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Caratteristiche del disturbo della Comunicazione e dell’Interazione Sociale nel Disturbo Autistico

Le capacità Socio-Comunicative nel bambino con sviluppo tipico e con Autismo

 

L’autismo è un disturbo neuroevolutivo caratterizzato dalla comparsa dei primi sintomi prima del compimento del terzo anno di età. Fino a pochi anni fa, i primi sintomi generalmente venivano accertati a posteriori tramite ciò che riferivano i genitori. Gli studi sul riconoscimento da parte dei genitori delle anomalie dello sviluppo nell’autismo fanno ipotizzare che le prime preoccupazioni dei genitori di questi bambini risalgono al primo anno di vita nel 50 % dei casi e che almeno l’80%-90% dei genitori riconosca anomalie nel proprio figlio entro i 24 mesi (Volkmar, 2008).

Sulla base dell’analisi di campioni videoregistrati, sembra che nel primo anno di vita i bambini con un precoce esordio di autismo possono essere differenziati da quelli a sviluppo tipico, di equivalente età cronologico. Tra i 6 e gli 8 mesi, i bambini autistici manifestano una ridotta attenzione visiva alla persone, il che potrebbe significare poca considerazione e poco interesse per l’ambiente sociale. Questi bambini tendono a cercare gli altri meno frequentemente ed è meno probabile che essi partecipino a scambi comunicativi e sociali precoci che implichino il sorridere agli altri e il vocalizzare. Allo stesso tempo, non emergono differenze rispetto ai coetanei di sviluppo tipico, invece, per quanto riguarda l’interesse per gli oggetti e la loro esplorazione. Durante la seconda metà del primo anno di vita, quando i bambini a sviluppo tipico cominciano a rispondere in maniera differenziata agli stimoli verbali in generale e al suono del loro nome in particolare, i bambini con autismo cominciano a manifestare una marcata carenza di tale sensibilità. Inoltre i piccoli con autismo non riescono ad integrare le loro interazioni con le persone  con l’esplorazione degli oggetti, hanno difficoltà nella regolazione attentiva e nell’imitazione vocale (Volkmar, Autismo e disturbi pervasivi dello sviluppo,Vol. III – Diagnosi, sviluppo, neurobiologia e comportamento, 2008,69,70).

La maggior parte dei genitori di bambini autistici incominciano a riconoscere le difficoltà di sviluppo dei loro figli e a cercare una consulenza medica o psicologica durante il secondo o terzo anno di vita. I motivi di preoccupazione sono generalmente la mancanza di progressi di certe competenze (es. il linguaggio non si sviluppa come ci si aspetterebbe), la perdita di abilità acquisite (es. la perdita di parole già acquisite, il contatto oculare o di interesse per gli altri) e la comparsa di comportamenti anomali (es. la propensione a far ruotare su se stesse le cose o le stereotipie motorie).

I bambini con autismo che non usano il linguaggio verbale sono stati descritti come evitanti, come bambini che ignorano le persone e che dimostrano un problema generale nell’iniziare un relazione con gli altri. Le loro espressioni sociali sono limitate ad espressioni estreme di emozioni, come strillare, piangere o accigliarsi. Sono spesso resistenti al cambiamento o all’interruzione della routine quotidiana e preferiscono mantenere il loro ambiente costante. I cambiamenti li infastidiscono al punto che essi possono diventare ancora più evitanti o mettere in atto comportamenti inappropriati, come l’auto-stimolazione, scuotere le mani (hand flapping), dondolarsi con il busto avanti e indietro, picchiettando sempre lo stesso punto del corpo e vocalizzare in modo stereotipato e ripetitivo.

Come detto precedentemente, il bambino ha la capacità di comunicare ancora prima di parlare, utilizzando gesti e vocalizzi. le difficoltà di comunicazione sono altamente riscontrabili nei bambini autistici definiti non verbali, cioè che non arrivano alla produzione di nessuna parola, ma è un ambito deficitario anche per i bambini autistici verbali, capaci, più abili, è più comunemente descritti ad alto funzionamento. Quest’ultimi oltre ad avere carenze nelle componenti prelinguistiche della comunicazione, anche se acquisiscono l’uso della parola, mostrano una produzione linguistica è limitata da un punto di vista fonologico e morfosintattico, e soprattutto nell’area della pragmatica, cioè la funzione linguistica che osserva come e per quali scopi la lingua viene utilizzata. C’è qualcosa di chiaramente idiosincratico nella loro comprensione e nel loro uso del linguaggio che risulta diverso rispetto a quello dei coetanei con sviluppo nella norma e che interferisce anche nella comprensione dei loro messaggi ( Kathleen Ann Quill, 1995).

Un’altra caratteristica dell’uso del linguaggio nei bambini verbali con autismo è la letteralità: i bambini rispondono al significato letterale dell’informazione richiesta, opposto al significato implicito. Una ragione di questo fenomeno è che il significato implicito riguarda un aspetto sociale, un’area in cui i bambini con autismo hanno una difficoltà; da qui deriva un’interpretazione letterale piuttosto che sociale.

Nonostante i bambini verbali con autismo condividano dei deficit nell’utilizzo del linguaggio per scopi comunicativi, essi costituiscono nondimeno un gruppo eterogeneo. Variando da minimamente verbali a verbosi. In più, i problemi nell’assunzione della prospettiva dell’altro si manifestano non solo in maniere molto differenti da individuo ad individuo, ma impediscono inoltre la capacità di capire le necessità dell’ascoltatore e di utilizzare queste informazioni per modificare il proprio comportamento in funzione di una data situazione. Questi bambini sono capaci di parlare di un argomento che li interessa, senza che in apparenza vi sia la capacità di cogliere i segnali di interesse e/o del bisogno d’informazioni ulteriori da parte dell’ascoltatore ( Kathleen Ann Quill, 1995).

Inoltre è tipico nei bambini verbali con autismo (l’85% di loro) la presenza di ecolalie. L’ecolalia si riferisce alla ripetizione del linguaggio delle altre persone, ripetizione che può avere luogo immediatamente dopo o significativamente più tardi rispetto all’originaria produzione di una frase (Prizant in Kathleen Ann Quill, 1995)

La ricerca riguardante il valore funzionale dell’ecolalia riflette chiaramente punti di vista conflittuali. La gamma va dalle descrizioni dell’ecolalia come comportamento patologico senza alcuna valore funzionale, a considerazioni dell’ecolalia come strategia compensativa motivata socialmente che risponde alla funzione generale di mantenere il contatto sociale, sino a descrizioni dell’ecolalia come avente delle funzioni comunicative specifiche. Degli studi, basati su videoregistrazioni di bambini con autismo in situazioni di interazione durante un periodo di otto mesi, hanno rilevato la produzione di frasi ecolaliche sia interattive che non interattive. Le funzioni interattive dell’ecolalie si sono manifestate nell’alternanza dei turni, in frasi dichiarative per etichettare oggetti o azioni, in richieste e in segnali di protesta. Invece nelle ecolalie non interattive non c’è nessuna intenzione evidente; viene prodotta spesso in un stato di elevata attivazione. Oppure sono prodotte per regolare le proprie azioni: prodotte contemporaneamente ad una attività.

In sintesi, significa che l’acquisizione del linguaggio nell’autismo assomiglia molto a ciò che è stato descritto come uno stile gestaltico di acquisizione del linguaggio, cioè attraverso la memorizzazione e la ripetizione di unità multi-parola, inizialmente con una comprensione linguistica limitata. Questo tipo di strategia di elaborazione delle informazioni può aiutare a spiegare i problemi citati nei soggetti con autismo, come le limitazioni nella comprensione e nello sviluppo di sistemi di regole sociali, così come nell’acquisizione di un sistema linguistico flessibile e generativo (Prizant, 1983).

Indice

 RIASSUNTO
 PREMESSA
  

Capitolo 1 - LE CAPACITA' SOCIO-COMUNICATIVE NELLO NEL BAMBINO CON SVILUPPO TIPICO E CON AUTISMO 

  1. Tappe dello sviluppo della comunicazione e della relazione
  2. Caratteristiche del disturbo della Comunicazione e dell'Interazione Sociale nel Disturbo Autistico  
  3. La Teoria della Mente - Tesi di Laurea 
  4. Ipotesi Neurobiologiche dei Disturbi Socio-Comunicativi nel Disturbo Autistico

Capitolo 2 - MODALITA' DI TRATTAMENTO PER BAMBINI AUTISTICI 

  1. Uno spazio e un tempo per una nuova alleanza con il Bambino Autistico
  2. Promuovere la comunicazione in: 
    1. Promuovere la comunicazione nei Bambini Autistici NON Verbali
    2. Promuovere la Comunicazione nei Bambini Autistici Ecolalici  
    3. Promuovere la Comunicazione nei Bambini Autistici Verbali
  3. Promuovere le Abilità Sociali nei Bambini Autistici
    1. Insegnare ai bambini con autismo a "leggere" le situazioni sociali
    2. Cognitive Picture Rehearsal: un sistema per insegnare l'autocontrollo
  4. TEACCH - Le critiche a questa metodologia

Capitolo 3 - Essere genitori di un bambino autistico: difficoltà di riconoscimento dei segnali di disfunzionamento e difficoltà di risposta ad una diagnosi di autismo

Capitolo 4 - OBIETTIVI DI LAVORO:  

  1. Presentazione della Vineland: Adaptive Behavior Scales - Forma Completa 
  2. Bambini affetti da Disturbi dello Spettro Autistico - Storia clinica dei casi in esame e trattamento riabilitativo
  3. Strumenti e giochi
  4. Risultati della Scala Vineland
  
 CONCLUSIONI
 BIBLIOGRAFIA
 APPENDICE
  
 Tesi di Laurea di: Antonella PALAZZO
    

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