Valutazione e Trattamento dello Schema Corporeo
La Valutazione dello Schema Corporeo in Neuro e Psicomotricità
Come già affermato in precedenza non esiste una vera e propria batteria di test per la valutazione dello schema corporeo, risulta essere quindi necessario avvalersi di più test di valutazione, di singole scale di test più completi o di un'osservazione approfondita del paziente.
Per quanto riguarda l'osservazione risulta utile prestare attenzione a varie capacità del bambino, tra queste troviamo:
- La richiesta di denominazione delle varie parti del corpo, su di sé piuttosto che sull'altro; tal volta si pensa, erroneamente, che tramite questa si valuti in gran parte lo schema corporeo senza considerare che la conoscenza lessicale delle singole parti è di facile apprendimento meccanico; per verificare se vi è stata una vera e propria strutturazione dello schema corporeo possono essere utili le osservazioni del bambino durante attività come il lancio, la presa, il cammino, il salto o la corsa (ognuno quando possibile) perché per effettuare un certo tipo di attività motoria è necessario che il bambino abbia una grossa consapevolezza di sé e delle singole parti corporee che vanno a coordinarsi per ottenere un risultato; se il bambino non ha una precisa percezione dei singoli segmenti e della loro organizzazione spaziale sarà sicuramente più difficile per lui riuscire ad ottenere un certo tipo di risultati.
- Utile richiedere l'imitazione di gesti che siano di una singola componente o di tutto il corpo per verificare se il bambino ha una buona conoscenza corporea infatti, questa capacità, è indice dell'attitudine del bambino di identificare i rapporti spaziali fra le singole parti del corpo dell'altro interiorizzarle, farle proprie e riprodurle correttamente.
- D'importanza rilevante sono anche il riconoscimento delle posture e degli stimoli tattili, sono entrambe prove da far svolgere al bambino ad occhi chiusi, nel primo caso gli si fa assumere una posizione, il bambino deve memorizzarla, la si scompone e successivamente si richiede al bambino di ricomporla, in questo modo si vanno a valutare le afferenze propriocettive; nel riconoscimento degli stimoli tattili si richiede al bambino di individuare il punto in cui è stato toccato mentre era ad occhi chiusi.
- Anche lo studio del disegno del bambino non deve essere tralasciato; da valutare dai 3 anni in poi tenendo ben presente le fasi di sviluppo: trai i 3 e i 4 anni compare l'omino girino costituito da un cerchio, che sta a rappresentare la testa, al quale sono attaccate braccia e gambe e al suo interno si possono identificare dei tratti grafici per gli occhi, naso e bocca; verso i 4 anni e mezzo compare il primo abbozzo di tronco e le dita; a 5 anni il volto risulta essere più ricco di particolari e braccia e gambe sono collegati correttamente al tronco, si evidenziano anche elementi del vestiario; a 6 anni l'altezza della figura è maggiore della larghezza e sono presenti mani e collo; tra i 7 e gli 8 anni le proporzioni sono migliori, la figura risulta essere dinamica e facente parte di un contesto; dai 9 anni sono riscontrabili anche le emozioni dall'espressività del volto, dopo quest'età la figura e il contesto rappresentati vanno via via arricchendosi di particolari.
- Bisogna anche valutare l'atteggiamento del bambino allo specchio tenendo sempre in considerazione le fasi di sviluppo che vanno dall'indifferenza nei primi mesi di vita fino al riconoscimento vero e proprio della propria immagine verso i 6-7 anni.
Dopo un'approfondita osservazione può essere utile applicare una serie di test che vadano a valutare tutte le componenti di: percezione corporea, lessico, rappresentazione spaziale, sistema di riferimento spaziale ed espressività.
Tra questi uno dei più completi risulta essere la valutazione dello schema corporeo tratto dal testo “Manuale di terapia psicomotria dell'età evolutiva” di Anne-Marie Wille e coll. che presta attenzione al riconoscimento delle parti del corpo, l'imitazione di gesti, orientamento nello spazio, riconoscimento di destra e sinistra e memoria muscolare, gli autori affiancano a questa batteria di valutazione anche il test di Goodenough per il disegno della figura umana che può essere, a sua volta, affiancato alla prova di conoscenza e costruzione dell’immagine del corpo di Daurat- Stambak e Bergès.
Un altro test per lo schema corporeo può essere quello di Daurat-Hmeljak, Stambak e Bergès costituito da due prove, una applicabile dai 4 agli 8 anni in cui viene richiesta la rappresentazione del corpo e del volto di fronte, la seconda prova è applicabile dai 6 agli 11 anni e viene richiesto di rappresentare corpo e viso di profilo oppure il test dello schema corporeo Meljac e Bergès. [25]
Per quanto riguarda l'imitazione dei gesti si può utilizzare una scala del BVN che valuta l'esecuzione di gesti degli arti superiori significativi, non significativi e gesti del volto prima su consegna verbale e poi su imitazione.
La batteria Piaget-Head prevede una sezione di valutazione del riconoscimento destra e sinistra (test di Piaget): su di sé, sull'altro e relativa a tre oggetti; vi è poi una seconda sezione sull'imitazione di gesti (test di Head): imitazione dell'osservatore faccia a faccia, imitazione su ordine verbale e imitazione di figure schematiche; per l'imitazione di gesti è presente anche il test Bergès-Lézine che, associato alla valutazione prattognosica di Vaivre-Douret, permette di evidenziare: correlazione dei fattori di tono, asse corporeo nella relazione imitativa delle prassie; principali orientamenti in rapporto alla verticalità dell’asse corporeo; aspetti operatori a partire dal riconoscimento corporeo (prova dei contrari, memorizzazione delle posture); aspetto simbolico delle designazioni destro-sinistra e superamento della fase senso- motoria; decodifica percettiva e imitazione dell’aspetto visuo-cinetico (ruolo dello svolgimento gestuale segmentario ). [25]
Altri test che possono andare a valutare la componente gnosica dello schema corporeo sono: test delle gnosie digitali di Galifret-Granjon e la prova delle gnosie tattili digitali in neuro-psicomotricità di Vaivre-Douret. [25]
Il test di Auzias valuta le varie forme di lateralità, sempre in quest'ambito vi è la prova della lateralità psico-sociale di gesti mimati in neuro-psicomotricità di Vaivre- Douret; per valutare la rappresentazione e l'adattamento spaziale vi è il test di Marta Vyl tramite la prova dei passi contati, presente anche la prova d’orientamento spaziale in neuro-psicomotricità di Vaivre-Douret; il test di G.B. Soubiran valuta l'adattamento ritmico.
Per valutare le capacità del bambino di controllare il corpo in posizione statica o dinamica si possono sfruttare prove dell'esame neurologico o delle Gross Motor Function Measure. Per il corpo immobile troviamo: [25]
- Controllo posturale: si effettua con due modalità differenti, nella prima il bambino in piedi con piedi uniti e braccia lungo il corpo deve riuscire a mantenere la posizione anche ad occhi chiusi, eliminando nel bambino il controllo visivo si evidenzia il vissuto del corpo correlato a spazio e tempo e sulla ripercussione tonica dell’insicurezza e dell’ansia; nella seconda si chiede al bambino di contare fino a 20 mentre è ad occhi chiusi, questa prova introduce un elemento relativamente neutro (cifre) che tende, allontanando l’attenzione, a far diminuire l’ansia, se essa esiste, portando spesso a un miglioramento del controllo.
- Spinte: il bambino è sempre nella posizione delle prove precedenti ma in questo caso viene sotto posto a delle spinte (antero-posteriori, postero- anteriori e latero laterali) dal terapista, qui si ricorre a un elemento dinamico esterno (spinta) al quale il bambino deve resistere, così vi è un adattamento delle reazioni muscolari che mette in gioco la regolazione posturale e i dati dello schema corporeo, il contatto fisico, qui inevitabile, introduce nella risposta un nuovo fattore legato alla relazione con il corpo dell’altro.
- Equilibri: viene chiesto al bambino di stare in equilibrio prima su un piede poi su un altro ed in fine sulla punta dei piedi e sui talloni, queste prove ricorrono a una regolazione posturale semplice, acquisita verso i 4 anni e mezzo - 5 anni, che si dimostra frequentemente perturbata nei soggetti fragili, inquieti, poco sicuri di sé, turbamento che, come le prove precedenti, sottolinea frequentemente l’incidenza tonica dell’insicurezza e le fluttuazioni della nozione di sé.
Tutte queste prove si realizzano su semplice ordine verbale (la dimostrazione interviene solo se indispensabile), la loro esecuzione sollecita percezione e rappresentazione del corpo nello spazio. [25]
La traduzione, nelle prove dinamiche, delle reazioni posturali e d’equilibrio precedenti, sollecita un’altra dimensione che è quella della mobilità del corpo nello spazio, con il rischio, in questo caso, della perdita della sua coesione e della sua unità.
Come prove del corpo in movimento troviamo: [25]
- Marcia, corsa e salto
- Motricità facciale
- Diadococinesie
- Coordinazione volontaria, si chiede al bambino di effettuare inizialmente due movimenti (es. girare la testa da un lato e piegare il braccio dall'altro lato e viceversa) più volte poi altri due movimenti (es. piegare il ginocchio destro e il braccio sinistro e viceversa) ed infine gli si chiede di fare le due coppie di movimenti contemporaneamente
In queste prove si vanno a valutare: coordinazione dei movimenti, l’armonia e la correttezza dei movimenti che possono essere compromesse a causa di diversi fattori, rappresentazione del movimento da eseguire (il movimento che si esegue è esattamente quello richiesto o meno), integrazione dei riferimenti corporei (verifica se vi è o meno approssimazione dello schema corporeo). [25]
Il Trattamento Neuro e Psicomotorio dello Schema Corporeo
Le attività tese a riabilitare o a rendere più armonico possibile lo sviluppo dello schema corporeo devono cercare di rendere cosciente il bambino del proprio corpo che risulta essere oggetto da conoscere, così da poterlo poi, a sua volta, sfruttare per la conoscenza del mondo esterno.
In particolare per quanto riguarda il trattamento neuro e psicomotorio delle PCI, bisogna cercare di incrementare la modificabilità adattiva del bambino rispetto all'ambiente così da aumentarne l'autonomia personale e sociale; lo scopo del trattamento deve mirare a favorire un utilizzo adattivo delle informazioni corporee percettive e motorie.
Il progetto riabilitativo sarà sempre individuale e personalizzato, tarato sul bambino solo dopo un'attenta valutazione clinica e strumentale che verranno ripetute periodicamente per aggiornare il progetto. Il setting terapeutico sarà strutturato in modo da porre il bambino di fronte a problemi che gli si possono presentare anche nella vita di tutti i giorni, questi dovranno essere il più “naturali” possibile; le attività dovranno essere tarate sull'età e sulle competenze del bambino né troppo complesse, da diventare ostacoli insuperabili, né troppo semplici da non richiedere sforzi adattivi.
Basilare è l'inizio del trattamento che dovrebbe essere il più precoce possibile così da sfruttare la plasticità neuronale, l'allenamento precoce di un certo tipo di funzioni impedisce che, ai sintomi derivati dalla lesione, si aggiungano anche sintomi “da non uso” delle funzioni stesse; il setting terapeutico dovrebbe essere un ambiente ricco di stimoli, il più possibile naturali e interessanti, così da supportare il bambino con PCI nella ricerca attiva di nuove occasioni di conoscenza, allo stesso tempo tutte le esperienze percettive dovranno essere guidate e dosate in modo da evitare gli eccessi delle afferenze.
Sarà poi compito del terapista fornire delle facilitazioni per la risoluzione dei compiti proposti per poi ridurle progressivamente così da portare il bambino a sfruttare le proprie risorse ed agire autonomamente.
A proposito dello schema corporeo, prima di tutto bisogna porre attenzione al lavoro sulla percezione globale del corpo, della sua unità e della sua posizione nello spazio; senza una buona percezione unitaria e globale non si può lavorare sui singoli elementi corporei perché, in tal caso, si va a favorire un ulteriore dispersione delle singole parti del corpo.
Il programma terapeutico sarà basato, primariamente, sulle diverse posizioni che può acquisire il corpo e i diversi spostamenti che può effettuare nello spazio.
La pratica prevede l'uso di giochi che portino il bambino a sperimentare situazioni corporee precise correlate a determinate sensazioni; risulta essere utile anche l'utilizzo del linguaggio, da parte del terapista, che deve essere il più semplice, chiaro e preciso possibile, in questo modo i bambini vengono aiutati ad apprendere e ad avere una maggiore coscienza della loro condizione nello spazio e delle diverse azioni che possono compiere tramite il loro corpo.
Le attività proposte dovranno essere costituite da una costanza posturale sia nell'immobilità che nella dinamica, inizialmente si partirà con attività che portano il bambino ad acquisire le posture principali (prono, supino, seduto, in ginocchio, in piedi, ecc), queste potranno essere realizzate inizialmente solo su imitazione, successivamente verranno accompagnate da parole specifiche per le singole posture. Da tenere sempre presente che imitazione e denominazione, nello sviluppo dello schema corporeo, vanno di pari passo e si rinforzano vicendevolmente nonostante il bambino raggiunga un certo numero di posture e di tipologie di spostamenti molto prima di saperle nominare.
Per quanto riguarda i rapporti spaziali tra i segmenti corporei, bisogna innanzitutto assicurarsi che il bambino abbia acquisito una buona coscienza globale del sé così da rendere più semplice l'individuazione di ciascun segmento corporeo, da qui comincerà un lavoro sulla coordinazione e sull'organizzazione gestuale via via più specifico e differenziato.
Questa fase del trattamento si basa su tutte quelle esperienze motorie che connettono elementi propriocettivi ed esterocettivi, a tal proposito sarà quindi utile continuare ad utilizzare il linguaggio e affiancare anche l'uso dello specchio.
Nel trattamento sarà posta maggiore attenzione alle singole parti del corpo con un'elevata considerazione ad un elemento corporeo per volta, si parte dalle più semplici e conosciute fino ad arrivare a quelle più specifiche (es. le articolazioni, polpacci, cosce, avambracci, ecc); successivamente si passerà alla presa di coscienza dello spazio gestuale e delle posizioni segmentarie.
Per l'acquisizione dello spazio gestuale e dell'orientamento corporeo nello spazio si può procedere tramite l'imitazione di gesti simmetrici ed asimmetrici e di un modello per l'orientamento nelle varie posture elementari, chiedendo al bambino di verbalizzare ciò che sta eseguendo, oppure si può ricorrere a una serie di giochi dove il bambino deve assumere delle posture o farle assumere al terapista e nominarle o descriverle; per lo spazio gestuale si usano giochi in cui deve effettuare spostamenti relativi a precisi oggetti oppure deve farli assumere ad un oggetto o al terapista stesso.
Può risultare utile anche lavorare sull'organizzazione dell'attività prassica, fondamentale che alla base di questa vi sia un certo grado d'integrità del sistema percettivo che guidi l'esecuzione delle azioni, perché una sensazione possa essere corretta è necessario che vi siano dei movimenti corretti di orientazione dei sistemi percettivi e una buona attenzione percettiva. La conoscenza degli oggetti e dei gesti risultano essere incompleti a causa, innanzitutto, di una retroazione negativa del sistema percettivo su quello motorio. Infatti, non riuscendo ad afferrare un oggetto in modo corretto ed esplorarlo con il tatto non sarà possibile conoscerlo in tutti i suoi aspetti e non vi sarà un coordinamento fra i vari punti di vista, tramite i quali può essere percepito; come conseguenza non riusciranno a crearsi un immagine visiva completa e inoltre non riusciranno ad effettuare una corretta esplorazione visuo- spaziale e di conseguenza non avranno una giusta analisi delle caratteristiche strutturali e funzionali da qui un'ulteriore conseguenza è l'incapacità, da parte del bambino, di saper utilizzare l'oggetto in modo corretto. In questi casi vi è soprattutto un problema di ideazione dell'azione che va ad ostacolare la realizzazione di compiti mediati dall'attività motoria come ad esempio scrittura e disegno. Lavorare su schema corporeo e spazialità è particolarmente importante per questi bambini affinché riescano a compensare le loro carenze ed arrivare ad ottenere una buona tolleranza percettiva e, di conseguenza, rendere più semplice l'organizzazione prassica.
Nella pratica neuro e psicomotoria si cerca di facilitare anche la percezione della lateralità, sempre sfruttando il gioco, ricorrendo: all'immagine spaziale del corpo (es. colorare i due emilati, del disegno di una figura umana, con due colori diversi), all'aspetto percettivo-motorio (es. spostare un oggetto per terra ma solo con le parti di uno stesso lato) e all'aspetto prattognosico (es. facendo utilizzare le due parti del corpo in modo equivalente).
Altri elementi fondamentali sono la lateralizzazione e l'espressione corporea.
Per quanto riguarda la prima funzione è necessario che il bambino abbia acquisito una buona lateralità e che quindi abbia ben presenti su sé stesso i concetti di destra e sinistra, così che li possa ricondurre anche sull'altro, inoltre deve sapersi orientare verso un punto specifico; appurato tutto ciò il terapista cercherà di insegnare al bambino a riconoscere destra e sinistra sull'altro facendo mettere prima il bambino dietro di lui poi di lato successivamente di fronte ed infine perpendicolarmente (molto utile l'utilizzo dello specchio per far comprendere al bambino l'inversione dei rapporti spaziali).
Per favorire l'espressione corporea si cercherà di porre il bambino in situazioni dove l'utilizzo del corpo deve mettere in atto processi cognitivi e di rappresentazione (es. si chiede al bambino di interpretare il ruolo di un personaggio di una storia, il bambino dovrà capire le caratteristiche del personaggio e cercare di riprodurle nel modo più fedele possibile).
Altri Approcci Terapeutici
Affiancato ai trattamenti neuro e psicomotori e fisioterapici vi è l'utilizzo dei kinesio taping e dei thera togs, molto utili anche ai fini del trattamento dello schema corporeo:
Thera Togs
È stato messo a punto da Beverly Cusik. Serve a prolungare gli effetti benefici delle sedute di riabilitazione di bambini e adulti affetti da disfunzioni neuro motorie; può essere considerato uno strumento, in quanto indumento ortesico che consente di correggere la postura senza gli inconvenienti (arrossamenti della pelle, surriscaldamento corporeo, costo eccessivo, ridotto comfort, ecc) dei più comuni strumenti utilizzati, oppure metodo/strategia, perché grazie alla sua funzione compressiva, pur rimanendo flessibile, per la possibilità di applicare fasce a strappo in infiniti modi, offre l’opportunità al paziente di aumentare il reclutamento muscolare anche per il periodo extra seduta riabilitativa potenziandone i benefici. È costituito da due strati: uno interno non contenente lattice, traspirante, flessibile, adattabile e confortevole (“fabric foam”) e uno esterno in tessuto velcro-sensibile al quale possono venire applicate fasce a strappo di diverso tipo secondo innumerevoli sistemi che vengono scelti in base alle esigenze individuali. Il materiale di cui è costituito, fabric foam, ha una proprietà elastica che consente un maggior allineamento posturale al tronco, qualità abduttorie e stabilizzanti alle anche favorendo allo stesso tempo il comfort, rimanendo aderente qualunque sia la forma del corpo; l'assenza di lattice permette una adeguata traspirazione fondamentale per evitare accumulo di calore e sudorazione; la proprietà velcro sensibile consente un numero pressoché illimitato di combinazioni che mirano a fornire supporto ortesico, favorire l'allineamento posturale, aumentare l'equilibrio e sviluppare o inibire movimenti specifici. I vantaggi del thera togs sono: miglioramento di postura, equilibrio, deambulazione e movimento; garanzia di stabilità articolare e maggiore propriocezione; aumento della prestazione motoria; supporto allo sviluppo osseo e articolare; supporto del programma terapeutico. Il funzionamento si basa sul principio della prolungata (per ore o giorni) applicazione di una moderata ma costante compressione sul sistema muscolo-scheletrico dato dai vari sistemi di fasce a strappo, finalizzato a modificare le strategie di reclutamento muscolare e, con l'uso continuativo, la fisiologia muscolare e la stessa struttura ossea, attraverso tutti i movimenti quotidiani; il sistema fasce a strappo può riprodurre qualunque schema di manipolazione correttiva moderata che il fisioterapista applichi per modificare la postura, l'equilibrio o il movimento degli arti del suo paziente; l'applicazione delle fasce deve essere introdotta gradualmente, per permettere al paziente di abituarsi e conoscerne le funzioni, e al terapista di effettuarla nel modo più efficace.
Kinesio taping, o Taping Neuro Muscolare
È una tecnica basata sui processi di guarigione naturale del corpo, mostra la sua efficacia attraverso l'attivazione dei sistemi neurologici e circolatori. Questo metodo si relaziona particolarmente con le scienze kinesiologiche. I muscoli sono responsabili, non solo dei movimenti del corpo, ma anche del controllo della circolazione del sistema venoso e linfatico oltre che della temperatura del corpo, eccetera. La tecnica si basa sull’utilizzo di un nastro elastico applicato direttamente sulla cute ben detersa, a seconda della patologia il nastro è posto con una diversa tensione, per aiutare i muscoli e gli atri tessuti fornendo un'assistenza esterna. Quando un muscolo è infiammato, gonfio o rigido perché affaticato, lo spazio tra la pelle e il muscolo è compresso, e ne risulta una limitazione alla circolazione del fluido linfatico. Questa compressione comporta una pressione sui ricettori del dolore sottostanti la pelle, che in risposta comunicano segnali di disagio al cervello, e la persona prova dolore. Questo tipo di dolore è conosciuto come mialgia o più semplicemente come dolore muscolare. Nei pazienti pediatrici con patologie neurologiche l’applicazione del kinesiotape si rivolge principalmente alla muscolatura, e all’effetto propriocettivo che ha su di essa; il cerotto viene applicato su muscoli con componente spastica per determinarne un rilassamento, mentre su quella flaccida per aumentarne il tono, in questo modo si tende ad allineare correttamente un articolazione che altrimenti presenterebbe una deviazione patologica. [19]
Per la riabilitazione dello schema corporeo si possono affiancare ai trattamenti altre discipline o tecniche terapeutiche, tra queste le più rilevanti possono essere
Pscicomotricità in acqua
Fa in modo di poter lavorare sul tono che permette al bambino di equilibrare la sua funzione energetica e di evitare l’instabilità psicomotoria, che è alla base della difficoltà che molti bambini presentano, aiuta anche a gestire le proprie capacità attentive. L’acqua è un mediatore insostituibile, in cui ci si addentra in una continuità temporo-spaziale, sensoriale e motoria; nell'acqua il corpo si colloca in una posizione centrale basata su scambi nella relazione piacere-dispiacere, rilassamento-tensione, con l’aggiunta della dimensione relazionale. Con la psicomotricità in acqua si utilizza un nuovo elemento per far intervenire la funzione di aggiustamento e permettere al bambino di sentirsi a proprio agio. Nell’acqua, cambiano le dinamiche di relazione, di equilibrio, di spostamento nello spazio e le dinamiche di percezione, poiché le sensazioni che si generano attraverso il contatto corporeo con l’aria sono molto diverse rispetto a quelle che si generano con l’acqua. Essa permette di accorciare le distanze tra le persone e stimola l'interesse per nuovi apprendimenti. Giocando con il proprio corpo in acqua si sperimentano tutte le possibilità di equilibrio, movimento, direzione, propulsione, contatto, respirazione, che fuori e soprattutto soggetti alla forza di gravità, non è possibile sperimentare. L'operatore accompagna il bambino in questo percorso di esplorazione, lo guida alla scoperta del suo corpo in relazione al nuovo spazio, agli oggetti, agli altri. Attraverso l'attività acquatica si stimola il bambino ad acquisire consapevolezza e competenza non solo nell'area motoria ma anche in quella relazionale, cognitiva, sociale e dell'autonomia. Pertanto il bambino, con tale attività, raggiungerà una migliore conoscenza del proprio corpo, potenzierà il sistema nervoso centrale e ciò gli permetterà di raggiungere uno sviluppo equilibrato di tutta la persona. I vantaggi del trattamento in acqua sono: potenziamento e valorizzazione del complesso di energie latenti in ogni individuo; facilitazione dell’esplorazione e della conoscenza; supporto alla presa di coscienza dello schema corporeo; richiede il controllo del corpo nel suo insieme, dell’equilibrio e della postura attraverso la strutturazione spazio-temporale; l’utilizzo di tecniche di rilassamento globale e segmentario facilita il controllo dell’ansia e delle proprie emozioni. [17]
Danzaterapia
Il linguaggio corporeo è una primordiale forma di comunicazione con il mondo, che si esprime nel complesso intreccio tra le dinamiche affettive e cognitive del bambino e la sua maturazione neuro- fisiologica. La danza è un importante strumento di espressione globale della persona con la capacità di sostenere il benessere attraverso la manifestazione delle emozioni; questa è entrata a far parte delle diverse forme di terapie psico-corporee che comprendono metodi che utilizzano il movimento del corpo, in modi più o meno strutturati e in relazione ad obiettivi diversi. Da queste sperimentazioni nasce la danza-movimento-terapia, disciplina che, a partire dal riconoscimento del rapporto profondo che unisce mente e corpo, utilizza la danza e il movimento espressivo quale strumento e linguaggio privilegiato per favorire e sostenere la salute fisica e lo sviluppo psicologico dell’individuo. Orientata a promuovere l’integrazione fisica, emotiva, cognitiva e relazionale, la maturità affettiva e psicosociale e la qualità della vita della persona, mediante il linguaggio del movimento corporeo e della danza e il processo creativo, all’interno di processi interpersonali. Si vanno a supportare le carenze presenti nello schema corporeo, nella manifestazione dei vissuti emotivi, nell'orientamento spaziale e nella coordinazione motoria. Scopi principali sono sviluppare l’autopercezione e la consapevolezza di sé, dei propri limiti e delle proprie possibilità (risveglia e mobilizza le parti del corpo “addormentate”, aumenta l’autocontrollo e promuove l’interiorizzazione del collegamento corpo-mente); previene la scarsa sicurezza di sé per inadeguata immagine corporea, bassa autostima, apatia e scarso interesse per l’ambiente e per gli altri, difficoltà di concentrazione; sviluppa la creatività rinforzando il piacere funzionale (piacere espressivo e propriocettivo); favorisce la scoperta del proprio corpo andando oltre il vissuto del “corpo” malato, aumenta l’autostima sperimentando la dimensione del “limite come possibilità”[18]
Musicoterapia
Questa inserisce la musica tra le terapie psico-corporee; in particolare si avvale della relazione circolare che consiste nel far prendere parte al trattamento non solo il musico terapeuta ed il bambino ma anche uno o entrambi i genitori e il coterapeuta così che ogni progresso del bambino sia condiviso direttamente con il genitore; nell'ambito delle PCI la musicoterapia utilizza la risonanza corporea che sfrutta l’improvvisazione comunicativa al pianoforte caratterizzata da un dialogo non verbale fatto di ritmi, melodie, armonie guidate dalle posture, dal respiro, dagli sguardi ecc. del bambino. Questa disciplina va a reclutare contemporaneamente gioco e impegno, gesto e voce, corpo e mente. Vengono favorite funzioni come: orientamento spazio-temporale, coordinazione motoria globale e segmentaria e strutturazione dello schema corporeo. [15]
Pet therapy e Ippoterapia
È un'azione di supporto in ambito sociale o medico, va ad integrarsi alle terapie tradizionali, svolta in collaborazione con un animale da compagnia. Si fonda sul rapporto tra 2 esseri viventi con caratteristiche differenti (uomo e animale), utilizza gli animali come degli assistenti emozionali; la pet therapy diventa fondamentale per aiutare soggetti disabili, il cane è sicuramente uno degli animali migliori per la maggior parte delle terapie, questo perché a livello sociale siamo abbastanza simili. Si possono comunque trovare anche degli ausiliari diversi dal cane, per esempio cavalli, asini, pappagalli, gatti, delfini e conigli. Non è tanto la razza o la specie ad essere importante ma il carattere e le affinità con il soggetto. Ai fini della riabilitazione dello schema corporeo bisogna avere un occhio di riguardo a proposito dell’ippoterapia, questa agisce grazie all’interazione uomo-cavallo a livello neuro-motorio e a livello neuro-psicologico. Dalla terapia a cavallo si traggono vari benefici, grazie alle caratteristiche specifiche dell'animale e dell'ambiente in cui questo tipo di attività si svolgono: [16]
- il cavallo si muove alle varie andature con movimenti ritmici e per questo prevedibili, ai quali perciò è più facile adattarsi con i movimenti del corpo;
- Il movimento ritmato ed oscillatorio tipico del cavallo determina sul paziente una molteplicità di stimoli afferenti sensoriali e sensitivi, in specie propriocettivi, che interessano il bacino, il rachide e i cingoli con stimolazione dei sistemi di equilibrio e dei meccanismi di raddrizzamento e di coordinazione;
- l'assetto specifico del montare a cavallo rappresenta una vera e propria correzione globale contro gli schemi posturali patologici (abduzione, semiflessione ed extrarotazione delle anche oltre alla flessione delle ginocchia e delle caviglie che contrastano la tendenza alla estensione, all'adduzione, all'intrarotazione, all'equinismo);
- il cavallo è estremamente sensibile al linguaggio del corpo inteso come gestualità e, essendo un animale altamente sociale, è comunque molto recettivo verso tutti i tipi di comunicazione;
- per andare a cavallo, alle varie andature, si impegnano numerosi gruppi muscolari e si coinvolgono vari campi della psicofisiologia e della psicomotricità perché in grado di generare sentimenti ed emozioni intense;
- le stimolazioni visuo-spaziali fornite dal particolare ambiente del maneggio con variazioni cromatiche e di luminosità in relazione anche con il movimento del cavallo sollecitano un’attenzione visiva finalizzata, facilitando così l’acquisizione della dimensione dello spazio;
- si ottiene una stimolazione tattile intensa tramite il contatto con un animale di grandi dimensioni, che aiuta la presa di coscienza e la conoscenza di sé e del proprio corpo;
- gli ambienti dove vivono i cavalli hanno rumori ed odori caratteristici e per questo molto evocativi.
Indice |
INTRODUZIONE |
CONCLUSIONI |
BIBLIOGRAFIA |
Tesi di Laurea di: Marta SALVIO |