TEACCH - Le critiche a questa metodologia
Modalità di trattamento per i Bambini Autistici
L’utilizzo del metodo TEACCH ha ricevuto obiezioni, che potrebbero essere sintetizzate in due quesiti:
- Non si rischia di creare qualcosa di artificioso, e di abituare il bambino a funzionare solo con questi sistemi artificiali, da cui poi non sarà più in grado di liberarsi?
- Ma occupandoci così di stimoli, di segnali, di organizzazione del compito, non si tralascia la cosa più importante, che è la relazione tra operatore e bambino?
Queste obiezioni condividono una concezione, diffusa ampiamente nei servizi per l’handicap nel nostro paese, piuttosto limitata della relazione tra bambino e operatore. Non si apprezza infatti che la persona in difficoltà venga “affidata” a un insieme di elementi tecnicamente definiti atti a farla progredire nell’indipendenza e possa utilizzare aiuti che le permettano di esercitare nel mondo la sua azione autonoma e indipendente; al contrario si preferisce che questa funzione d’aiuto sia affidata alla dipendenza dell’operatore o del genitore. In nome della “relazione”, si rifiutano aiuti efficaci, mantenendo forme di supporto inefficaci. Non si riesce a vedere come il dipendere da segnali appropriati e organizzati contenga la possibilità di affrancarsi progressivamente, mentre dipendere da una persona lega, mantenga un legame per cui non solo sarà necessaria la presenza di persone per svolgere le autonomie della vita, ma anche sarà difficile per la persona con difficoltà imparare a guardare e cercare i segnali all’interno del proprio ambiente anziché la persona di riferimento. Non si riesce a vedere, quasi, come la dipendenza sia un momento della relazione adulto –bambino con disabilità, ma non la più soddisfacente per il soggetto stesso.
Si vuole contribuire ad una maggiore diffusione dell’idea di relazione come relazione per la crescita e la libertà. Il pensiero dell’operatore che valuta le abilità ed i punti di debolezza del bambino e del ragazzo con disabilità, prova con lui quello di cui è capace, lavora con le mani e con la testa per preparare concretamente gli strumenti e gli oggetti che possano aiutarlo a vivere in autonomia e ad apprendere ciò che si serve, è un pensiero costantemente in relazione con il bambino con cui lavora. Ed è lo stesso operatore che sorriderà con orgoglio, personale e professionale, al bambino, che per la prima volta, al termine di un lavoro svolto in indipendenza, dirà : “finito”.
L’indipendenza di questi bambini crescerà insieme alle loro abilità, ma queste cresceranno bene se le persone esisteranno come soggetti. La capacità e la soddisfazione nel percepire la propria indipendenza, anche piccola, pone infatti le basi per un accesso alla relazione più maturo e libero. Non infatti una relazione intesa come contatto fisico, accudimento, collusione nella debolezza e nell’emarginazione, ma spinta verso un contatto tra esseri liberi. ( Enrico Micheli, Marilena Zacchini, Verso l’autonomia, la metodologia TEACCH dal lavoro indipendente al servizio degli operatori dell’handicap, 2001, 49-50).
Indice |
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RIASSUNTO | |
PREMESSA | |
Capitolo 1 - LE CAPACITA' SOCIO-COMUNICATIVE NELLO NEL BAMBINO CON SVILUPPO TIPICO E CON AUTISMO
Capitolo 2 - MODALITA' DI TRATTAMENTO PER BAMBINI AUTISTICI
Capitolo 4 - OBIETTIVI DI LAVORO: |
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CONCLUSIONI | |
BIBLIOGRAFIA | |
APPENDICE | |
Tesi di Laurea di: Antonella PALAZZO | |