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Commento al video- L’importanza del gioco nella relazione madre-bambino

La prima sequenza di video (primi 35 sec.) è un estratto della seduta di osservazione in stanza di terapia.

Vediamo la madre di N. che mostra un libro al bambino, limitandosi però ad indicare gli oggetti raffigurati nelle pagine e a chiedere a N. di dire come si chiamano; si nota come il bambino sia, in realtà, poco interessato a questo tipo di attività e come, alle richieste della madre (eccessive rispetto alle sue capacità), egli risponda con comportamenti di evasione (si dondola, si rotola indietro, si guarda allo specchio, ecc.).

Anche nel gioco con gli animali la proposta della madre è molto simile: mentre io faccio a N. l’imitazione del galoppo del cavallo, la signora gli chiede di contare gli animali ma lui non riesce a comprendere la sua richiesta e, rivolgendosi verso lo specchio, imita la mia azione, facendo con la voce il verso del cavallo.

Già da questa breve sequenza emerge la difficoltà della madre a giocare con il figlio e a lasciarsi coinvolgere emotivamente nel gioco: la signora è presente, agisce, ma non è partecipe con le emozioni e non si diverte insieme al bambino.

La seconda sequenza (00:37-2:38 min.) è stata registrata durante la prima seduta di gioco strutturato che abbiamo condotto insieme io e la terapista.

Vediamo, all’inizio, i passaggi con la palla. Da questo video emergono due elementi di criticità: le difficoltà di attenzione e comprensione di N. e la disfunzionalità dell’interazione con la madre. La signora cerca di rinforzare la mia richiesta (ripetendo a N. : “Sei pronto?”), ma la sua comunicazione non è funzionale perché, mentre si rivolge verbalmente al bambino, il suo sguardo e i suoi gesti sono diretti altrove.

Osserviamo un primo momento positivo di scambio fra il bambino e la mamma, quando, dopo alcuni passaggi, la signora dimostra di riuscire a sintonizzarsi con il figlio: crea un tempo di attesa, sostenuto dallo sguardo reciproco fra lei e N., e poi gli passa la palla; il bambino risponde sorridendo entusiasta.

Quando viene inserito nel setting il telo colorato, la madre utilizza nuovamente una modalità di interazione poco funzionale che esula dal gioco vero e proprio: chiede a N. di dire il nome dei colori, ma il bambino perde subito l’attenzione e inizia ad evadere, correndo avanti e indietro per la stanza. La signora non interviene per cercare di interrompere il comportamento afinalistico del bambino, per cui io provo ad introdurre una variazione (nascondo la palla sotto il telo) e a dare un contenimento a N. per aiutarlo a recuperare l’attenzione.

Nel gioco proposto successivamente dalla terapista (rappresentare il “mare mosso” e il “mare calmo” squotendo forte o stendendo piano piano il telo) possiamo vedere il notevole coinvolgimento sia del bambino che della mamma, che manifestano entrambi il loro divertimento con forti risate.

Questa atmosfera così piacevole e rilassata viene mantenuta anche nell’attività seguente: la signora si nasconde sotto il telo e N., insieme alla terapista, tira lentamente il telo per ritrovare la mamma. In questo momento l’interazione madre-figlio è molto intensa: la signora sorride al bambino e allunga le braccia verso di lui, mentre N. corre ad abbracciarla.

La terza sequenza (2:40-4:19 min.) mostra una sintesi della prima seduta di coppia condotta da me.

Durante la prima attività, osserviamo come la madre tenda a rimanere piuttosto esterna e come prevalga l’interazione fra me e il bambino; io cerco di coinvolgerla nel gioco, chiedendo a N. di toccare i capelli della mamma.

Con l’uso del Didò, la partecipazione della madre aumenta: è la signora a prendere l’iniziativa nel gioco (costruisce un serpente) e N. prova ad imitarla.

Quando propongo la sagoma dell’omino da ricoprire con il Didò, all’inizio la madre osserva ciò che faccio io con N., poi è il bambino a cercare attivamente l’interazione con lei mostrandole il lavoro fatto e, infine, la signora inizia a giocare e a guidare l’attività, mentre io intervengo solo per rinforzare le sue proposte.

La quarta sequenza (4:20-5:11 min.) è un estratto della seconda seduta. Le attività proposte erano il percorso e il gioco con la palla doppia.

Si osserva come, nella richiesta del salto a piedi uniti, la madre fosse, inizialmente, troppo direttiva e non desse al bambino un comando comprensibile: con il mio aiuto, N. è riuscito a compiere l’azione correttamente e poi è stato in grado di ripeterla da solo, rispondendo adeguatamente alla richiesta della mamma.

Nell’attività con la palla si può notare una relazione molto più funzionale fra il bambino e la madre: sia la proposta del dondolamento, sia le variazioni successive introdotte dalla signora, si sono dimostrate molto utili a favorire l’interazione e il gioco condiviso.

Il video della terza seduta (5:13-5:50 min.) ci mostra come la madre fosse più partecipe durante la visione del librino e cercasse di renderlo interessante e divertente per il bambino.

Nel disegno con i colori a dita, la signora cerca inizialmente di guidare il bambino tenendogli la mano, ma è evidente (anche osservando la postura della donna) che questo tipo di attività non è da lei molto tollerato: il gioco di N. si svolge principalmente con me (vedi, ad es., il disegno del polpo) e, quando la madre prova ad aiutarlo, tenendo ferma la sagoma di cartoncino sul foglio, N. si diverte a macchiarle apposta la mano, ma la signora non gradisce e cerca subito il fazzoletto per pulirsi (non si vede nel video).

L’ultima sequenza è un estratto della quarta seduta che ho condotto io.

Nella prima scena vediamo un esempio di interazione ludica molto funzionale fra il bambino e la mamma: la signora riesce a giocare con il figlio, facendo proposte adeguate e senza bisogno del mio aiuto.

Nella seconda scena, invece, riemerge quella modalità di interazione disfunzionale che avevo descritto all’inizio: la madre chiede a N. di dire il nome di un oggetto che lui non conosce (zucchino) e il bambino perde la motivazione per il gioco; è necessario, a questo punto, il mio intervento, per riportare N. nella cornice.

Alla fine di questa sequenza, vediamo un recupero da parte della madre del suo ruolo di “conduttrice”: la relazione ludica fra lei e il bambino si ristabilisce e ciò mi permette di allontanarmi di nuovo, lasciando la scena ai due veri protagonisti del gioco.

 

Indice

INTRODUZIONE
Presentazione del Centro
 
  1. Genitorialità, famiglia e disabilità
    1. La famiglia nei confronti della disabilità 
    2. L'intervento centrato sulla famiglia
      1. Oltre la patologia: un nuovo approccio alle famiglie con figli disabili
      2. Le famiglie, protagoniste dell’intervento
  2. Il caso di N. 
    1. Anamnesi e informazioni cliniche
      1. Il ricovero alla Fondazione "Stella Maris" 
    2. Osservazione e valutazione
      1. Applicazione della scheda Berti-Comunello
        1. Competenze del bambino 
        2. Caratteristiche del bambino
    3. Relazione madre-bambino
      1. Osservazione non strutturata durante il soggiorno estivo a Marina di Massa 
      2. Prima seduta di osservazione in stanza di terapia
    4. Valutazione testistica
      1. Lo strumento  
      2. Struttura del test
      3. Risultati ottenuti alla valutazione della madre di N. e interpretazione dei punteggi
      4. Allegati:
        1. Modulo per le risposte
        2. Foglio di scoring
        3. Foglio di profilo
  3. Il progetto riabilitativo
    1. Intervento neuropsicomotorio individuale
      1. Strategie di intervento e descrizione del percorso riabilitativo
    2. Intervento parallelo sulla coppia madre-bambino
      1. Ipotesi di intervento: il gioco come strumento terapeutico
    3. Descrizione dell’intervento
      1. Prima seduta “ Il corpo”
      2. Seconda seduta “Il percorso”
      3. Terza seduta “Il mare”
      4. Quarta seduta “La cucina”
 
CONCLUSIONI
COMMENTO AL VIDEO
BIBLIOGRAFIA
Ringraziamenti
 
Tesi di Laurea di: Rachele SFORZI

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