Terza seduta “Il mare”
La proposta
Ho deciso di incentrare la terza seduta con N. e la madre su un’attività di tipo grafico-pittorico, scegliendo come cornice di gioco il tema del mare.
Per costruire un contesto simbolico all’interno del quale introdurre, poi, l’attività, ho scelto di iniziare la seduta guardando insieme al bambino un libro con le illustrazioni dei pesci, che aveva anche alcune parti in materiali diversi, piacevoli da toccare (parti di cartone lucido, elementi in tessuto, parti in rilievo e parti apribili).
L’attività grafico-pittorica che sarebbe seguita consisteva nel fare un disegno del mare, utilizzando i colori a dita: avremmo rappresentato le onde a mano libera e i pesci riempiendo con la tempera delle piccole sagome ritagliate nel cartoncino.
Con questo gioco ho cercato, quindi, di integrare nuovamente la dimensione sensomotoria, preferita da N., con la dimensione rappresentazionale, meglio accettata dalla madre.
La cornice di gioco aveva, anche questa volta, la funzione di aumentare la prevedibilità del setting, rendendolo più facilmente decodificabile, e di dare alla seduta una struttura coerente che la rendesse più comprensibile ed accettabile dalla madre di N.
Il setting
Come per la prima seduta, ho voluto strutturare il setting in modo chiaro e ordinato, riponendo negli scaffali o lungo le pareti della stanza tutti gli oggetti che non sarebbero serviti e lasciando al centro, in posizione immediatamente visibile, soltanto il tavolo con il librino che volevo usare.
Appena N. è entrato nella stanza, la sua attenzione è stata subito catturata dal libro che avevo portato e, senza che io gli dicessi niente, si è seduto al tavolo e ha iniziato a sfogliarlo; anche la madre si è seduta accanto a lui, mettendosi a guardare i disegni del librino.
Io, allora, mi sono posizionata accanto al bambino dalla parte opposta alla madre, riproponendo così il setting utilizzato durante la prima seduta.
Per cercare di superare gli aspetti negativi che erano emersi nel primo incontro (poca partecipazione della madre, perdita di motivazione da parte del bambino) ho pensato di ridurre il tempo da dedicare a questa attività e di ricercare, attraverso strategie comunicative più funzionali (e l’uso di un oggetto più stimolante), un maggiore scambio interattivo. Questo mi è risultato abbastanza semplice, anche grazie alle caratteristiche del libro che, come ho detto, aveva alcune parti apribili, di materiale diverso, oppure in rilievo, che rendevano l’oggetto particolarmente adeguato come strumento da usare allo scopo di favorire l’interazione.
Questa prima parte della seduta ha avuto una durata inferiore a 10 minuti; dopodichè ho messo da parte il libro e ho attaccato al tavolo un grande foglio di carta bianco.
Il cambio del setting è stato accentuato anche da un altro importante passaggio: l’indossamento del grembiulino di plastica che proiettava sia il bambino che la madre in un’atmosfera di gioco pittorico-creativo. Poi ho messo sul tavolo i vasetti delle tempere a dita e i fazzolettini per pulirsi le mani e ho detto che avremmo disegnato anche noi il nostro mare con tanti pesci dentro.
Altri oggetti che ho inserito nel setting in un secondo momento sono state le sagome di cartoncino con diverse forme (pesce, balena, polpo e stella marina) che ho dato a N. una per volta, facendogli scegliere l’animale che voleva rappresentare.
Il bambino non ha mai mostrato segni di stanchezza o di noia ma ha partecipato con interesse e motivazione fino alla fine della seduta: questo mi ha consentito di conservare il setting terapeutico che, però, come dirò in seguito, è stato più difficile da tollerare per la madre di N.
Il rituale con il quale ho concluso la seduta è stato staccare il disegno dal tavolino e metterlo ad asciugare e poi accompagnare il bambino e la mamma a lavarsi le mani.
I ruoli
Durante la prima attività, la madre ha avuto un ruolo più positivo rispetto a quando guardavamo il librino sulle parti del corpo nella prima seduta. Questa volta è stata molto più partecipe, interagiva parecchio con il bambino, commentava le figure ed aveva, nel complesso, un ruolo veramente attivo che ben si integrava con il mio intervento.
Io ho mantenuto un ruolo abbastanza direttivo (leggevo il librino, chiedevo a N. di girare le pagine con ordine e una alla volta, ecc.), ma ho potuto concedere più spazio all’interazione madre-bambino che mi sembrava davvero valida, costruttiva, significativa per entrambi ed anche funzionale al gioco.
N. partecipava molto attivamente: mentre io leggevo, lui accentuava con la mimica e la voce le mie parole, si soffermava su alcune parti più interessanti del libro e interagiva con la mamma, con sguardi e sorrisi, quando lei enfatizzava o gli domandava qualcosa.
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La madre di N. partecipa attivamente alla lettura del librino e l’interazione fra loro prevale rispetto a quella fra me e il bambino.
Nella seconda parte della seduta, invece, i ruoli mio e della madre si sono fortemente modificati: la proposta di utilizzare le tempere a dita non è stata ben accolta dalla signora che ha mostrato immediatamente segni di diffidenza e di rifiuto.
Essendomi accorta della sua reazione, ho deciso di non coinvolgerla subito nell’attività, ma di lasciarle un po’ di tempo per osservare ciò che facevamo io e N.
Quando ha visto che il bambino era un po’ in difficoltà nel disegnare con le dita le onde del mare, ha provato a guidarlo prendendogli la mano da sopra e aiutandolo a fare una linea ondulata che andasse da una parte all’altra del foglio, ma, non appena si è sporcata con un po’ di colore, ha voluto pulirsi subito.
Il suo atteggiamento è rimasto distaccato per tutto il resto del tempo, perciò non è stato semplice, da parte mia, cercare di favorire l’interazione ludica fra lei il bambino: ho dovuto necessariamente mantenere, fino alla fine dell’attività, il rulo primario di conduttrice del gioco con N.
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La madre ha difficoltà a tollerare questo tipo di attività: interagisce con il bambino, ma non gioca (e non si diverte).
L’unica strategia che ho potuto utilizzare per ottenere un, pur sempre limitato, coinvolgimento della madre è stata quella di chiedere al bambino di disegnare gli animali nella parte di foglio più vicina alla madre, in modo da evitare che si interrompesse definitivamente l’aggancio con lei e che la signora rimanesse in stanza soltanto con il ruolo passivo di “spettatrice”, ad attendere la fine della seduta.
Questo stratagemma ha funzionato in quanto, nonostante la madre non collaborasse alla realizzazione del disegno, continuava comunque ad interagire un po’ con il bambino e a commentare ciò che lui faceva.
Ho provato, da ultimo, a chiederle di tenere ferma la sagoma di cartoncino mentre N. colorava, ma mi sono accorta che anche questa richiesta, alla quale la signora ha risposto con evidente sforzo e poca naturalezza, è stata difficile da tollerare.
La risposta di N.
Il bambino ha risposto molto positivamente ad entrambe le mie proposte. Per quanto riguarda la prima attività, ho già accennato al suo notevole coinvolgimento emotivo ed al suo divertimento nel guardare il librino. Ha gradito particolarmente gli elementi “animati” nascosti fra le pagine (la balena che si apriva, il polpo che muoveva i tentacoli, lo squalo con la bocca aperta, ecc.) e si è mostrato molto disponibile allo scambio relazionale sia con me che con la mamma.
Anche la seconda parte della seduta è stata molto piacevole per lui: aveva utilizzato già altre volte le tempere a dita, nelle sedute individuali di neuropsicomotricità, e sapevo che questo era un gioco che lui gradiva molto.
Ho avuto modo di notare, tra l’altro, anche un piccolo, ma comunque significativo, miglioramento nell’utilizzo funzionale delle tempere: mi è sembrato che l’aspetto esclusivamente sensoriale che le volte precedenti aveva avuto l’assoluta predominanza, fosse, in questo caso, notevolmente più smorzato; ad esempio, quando io ho chiesto a N. di fare le onde del mare, il bambino ha provato subito ad imitare il mio gesto, dimostrando, secondo me, una nuova intenzionalità rappresentativa. Ho notato anche una forte riduzione, rispetto al passato, di quella sua tendenza, un po’ stereotipata, a strofinare le mani sporche di colore una contro l’altra, per raggiungere un piacere esclusivamente sensoriale.
Penso che questa risposta così positiva sia stata dovuta, almeno in parte, anche al contesto e alla cornice simbolica che avevamo costruito e che, evidentemente, ha avuto un effetto facilitante.
Il bambino ha gradito molto anche la proposta di usare le sagome di cartoncino per realizzare le figure dei pesci: talvolta era lui stesso a chiedermele con la voce e a scegliere il colore che voleva utilizzare.
Durante l’attività grafico-pittorica, comunque, l’interazione di N. era rivolta in prevalenza a me, piuttosto che alla madre, della quale il bambino ha percepito il distacco: infatti, nonostante abbia tentato di coinvolgerla varie volte (ad esempio, sporcandole apposta la mano di tempera), non ricevendo un feedback incoraggiante, presto ha rinunciato al gioco con lei.
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N. tenta di coinvolgere la madre, sporcandole una mano con la tempera, ma la signora non gradisce questo gioco e si distacca.
Considerazioni conclusive sulla seduta
Facendo un bilancio di questa terza seduta, mi sento di dire che essa sia stata caratterizzata dall’alternanza fra un momento indubbiamente positivo e ben riuscito e un momento decisamente critico.
Durante la lettura del librino sul mare mi è sembrato di aver ottenuto un’alleanza consapevole e funzionale al gioco e alla relazione da parte della madre di N. Il bambino ha risposto positivamente, mostrandosi divertito e interessato, ed in perfetta sintonia con il comportamento mio e della mamma.
Durante il disegno con le tempere a dita, invece, c’è stato un vero e proprio allontanamento da parte della signora: il suo rifiuto per il tipo di materiale (che, come la signora ha più volte ripetuto, macchia, rimane sotto le unghie, anche se si lava subito va via dopo qualche giorno, ecc.) ha determinato una specie di chiusura nell’interazione con il figlio; da quel momento in poi il gioco si è svolto prevalentemente tra me e N. , mentre la madre è diventata una figura più marginale.
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Ai tentativi di N. di coinvolgerla in un’attività per lui divertente e piacevole, la madre risponde con un atteggiamento di rifiuto e di chiusura.
Questo tipo di attività, che interessa fortemente la sfera sensoriale, piace molto a N., ma non è tollerato dalla madre; se il nostro obiettivo nelle sedute di coppia è quello di utilizzare il gioco come strumento terapeutico al fine di favorire la relazione madre-bambino, è necessario rivedere il tipo di proposte, lasciando questi giochi, più vicini al livello di sviluppo di N., per le sedute individuali di neuropsicomotricità, e scegliendo, per le sedute con la madre, giochi forse meno adatti al bambino, ma che più si avvicinano al modo di essere della signora.
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Tesi di Laurea di: Rachele SFORZI |