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INTRODUZIONE - Fai come me: imitazione ed ampliamento delle competenze comunicative

 Fai come me: imitazione ed ampliamento delle competenze comunicative - Giulia GASPERINI

L’idea di questa tesi nasce quando, durante il mio tirocinio, conosco un bambino che, tra tutti gli altri, è quello con il quale mi risulta più difficile entrare in relazione, un bambino che quando mi vede da lontano abbassa lo sguardo, si nasconde dietro alla mamma, inizia la terapia sdraiandosi a terra con atteggiamento oppositivo, mette in atto qualsiasi comportamento che rende quasi impossibile l’instaurarsi di un rapporto; inoltre ha un ritardo di linguaggio, non esprime alcun tipo di emozione, ha una mimica limitata al sorriso (oltretutto raro), ed, inoltre, è inflessibile.

Una volta superato il momento di opposizione, inizia a giocare in solitudine, sempre con gli stessi giochi, ogni tentativo messo in atto da me per entrare in relazione con lui viene rifiutato.

Bisogna ulteriormente aggiungere il fatto che non viene accolta dal bambino alcuna richiesta di imitazione, proposta per fornirgli concetti, azioni ed espressioni emotive da apprendere e da aggiungere nel suo bagaglio di esperienza.

Dunque, ho iniziato ad accumulare informazioni importanti su di lui, lo osservavo attentamente durante gli incontri, provavo a proporgli qualsiasi tipo di attività, ma ogni tentativo risultava vano.

Come mai il bambino comunicava solamente mediante l’assunzione di comportamenti oppositivi? Perché rifiutava ogni tipo di interazione? Come mai non imitava gesti, espressioni emotive, azioni? Per quale motivo non esprimeva sentimenti e stati d’animo? Perché è così inibito emotivamente? Infine, come mai è presente in lui una forte inflessibilità?

Dopo numerosi ragionamenti, interrogativi ed esperimenti, sono giunta alla formulazioni di alcune ipotesi:

  1. Probabilmente la sua modalità di comunicazione attraverso  atteggiamenti oppositivi deriva dal fatto che il bambino non è in possesso di strumenti adeguati per potersi esprimere
  2. Il rifiuto dell’interazione può, forse, essere provocato da un mio errore: magari non utilizzo una strategia adeguata a lui e mi pongo in modo sbagliato
  3. Il deficit di imitazione può dipendere dal fatto che il bambino non si trova nella condizione necessaria e idonea per poter imitare, probabilmente bisogna trovare una strategia specifica per lui
  4. Il non esprimere sentimenti e stati d’animo può essere provocato da una mancata esperienza di tali emozioni
  5. L’inibizione emotiva credo che sia una conseguenza di tutte le problematiche finora descritte: il bambino comprende le sue difficoltà, si rende conto che gli altri non lo comprendono quando si esprime, per cui, frustrato, si chiude in se stesso
  6. Anche l’inflessibilità, come l’inibizione, può derivare dall’insieme dei deficit presenti: il bambino tenta di esprimersi, non viene compreso, si inibisce a livello emotivo e preferisce rimanere “nel suo mondo”, continuando a compiere sempre le stesse azioni (quelle in cui riesce meglio), non modificando le sue prospettive, per il timore di trovarsi in situazioni che non saprebbe gestire ed affrontare

Ciò che mi ha spinto ad elaborare la presente tesi è stato proprio il fatto di vedere, da parte del bambino, il desiderio di esprimersi ma allo stesso tempo la consapevolezza di non avere gli strumenti adeguati per poterlo fare.

È nata, dunque, l’idea di lavorare per ampliare le sue competenze comunicative, fornendogli i mezzi necessari per poter esprimere i suoi pensieri, desideri, emozioni. Come potevo fornirgli tali strumenti, in modo tale che lui potesse farne esperienza, apprenderli e potersene servire in ogni circostanza? La forma più elementare e immediata di apprendimento è quella mediata dall’imitazione.

Come già spiegato, però, il bambino non eseguiva alcuna richiesta imitativa e rifiutava ogni tipo di interazione. La coesistenza di questi due dettagli, ha fatto nascere in me il dubbio che potesse esserci una stessa causa a monte per entrambi: il denominatore comune è rappresentato dall’empatia, che si prefigura come il prerequisito necessario perché si avvii l’interazione e il processo imitativo.

Ho ipotizzato, quindi, all’interno del mio lavoro, che era necessario:

  1. Trovare una strategia che consentisse l’instaurarsi di un sentimento empatico
  2. Mostrare al bambino gli strumenti comunicativi adeguati ad ogni contesto
  3. Avviare un processo imitativo

Dal canto suo il bambino avrebbe:

  1. Imitato i miei gesti, azioni ed emozioni
  2. Appreso nuove modalità comunicative
  3. Acquisito le capacità di esprimersi idoneamente
  4. Ottenuto una riduzione dell’inflessibilità e dell’opposizione

Se questa mia tesi è esatta non lo so, ma il dato certo è che, una volta entrata in empatia con il bambino, ho potuto lavorare con lui e da quel momento in poi, giorno dopo giorno, sono stati ottenuti dei progressi importanti.

 

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