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La Terapia Interattiva nei bambini

La Terapia Neuropsicomotoria di Gruppo: cos’è ?

La terapia psicomotoria di gruppo si basa su incontri settimanali con un gruppo costituito da 2 fino ad un massimo di 6 bambini, aventi caratteristiche e bisogni compatibili tra loro, per i quali sembra indicato un intervento basato sull’attività di gruppo piuttosto che individuale.

È bene sottolineare che, nella maggior parte dei casi, l’intervento terapeutico di gruppo fa parte di un percorso di terapia globale e si accosta quindi ad altre tipologie di intervento, come ad esempio il trattamento logopedico, oppure accompagna il trattamento psicomotorio individuale.

All’interno di una stanza psicomotoria, predisposta in base a quelli che sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere e alle esigenze dei bambini stessi, inizialmente verrà praticato un intervento basato sul gioco spontaneo dei bambini, con un ruolo cardine dell’operatore che deve fungere infatti da mediatore per realizzare un clima di scambio e di relazione, al fine di permettere la condivisione di tempo, spazio e materiale.

Al lavoro tra terapista e bambini, che si basa sulla reciprocità di fiducia e il rispetto di regole condivise, si collega un iter importante di collaborazione con la scuola e la famiglia; entrambi gli ambienti saranno coinvolti nella messa a punto del progetto riabilitativo, composto da finalità concordate e modalità di intervento.

Il presupposto dell’efficacia della terapia di gruppo è già di per sé un’ importante risorsa evolutiva.

Nella costituzione di un gruppo terapeutico la cartella con la raccolta anamnestica rappresenta  il  punto  di  partenza;  per  esemplificare  la  sua  funzione  si  potrebbe paragonarla ad una gestazione. L'operatore inizia a pensare fin da subito al gruppo che si sta creando, dando vita a paure, desideri e ansie, non dissimili da quelli che  attanagliano una gestante, inoltre, come i nove mesi di gravidanza sono importanti per lo sviluppo del bambino, così le settimane o i mesi della preparazione del gruppo sono fondamentali per la vita “extrauterina” del gruppo stesso.

I gruppi di bambini hanno caratteristiche proprie, che li diversificano da quelli degli adulti, e queste sono:

  • la differenza generazionale: un gruppo di bambini con caratteristiche di stabilità e continuità  nel  tempo  e  nello  spazio  non  può  sopravvivere  senza  un  adulto, pertanto vi è la copresenza di differenza generazionale;
  • le modalità e i contenuti della comunicazione: la metodologia comunicativa che i bambini mettono in atto è diversa da quella degli adulti. Per quanto riguarda le modalità, i bambini tra loro comunicano prevalentemente per mezzo di canali non verbali, mentre nel momento in cui devono rapportarsi con gli adulti prevalgono quelli verbali. Per quanto riguarda i contenuti si è dimostrato come i bambini piccoli ad esempio, mentre con gli adulti manifestino richieste di essere protetti, aiutati e consolati, con gli altri bambini invece facciano venir fuori atteggiamenti competitivi, esplorativi dello spazio, una maggiore attenzione alla realtà circostante e interesse per la reazione prodotta da altri bambini in risposta ai loro comportamenti [Vanni et coll., 1992];
  • il ruolo dell’adulto: questo deve infatti interessarsi al gruppo e ascoltare, accogliere dentro di sé, tollerare e dare un senso gruppale.

La struttura interattiva del gruppo si organizza su due livelli: un livello base, uguale per tutti i diversi gruppi e che è legato agli elementi costanti del setting, e un livello più specifico per ogni gruppo, caratterizzato dalle dinamiche di circolarità degli scambi interattivi, che si attua mentre il gruppo procede.

 

Struttura e funzionamento di una Seduta Neuropsicomotoria

Il tempo della Seduta di Psicomotricità

È buona regola organizzare in maniera adeguata la seduta per almeno 60 minuti. Generalmente per i bambini che arrivano fino ai 18 mesi il tempo viene meno dopo 30 minuti.

Inoltre è auspicabile che l’operatore riesca a cogliere in tempo la caduta motivazionale dei bimbi e li conduca verso la fase di chiusura rituale, che segna sempre la fine delle sedute psicomotorie.

Il tempo della seduta psicomotoria può variare ulteriormente se all'inizio del programma di neuropsicomotricità vi sono bambini nuovi di questa esperienza, in questo caso essi potrebbero presentare bisogni differenti che provocherebbero la dilatazione o la riduzione del tempo della seduta, la quale potrebbe concludersi anche dopo 20 minuti.

In genere quindi una seduta psicomotoria di gruppo dura intorno ai 45 minuti.

Una volta che i bambini entreranno in confidenza con l’operatore, con la dinamica di svolgimento dell’attività interattiva ludica (questo accade circa dopo un mese di inizio terapia), inizieranno in modo autonomo ad interiorizzare una tempistica di gioco che sarà sempre  uguale  per  tutte  le  sedute  e  che  permetterà  loro  di  esprimersi  in  maniera completa.

È bene evidenziare che in terapia psicomotoria la struttura temporale varia in base alla tipologia della patologia che il bambino presenta, poiché è importante adattare il tempo della seduta alle particolari caratteristiche fisiche, psicologiche e comportamentali del bimbo.

Quando il programma di terapia viene attuato, il tempo della seduta tende a regolarsi e a mantenersi  costante  in  modo  tale  da  poter  confermare  che,  anche  in  situazioni  di patologia, il bambino ha bisogno di regolarizzare e di mettere in ordine le cose che fa.

Le Fasi della Seduta di Neuro Psicomotricità

Ogni seduta viene suddivisa in tre momenti distinti tra loro, una fase iniziale, una centrale ed una finale, durante le quali il gioco del bambino si diversifica e rispecchia istanze diverse nell’ambito della sua vita psichica.

Nella fase iniziale il gioco messo in atto è di tipo psicomotorio: i bambini corrono, saltano, rotolano, manipolano; per questo è bene che indossino indumenti comodi da permettere loro il movimento. Tutto questo accade all’incirca per 10-20 minuti, tuttavia all’inizio del programma questa situazione può estendersi a tutta la seduta interattiva. Mano a mano che i bambini prenderanno confidenza con il funzionamento della seduta, il gioco psicomotorio sarà sempre presente, ma la durata di esso tenderà a diminuire per entrare poi nella fase successiva.

Nella fase centrale i bambini rallentano il movimento, sembrano più calmi e concentrati ed è questa la fase più lunga ed interessante del gioco messo in atto da loro, solitamente si tratta di un gioco simbolico, tramite cui vengono fuori le istanze più profonde della psiche. Grazie al “tema del giorno”, o attività del giorno, offerto dall’operatore, i bambini sperimentano con grande entusiasmo e voglia di fare determinate azioni per migliorarsi oppure mettono in atto giochi di socializzazione dato che sono stimolati, anche dagli operatori, nello svolgimento di attività da eseguire insieme agli altri bambini.

Durante questa fase in genere tutti i bambini attraversano all’interno del gruppo, ma con tempi e sfumature diverse, diversi periodi che corrispondono ad altrettanti stadi evolutivi. Abbiamo i periodi di:

  • Inibizione/Iperattività: rappresentano dei meccanismi di difesa messi in atto per far fronte ad una nuova situazione che chiede loro di adattarsi. Il gioco del bambino può quindi essere lento e cauto e si svilupperà man mano che il bimbo prenderà confidenza con l’ambiente esterno, con l’operatore e con gli altri bambini (se non con tutti i facenti parte del gruppo almeno con quelli che crede più simili a lui) oppure il gioco può  essere veloce, spavaldo ed aggressivo e per effetto contrario al precedente, tenderà quindi successivamente a calmarsi tramite lo sviluppo della relazione con gli altri e con l’operatore.
  • Aggressività:  una  volta  superata  l’inibizione  o  l’iperattività,  il  bambino  può esprimere assertività che talvolta può sfociare in comportamento aggressivo di tipo prevalentemente giocato (es. il bambino trasforma gli oggetti in spade o pistole che usa per combattere) e che dovrebbe restare nei limiti del “non fare male”. Tale periodo offre in parte un confronto con l’adulto, nel caso specifico l’operatore, al fine di permettere ai bambini di capire se possono fidarsi di lui e di capire cosa possono o non possono fare.
  • Affettività/Regressione: dopo il confronto con l’adulto, i bambini sono disponibili ad esprimere il loro mondo affettivo ed emotivo.
  • Affermazione/Costruzione: è il momento in cui vengono messi in atto giochi di ruolo e costruzione, imitando dapprima personaggi della tv, dei fumetti e poi costruendo treni, automobili. Tale periodo serve al bambino per confrontarsi con gli altri in termini di abilità e al tempo stesso per potenziarle.
  • Gioco  Autonomo  e  di  Gruppo:  aumenta  l’interesse  per  gli  altri  bambini    e diminuisce quello per l’operatore, questo se le fasi precedenti sono state risolte e superate in maniera appropriata. Il bambino alterna il gioco simbolico con quello di socializzazione, mostrando di privilegiare quest’ultimo e verso il quale attua aspetti diversi di socializzazione in base all’età; ha ormai integrato le regole nel suo modo di essere e giocare.

Nella fase finale della seduta invece, quando mancano 10-15 minuti, i bambini dismettono l’interesse sia per il gioco senso-motorio che per quello simbolico, al contempo esprimono anche meno soddisfazione per quello che fanno e tendono a ricercare maggiormente gli altri bimbi, così da poter trovare una nuova ispirazione in loro. Dunque è opportuno che in questa fase l’operatore favorisca attività di tipo più dinamico, stimolando l’avvicinamento dei bambini e lo sviluppo di relazioni multiple.

I Rituali

La seduta psicomotoria interattiva rappresenta uno spazio-tempo privilegiato, durante il quale i bambini possono interagire con il proprio mondo interno e mettersi a confronto con quello esterno, pertanto è importante che essa sia ben strutturata. È  bene che i bambini capiscano chiaramente quali sono i confini temporali della seduta psicomotoria e ciò è possibile tramite la realizzazione di un rituale di inizio e uno di chiusura durante ogni incontro.

Ma che cosa sono i rituali?

Essi rappresentano delle modalità precise con cui si inizia e termina un qualcosa, in tal caso la seduta terapeutica psicomotoria, e che si ripetono nel medesimo modo ogni volta, quindi in ogni incontro, e per tutto il trattamento/programma psicomotorio.

Nel rituale d’inizio i bambini vengono accolti dall’operatore ed in seguito vengono portati nella palestra psicomotoria, solitamente si chiede loro di seguire una fila, denominata “trenino” o di tenersi per mano. L’entrata può essere accompagnata da qualche filastrocca che tutti i bimbi cantano e che serve a rafforzare il rituale.

È  importante che, una volta che la modalità di entrata nella stanza viene stabilita, essa non cambi per tutto il programma di terapia.

Una volta entrati in palestra i bambini si siedono, da un lato della sala o in circolo, e iniziano a togliere le scarpe indossando o meno dei calzini antiscivolo (di norma durante il periodo estivo, possono stare anche a piedi nudi).

Tutto questo fa parte del rituale di inizio e predispone all’incontro dei bambini con l’operatore, che in questo momento aiuta i bambini a togliersi i vestiti se necessario, scambia  qualche  parola  e  porge  loro  delle  attenzioni,  nella  creazione  di  un  clima favorevole per tutto ciò che avverrà successivamente.

A questo segue il gioco dei nomi, i bambini ripetono il loro nome a voce alta e notano chi manca e chi era invece assente la volta precedente; vi possono essere delle variazioni sul tema, ad esempio insieme al nome si può chiedere ai bambini di dire che animale vorrebbero essere.

Dopo i nomi e i saluti, l’operatore ricorda le regole che si devono rispettare, queste devono essere poche, semplici e chiare (non ci si fa male, non si esce dalla sala).

È’ importante che i bambini, anche se non comprendono completamente il senso, ritrovino ad ogni inizio seduta le stesse dinamiche in modo da memorizzare una struttura e quindi una regola.

Il rituale di chiusura può iniziare con una musica o con una fase di rilassamento e rappresenta un momento più strutturato e proposto dall’operatore. I bambini capiscono così che il gioco è finito ed è il momento di riordinare; in questo caso l’operatore svolge un ruolo direttivo, poiché indica dove e come riporre il materiale usato durante la seduta.

Una volta che tutto è in ordine, i bambini sono fatti nuovamente sedere per rimettersi le scarpe e dopo che sono tutti pronti vengono fatti uscire dalla sala di neuropsicomotricità, solitamente nel medesimo modo in cui sono entrati, quindi in fila o tenendosi per mano. Risulta fondamentale la creazione di una solida struttura spazio-temporale in modo da contenere l’espressione emotiva dei bambini e favorirne un’evoluzione positiva.

Lo Spazio della Seduta di NeuroPsicomotricità

Esso risulta essere un elemento importante per favorire l’espressione spontanea del bambino e lo sviluppo del gioco psicomotorio.

Le dimensioni della sala psicomotoria devono essere consone sia al numero dei partecipanti che alla loro età; non deve essere troppo piccola perché limiterebbe il raggio di azione dei bambini, costringendoli a muoversi in contatto eccessivo tra loro provocando tensione da cui scaturirebbe iperattività. Al contempo non deve essere neanche troppo grande poiché influenzerebbe negativamente lo sviluppo del gioco psicomotorio, in quanto il bambino sarebbe costretto ad un eccessivo movimento per conoscere e controllare le dimensioni  della  sala  e  ciò  non  garantirebbe  un  adeguato  contenimento  e  guida dell’azione ed espressione del bambino stesso.

È importante inoltre che la suddetta sala sia adeguatamente pulita e accogliente, che sia sempre molto ordinata. Da aggiungere come sia stimolante la presenza di un enorme specchio da parete che consentirebbe ai bambini di osservarsi quando si muovono sia individualmente che in rapporto agli altri coetanei; inoltre vedere la propria immagine nello specchio  è  per  il  bambino  un’esperienza  divertente  che  permette  il  manifestarsi  e l’evolversi dello sviluppo del gioco psicomotorio.

È bene che vi sia una buona insonorizzazione in modo che si eviti  di far percepire cosa accade fuori, garantendo lo svolgimento delle attività senza distrarre i bambini, ma allo stesso tempo si scongiura la possibilità  di far preoccupare i genitori che si trovano in una stanza vicina nel caso sentissero qualcosa che non va provenire dalla sala di neuropsicomotricità.

Il bambino è libero di muoversi liberamente all’interno della stanza ma generalmente è al centro, punto nevralgico, dove si sviluppano in misura massima le situazioni, siano esse di gioco che di incontro con i coetanei. Vicino le pareti o negli angoli della stanza invece si va alla ricerca di situazioni e vissuti più calmi, regressivi, che il bambino vive da solo o in compagnia di uno o pochi compagni. Mano a mano che va avanti il percorso terapeutico, il bambino attribuisce significati ai vari posti della sala e maturerà quelli che sono a lui preferiti. Uniche eccezioni di questa libera scoperta ed interpretazione del luogo dovrebbero essere la “casa dell’operatore” e il piano inclinato rialzato, che sono strutture stabili e sempre presenti nelle sedute, che il bambino può occupare in maniera spontanea senza mai però variarle di posto.

La “casa dell’operatore” rappresenta un punto di riferimento della presenza dell’adulto, che garantisce al bambino sicurezza  e lo tranquillizza, è solitamente rappresentata da un materassino appoggiato al muro;  il piano inclinato rialzato, rappresentato anch’esso da una  struttura  in  gommapiuma  stabile,  collocata  di  norma  in  un  angolo  della  sala, divenendo così parte integrante del materiale della seduta psicomotoria, permette lo sviluppo del gioco senso-motorio, in quanto stimola il bambino ad arrampicarsi, rotolare, saltare ed è quindi il punto di partenza della seduta stessa.

Il rispetto di questi spazi, lì dove viene meno, può essere inserito come regola all’interno delle nome che si presentano al bambino nel rituale di apertura.

Il Materiale della Seduta di Neuro Psicomotricità

esso è costituito prevalentemente da oggetti semplici, facilmente manipolabili e con valore specifico non evidente.

La finalità  della seduta terapeutica è in parte favorire l’evolversi del gioco psicomotorio nelle sue componenti senso-motorio, simbolico e di socializzazione, e ciò è reso possibile attraverso  un’adeguata sequenza di materiali/oggetti che vengono proposti e con cui il bambino gioca e raggiunge a pieno la tematica del periodo/gioco.

L’operatore fa in modo che il bambino conosca i diversi materiali, attraverso un cambio graduale che implica la presenza di oggetti già precedentemente usati e di altri completamente nuovi, di modo che sia garantita continuità nel gioco.

Tra gli oggetti che vengono maggiormente usati abbiamo:

  • Palloni: stimolano il movimento e sono facilmente manipolabili; da un punto di vista simbolico sono facili da “abbracciare” tanto da rievocare vissuti corporei con figure parentali, favorendo così l’emergere di quelli che sono degli stati d’animo.  Da un punto di vista di socializzazione, i palloni favoriscono lo scambio relazionale con gli altri bambini e quindi lo sviluppo sociale stesso e la cooperazione.
  • Cerchi: di varie dimensioni e materiali. Quelli in plastica favoriscono il gioco senso- motorio, il bambino li fa rotolare, li sbatte, ci entra dentro, quelli in gomma incidono invece sul gioco simbolico poiché mettono in atto processi di gioco regressivi, il bambino ad esempio indossa il cerchio come se fosse l’abbraccio di un genitore oppure si accovaccia all’interno di esso assumendo una posizione che richiama molto quella fetale. Da un punto di vista di socializzazione, entrambe le tipologie la favoriscono, sia tra coetanei che con gli adulti (es. organizzazione del trenino, gioco di cattura).
  • Anelli di Gomma: si differenziano dai cerchi perché sono più piccoli, hanno uno spessore maggiore; vengono utilizzati soprattutto con i bambini più piccoli per facilitare, da un punto di vista di gioco senso-motorio, la presa, la manipolazione e l’esplorazione (i bambini vi infilano le mani, le braccia, i piedi). Da un punto di vista di gioco simbolico gli anelli vengono utilizzati come bracciali e/o cappelli oppure vengono  sovrapposti  fingendo  che  siano  torri  o  castelli  e  fatti  crollare  con regolarità e ricostruiti. Dal lato della socializzazione  risultano essere facilmente scambiabili e condivisibili; inoltre stimolano le attività motorie e mentali quali la seriazione (vengono ordinati per colore o fila).
  • Coni:  anche questi  vengono  utilizzati  maggiormente con  i  bambini  piccoli  ma anche con i grandi soprattutto quando si sviluppa il gioco di affermazione e costruzione. Sono anch’essi facilmente manipolabili; da un punto di vista simbolico possono trasformarsi in copricapi, spade, lance, accompagnando spesso  il tutto con vocalizzazioni e grida. Sono stimolo di gioco, di collaborazione e di socializzazione.
  • Birilli:  interessano maggiormente i maschi, facilmente manipolabili,  per la loro forma allungata fanno emergere giochi di confronto e di aggressività.
  • Corde: possono essere di cotone, e quindi più rigide, o di stoffa, e quindi più morbide. La loro lunghezza non deve superare i due metri in modo tale da consentirne la manipolazione. I bambini tendono a trascinarle sul pavimento o a farle roteare. Una corda di misura adeguata diviene un oggetto divertente con il quale il bambino gioca con piacere. E’ utile sia da un punto di vista senso-motorio ma anche simbolico, perché viene usata per catturare, legare, trasportare qualche bambino. Inoltre le corde vengono utilizzate per giochi di costruzione collaborazione.
  • Carta:  anch’essa  è  facilmente  manipolabile,  può  essere  arrotolata,  strappata, lanciata contro qualcuno. Solitamente si usano fogli di carta bianca o colorata e di varie dimensioni. Permette l’espressione dell’aggressività anche nei bambini maggiormente inibiti. Rappresenta un gioco divertente e facile.
  • Cuscini: utilizzati in varie forme e colori, rappresentano anche loro un punto di passaggio  da  gioco  senso-motorio  ad  uno  simbolico.  I  bambini  possono camminarci sopra, rotolarci ma allo stesso tempo possono utilizzarli come compagni da abbracciare, da stringere. Inoltre da un punto di vista sociale rappresentano talvolta motivo di scontro/contesa ma anche di incontro, di collaborazione e costruzione. E’ uno degli oggetti che può essere proposto in diversi momenti della seduta.
  • Materassini: ricoperti da fodere colorate, solitamente fanno parte costantemente dell’arredo della sala. Anche in questo caso possono essere utilizzati sia da un punto di vista senso-motorio che simbolico ma anche di socializzazione.
  • Stoffe  e  Foulard,  Scatoloni  di  Cartone,  Tubi  di  Cartone:  vengono  utilizzati soprattutto per la facilitazione del gioco simbolico.
  • Cubi Logici e ad Incastro: sono rettangoli, quadrati ricoperti di plastica colorata e stimolano giochi di costruzione, tramite la cooperazione e la progettazione. Sono giochi che richiedono autonomia e che si realizzano con ordine struttura.

Ovviamente  i  materiali  utilizzabili  sono  tantissimi,  questi  elencati  sono  quelli maggiormente proposti, e possono variare in base all’età dei bambini: formine colorate che favoriscono la manipolazione e il controllo del movimento, colori a dito oppure il pongo, carta crespa colorata, nastri, strumenti musicali.

È   opportuno  sottolineare come ogni bambino abbia un proprio mondo interiore,  un proprio modo peculiare di esprimersi, di sviluppare le tipologie di gioco, e pertanto ogni bambino va ascoltato, evitando ogni tipo di approccio tecnico o predeterminato.

 

Il Gioco e la Terapia Neuropsicomotoria

L’intervento psicomotorio di gruppo offre un’azione terapeutica globale, prestando molta attenzione agli aspetti psico-affettivi e cognitivi del bambino, basandosi sul gioco psicomotorio nelle sue tre tipologie: senso-motorio, simbolico e relazionale.

Il gioco non deve essere predeterminato bensì  dovrà essere una progressiva scoperta di se stessi, lasciata alla libera iniziativa di ogni singolo bambino.

Il gioco permette ad ognuno di esprimersi fino in fondo, di far emergere tutti gli stati d’animo che il bimbo stesso vive nel confronto con la realtà esterna, di controllare il suo agire e di dare una struttura ed un senso a tutto ciò che fa e che vede fare dai coetanei. Ogni  seduta  di  neuropsicomotricità  promuove  il  gioco  spontaneo  dei  bambini  ma,  pur rispettandone  la  libera  espressione,  essa  ha  una  sua  particolare  struttura  spazio- temporale di garanzia dell’adulto, che permette lo sviluppo armonico della personalità. L’intervento  psicomotorio  di  gruppo,  attraverso  quindi  l’utilizzo  del  gioco,  permette un’attività preventiva, favorendo l’integrazione di funzioni parzialmente ma anche non elaborate, e facendo fronte alle difficoltà e al disturbo stesso; inoltre promuove benessere e salute, offrendo aiuto alla patologia in senso risolutivo, migliorativo, coadiuvante di terapie.

 

A chi è rivolta la Terapia di Gruppo?

La terapia interattiva si rivolge a bambini di età compresa tra gli 0 e i 12 anni e che in genere presentano quelli che vengono definiti come disturbi dello neurosviluppo (Autismo, RPM,  disprassia,  RM,  disturbi  della  sfera  emotiva,  ADHD,  disturbi  comportamentali, disturbi percettivi e nell’organizzazione visuo-spaziale, inibizione psicomotoria), ovvero condizioni patologiche che emegono come disordini dello sviluppo nei primi mesi di vita (18-30) e che arrivano a strutturarsi come condizioni neuropsicologiche mano a mano che il bambino cresce (48-60 mesi).

Ma cosa sono i Disturbi dello Neurosviluppo?

Essi rappresentano nell’insieme delle distorsioni dello sviluppo del bambino.

La scelta di un termine unico per indicare un gruppo di patologie diverse tra loro è determinata da due aspetti essenziali: un terreno comune, costituito dalle caratteristiche dei processi di sviluppo coinvolti, e la tipologia dell’approccio che si ritiene più corretto.

I DS rappresentano uno spettro di disturbi ad eziologia diversa e caratterizzati da difficoltà nell’evoluzione  di  competenze,  specifiche  e  globali,  che  determinano  lo  sviluppo  del bimbo.

Nel  complesso  tali  disturbi  interessano  il  15%  della  popolazione;  emergono precocemente, strutturandosi ed evolvendosi sin dai primi anni di vita  ed interessando diverse aree evolutive (comunicativo - linguistica, cognitivo - motoria, socio-emozionale).

 

Perché si sceglie la Terapia Interattiva?

La scelta del gruppo [..] permette di affrontare aspetti che in una terapia individuale sarebbe assai difficile avvicinare e far evolvere. Basta pensare al confronto, al sostegno, alla competizione tra pari, alla reciprocità, all’utilizzo di canali di comunicazione specifici dei bambini, al gruppo come luogo di transizione dalla dimensione familiare a quella sociale.

[…] Il gruppo accosta un pensiero multiplo al pensiero del soggetto e a quello che gli hanno fornito i genitori e offre altri modelli di leadership, dando forza a pensieri nuovi”.

[Miglietta, 2007]

Il gruppo dei bambini, come strumento di lavoro, viene scelto perché è fonte naturale di scambio interattivo, comunicativo e simbolico ed è un mezzo privilegiato per esaminare, controllare, affrontare dinamiche affettive e adattamenti sociali.

Il lavoro di gruppo consente di agire sulla distorsione dei processi di condivisione, comunicazione  e  simbolizzazione,  tipica  ad  esempio  dei  DGS,  e  fornisce  nuove opportunità  comunicative  e  simboliche  nello  scambio,  nelle  interazioni  e  relazioni  di gruppo.

L’intervento di gruppo è un modello integrato che permette di agire su soggetti, in tal caso bambini, che pur facendo parte della medesima macrocategoria diagnostica dei disturbi dello sviluppo, sono molto diversi tra loro sia nel funzionamento cognitivo e mentale che nelle potenzialità interattive e comunicative.

Se nella terapia individuale l’intervento è solitamente specifico e mirato al disturbo così come appare, nella situazione gruppale invece si può intervenire anche sugli aspetti non apparenti dell’organizzazione del disturbo e sugli stessi fenomeni di oscillazione.

Lo spazio di terapia di gruppo appare essenziale per realizzare un ambito di attesa e di accoglienza per le oscillazioni di funzionamento tipiche in modo da ottenere un livello di funzionamento più stabile.

La struttura gruppale permette di utilizzare diversi supporti quali l’adulto, la coppia, i diversi bambini, il gruppo stesso, gli spazi.

Il  gruppo  terapeutico  può  inoltre  essere  utilizzato  per  rompere  una  dipendenza dalla’adulto di riferimento funzionale e per creare nel bambino uno spazio eterogeneo - interattivo dove, attraverso processi di imitazione e di identificazione, egli stesso possa provare stati d’animo e funzionamenti cognitivi diversi.

Inoltre all’interno del gruppo il bambino può divenire consapevole dell’incongruità dei suoi comportamenti attraverso le risposte e le perplessità degli altri componenti.

Il lavoro con i gruppi terapeutici di bambini mostra che favorire la relazione tra pari e utilizzare canali comunicativi diversi e complessi ma di immediata comprensione per i destinatari, permette lo sviluppo di parti di sé importanti e poco utilizzate nelle relazioni con gli adulti, come ad esempio la capacità di integrare i propri comportamenti con quelli degli altri bambini del gruppo per ottenere il successo di un’impresa comune.

Attuare e far crescere negli individui la capacità di scambi relazionali paritari vuol dire renderli sempre più consapevoli delle potenzialità dell’essere insieme e sempre più capaci di utilizzarle.

Dunque aiutare i bambini ad investire nella relazione gruppale non risulta solamente utile in ambito terapeutico ma ha anche un forte valore preventivo nella società.

 

Indice
 
INTRODUZIONE
 
  • Lo sviluppo sociale del bambino: La Costruzione delle Prime Relazioni; Natura e Sviluppo dell’Attaccamento; Comprensione di Sé e Comprensione degli Altri; Le Relazioni tra Pari.
  • La Terapia Interattiva nei bambini: La Terapia Psicomotoria di Gruppo: cos’è ?; Struttura e funzionamento di una Seduta Psicomotoria, Il tempo della Seduta di Psicomotricità, Le Fasi della Seduta di Psicomotricità, I Rituali, Il Materiale della Seduta di Psicomotricità; Il Gioco e la Terapia Psicomotoria; A chi è rivolta la Terapia di Gruppo?; Perché si sceglie la Terapia Interattiva?
  • Le Funzioni Esecutive in Età Evolutiva: La Fisiologia delle Funzioni Esecutive; Lo Sviluppo delle Funzioni Esecutive, Le Funzioni Esecutive nel Periodo Neonatale, Le Funzioni Esecutive nel Periodo Prescolare, Le Funzioni Esecutive nel Periodo Scolare, Le Funzioni Esecutive in Adolescenza, Le Funzioni Esecutive in Età Adulta e nell’Anziano; Modelli Neuropsicologici delle Funzioni Esecutive; L’Attenzione, La Memoria; La Pianificazione; La Categorizzazione o Fluenza; Lo Shifting o Flessibilità Cognitiva; L’Inibizione; Le Funzioni Esecutive Hot; Le Funzioni Esecutive nei Disturbi dello Sviluppo; Cosa comporta un disordine a livello delle Funzioni Esecutive?; Gli Interventi sulle Funzioni Esecutive; L’Importanza delle Funzioni Esecutive a Scuola; Alcune Curiosità.
  • Valutazione e trattamento dei casi clinici: Caso A; Caso B; Caso C; La Valutazione delle Funzioni Esecutive; Analisi Funzioni Esecutive Maggio-Giugno; Dati Relativi al Periodo Maggio-Giugno 2016; Il Trattamento delle Funzioni Esecutive; Analisi Funzioni Esecutive Ottobre-Novembre; Dati Relativi al Periodo di Ottobre-Novembre 2016
 
DISCUSSIONE DEI RISULTATI E CONCLUSIONI
 
BIBLIOGRAFIA - SITOGRAFIA
 
Tesi di Laurea di: Elisabetta TROILO
 

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