Ippoterapia: Benefici, Indicazioni e controindicazioni
Nel parlare di benefici, indicazioni e controindicazioni si deve tener conto di due vasti campi d’interesse neuropsicomotorio : effetti a livello fisico ed effetti a livello psicologico e relazionale.
Benefici fisici
L’assetto del cavaliere
Se vogliamo analizzare quali sono i benefici che un paziente può ottenere dalla Riabilitazione Equestre. è importante, per prima cosa, vedere quale dovrebbe essere la giusta posizione in sella, cioè l’assetto. Questa posizione deve poter permettere tranquillità e sicurezza al cavaliere, nonché libertà di movimento al cavallo che, alle varie andature e secondo le caratteristiche del terreno, è sottoposto a svariati cambiamenti di equilibrio. La distribuzione da parte del cavallo del proprio peso sugli arti, facilitata da un cavaliere ben posizionato, sereno ed elastico, pronto a percepire e a seguire i movimenti del proprio cavallo, sarà alla base dell’intesa che porterà alla gradevole formazione e crescita del binomio uomo – cavallo, anche in situazioni che potrebbero sembrare senza speranza.
E’ importante collocarsi bene avanti sulla sella, in modo che il proprio peso sia ben distribuito sul treno anteriore e posteriore del cavallo. La schiena deve essere dritta, le redini spinte in avanti, il busto, il collo e la testa allungati verso l’alto. Il mento non deve avvicinarsi al petto.
Le spalle, libere da ogni tensione muscolare, devono essere sciolte. Le gambe scivolano naturalmente lungo il costato del cavallo, il piede è inserito nella staffa in modo che buona parte del peso corporeo venga caricato sul tallone (Rinaldi, 1996).
Caratteristiche del movimento del cavallo
Uno degli scopi principali della Riabilitazione Equestre. è quello di riportare la persona disabile ad utilizzare tutto il suo corpo in modo linguistico, superando ed annullando la disarmonia creatasi in seguito ad una lesione del sistema neuromotorio. Particolare importanza riveste in questo senso il tipo di movimento tridimensionale e sinusoidale del passo del cavallo, svolto in quattro tempi, in cui le quattro zampe arrivano all’appoggio con battute equidistanti (ant. dx, post. sx., poi ant. sx., segue post. dx).
Contemporaneamente il cavallo presenta un movimento alternato di abbassamento e risalita dell’incollatura, che determina alla sua base, dove è posta la sella, un movimento dal basso verso l’alto, da destra verso sinistra e viceversa, a seconda del piede d’appoggio del cavallo. Questo movimento viene così trasmesso agli ischi del cavaliere, contemporaneamente gli emibacini sono alternativamente ruotati in avanti, a destra e a sinistra. Si viene così a produrre un pattern di movimento di ampiezza fisiologica che può essere ripetuto per un periodo prolungato, con un ritmo simile a quello che si verifica nel passo dell’uomo normale.
Questo parallelismo tra la tridimensionalità del cammino umano e l’andatura del cavallo, dà la possibilità, a soggetti che non hanno mai camminato o che camminano con schemi scorretti, di trovarsi in una situazione paragonabile ad una deambulazione corretta e fisiologica sperimentandone quindi gli effetti a livello del bacino, del tronco, dei cingoli, degli arti superiori e del capo con conseguenti stimolazioni delle reazioni di raddrizzamento e di equilibrio (Conti, Roscio, Reverdito, 1990).
Effetti positivi della Riabilitazione Equestre
Da quanto abbiamo detto più sopra, risulta evidente che i benefici che derivano dall’utilizzo del cavallo sono innumerevoli, cerchiamo quindi di analizzarli.
Muscolatura
attraverso l’equitazione tutti i muscoli del corpo lavorano in maniera simmetrica, senza predominanza laterale. Ma quando esistono deficienze muscolari, come nel caso dell’emiplegia, un gruppo muscolare tende a prevalere su un altro. Il lavoro svolto a cavallo aiuta lo sviluppo armonioso e globale dei diversi sistemi muscolari: i muscoli della coscia concorrono alla tenuta; i muscoli delle gambe, assicurando il mantenimento del contatto, permettono di utilizzare il tallone e favoriscono la percezione tattile; i muscoli della parete addominale sono fondamentali per ammortizzare le forze, accompagnare i movimenti del cavallo e mantenere l’equilibrio.
E’ inoltre importante che i gruppi muscolari del tronco agiscano sinergicamente, questo favorisce la flessibilità e facilita il ruolo di ammortizzatore. Infine i muscoli delle braccia ed avambracci concorrono all’elasticità del gesto che deve compensare i movimenti del cavallo. Per eseguire un movimento armonico e decontratto, si praticano degli esercizi detti di rilasciamento: sono esercizi di decontrazione effettuati a cavallo e che hanno lo scopo di annullare le contrazioni inutili e nocive e le posizioni difettose che portano ad un cattivo assetto (De Lubersac, Lallery, 1977);
Equilibrio e controllo posturale in situazione dinamica
Il movimento tridimensionale del cavallo causa nel soggetto un continuo spostamento del baricentro da destra a sinistra, avanti ed indietro, in alto e in basso; questi continui aggiustamenti di posizione aiutano il cavaliere a sviluppare, o a migliorare, il proprio equilibrio che molto spesso risulta carente in soggetti con disabilità fisica e che causa grossi problemi nella vita di ogni giorno (Engel, 1992).
Inoltre, questo senso di equilibrio acquisito poco a poco, permette di prendere coscienza del proprio corpo: l’handicappato arriva a percepire e capire che il suo corpo, attraverso il lavoro muscolare, gli impedisce di cadere da cavallo ed è in grado di assumere posizioni nuove in relazione ai nuovi movimenti del cavallo (De Lubersac, Lallery, 1977);
Ritmo corporeo
Fa parte della nostra vita fin dal concepimento: il battito del cuore materno è il primo ritmo che il bambino percepisce ancora prima di nascere; l’ascolto della frequenza cardiaca materna e il cullare della mamma associato alle nenie assicurano il rilassamento del bambino. Anche nella vita adulta siamo molto sensibili al ritmo: ci agitiamo quando siamo ansiosi e magari dondoliamo su un piede e sull’altro quando siamo in preda ad un conflitto. Il passo del cavallo è molto ritmato ed ha un forte effetto cullante e calmante sul cavaliere.
Questa attività ritmica elimina i movimenti parassitari, regolarizza il deficit della forza nervosa e procura delle sensazioni molto piacevoli. Il ritmo del cavallo varia a seconda dell’andatura (passo, trotto, galoppo), della velocità, ma anche del cavallo stesso.
Per non intralciare il movimento del cavallo, il cavaliere deve prendere coscienza della struttura ritmica della sua cavalcatura e fare in modo di reagire ad essa adeguatamente. I differenti ritmi del cavallo richiedono al disabile un adattamento muscolare ed un aggiustamento del tono (De Lubersac, Lallery, 1977);
Sistema cardiaco e respiratorio
Come abbiamo già visto, il movimento ondulatorio del cavallo viene trasferito al cavaliere provocando una stimolazione neuromuscolare che influisce positivamente sul sistema cardiaco e respiratorio; questo può anche favorire un miglioramento del linguaggio (Engel, 1992). Avremo inoltre:
- Rottura degli schemi motori patologici
- Miglioramento della capacità motoria
- Regolazione del tono muscolare
- Integrazione sensoriale
- Miglioramento della sensibilità interocettiva, propriocettiva ed esterocettiva
- Coordinazione/ dissociazione
- Rilassamento
Indicazioni e controindicazioni
Attraverso la Riabilitazione Equestre. dei soggetti con handicap fisici, siano essi lesioni motorie o neuromotorie, si cerca di ottenere: un miglioramento nella coordinazione muscolare e nell’equilibrio, un miglioramento dell’efficienza muscolare, un guadagno di ampiezza articolare, inoltre può essere molto utile praticare la Riabilitazione Equestre. anche con pazienti che non otterranno dei miglioramenti a livello fisico, ma forse avranno uno sblocco a livello psicologico che li aiuterà a superare l’handicap fisico (Capponi, 1979 – 80).
La Riabilitazione equestre è indicata per:
- Lesioni neuromotorie,note come paralisi cerebrali infantili (P.C.I.) che si presentano sotto diverse forme: spastiche, distoniche, atassiche e miste. I sintomi dipendono dall’estensione della lesione centrale, generalmente vengono colpiti i muscoli e questo determina una alterazione del tono muscolare e un deficit nella coordinazione e nell’equilibrio; Lo scopo sarà quello di modificare il pattern posturale da estensorio a flessorio, con controllo del tronco e degli arti inferiori, ridurre l’ipertono e favorire l’equilibrio.
- Anche le patologie ortopediche possono beneficiare della Riabilitazione Equestre., in particolare tutte quelle situazioni che comportano un indebolimento o una alterazione della colonna vertebrale, delle anche ed una posizione scorretta dei piedi.
- In esiti di traumatismo cranico - encefalico sia per controllare il tono posturale che per abbandonare schemi motori globali, di massa, a favore di movimenti finalizzati, coordinati e più precisi; risulta utile in questi casi anche per migliorare le difficoltà cognitive, il controllo spazio- temporale e l’emotività.
- Nella sclerosi multipla al fine di migliorare il controllo del tono posturale, dell’equilibrio statico e dinamico, la funzione visiva e l’orientamento spaziale, nonché la sensibilità e la coordinazione.
La Riabilitazione Equestre., oltre ad essere utilizzata per migliorare queste patologie, può anche servire a prevenirne l’insorgenza (Strauss, 1995).
Generalmente, comunque, non è la patologia in sé a determinare l’indicazione o la controindicazione per la Riabilitazione Equestre., quanto piuttosto la gravità dei sintomi che possono impedire lo svolgimento della terapia o, addirittura, possono venire aggravati dalla specifica posizione assunta in sella.
La Riabilitazione Equestre. è indicata, per gli effetti cognitivo-comportamentali, relazionali e sul linguaggio in:
- Forme di vario grado e tipo di Insufficienza Mentale
- Autismo
- Schizofrenia
- Sindrome di Down
- Diversi disturbi del linguaggio
- Caratteriali - il problema più evidente da superare è la fase dell’avvicinamento. Sono soggetti caratterizzati da una personalità debole e, per questo motivo, il rapporto con le altre persone è spesso difficile; specialmente quando si è costretti a stare in una stanza perché il terapista, per iniziare un dialogo, è obbligato a prendere l’iniziativa e ad imporsi. A cavallo questo non succede perché dopo che il ragazzo è salito, lo si può lasciare completamente libero di fare ciò che più gli aggrada: sarà il cavallo stesso che, quando sarà stanco di sopportare i movimenti magari bruschi di quel ragazzo, si ribellerà. Questo gesto di insofferenza verrà percepito dal ragazzo come una punizione e questo lo stupirà e gli darà fastidio. Per questa ragione, cercherà di stabilire una relazione con il terapeuta per capire il suo amico cavallo: la via di contatto sarà così aperta (Capponi, 1979 – 80).
Esistono anche delle Controindicazioni a tale trattamento che vanno valutate nel singolo caso, sia come patologia associata, sia come grado o livello della malattia principale.
Schematicamente non è indicata:
- Nei soggetti che hanno instabilità o malformazione del rachide
- Nella scoliosi grave
- Nelle miastenie
- Nelle atassie gravi
- Nelle fragilità ossee.
In campo psichico le controindicazioni alla riabilitazione equestre sono rappresentate da:
- Fobie sia per l’animale che per l’altezza, attacchi di panico e scompensi acuti,nelle patologi psichiatriche.
- Epilessia con crisi frequenti
Alcuni Autori puntualizzano il grave rischio di facilitare nei soggetti con paralisi spastica le componenti iperadduttorie e di rinforzare le sinergie flessorie attraverso questa pratica terapeutica. In realtà ciò è di scarsa entità, poiché inforcare la sella non comporta un eccessivo allargamento delle anche e dei muscoli che sono prevalentemente stirati ed attivati, infatti, sono gli adduttori brevi che fissano la testa del femore nella cavità cotiloidea piuttosto che gli adduttori lunghi.
Benefici psichici
Come abbiamo già detto, la caratteristica peculiare di questo tipo di riabilitazione è l’utilizzo di un mezzo terapeutico molto particolare, cioè il cavallo. Esso infatti non è uno strumento meccanico ma, grazie a caratteristiche fisiche e comportamentali specifiche, è in grado di relazionarsi al paziente con modalità differenti rispetto ai piccoli animali da compagnia (Altieri, Angelini, Giannotti, 1994). Cerchiamo allora di capire come può questo animale influire positivamente sullo sviluppo psichico di una persona disabile che si avvicina alla Riabilitazione Equestre.
I principali effetti a livello relazionale sono:
- investimento emotivo verso l’esterno
- stimolazione della comunicazione verbale e non verbale ( comprensione e produzione)
- qualità dei rapporti interpersonali
- rivalutazione del proprio ruolo e delle proprie capacità nell’ambiente di appartenenza
- equilibrio tra autosufficienza e disponibilità alla relazione d’aiuto
- capacità di rispettare le regole
- inserimento ed integrazione sociale, sportiva e lavorativa.
Dal punto di vista psicologico, invece, gli effetti riguardano principalmente:
- schema corporeo e lateralizzazione
- orientamento e struttura spazio- temporale
- integrazione degli schemi d’azione
- accuratezza dell’esame di realtà
- abilità cognitive di base: ragionamento, problem-solving, creatività, attenzione e memoria
- acquisizione di nozioni e competenze specifiche
- capacità decisionali e di autogestione
- autostima e immagine positiva di sé
- maggiore tolleranza della frustrazione
- senso di responsabilità
- attivazione dell’emotività
- riequilibrio della personalità.
Riabilitazione Equestre per il bambino disabile
Onofri, et al. (1996) riportano uno studio condotto presso il centro di Riabilitazione Equestre. “V. di Capua” di Milano in cui si vuole vedere come i piccoli disabili e le loro famiglie vivono la patologia e come questa condizione si può modificare avvicinandosi al mondo dei cavalli. In moltissimi casi è stato possibile evidenziare come i piccoli pazienti manifestino situazioni di disagio emotivo – relazionale che indica chiaramente un vissuto di sofferenza e di conflitto, soprattutto in relazione all’immagine corporea e come invece manifestino parallelamente la loro soddisfazione verso la terapia equestre.
Le sensazioni piacevoli sperimentate a cavallo si contrappongono positivamente ai messaggi frustranti e negativi inviati dal corpo in altre situazioni.
Attraverso il cavallo, il bambino può esplorare lo spazio, inoltre si stabilisce una relazione affettiva con l’animale: il lavoro svolto a cavallo può ridare la sensazione di star bene nel proprio corpo. Il vissuto positivo dei bambini a cavallo è quindi fondamentale per la validità dell’intervento e può diventare fonte di reale acquisizione del movimento stesso.
Un’altra risposta che il cavallo può dare riguarda la cattiva immagine di sé che i bambini hanno dimostrato di avere; il cavallo è un animale grande, ha una struttura muscolare molto evidente e una testa imponente; di solito tutto questo genera, al primo impatto, timore che però tende a svanire in breve tempo e si trasforma in un elemento molto positivo: essere sopra il cavallo, guidarlo e “dominarlo” permette al bambino di sentirsi importante, forte e questo favorisce l’aumento dell’autostima.
D’altro canto, poco per volta il paziente capisce come anche il cavallo possa essere vittima di paure improvvise, di piccole manie o come possa dimostrare poca voglia di lavorare, dipendenza ed altri aspetti del carattere che possono risultare molto simili a quelli del bambino stesso. Sta forse in questo il fascino del cavallo: da un lato è molto simile a noi, dall’altro rappresenta ciò che vorremmo essere.
Un altro elemento da non sottovalutare riguarda il fatto che montare a cavallo comporta la possibilità di guardare il mondo dall’alto in basso: una persona costretta all’uso della carrozzella vede abitualmente gli altri in piedi da una condizione di inferiorità; in sella ad un cavallo questa situazione si ribalta ed anzi viene resa possibile anche la sensazione della locomozione autonoma, indipendente (Verga, Canali, Minero, 1997).
Fig.1: Riabilitazione equestre e bambino disabile
Riabilitazione Equestre con bambini autistici
L’autismo infantile colpisce ciò che l’uomo ha di più prezioso: la possibilità di comunicare con l’altro. L’autismo è caratterizzato da segni clinici svariati, sia di natura psichiatrica:disturbi della relazione, della comunicazione, del comportamento e dell’autonomia personale; sia di natura neuropsicologica: ritardo mentale, turbe dell’attenzione, della memoria e del linguaggio ed anche manifestazioni neurologiche come disturbi del tono, della postura, del movimento ed epilessia.
Tre sono gli aspetti che caratterizzano il disturbo autistico:
- Una compromissione delle capacità di interazione sociale,
- Una compromissione della comunicazione,
- La presenza di comportamenti ed attività ristretti, ripetitivi e stereotipati.
Il contatto con un grosso animale ha un profondo effetto sui bambini, in particolare autistici, dal momento che risulta essere un’esperienza sia sensoriale che emotiva. L’approccio iniziale al cavallo dovrà essere molto prudente: non si potrà ottenere un rapporto immediato né un utilizzo meno che parziale del cavallo e della figura del terapeuta. Lo spazio allargato di un maneggio, la presenza di tante persone associata alla novità potrebbero ingenerare ulteriore panico in questi bambini non abituati ad essere contenuti da verbalizzazioni o da contatti fisici di tipo rassicurante.
L’approccio iniziale non sarà sicuramente facile, anzi potrà addirittura peggiorare i sintomi del bambino. Vi è però qualcosa che il cavallo può dare al bambino autistico: il contatto fisico con l’animale è obbligatorio e questo è un’esperienza nuova per chi ha fatto dell’isolamento la propria regola di vita. E’ stato spesso osservato che questi bambini trascorrono gran parte della lezione di equitazione a terra, toccando lievemente con la punta delle dita tutta la superficie del cavallo, dalla testa alla coda (Biery, 1985).
Il bambino attraverso il contatto con il cavallo inizia a relazionarsi con il terapeuta: dapprima per garantirsi la sicurezza sarà costretto ad ascoltarne le istruzioni, più avanti per ripetere l’esperienza con il cavallo deve anche mantenere la relazione con il terapeuta.
In questo modo si può iniziare il cammino verso l’indipendenza, l’autonomia e la socializzazione. Inoltre la Riabilitazione Equestre. diventa dialogo, dal momento che a casa il bambino ne parla, la rievoca, la ricerca.
La relazione che si instaura con il cavallo si basa principalmente sulla comunicazione non verbale ed è finalizzata ad ottenere sensazioni piacevoli e a garantire la sicurezza. Per quanto riguarda la mancanza di interessi e di attività, lo spazio allargato del maneggio, la presenza contemporanea di più persone e la novità del lavoro a cavallo sono degli stimoli che possono essere sfruttati per modificare questo aspetto della patologia.
In conclusione, si può ritenere che la Riabilitazione Equestre. sia una scelta terapeutica e riabilitativa valida sia nel modificare alcuni aspetti della patologia sia nel consentire, attraverso un lavoro ludico, uno scarico delle angosce e un rilassamento del soggetto (Carboni, 1996).
Riabilitazione equestre e schizofrenia
Michaela Scheidhacker (1994) riporta i risultati di uno studio in cui si è applicata la Riabilitazione Equestre. a pazienti schizofrenici cronici internati in un ospedale. Attraverso questo studio è stato possibile evidenziare come il rapporto con il cavallo, caratterizzato sia dal lavoro a terra che dalla monta vera e propria, è in grado di migliorare la percezione che il soggetto ha del proprio corpo, ma anche le sue capacità relazionali e la sensibilità verso gli altri; inoltre prendersi cura del cavallo richiede al soggetto di assumersi la responsabilità del proprio comportamento e questo aiuta a vedere la realtà in modo più realistico.
L’interazione che si sviluppa tra paziente e cavallo è di tipo non verbale: è una relazione che si basa sui gesti, sull’espressione corporea e proprio per queste specifiche caratteristiche può essere considerata una vera e propria relazione psicoterapeutica.
L’esperienza del contatto con i cavalli ha aiutato questi pazienti a riscoprire l’amore per la vita e la gioia di vivere: il cavallo con la sua eleganza e socievolezza stimola la curiosità e spinge le persone a scoprire nuove possibilità di vita sia che siano persone giovani o anziane, malate o sane.
In conclusione di questo studio è stato possibile evidenziare che la Riabilitazione Equestre. non può curare pazienti affetti da schizofrenia cronica, nonostante ciò, può sicuramente avere un effetto positivo sulla qualità della loro vita.
Andare a cavallo è un’esperienza piacevole e divertente e questo incide positivamente sia sull’intelletto che sulla psiche: i pazienti si sentono finalmente vivi e capaci, forse per la prima volta, di stabilire delle relazioni.
Studi sulla Riabilitazione Equestre
Un recente studio ha evidenziato l’efficacia dell’Ippoterapia anche nella mucoviscidosi, patologia in cui l’accumulo di secrezioni dense nelle vie aeree crea gravi problemi respiratori che condizionano la sopravvivenza di chi ne è affetto. Durante la cavalcata il movimento che il cavallo imprime al corpo del bambino, favorisce il drenaggio naturale e le espettorazioni dopo ogni seduta.
Da alcune esperienza emerge che l’equitazione è indicata anche per soggetti non vedenti, per i suoi effetti favorevoli sul miglioramento della coordinazione motoria.
Particolare attenzione meritano i soggetti con Sindrome di Down e in particolare il 15-20 % circa di questi pazienti che presentano instabilità atlanto- epistrofea, che li predispone a gravi lesioni del midollo spinale, se si verifica uno stress per mancata flessione o ipertensione del collo. Pertanto diventa necessario uno studio Rx preliminare ad un eventuale programma d’ippoterapia al fine di evitare, nei soggetti predisposposti, un microtrauma da compressione intermittente e ripetitiva della struttura cervicale superiore che per la colonna vertebrale è altrettanto dannosa di una compressione costante e statica. In questi pazienti si può avere, con il passare del tempo, un restringimento dell’articolazione cervicale ed un aumento dell’ipotonicità dei legamenti cervicali, quindi l’attività equestre potrebbe causare una sub-lussazione o dislocazione spontanea di C1 o C2, inducendo una serie di gravi problemi di compressione del midollo spinale, inclusa tetraplegia ed exitus. Tuttavia, per tali individui nei programmi di attività equestre possono esservi altri aspetti terapeutici importanti che sostituiscono l’allenamento in sella. esistono programmi nel maneggio che coinvolgono i bambini nell’accudimento, alimentazione e strigliatura del cavallo.
Questo programma è importante non solo perché costituisce un supporto per le attività di vita quotidiana ma anche perché con il legame uomo- animale- compagno si favorisce lo sviluppo psicosociale del bambino.
Le precauzioni nei confronti dei Soggetti Down, prima di far loro iniziare un eventuale trattamento ippoterapico, sono giustificare anche dal fatto che tale sindrome può essere associata ad artrite reumatoide giovanile, scoliosi congenita e displasia ossea, tutte patologie per cui l’ippoterapia non è molto indicata. Tuttavia, essendo recente l’applicazione di tale metodica equestre, è necessario convalidare, attraverso una serie di studi in follow up, le controindicazioni segnalate da pochi autori.
Indice |
INTRODUZIONE |
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CONCLUSIONI |
BIBLIOGRAFIA |
Tesi di Laurea di: Giulia Maria FRANGIAMONE |