INTRODUZIONE - Il Gioco come Strumento Terapeutico nella Paralisi Cerebrale Infantile: considerazioni ed elementi connotativi
L’elaborato si propone di evidenziare la valenza del gioco nello sviluppo del bambino e nel trattamento neuropsicomotorio, identificandone gli elementi connotativi all’intero del setting terapeutico e nel contesto ambientale.
Il gioco, visto come divertimento, è un’attività spontanea, fine a se stessa nella quale non è presente un vero e proprio scopo se non quello di generare piacere. L’attività ludica inserita all’interno del trattamento riabilitativo possiede invece delle regole, concordate inizialmente tra gli attori della terapia, che vengono mantenute stabili e devono essere rispettate dal terapista e dal paziente. L’elemento connotativo che stabilisce il confine tra le due attività è il goal-directed, ovvero l’obiettivo da raggiungere, stabilito dal terapista, sul quale viene costruito e proposto l’esercizio terapeutico.
“Giocare è l’essenza stessa del bambino”1. “Il gioco nasce e dal rilassamento dello sforzo adattivo e dal mantenimento o esercizio delle attività per il solo piacere di dominarle e di ricavarne un sentimento di virtuosità o di potenza”2.
Il gioco è l’attività privilegiata del bambino, praticata allo scopo di generare piacere, è la prima forma di interazione, attraverso la quale comunica, entra in relazione, agisce sulla realtà, utilizzando ed incrementando le varie abilità di cui dispone. Giocare è la condizione in cui il bambino cerca e trova nuove emozioni, in cui realizza nuove esperienze: è il modo più semplice, più efficace e più piacevole per apprendere e modificarsi (Ferrari).
- 1 Ferrari A., Il contesto in riabilitazione: giochi, giocattoli e dintorni. Idee, esperienze, prodotti. Ed. Rizzoli In-Form, Salerno, 1999
- 2 Piaget J., La formazione del simbolo nel bambino, Ed. La nuova Italia, Firenze, 1972
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Tesi di Laurea di: Filippo CATTANEO |