato rispetto all'ambiente rappresentato e posizionato in modo corretto rispetto al movimento che si vuole raffigurare.
  4. Sistema di riferimento spaziale, è successivo alla discriminazione destra/sinistra e anteriore/posteriore sull'altro nelle sue varie orientazioni, in questo campo l'orientazione del proprio corpo diventa punto di riferimento per tutto il resto dello spazio:
    1. Lateralizzazione: processo attraverso il quale destra e sinistra sono proiettati sull'altro, su oggetti e sul rapporto corpo/oggett Dapprima vi  deve  essere  un  riconoscimento  della  stessa  parte laterale quando l'orientazione è la stessa, secondo passaggio sarà il posizionamento di fronte al bambino, poi sempre di fronte al bambino  ma  non  allineato  a  lui  (vi  deve  essere  aumento  di attenzione alla parte interessata) e in fine si sperimenteranno tutte le possibili  orientazioni del  corpo  (perpendicolari, in  diverse  zone dello spazio); a questo punto il bambino dovrà essere in grado di isolare le singole percezioni e rapportarle o individuarle come una delle due lateralità del corpo dell'altro.
  5. Espressività, si riferisce all'uso intenzionale dell'espressività corporea nelle manifestazioni delle emozioni e nei processi di simbolizzazione:
    1. Imitazione delle espressioni del volto e rappresentazione delle emozioni: sono le diverse combinazioni dei muscoli facciali che danno origine alla mimica e il modo in cui il corpo nel suo complesso mette in scena le emozioni. Fino a 3 anni le espressioni del volto e le emozioni sono spontanee, successivamente inizia un uso intenzionale che mette in scena un'emozione attraverso canali comunicativi che di solito la esprimono spontaneamente; a livello terapeutico ci si può lavorare a partire dai 7 anni, momento in cui vi comincia ad essere una sufficiente decentrazione cognitiva ed affetti La possibilità che questo avvenga dipende dalla capacità del bambino di porsi a distanza dalle proprie emozioni e sentimenti; la tecnica da applicare parte dall'imitazione delle espressioni del volto altrui (dell'altro, allo specchio, di figure/foto) e l'espressione corporea vera e propria data dal coinvolgimento di tutto il corpo. La terapia psicomotoria in questo ambito ha una duplice funzione: favorire la riflessione cognitivo-corporea sull'espressività intenzionale e la riflessione emotivo-corporea relativa ai sentimenti che provengono dall'area ludica.
    2. Simbolizzazione-Astrazione: sono la possibilità di usare il corpo per  rappresentazioni  di  oggetti,  fatti,  eventi,  concetti  che  di corporeo non hanno nulla; il corpo diventa così puro strumento di rappresentazi Solo verso i 3 anni il bambino diviene capace di usare simbolicamente il corpo, primariamente avrà la necessità di mantenere un certo grado di somiglianza tra l'oggetto reale e la sua rappresentazione successivamente il corpo si allontanerà dalle similitudini con l'oggetto per mettere in scena il significante concettuale.

Per quanto riguarda i disturbi dello schema corporeo, R.C. Russo, distingue: [22]

  • disturbi da carenza di afferenze, vi è un difetto di informazioni propriocettive.
  • disturbi da  deficit  motori,  per  una  lesione  o  per  una  marcata  carenza maturativa.
  • disturbi  somatognosici   specifici   tra   cui:   difficoltà   o   impossibilità   di distinguere destra e sinistra.
  • disturbi da deficit di elaborazione delle informazioni, si riscontrano nelle difficoltà d'integrazione di segmenti corporei in un'unità somatica e in alcune carenze del processo di lateralizzazione.

I vari disturbi dello schema corporeo si possono evidenziare in buona parte dei bambini che presentano ritardi psicomotori, disturbi della relazione o più in generale della percezione del sè, come ad esempio: PCI, autismo e disturbi pervasivi dello sviluppo, disprassia, disordini genetici, ritardo dello sviluppo e disturbi psichiatrici (ad esempio depressione, disturbi dell'alimentazione, ecc.).

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