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Perché il termine “NEUROPSICOMOTRICISTA” viene associato al "Terapista della NEURO e PSICOMOTRICITÀ dell’Età Evolutiva" ?

Il Terapista della Neuro e Psicomotricità dell'Età Evolutiva tra clinica e prevenzione

Modello del percorso psicomotorio all’interno del progetto BEST

Il progetto BEST prevede incontri di psicomotricità di gruppo della durata di 45 minuti ciascuno, con cadenza settimanale, presso Spazio Agorà, spazio polifunzionale situato in Piazza Capuana a Quarto Oggiaro (MI).

Il percorso psicomotorio è rivolto ai bambini in fascia 0-10, che presentano lievi disabilità o difficoltà evolutive dovute a deprivazione socio-ambientale (BES).

Da maggio 2015 ad aprile 2018 il progetto ha coinvolto 77 bambini, la maggior parte tra i 4 e gli 8 anni di età. Il numero totale di bambini coinvolti sui 3 anni è stato inferiore alle aspettative iniziali perché l’intervento congiunto con il minore, la famiglia e la rete con altri servizi hanno portato ad un allungamento dei tempi di presa in carico, che in media sono stati attorno ai 16 mesi a nucleo.

Il gruppo è stato pensato per essere condotto da un Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva, che lavora in equipe con i Neuropsichiatri, gli Psicologi della Uonpia ed eventuali altri operatori che si occupano dei casi.

Con i genitori viene condiviso il percorso attraverso colloqui individuali e incontri di gruppo circa ogni 6 mesi. Infatti, assunto fondamentale del progetto BEST è stipulare un contratto iniziale con i genitori, con i quali si concordano gli obiettivi e le modalità di intervento sul bambino. Si chiede inoltre ai genitori di impegnarsi nel progetto per almeno un anno, in modo che il lavoro possa avere un suo sviluppo e le dinamiche tra i bambini una loro evoluzione.

LA FORMAZIONE DEL GRUPPO

I gruppi vengono formati dalle Terapiste coinvolte nel progetto, una volta ricevuta la scheda di segnalazione di ogni bambino inviata dalla Uonpia, in modo tale che risultino il più possibile omogenei per età e formati da minimo 3 e massimo 6 soggetti. Le Terapiste, nella formazione dei gruppi, oltre che all’età, tengono conto dei bisogni evolutivi e delle competenze cognitive e sociali possedute da ogni bambino.

L’età dei bambini inseriti all’interno del progetto è compresa tra i 2 e i 10 anni, ma l’età media risulta essere circa 6 anni.

I bambini visti fin ora, inseriti nel progetto sono prevalentemente maschi e le diagnosi che si riscontrano maggiormente sono: disturbo emozionale, comportamentale e/o relazionale, talvolta associate a disturbo del linguaggio o ritardo mentale lieve.

Il criterio principale di omogeneità che è stato mantenuto nella formazione dei gruppi è l’età per facilitare relazioni paritarie e interessi comuni, ma nello stesso tempo la composizione del gruppo deve rispondere a criteri di sufficiente diversità tra i membri per permettere ai bambini di sperimentare diversi approcci ai problemi.

I gruppi utilizzati nel progetto sono gruppi aperti, in cui sono previsti dal dispositivo arrivi e partenze in quanto non tutti i bambini accedono al BEST oppure concludono il percorso contemporaneamente. Nei gruppi aperti, capita perciò di avere dei cambiamenti nella composizione del gruppo. Quest’ultimo può aiutare in qualche modo il nuovo membro a “salire a bordo” oppure manifestare diffidenza e ostilità nei confronti della novità. Sta alla Terapista facilitare l’inserimento del bambino e la stabilizzazione di nuovi equilibri.

METODOLOGIA E SETTING

Le Terapiste che conducono i gruppi di psicomotricità del progetto BEST utilizzano principalmente un approccio basato sulla Pratica Psicomotoria di Aucouturier e il “piccolo gruppo di Aiuto”, integrandolo con quello neuro-psicomotorio.

A inizio seduta, nella fase di accoglienza, i bambini vengono fatti sedere sulle sedie, vengono salutati da parte della Terapista e viene chiesto loro se hanno piacere a raccontare qualcosa ai compagni. Viene in seguito ricordata e ripetuta insieme l’unica regola della stanza di psicomotricità (“Non ci si fa male e non si fa male agli altri”).

Dopo il momento di condivisione iniziale e la ripetizione delle regole, la Terapista da il segnale “Via” e i bambini distruggono il muro di cuscini costruito prima del loro ingresso in stanza ed iniziano a giocare.

Al segnale di stop (dopo 30 minuti di gioco) i bambini tornano alle sedie e viene svolta un’attività grafico-pittorica, di manipolazione o di regole proposta dalla Tnpee con l’obiettivo di far abbassare la carica emotiva dei bambini, oppure di lavorare su alcuni obiettivi comuni al gruppo. Al termine dell’attività la Terapista saluta i bambini e li accompagna in sala d’attesa dai rispettivi genitori.

La Tnpee utilizza un atteggiamento di ascolto del gruppo e di capacità di modulazione del proprio atteggiamento corporeo, che implica saper cambiare i piani dell’osservazione ed essere in grado di modificare costantemente la personale posizione percettiva, in base alla lettura delle proposte e dei bisogni emergenti.

La complessità insita nella gestione di un gruppo dipende in parte dal fatto che bisogna tenere presente quello che è il progetto per tutto il gruppo e, nel contempo, avere chiari quelli che sono gli obiettivi per ogni bambino. Questo comporta l’adozione da parte della Tnpee di una metodologia di conduzione che alterni momenti diretti e semi-diretti per poter dare la risposta più efficace alle esigenze che a mano a mano vanno delineandosi.

La conduzione tenuta dalla Terapista durante gli incontri è infatti “mista”: l’attività può essere introdotta direttamente, può essere lasciata possibilità di scelta ai bambini, oppure si può sostenere ed aiutare la trasformazione di una proposta ludica presentata anche da un solo bambino, favorendo il coinvolgimento di tutti gli altri partecipanti.

Il ruolo della Tnpee durante i primi incontri è quello di modulatore del comportamento e della relazione tra i componenti del gruppo. Man mano che il percorso prosegue, viene lasciata autonomia al gruppo ed il suo ruolo si trasforma sempre più in quello di organizzatore nel momento della verbalizzazione delle esperienze.

Qui viene sostenuto il riconoscimento, l'espressione e la comprensione delle emozioni vissute da sé e dall'altro, l’analisi delle situazioni sociali più complesse, direttamente correlate all'esperienza di gioco e di contesti condivisi con i pari, e si favorisce l’emergere di scambi verbali e di ascolto dell’altro.

Favorire e rinforzare gli scambi comunicativi serve per permettere infatti ai bambini di prendere sempre più consapevolezza del canale verbale, come principale veicolo per spiegare le proprie motivazioni ed essere compresi dagli altri.

La stanza di psicomotricità utilizzata per il percorso è ampia e luminosa, ha alcuni arredi fissi (armadi, palestrina per i salti) e diversi contenitori per i materiali. Durante gli incontri, il materiale psicomotorio messo a disposizione è vario e non strutturato.

Ad esempio, vengono utilizzati:

  • cuscini e blocchi di gommapiuma, i quali stimolano la cooperazione e vengono utilizzati principalmente per costruire;
  • stoffe, teli e coperte, i quali permettono al bambino di sperimentare un vissuto regressivo nel senso di essere accolti e poi rilasciati, ma possono essere utilizzati anche in una dimensione simbolica come travestimenti o mezzi di trasporto;
  • materassi, i quali si prestano a giochi condivisi di trasporto, ma fungono anche come luogo di atterraggio dopo un salto dalla palestrina;
  • palestrina per i salti, per sperimentare il piacere del salto in profondità;
  • corde, che vengono utilizzate per trascinare o essere trascinati, catturare o essere catturati. Le corde sono un ottimo strumento anche per sperimentare la comunicazione a distanza;
  • materiale per il decentramento: fogli di carta, pennarelli, materiale plastico.

Il materiale viene predisposto e offerto al gruppo con il preciso obiettivo di favorire dinamiche di interazione diretta fra i componenti.

LAVORO IN RETE

È importante ricordare che agire come Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva sul territorio in un contesto sociale, significa non poter non andarsi ad iscrivere in un progetto comune con altre figure professionali, altre istituzioni che agiscono su quel territorio.

Lavorare in rete, a tal proposito, significa proporsi come soggetti stimolatori di progetti che pongano al centro di se stessi il bambino; creare, quindi, strategie da perseguire per trovare una risposta generale ai suoi bisogni, contribuire a una ripresa della circolarità delle relazioni che aiuti a ricostruire la frammentarietà, a riconnettere il tessuto. Bisogna, quindi, costruire e cercare alleanze con tutti quei soggetti che si occupano consapevolmente o meno, direttamente o meno della crescita e della tutela dei bambini; bisogna, per questo, operare con quelle strutture socio-educative in cui loro vivono: solo così si può creare una cultura dello sguardo del bambino.

“Lavorare insieme, progettare insieme a famiglie, associazioni, enti presenti sul territorio, crediamo possa rappresentare un contributo importante alla prevenzione reale del rischio in ambito sociale.” (Formenti, 2013)

Per questi motivi, l’associazione Mitades ha messo in campo per il progetto BEST un team di professionisti e una rete di relazioni molto forti sul territorio del Municipio 8 di Milano: l’integrazione di tali ambiti e la continua ricerca di coerenza e sinergia tra le persone e realtà che ruotano attorno al bambino è stato ciò che ha permesso di più al progetto di essere apprezzato dalle famiglie come reale strumento di miglioramento delle loro condizioni di vita, e dalle istituzioni come mezzo per rispondere a bisogni ancora inascoltati.

Il progetto, infatti, si è posto sin da subito l’obiettivo di integrare il lavoro psicomotorio specifico con il bambino con un lavoro meticoloso e articolato con la famiglia, ma anche con la scuola e gli altri servizi o persone che vi ruotano attorno.

Come sostiene Piscitello (2009),

…creare rete significa individuare chi sono i soggetti dell’intervento, esplicitare chi fa cosa e perché lo si fa, evidenziare le autonomie e le differenze, ma soprattutto promuovere le responsabilità e riconoscersi reciprocamente, in quanto è difficile costruire reti tra soggetti che non si percepiscono come pari. Oltre che creare rete, è fondamentale promuovere la rete, ovvero passare da una logica di collaborazione a una logica di co-progettazione.

Co-progettare significa rilevare e valutare in maniera condivisa i bisogni, prima di attivare un intervento. Come ultimo passaggio, fare rete significa costruire strumenti e linguaggi condivisi tra realtà diverse.

Esistono diversi livelli della rete: la distinzione più significativa è quella tra reti informali (dette anche primarie o naturali) e reti formali (dette anche secondarie o artificiali). La rete informale o primaria è costituita da volontari, familiari e persino dagli utenti stessi. Ciò implica che il processo di aiuto non è un “affare” esclusivo dei professionisti. Le reti formali o secondarie corrispondono invece a quelle istituzionali.

Lavorare insieme alle famiglie

Nel momento in cui il Tnpee opera sul territorio, all’interno del contesto sociale, il rapporto con i genitori può essere confuso e indefinito. È importante prima di tutto sradicare la convinzione o la supposizione che il nostro ruolo sia quello di babysitter o intrattenitori, ponendoci, invece, come una figura professionale, quella del Terapista della Neuro e Psicomotricità, e come mezzo e modo tramite cui poter ricostruire una relazione partendo dal bambino, dai suoi bisogni, dalle sue esigenze.

In questo modo è possibile chiarire quelli che sono l’oggetto e il materiale del nostro lavoro: quindi gli spazi, i giochi, i tempi del bambino e, soprattutto, il bambino stesso.

Quello che con il nostro intervento vogliamo raggiungere è rappresentare agli occhi dei genitori il bambino nella sua unitarietà psicofisica, con i suoi bisogni e i suoi desideri. Inoltre, “i genitori sono, per esperienza e vocazione, formatori ed esprimono le loro competenze educative attraverso la narrazione dell’itinerario di crescita dei figli. La loro dignità di educatori deve essere riconosciuta dagli esperti e dai professionisti che si occupano dell’uomo” (Formenti, 2013).

È dunque, nel momento della presentazione del progetto ai genitori che sarà fondamentale riconoscerli quali primi esperti della relazione con i loro figli e depositari di un saper fare e saper essere.

Lavorare insieme agli insegnanti

Il percorso di intervento deve essere innestato nel percorso educativo istituzionale e deve perciò condividere con educatori e insegnanti le linee di intervento e le tecniche di facilitazione e supporto alla relazione, alla comunicazione e all’attivazione di competenze cognitive.

Per ogni bambino, inoltre, saranno stilati programmi individualizzati con gli insegnanti e periodicamente si avranno incontri di verifica e monitoraggio dell’intervento. È fondamentale che educatori e insegnanti siano parte attiva di tutta la rete di interventi, che comunichino spesso con il Terapista e, come spiegato precedentemente, anche con la famiglia, che deve continuamente essere messa a conoscenza degli obiettivi su cui si lavora in quel determinato periodo.

Lavorare insieme ai servizi

Oltre al lavoro che viene svolto con i genitori e gli insegnati, l’azione del Tnpee può diventare ancora più efficace se si riesce a collocarla nel quadro di un intervento più complessivo, di tipo culturale oltre che sociale. È importante quindi che il Terapista collabori con altre figure professionali che operano sul territorio stesso. Ma, al di là della partecipazione diretta all’equipe, è importante collocarsi in una dimensione progettuale di rapporto con i servizi presenti sul territorio, farsi promotori di proposte che allarghino la visione sul bambino a partire dalla relazione che il Tnpee cerca di stabilire nella sua azione.

Lavorare in rete, significa partecipare, a partire da quanto noi Tnpee vediamo e sappiamo sul bambino.

Esistono leggi che supportano questa possibilità: la 285/97, ad esempio, costituisce un’importante cornice normativa, suggerendo la capacità di progettazione, la costruzione di reti, la costruzione di forme di collaborazione tra soggetti diversi, come valori fondanti, ancor più che come strumenti, nell’operare con bambini e famiglie.

 

Basi metodologiche dell’intervento educativo neuro-psicomotorio di gruppo

Il gruppo neuro-psicomotorio educativo è contemporaneamente un luogo di rispecchiamento, un luogo di stimolo per l’ampliamento degli interessi, per la conoscenza di modalità differenti di incontro e di apprendimento ed infine un luogo di crescita dell’identità personale attraverso l’imitazione, l’interazione e l’identificazione reciproca.

Ma andiamo ora ad approfondire ogni singolo aspetto del gruppo:

  1. Il gruppo è per i bambini un luogo di rispecchiamento reciproco con l’altro: infatti, nell’altro posso identificarmi, oppure fare una cosa diversa; posso essere imitato e imitare. Il valore del guardarsi e del reciproco rispecchiamento, è un’attitudine spontanea che si instaura tra i partecipanti e li porta a prestare attenzione ai diversi tipi di comunicazione che transita attraverso il corpo. Tramite l’interazione e l’ascolto degli altri si può entrare in contatto con le proprie emozioni e costruire un ponte verso il mondo interno, anche pensando e traducendo in parole i propri vissuti, con la regia attenta e sensibile del conduttore.
  2. Nel gruppo circolano inoltre molte idee, modi di muoversi e di “essere” con il corpo differenti. In questo senso il gruppo è luogo di stimolo: i bambini sono attenti l’uno all’altro e sviluppano intense relazioni. In questo spazio in cui è possibile dunque una reciproca identificazione, si possono imparare comportamenti diversi dai propri; in questo senso il gruppo si può costituire come un fattore protettivo ed emancipativo. Ad esempio, il bambino inibito può essere piacevolmente coinvolto nel gioco e nel movimento del bambino iperattivo, che, a sua volta, per il desiderio di condividere un’attività, impara a rallentare e a regolarsi negli scambi relazionali.
  3. Nell’attività educativa, siamo di fronte a soggetti la cui identità è in costruzione; in tutte le attività, nel mostrarsi all’attenzione dell’altro, si sperimentano emozioni connesse sia al senso dell’Io corporeo sia all’immagine di sé come componente dell’identità personale.

Offrire la possibilità di sperimentarsi come “persona” intera e integrata, identificabile sia nel proprio “essere corpo” sia nella propria intenzionalità, è dunque un’occasione importante di maturazione e luogo di crescita dell’identità personale e un fattore di identificazione/differenziazione dagli altri. In questo senso il setting di gruppo è uno strumento molto efficace per sostenere e promuovere lo sviluppo del bambino, nella consapevolezza di sé e dell’altro. Il senso di riconoscersi e di essere riconosciuto è una delle esperienze più forti e ricche che può offrire un gruppo, quando le sue dinamiche interne sono positive.

Con i bambini che presentano delle fragilità, come appunto quelli che prendono parte nel progetto BEST, l’interazione con i pari è spesso difficile.

Alcuni bambini, ad esempio, possono sentirsi molto frustrati, accorgendosi di non essere bravi come gli altri; il conduttore quindi dovrà adottare strategie opportune in quanto lo scopo del gruppo è quello di far sentire tutti a proprio agio. In questi casi la facilitazione del conduttore può consistere nel prestare attenzione ad ogni piccola iniziativa di ogni bambino e in seguito generalizzarla, per giungere a una situazione di gioco o di attività di gruppo.

Dunque, in quanto il nostro scopo è quello che tutti i partecipanti si sentano a proprio agio all’interno del gruppo, è necessario che il Terapista proponga giochi e attività del giusto livello di difficoltà, prevedendo in anticipo eventuali facilitazioni per qualcuno. L’attività suggerita, infatti, deve essere non solo accessibile a tutti, ma anche di sicuro “successo”. Alla base di questo vi è una metodologia che sottolinea l’obiettivo di un gioco senza richiedere specifiche modalità di esecuzione o prestazioni (non esiste la cosa giusta o sbagliata ma quella unica di ognuno), ma al contrario che valorizzi il contributo di ognuno in modo da incrementare poco alla volta la fiducia dei bambini in se stessi, le loro competenze e capacità, nella possibilità di esprimersi spontaneamente e trovare sempre buon ascolto e accoglienza.

È importante mescolare e integrare modalità espressive e personalità differenti, partendo sempre dal fatto che la composizione calibrata del gruppo è fondamentale per il suo funzionamento.

L’idea di base è che tra i partecipanti avvenga una sorta di compensazione reciproca, sollevando il conduttore dalla necessità di porre in essere interventi eccessivamente normativi o regolativi.

La conduzione del gruppo educativo è dunque “mista”: diretta, indiretta e in alcuni momenti osservativa/facilitante, specialmente in occasione del “gioco libero”, che occupa uno spazio specifico in ogni seduta. Infatti, è sempre previsto un tempo dedicato ad accogliere le proposte dei bambini, in cui il Terapista cerca di raccogliere questi spunti e, se possibile, di generalizzarli.

Ricollegandoci a quanto detto prima, quindi, si tratta di fare particolare attenzione ad ogni presa d’iniziativa e di gestire con una regia attenta la scelta dell’attività da generalizzare al gruppo intero, in modo che vi sia una turnazione valorizzante per ognuno.

La conduzione del gruppo richiede dunque un’attenzione “periferica” alla dinamica complessiva e al tempo stesso agli specifici bisogni di ogni bambino.

La conduzione del gruppo richiede dunque un’attenzione “periferica” alla dinamica complessiva e al tempo stesso agli specifici bisogni di ogni bambino.

Ogni incontro è formato da cinque momenti fondamentali: l’accoglienza, l’attività guidata, i suoi sviluppi, il gioco libero e il congedo. Il primo momento prevede, oltre ai saluti, un rituale di accoglienza; spesso si realizza un breve gioco seduti tutti insieme in cerchio. In questo momento iniziale viene poi lasciata la parola ai bambini e ognuno può dire ciò che vuole. Segue poi una proposta di aggiustamento spontaneo o controllato con l’uso di oggetti, a conduzione diretta.

La quarta fase della seduta è definita “momento del gioco libero”. Qui il conduttore cambia posizione e la conduzione diviene indiretta od osservativa/facilitante.

Il conduttore si limita infatti a riprendere e rilanciare qualche proposta o richiesta dei bambini magari emersa nella precedente parte dell’incontro. Si arriva poi al momento della conclusione (che può essere ad esempio un’attività grafica, una verbalizzazione o un’attività simbolica di vario tipo) e ai saluti finali prima di uscire dalla stanza.

Il conduttore del gruppo educativo-preventivo deve svolgere un ruolo e tre diverse funzioni. Il ruolo sarà quello del Tnpee che gestisce l’incontro e organizza il lavoro in base a regole condivise; inoltre il suo compito sarà quello di far rispettare le regole. Infatti, fin dall’inizio, il Tnpee definisce un codice di comportamento che deve far seguire ai bambini. Egli infatti espone e fa rispettare regole e limiti, che non devono essere molti, ma devono essere posti in modo chiaro e con fermezza.

Il conduttore deve inoltre saper gestire e favorire l’elaborazione dei conflitti nel gruppo e migliorare l’interazione tra i pari. Il conduttore deve in questi casi orientare la discussione senza saturarla, introducendo i necessari vincoli che la strutturino, ma lasciando che il gruppo verbalizzi l’esperienza emotiva, basandosi su una narrazione comprensibile e veritiera di quanto è accaduto tra i soggetti in conflitto. Il Terapista si propone perciò anche come un mediatore che, attraverso la parola, il racconto, la discussione generalizzata sui comportamenti problema, presenta modelli più soddisfacenti per stare bene e giocare insieme. È molto importante anche far sì che si sviluppi tra i bambini una spontanea capacità riparativa, sollecitando l’acquisizione di una progressiva attitudine ad autoregolarsi nei rapporti reciproci.

Oltre ad aderire al suo ruolo, come accennato a inizio paragrafo, il conduttore dovrà svolgere altre importanti funzioni: quella di facilitare, quella di osservare e quella di nutrire affettivamente il gruppo e i singoli.

Vediamole nel dettaglio:

  1. L’intervento del Tnpee molto “modulato” e soggettivante, è una modalità di facilitazione estremamente importante per il bambino. Un altro aspetto interessante riguarda la gestione dell’attività, in quanto spesso le difficoltà soggettive poggiano o hanno origine da disarmonie o ritardi sul piano dello sviluppo funzionale; quindi l’attività proposta, volta a sollecitare nuovi aggiustamenti o stimolare delle abilità, deve essere calibrata in modo da gestire un buon esito per tutti.
  2. Il Tnpee, oltre che facilitare, deve saper osservare sempre, e in modo particolare durante i momenti di attività libera, per rilevare la qualità del gioco e le modalità di utilizzo dei linguaggi non verbali dei bambini. Deve dunque valutare l’opportunità o meno del suo intervento. Infatti, la capacità del conduttore di sviluppare soluzioni originali e di accogliere proposte nuove, la voglia di inventare insieme ai bambini, sono modalità interattive molto contagiose, che si trasmettono anche alla relazione tra loro. Il Tnpee, quindi, è anche colui che dinamizza e che aiuta a trasformare le situazioni. Il clima di piacere che si diffonde tra il gruppo è in parte dovuto a un’importante attitudine di fondo dell’adulto: la capacità di condividere la soddisfazione e la gioia dei bambini.
  3. Il “clima” di un gruppo, come appena detto, viene a costruirsi inizialmente sul modello dello stile relazionale che il Terapista trasmette. È dunque di fondamentale importanza sentire e trasmettere un reale e sincero interesse per ogni bambino, nella sua individualità; accettare profondamente bellezze e limiti di ognuno e manifestare l’attitudine a un’interazione calda, partecipe e all’ascolto. Ogni comunicazione è degna di interesse e va accolta: questa ricettività ci definisce agli occhi del bambino come un modello di adulto “diverso”, la cui disponibilità, all’interno della seduta, è incondizionata. Tra i bambini, l’accettazione reciproca nasce dalla sicurezza di base trasmessa dal conduttore, che invita ad accogliere le difficoltà e a tollerare lo sforzo di apprendere anche quello che per qualcuno può risultare più impegnativo. Questa sicurezza di base nel gruppo è la cosa principale che il conduttore deve saper alimentare e costruire, partendo dalla propria profonda empatia nei confronti di ogni bambino. Tale atteggiamento implicito dell’adulto si trasmette a volte spontaneamente ai partecipanti, che sono spinti a imitare questo stile relazionale.

 

Presentazione campione: attività psicomotoria di gruppo con 4 bambini di 4 anni

Viene presentato uno studio osservazionale di un percorso in gruppo svolto presso lo Spazio Agorà.

Il gruppo preso in considerazione è formato da 4 bambini, che hanno iniziato il percorso nel fine 2016-inizio 2017 (in mesi diversi) all’età di 4 anni circa e lo hanno concluso nel 2018. Il criterio principale che è stato utilizzato dalla Terapista nella formazione del gruppo è stato quello dell’età, cercando di rendere il gruppo, sotto questo aspetto, il più omogeneo possibile. Un altro criterio che è stato utilizzato è quello della “compensazione reciproca”, ovvero, si è cercato di inserire nel gruppo bambini con modalità espressive e personalità differenti, in modo che ogni bambino, nel gruppo, potesse trovare modi di agire e di “essere” diversi dai propri.

Al fine di monitorare l’outcome si è proposto di utilizzare il “Questionario BEST”. La somministrazione del questionario a tutti e quattro i bambini, ha permesso di stendere un profilo di funzionamento di ogni bambino nelle principali aree dello sviluppo psicomotorio.

Di seguito vengono descritti i bambini che hanno partecipato al gruppo preso in considerazione ed elencati gli obiettivi di lavoro.

MARCO

Marco, nato il 18/07/2012, è stato segnalato dalla Uonpia di Via Ippocrate (MI) nel novembre 2016, con la diagnosi di Ritardo Neuro Evolutivo Globale e ha avuto accesso al progetto nel gennaio 2017. Viene inviato al BEST con l’obiettivo di sostenere il nucleo familiare in una maggiore integrazione sociale e in una maggiore stimolazione del bambino.

All’inizio del percorso psicomotorio di gruppo, il bambino aveva 4 anni e 6 mesi e presentava un ritardo psicomotorio, con linguaggio assente.

Marco era un bambino poco socievole e poco disponibile alla relazione con l’adulto, con il quale accettava di rimanere per un discreto intervallo di tempo.

Partecipava passivamente alle sedute: se non stimolato adeguatamente, non accettava le proposte dell’adulto e rimaneva seduto in silenzio per tutta la durata dell’incontro.

L’iniziativa del bambino nello stabilire una relazione significativa era poco efficace, soprattutto tra i pari. Mostrava molta difficoltà nel condividere attività con gli altri bambini e con la Terapista.

Marco inoltre presentava delle difficoltà nel gioco: l’iniziativa spontanea di gioco appariva limitata o ripetitiva. Era incapace di progettare e svolgere un gioco in autonomia, sia sensomotorio che simbolico. A livello sensomotorio non sperimentava, non esplorava e non era incuriosito dalla stanza e dai materiali.

Obiettivi:

  1. Il primo obiettivo con Marco è stato, data la grande difficoltà iniziale, quello di instaurare inizialmente una relazione con la Terapista ed in seguito con i pari.
  2. Il secondo obiettivo, è stato quello di lavorare sulla “tenuta”, in quanto la tendenza del bambino era quella di non assimilare le competenze acquisite di volta in volta. Ad esempio, data la difficoltà nel linguaggio, la tendenza di Marco era quella di non utilizzare la parola per comunicare, neanche su richiesta, nonostante fosse in grado di pronunciare le parole richieste.
  3. Dato il ritardo psicomotorio e dunque l’impaccio della motricità globale, il terzo obiettivo è stato quello di favorire inizialmente il gioco sensomotorio ed in generale l’investimento dello spazio attraverso il movimento.
  4. Infine, come quarto obiettivo, quello di sostenere l’organizzazione di un progetto di gioco in autonomia.

GIADA

Giada, nata il 5/08/2011, è stata segnalata dalla Uonpia di Via Aldini nel febbraio 2016 con la diagnosi di Disturbo Reattivo dell’Attaccamento ed è stata inserita all’interno del progetto BEST subito dopo.

Giada e la mamma, in Uonpia, dopo la valutazione psicodiagnostica, hanno effettuato incontri madre-bambina per lavorare sulla loro relazione e sull’ansia di separazione.

Si propone a Giada e la sua famiglia il BEST affinché la bambina impari a relazionarsi con i pari, a regolare le proprie emozioni e a lavorare sulla sua autostima.

Giada all’inizio del percorso aveva 4 anni e 6 mesi. Fin da subito si è mostrata una bambina fragile dal punto di vista emotivo, con una forte ansia di separazione e paura di essere abbandonata. Necessitava inoltre di un rapporto uno ad uno con l’adulto.

Giada faticava ad accettare richieste e domande, in particolare se riguardavano il “fare”, progettare, costruire, fatica che si manifestava con varie modalità comportamentali che esprimevano disagio e rabbia. Si evidenziava la necessità di sostegno alla motivazione in corrispondenza di ripetuti insuccessi.

Le abilità motorie globali si erano mostrate immature, anche se con adeguato investimento da parte della bambina.

Il repertorio di gioco era povero e ripetitivo, presentava particolare interesse per il gioco sensoriale e tonico-emozionale. Mostrava piacere nel gioco simbolico, ma presentava difficoltà nel farlo evolvere.

Giada ad inizio percorso, mostrava inoltre una forte rabbia nei confronti della mamma, che manifestava con tutti gli adulti di riferimento.

La rabbia di Giada era una rabbia agita mediante graffi o lanci di oggetti ed espressa attraverso il pianto. Alla base della rabbia della bambina, vi era un’incapacità della mamma di osservare, ascoltare e cogliere i bisogni della figlia.

Obiettivi:

  1. Il primo obiettivo della Terapista è stato quello di facilitare l’instaurarsi di una relazione tra Giada e il gruppo tramite la condivisione di gioco.
  2. Il secondo obiettivo è stato quello di incrementare il repertorio ludico simbolico che appariva povero e ripetitivo
  3. Il terzo obiettivo con Giada è stato quello di promuovere maggiore tolleranza alla frustrazione e stimolare il racconto dei propri vissuti emotivi, aiutando la bambina a trovare strategie per esprimere la propria rabbia senza passare dall’aggressività.

ALESSIA

Alessia, nata il 25/05/2012 e segnalata al BEST nel dicembre 2016 con la diagnosi di Disturbo Motorio e del Linguaggio, ha avuto accesso al progetto nel gennaio 2017 con l’obiettivo di farle sperimentare un’esperienza di socializzazione fra pari, che non ha mai avuto in precedenza, in quanto non frequentante la scuola dell’infanzia. In aggiunta, si richiede un’integrazione dei familiari in quanto sembrano essere isolati dal punto di vista socio-ambientale.

Alessia ha intrapreso il percorso all’età di 4 anni e 8 mesi; si è mostrata fin da subito una bambina con una forte intenzionalità comunicativa; disponibile anche nei confronti di un interlocutore poco familiare.

Nonostante la forte intenzionalità comunicativa, la bambina presentava un ritardo nella strutturazione del linguaggio espressivo; linguaggio che spesso risultava intellegibile.

Si evidenziavano difficoltà nell’ascolto dei compagni e della Terapista, nel rispettare i turni ed emergeva un bisogno eccessivo di attenzioni, che esprimeva attraverso un comportamento infantile.

Il grande bisogno di essere osservata derivava principalmente da un rapporto simbiotico con la mamma. Per questo motivo, il BEST, ha chiesto alla Uonpia di attivare un percorso mamma-bambina, monitorato dalla psicologa.

A livello motorio era evidente un impaccio globale e uno scarso investimento dello spazio.

Alessia mostrava difficoltà ad organizzare e strutturare un gioco in autonomia. Era in grado di stare all’interno di una cornice ludica proposta dalla Terapista; in autonomia, invece, il repertorio ludico simbolico appariva povero e ipostrutturato.

Obiettivi:

  1. Il primo obiettivo di lavoro con Alessia è stato quello di favorire il piacere del movimento ed un maggiore investimento dello spazio attraverso il corpo.
  2. Il secondo obiettivo, dato il Disturbo del Linguaggio, consisteva nell’incrementare la qualità comunicativa ed espressiva.
  3. Il terzo obiettivo prevedeva di favorire la relazione nel gruppo.
  4. Il quarto obiettivo è stato quello di sostenere l’organizzazione di un progetto di gioco in autonomia.

MARTINA

Martina, nata il 3/02/2012, ha avuto accesso al progetto su consiglio delle insegnanti della scuola dell’Infanzia, con gli obiettivi di migliorare le competenze relazionali, di promuovere maggiore tolleranza alla frustrazione e di ampliare il repertorio ludico.

Martina ha iniziato il percorso nell’ottobre 2017, all’età di 4 anni e 8 mesi. Fin da subito si è mostrata socievole e disponibile alla relazione con la Terapista, con la quale accettava di rimanere per un discreto intervallo di tempo.

Partecipava attivamente alle sedute, anche se mostrava difficoltà a progettare un gioco simbolico complesso. Martina trovava piacere nel gioco sensomotorio e nel gioco simbolico proposto dalla Terapista; prediligeva il gioco autonomo.

Emergevano difficoltà nella relazione con i pari, che si traducevano principalmente in un’incapacità nella condivisione dei materiali e delle attività.

Difficile era inoltre la gestione della frustrazione: non accettava le regole e si mostrava a tratti controllante nei confronti dell’adulto e dei pari.

Le abilità motorie e comunicative risultavano adeguate all’età. Anche le autonomie personali erano da considerarsi raggiunte e in linea con l’età.

Obiettivi:

  1. Il primo obiettivo di lavoro consisteva nel facilitare l’instaurarsi di una relazione tra Martina e il gruppo di pari, stimolando la condivisione di attività e materiali.
  2. Il secondo obiettivo è stato quello di promuovere maggiore tolleranza alla frustrazione.
  3. Come terzo obiettivo, quello di ampliare il repertorio ludico simbolico.

 

Tutti e 4 i bambini presentati, seppur molto diversi tra loro, mostravano difficoltà comuni.

Per questo motivo, gli incontri di psicomotricità si sono svolti sulla base di un progetto comune riguardante i bisogni del gruppo, all’interno del quale la Terapista ha fatto attenzione ai bisogni del singolo.

Obiettivi del gruppo:

  1. Favorire l’interazione reciproca e l’instaurarsi di una relazione tra i partecipanti, stimolando la condivisione di attività e di materiale.
  2. Ampliare il repertorio ludico e facilitare l’organizzazione e la strutturazione di un progetto di gioco simbolico.
  3. Favorire l’utilizzo del linguaggio all’interno dell’azione, dell’interazione, della cornice ludica e la verbalizzazione delle emozioni.

 

Elementi significativi dell’intervento nel gruppo di attività educativa/preventiva

Attraverso la riflessione tratta dall’osservazione di alcuni incontri psicomotori, questo paragrafo vuole mettere in rilievo gli elementi significativi del Tnpee che opera “tra clinica e prevenzione”.

Ho deciso di presentare gli elementi significativi attraverso vari esempi, seguendo la strutturazione temporale utilizzata all’interno degli incontri.

L’accoglienza è un momento di condivisione iniziale in cui ogni bambino è libero di esprimersi e di condividere pensieri, stati d’animo o avvenimenti con i compagni con gli specifici obiettivi di favorire l’interazione reciproca, favorire l’utilizzo del linguaggio e la verbalizzazione dei vissuti emotivi di ognuno.

In questa occasione, l’iniziativa o la risposta di ogni soggetto è differente. Sta al Terapista modulare tempi, incentivare azioni e rispondere a queste ultime in base ai bisogni di ogni bambino.

Ad esempio, durante una delle mie osservazioni, Giada, che aveva portato con sé in stanza un pupazzo, lo ha utilizzato proprio durante il momento di condivisione iniziale come mediatore relazionale, lanciandolo prima verso la Terapista e poi verso di me. Solo in seguito alla ricezione da parte nostra del pupazzo e quindi dopo aver agganciato la nostra attenzione, la bambina è riuscita ad esprimere il suo vissuto di paura che portava con sé, chiedendo un po’ di tempo per prendere confidenza prima di condividere un pensiero con i compagni. La Terapista ha rispettato il tempo di Giada che, dopo avere ascoltato i racconti dei compagni, ha deciso di parlare. Riconoscendo il grande bisogno di attenzione portato da Giada quel giorno, la Terapista ha deciso in seguito di farle ripetere le regole ai compagni.

Bambini che presentano difficoltà evolutive proprio come quelli osservati nel percorso psicomotorio, infatti, hanno modalità di comunicazione spesso disfunzionali. Il Tnpee deve saper trasmettere al bambino, però, che ogni forma di comunicazione è degna di interesse e viene accolta. Tra i bambini, l’accettazione reciproca nasce proprio dalla sicurezza di base trasmessa dal Terapista, che invita ad accogliere le difficoltà e a tollerare gli sforzi di ognuno.

È dunque fondamentale, soprattutto durante l’accoglienza, che il Tnpee riesca ad avere una visione generale sul gruppo, ma con un occhio specifico anche su ogni bambino, in modo che si senta importante e riconosciuto.

Il Tnpee, come abbiamo visto, deve inoltre saper modificare la modalità di conduzione in base ai bisogni che emergono durante gli incontri. In alcuni momenti, soprattutto in occasione del “gioco libero”, la conduzione è spesso osservativa/facilitante.

È proprio nella fase centrale di gioco che il Terapista deve saper accogliere le proposte dei bambini, cercare di raccogliere ogni spunto e, se possibile, di generalizzarle al gruppo. Si tratta di fare particolare attenzione ad ogni presa d’iniziativa e di gestire attentamente la scelta dell’attività da generalizzare al gruppo intero, in modo che sia valorizzante per ognuno.

Inoltre, il Tnpee in un gruppo educativo/preventivo, propone un’attività all’intero gruppo sapendo che per ogni bambino avrà una funzione diversa ed andrà a lavorare su specifici obiettivi.

Ad esempio, 3 bambini su 4 del gruppo psicomotorio osservato, presentavano difficoltà nell’area motoria. Marco e Alessia non sperimentavano a livello sensomotorio, non avevano piacere nel movimento e non investivano lo spazio attraverso il corpo. Giada, al contrario, sperimentava a livello corporeo ma era impacciata e si sentiva spesso inadeguata.

La Tnpee, durante gli incontri, ha perciò accompagnato Marco e Alessia nell’esplorazione, facilitandoli attraverso il rimando verbale di quello che stavano facendo gli altri bambini all’interno della stanza e attraverso la rassicurazione. Una volta presa maggiore sicurezza, Marco e Alessia si sono attivati proprio su imitazione dei compagni. Giada, sentendosi valorizzata e riconosciuta nelle sue azioni dalla Terapista e dai compagni, ha acquistato maggiore autostima e fiducia in se stessa.

In questo modo, proponendo un’unica attività, la Terapista ha lavorato su diversi obiettivi appartenenti ai singoli bambini.

È evidente inoltre come l’imitazione tra i pari abbia funzionato anche nello stimolare il gioco e la condivisione di spazi e materiale.

Ad esempio, la presenza di Martina all’interno del gruppo, bambina molto capace e autonoma, ha permesso a Marco e a Alessia di osservare le sue abilità motorie e prassiche e di migliorare le loro su base imitativa e su suggerimento della Terapista.

L’imitazione però, ha funzionato solo dopo che la Terapista ha facilitato l’instaurarsi di una relazione tra i partecipanti del gruppo, coinvolgendoli negli stessi giochi.

Ad esempio, durante le mie osservazioni, Giada all’inizio di ogni incontro esponeva alla Terapista il desiderio di giocare a fare i gatti. La Tnpee, spesso, decideva di generalizzare al gruppo il gioco scelto da Giada, con gli obiettivi di coinvolgere tutti i bambini e dunque facilitare l’instaurarsi di una relazione, riconoscere a Giada ogni iniziativa/proposta di gioco e di ampliare il repertorio ludico di tutti i partecipanti.

In un’occasione di gioco condiviso, Marco si è mostrato impaurito e infastidito dalle bambine che correvano e miagolavano all’interno della stanza; pertanto, senza dire nulla, ha cambiato gioco. Si è isolato in un angolo della stanza e ha fatto una costruzione con i cuscini di gommapiuma. Osservava da dietro la costruzione e sorrideva ai versi e agli spostamenti dei compagni, ma senza partecipare.

La Terapista, riconoscendo a Marco difficoltà nel relazionarsi con i pari e nel contempo nell’organizzazione di un progetto di gioco in autonomia, gli ha suggerito di trasformare la sua costruzione in una casa all’interno della quale poteva ripararsi dai gatti. Marco ha accettato ed ha iniziato così a partecipare al gioco, trovando piacere nell’interazione con i pari: ad esempio usciva dalla propria casa per farsi inseguire da Martina, che lo rincorreva miagolando.

Sempre all’interno del gioco dei gatti, Il lavoro effettuato dalla Tnpee con Giada, è stato quello di lavorare, attraverso il gioco simbolico, sul suo bisogno continuo di accudimento e contenimento fisico, offrendo contenimento ad esempio avvolgendola con teli e cuscini oppure costruendole cucce e case.

Anche in questa occasione, dunque, la Terapista attraverso un’unica attività ha risposto alle esigenze del gruppo con particolari attenzioni alle esigenze del singolo, utilizzando il gruppo come strumento e contenitore. Il gruppo diviene quindi luogo di rispecchiamento reciproco, luogo di stimolo e luogo di crescita dell’identità personale.

Ulteriore fase significativa all’interno degli incontri psicomotori educativo/preventivi è rappresentata dal momento del decentramento.

Nel disegno individuale, infatti, compito del Tnpee è aiutare ogni bambino del gruppo a parlare della propria produzione, ponendogli domande e aiutandolo a scoprire l’intensità emozionale della sua simbolizzazione, metafora della sua storia personale.

Il Tnpee deve saper riconoscere dunque ad ogni bambino la sua difficoltà e modalità relazionale, modulando le proprie azioni verbali e non a seconda delle profonde necessità o difficoltà di ognuno, facendo in modo che tutti i partecipanti, anche nella fase di decentramento, si sentano a proprio agio.

Ogni disegno deve essere valorizzato e deve essere lasciato lo spazio a tutti i partecipanti per poterlo raccontare ai compagni; in questo modo i bambini poco alla volta incrementeranno la fiducia in se stessi e nelle loro competenze e capacità.

Durante una delle mie osservazioni, nel momento del disegno, Giada si lamentava poiché contraria. La Terapista l’ha quindi rassicurata dicendole che avrebbe potuto disegnare quello che voleva, così la bambina ha accettato, ma, dopo aver confrontato la propria produzione grafica con quella dei compagni e, sentendosi inadeguata, ha accartocciato il foglio e l’ha nascosto sostenendo che non fosse bello, ma al contrario sbagliato. La Terapista, capendo la situazione della bambina e riconoscendo in lei una scarsa autostima, le ha detto di non preoccuparsi, che il suo disegno andava benissimo così com’era e che se voleva, avrebbe potuto riaprirlo e continuarlo. Giada sentendosi riconosciuta e apprezzata dalla Terapista, ha deciso di continuare il disegno ed in seguito mostrarlo ai compagni soddisfatta.

Con il tempo, grazie al percorso svolto con la Terapista, i bambini si sono mostrati sempre più aperti alla relazione con i pari e disponibili nella condivisione di materiali e giochi. La comunicazione sia verbale che non verbale si è arricchita ed il gruppo, mettendo in scena di volta in volta dinamiche di gioco diverse e sempre più complesse, è diventato a fine percorso molto più unito e funzionante.

 

Questionario e verifica

Di seguito vengono presentati i questionari relativi al funzionamento dei 4 bambini nelle diverse aree dello sviluppo prima e dopo il percorso psicomotorio e il percorso di supporto alla famiglia.

Verranno indicati in nero i punteggi relativi alla prima valutazione, in rosso quelli conclusivi.

MARCO

AREA MOTORIA

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Regolazione tonica adeguata

1

2

3 XX

4

Adattamento posturale funzionale

1

2

3 XX

4

La sua azione è integrata a livello percettivo e motorio

1

2 X

3X

4

 

SUB TOT

X:

8/12

X:

9/12

 

AREA RELAZIONALE

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Si separa adeguatamente dalla figura di riferimento

1 X

2

3

4X

Si inserisce adeguatamente in contesti e spazi nuovi

1 X

2

3X

4

È in grado di scambiare funzionalmente materiali e proposte con gli altri

1 X

2X

3

4

Interagisce in maniera funzionale con gli altri bambini

1 X

2X

3

4

È in grado di mantenere livelli adeguati di attenzione e ascolto verso l’altro

1 X

2

3

4X

Adeguata richiesta di attenzione e/o aiuto da parte delladulto

1 X

2X

3

4

 

SUB TOT

X:

6/24

X:

17/24

 

AREA COMPORTAMENTALE

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Rispetta i tempi in maniera adeguata

1

2

3 X

4X

Rispetta le regole in maniera adeguata

1

2

3 X

4X

Mantiene livelli adeguati di attenzione e concentrazione

1 X

2

3X

4

 

SUB TOT

X:

7/12

X:

11/12

 

AREA COMUNICATIVA

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Verbalizza le emozioni relative a un accaduto in maniera funzionale

1 X

2X

3

4

Utilizza una mimica e una gestualità coerenti con il contesto

1

2 X

3X

4

 

SUB TOT

X:

3/8

X:

5/8

 

AREA AFFETTIVO-EMOZIONALE

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Presenta una buona tolleranza alla frustrazione

1

2 X

3X

4

Presenta un adeguato livello di autostima

1

2 XX

3

4

Richiede vicinanza e contatto dell’adulto in maniera funzionale

1

2 XX

3

4

 

SUB TOT

X:

6/12

X:

7/12

 

AREA COGNITIVA

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

È in grado di strutturare autonomamente un gioco

1

2 X

3X

4

È in grado di inserirsi in maniera funzionale nel gioco di altri bambini

1

2 XX

3

4

È in grado di proporre un gioco ad altri in maniera funzionale

1

2 XX

3

4

 

SUB TOT

X:

6/12

X:

7/12

 

AREA AUTONOMIE

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Padroneggia livelli di autonomie personali adeguati all’età

1 X

2

3X

4

 

SUB TOT

X:

1/4

X:

3/4

 

TOTALE

X:

37/84

X:

56/84

 

GIADA

AREA MOTORIA

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Regolazione tonica adeguata

1

2

3

4 XX

Adattamento posturale funzionale

1

2

3

4 XX

La sua azione è integrata a livello percettivo e motorio

1

2

3

4 XX

 

SUB TOT

X:

12/12

X: 12

/12

 

AREA RELAZIONALE

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Si separa adeguatamente dalla figura di riferimento

1

2 X

3 X

4

Si inserisce adeguatamente in contesti e spazi nuovi

1 X

2X

3

4

È in grado di scambiare funzionalmente materiali e proposte con gli altri

1 X

2X

3

4

Interagisce in maniera funzionale con gli altri bambini

1

2 XX

3

4

È in grado di mantenere livelli adeguati di attenzione e ascolto verso l’altro

1

2 XX

3

4

Adeguata richiesta di attenzione e/o aiuto da parte delladulto

1 XX

2

3

4

 

SUB TOT

X:

10/24

X: 11

/24

 

AREA COMPORTAMENTALE

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Rispetta i tempi in maniera adeguata

1

2 XX

3

4

Rispetta le regole in maniera adeguata

1

2 XX

3

4

Mantiene livelli adeguati di attenzione e concentrazione

1

2 X

3X

4

 

SUB TOT

X:

6/12

X: 7

/12

 

AREA COMUNICATIVA

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Verbalizza le emozioni relative a un accaduto in maniera funzionale

1

2 X

3

4X

Utilizza una mimica e una gestualità coerenti con il contesto

1

2

3X

4 X

 

SUB TOT

X:

6/8

X:7

/8

 

AREA AFFETTIVO-EMOZIONALE

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Presenta una buona tolleranza alla frustrazione

1 X

2X

3

4

Presenta un adeguato livello di autostima

1 X

2X

3

4

Richiede vicinanza e contatto dell’adulto in maniera funzionale

1 X

2X

3

4

 

SUB TOT

X:

3/12

X: 6

/12

 

AREA COGNITIVA

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

È in grado di strutturare autonomamente un gioco

1

2

3 X

4X

È in grado di inserirsi in maniera funzionale nel gioco di altri bambini

1

2

3 XX

4

È in grado di proporre un gioco ad altri in maniera funzionale

1

2X

3 X

4

 

SUB TOT

X:

9/12

X: 9

/12

 

AREA AUTONOMIE

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Padroneggia livelli di autonomie personali adeguati all’età

1

2

3

4 XX

 

SUB TOT

X:

4/4

X:

4/4

 

TOTALE

X:

50/84

X:

56/84

 

ALESSIA

AREA MOTORIA

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Regolazione tonica adeguata

1

2

3

4 XX

Adattamento posturale funzionale

1

2

3

4 XX

La sua azione è integrata a livello percettivo e motorio

1

2

3

4 XX

 

SUB TOT

X:

12/12

X:

12/12

 

AREA RELAZIONALE

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Si separa adeguatamente dalla figura di riferimento

1

2 X

3

4X

Si inserisce adeguatamente in contesti e spazi nuovi

1

2 X

3

4X

È in grado di scambiare funzionalmente materiali e proposte con gli altri

1

2 X

3X

4

Interagisce in maniera funzionale con gli altri bambini

1

2

3 XX

4

È in grado di mantenere livelli adeguati di attenzione e ascolto verso l’altro

1

2 XX

3

4

Adeguata richiesta di attenzione e/o aiuto da parte delladulto

1

2

3 XX

4

 

SUB TOT

X:

14/24

X:

21/24

 

AREA COMPORTAMENTALE

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Rispetta i tempi in maniera adeguata

1

2

3

4 XX

Rispetta le regole in maniera adeguata

1

2

3

4 XX

Mantiene livelli adeguati di attenzione e concentrazione

1

2 X

3X

4

 

SUB TOT

X:

10/12

X:

11/12

 

AREA COMUNICATIVA

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Verbalizza le emozioni relative a un accaduto in maniera funzionale

1

2 X

3

4X

Utilizza una mimica e una gestualità coerenti con il contesto

1

2

3 X

4X

 

SUB TOT

X:

5/8

X:

8/8

 

AREA AFFETTIVO-EMOZIONALE

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Presenta una buona tolleranza alla frustrazione

1

2

3 XX

4

Presenta un adeguato livello di autostima

1

2 X

3X

4

Richiede vicinanza e contatto dell’adulto in maniera funzionale

1

2

3 XX

4

 

SUB TOT

X:

8/12

X:

9/12

 

AREA COGNITIVA

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

È in grado di strutturare autonomamente un gioco

1

2 X

3X

4

È in grado di inserirsi in maniera funzionale nel gioco di altri bambini

1

2 X

3X

4

È in grado di proporre un gioco ad altri in maniera funzionale

1

2 X

3X

4

 

SUB TOT

X:

6/12

X:

9/12

 

AREA AUTONOMIE

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Padroneggia livelli di autonomie personali adeguati all’età

1

2 X

3X

4

 

SUB TOT

X:

2/4

X:

3/4

 

TOTALE

X:

57/84

X:

73/84

 

MARTINA

AREA MOTORIA

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Regolazione tonica adeguata

1

2

3

4 XX

Adattamento posturale funzionale

1

2

3

4 XX

La sua azione è integrata a livello percettivo e motorio

1

2

3

4 XX

 

SUB TOT

X:

12/12

X: 12

/12

 

AREA RELAZIONALE

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Si separa adeguatamente dalla figura di riferimento

1

2

3

4XX

Si inserisce adeguatamente in contesti e spazi nuovi

1

2

3

4XX

È in grado di scambiare funzionalmente materiali e proposte con gli altri

1

2XX

3

4

Interagisce in maniera funzionale con gli altri bambini

1

2

3XX

4

È in grado di mantenere livelli adeguati di attenzione e ascolto verso l’altro

1

2

3X

4X

Adeguata richiesta di attenzione e/o aiuto da parte delladulto

1

2

3 XX

4

 

SUB TOT

X:

19/24

X: 20

/24

 

AREA COMPORTAMENTALE

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Rispetta i tempi in maniera adeguata

1

2

3X

4X

Rispetta le regole in maniera adeguata

1

2

3

4 XX

Mantiene livelli adeguati di attenzione e concentrazione

1

2

3X

4X

 

SUB TOT

X:

10/12

X: 12

/12

 

AREA COMUNICATIVA

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Verbalizza le emozioni relative a un accaduto in maniera funzionale

1X

2 X

3

4

Utilizza una mimica e una gestualità coerenti con il contesto

1

2X

3X

4

 

SUB TOT

X:

3/8

X:5

/8

 

AREA AFFETTIVO-EMOZIONALE

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Presenta una buona tolleranza alla frustrazione

1

2

3XX

4

Presenta un adeguato livello di autostima

1

2X

3X

4

Richiede vicinanza e contatto dell’adulto in maniera funzionale

1

2X

3X

4

 

SUB TOT

X:

7/12

X: 9

/12

 

AREA COGNITIVA

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

È in grado di strutturare autonomamente un gioco

1

2

3X

4X

È in grado di inserirsi in maniera funzionale nel gioco di altri bambini

1

2X

3X

4

È in grado di proporre un gioco ad altri in maniera funzionale

1

2XX

3

4

 

SUB TOT

X:

7/12

X: 9

/12

 

AREA AUTONOMIE

Mai

0<x<20 %

Raramente

20<x<50 %

Spesso

50<x<80 %

Sempre

80<x<100 %

Padroneggia livelli di autonomie personali adeguati alletà

1

2

3

4 XX

 

SUB TOT

X:

4/4

X:

4/4

 

TOTALE

X:

50/84

X:

59/84

 

Di seguito verrà illustrata una tabella che sintetizza i principali cambiamenti che i bambini hanno riportato alla fine del percorso psicomotorio.

Nella colonna di sinistra sono riportate le aree analizzate dal “Questionario BEST”, nelle colonne di destra invece viene evidenziato se l’area ha subito delle modifiche tra pre e post intervento psicomotorio di gruppo.

Verrà indicato con “+ verde” un cambiamento positivo e con “= giallo” si indicherà invece un’area che non ha subito modifiche. Nessun bambino ha riportato un cambiamento negativo.

ITEM

MARCO

GIADA

ALESSIA

MARTINA

area motoria

+

=

=

=

area relazionale

+

+

+

+

area comportamentale

+

+

+

+

area comunicativa

+

+

+

+

area affettivo emozionale

+

+

+

+

area cognitiva

+

=

+

+

area autonomie

+

=

+

=


È evidente come tutti e 4 i bambini abbiano riportato miglioramenti nelle aree relazionale, comportamentale, comunicativa ed affettivo-emozionale, in linea con gli obiettivi specifici del gruppo, che erano quelli di favorire l’interazione reciproca e l’instaurarsi di una relazione tra i partecipanti, favorire l’utilizzo del linguaggio all’interno dell’azione, dell’interazione, della cornice ludica e facilitare la verbalizzazione delle emozioni.

Inoltre, ogni bambino ha riportato miglioramenti proprio nelle aree che erano maggiormente deficitarie, dimostrando che il lavoro psicomotorio effettuato dal Tnpee ha tenuto conto anche dei bisogni specifici del singolo.

 

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