La Teoria della Mente - Tesi di Laurea
Le capacità Socio-Comunicative nel bambino con sviluppo tipico e con Autismo
Lo studio dei processi cognitivi e comunicativi nei bambini autistici ha ottenuto notevoli successi, in buona parte dovuti ad una teoria. Secondo questa teoria l’autismo è caratterizzato, a livello psicologico, principalmente da una difficoltà ad attribuire stati mentali agli altri e a se stessi. Questa difficoltà deriva da un deficit nell’acquisizione di alcuni concetti, come credere, pensare o far finta; si parla di deficit nell’acquisizione della teoria della mente.
Gli stati mentali non si possono vedere o afferrare con le mani, eppure gli essere umani sono certi che gli stati mentali esistono, e che svolgono un ruolo centrale nella loro vita. Sono proprio questi stati interni che spingono le persone a proseguire certe mete, che le guidano nella scelta delle azioni appropriate e permettono loro di raggiungere obiettivi complessi. L’attribuzione di stati mentali permette una comprensione causale senza la quale non sarebbero possibili le più comuni interazioni sociali. La teoria della mente è acquisita da tutti i bambini con sviluppo tipico nei primi anni di vita ed è un’acquisizione inconsapevole, tacita e implicita: nozioni su cui il bambino non sa riflettere consapevolmente, ma che tuttavia orientano i suoi processi di comprensione e azione.
La maggior parte degli studiosi concorda nell’affermare che fra i tre e i quattro anni, nello sviluppo tipico, i bambini dimostrano la capacità di attribuire credenze; questo è stato dimostrato nei test di falsa credenza, ad esempio, il test di Sally e Anna. Al bambino si racconta una storia con l’aiuto di semplici oggetti: due bambole, un cestino, una scatola e una biglia. Sally nasconde la biglia nel cestino e poi esce a fare una passeggiata. Nel frattempo Anna sposta la biglia dal cestino alla scatola. Poi Sally torna e, a questo punto della storia, si chiede al bambino esaminato dove andrà Sally a cercare la biglia. Di solito il bambino con autismo dirà che Sally andrà a cercare la biglia nella scatola e questo risultato afferma che il bambino non è in grado di tener conto della falsa credenza di Sally, perché il bambino non è in grado di inibire l’attribuzione del contenuto vero e sostituirlo con quello falso.
I bambini di due anni non superano i compiti di false credenze, ma verso la metà del secondo anno di vita sviluppano una predilezione per il gioco simbolico o gioco di finzione (pretend play). Nel gioco di finzione il bambino impiega la capacità di distinguere fra credere qualcosa e far finta che lo sia; è questa distinzione che permette al bambino di evitare assurde considerazioni ogni volta che osserva un gioco di finzione.
Un altro precursore dell’acquisizione della teoria della mente è la capacità del bambino di indicare per attirare l’attenzione su un oggetto o un evento e non solo per richiederlo (indicazione protodichiarativa) e di controllare dove è rivolta l’attenzione o lo sguardo dell’adulto (attenzione condivisa). (Luca Surian, L’autismo, cos’è, come intervenire, cosa possono fare le famiglie, gli insegnanti, gli operatori, 2005)
Il disturbo autistico porta con se anche un deficit nelle rappresentazioni mentali, che portano il mondo nella mente. Nel secondo anno di vita il bambino con sviluppo tipico, dopo aver acquisito la capacità di fare delle copie della realtà, va oltre e può costruire delle rappresentazioni di ciò che la gente ha intenzione di comunicare. È questo approccio al mondo astratto, che in seguito permetterà al bambino di rappresentarsi mentalmente gli stati mentali altrui. (Uta Frith, L’autismo, spiegazione di un enigma, 2010).
I bambini con autismo non sono automaticamente programmati per ragionare sugli stati mentali, o “mentalizzare”; trovano il mentalizzare, che ai bambini e alla gente comune viene spontaneo, del tutto bizzarro. In questo senso soffrono di cecità mentale. A questi bambini sembra che le altre persone posseggano un senso speciale mediante il quale possono leggere i pensieri degli altri e anticipare le loro reazioni ed emozioni; loro non sanno come evitare di irritare il prossimo o non si accorgono di stare facendo o dicendo la cosa sbagliata finché l’altra persona non si arrabbia.
Un altro problema in cui incorrono spesso i bambini autistici è quello di non riconoscere gli inganni e le bugie.
Tutto questo è deficitario nei bambini autistici e porta questi bambini a non comprendere la natura astratta degli stati mentali interni altrui e quindi di capire le intenzioni e il fine delle azioni altrui. L’area che risente di più di questo deficit è quella sociale; sono bambini che fanno fatica a comprendere le emozioni degli altri e ad entrarci in empatia. Infatti per i bambini autistici ci sono delle strategie di intervento volte ad aumentare la capacità di lettura sociale del bambino.
Indice |
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RIASSUNTO | |
PREMESSA | |
Capitolo 1 - LE CAPACITA' SOCIO-COMUNICATIVE NELLO NEL BAMBINO CON SVILUPPO TIPICO E CON AUTISMO
Capitolo 2 - MODALITA' DI TRATTAMENTO PER BAMBINI AUTISTICI
Capitolo 4 - OBIETTIVI DI LAVORO: |
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CONCLUSIONI | |
BIBLIOGRAFIA | |
APPENDICE | |
Tesi di Laurea di: Antonella PALAZZO | |