In Dialogo con bambini "Speciali"
Questo vale per la maggior parte dei bambini, ma non per tutti. Ci sono infatti alcuni bambini ‘speciali’ ed è intorno alla loro esperienza che sorgono alcune domande importanti: questi meccanismi sono presenti anche nei bambini con disabilità? Cosa accade all’interno della diade?
Le modalità comunicative e relazionali di un bambino con disabilità sono spesso distorte. Il processo di sintonizzazione reciproca tra madre e bambino può venir meno, con grandi difficoltà nel costruire una situazione empatica. Un disabile non è privo di ‘musicalità comunicativa’ [44], non è privo di regole della comunicazione: le sue regole, la sua musica, il suo ritmo, sono però diversi, sono spesso difficili da comprendere dall’esterno, ed è questo che rende il piccolo ‘disarmonico’ rispetto al resto del mondo. La madre fatica a capire quali siano i bisogni e i desideri del bambino, fatica a dare una risposta perché non sempre comprende la domanda. E’ come se il ritmo della madre non si accordasse sempre con quello del figlio, come se il pianto del bambino non comunicasse efficacemente il suo bisogno in quel momento. Le pause potrebbero essere, per il piccolo, eccessive o troppo brevi, il contatto troppo forte o troppo debole, la voce troppo distante o al contrario pressante. Questa sorta di disarmonia tra le parti non favorisce il rapporto e così a catena provoca delle mancanze, date appunto da queste primarie esperienze comunicazionali che si perdono nella rete di tentativi falliti. Spesso le interazioni sia corporee che vocali sono flebili, essendo entrambe molto legate e difficilmente scindibili nel rapporto che un adulto ha con un bambino piccolo. La madre, quindi, non potrà semplicemente basarsi sull’istinto naturale materno per interagire con il proprio figlio, ma si dovrà instaurare un processo di conoscenza più complesso e lungo, basato su una ricerca di comprensione del bambino più profonda.
E’ in questo punto critico che si può inserire uno specifico lavoro terapeutico con la voce e con il corpo: lo scopo sarà quello di ‘sintonizzare’, di creare armonia laddove esiste disarmonia, in modo tale da promuovere i processi di interazione fondamentali per lo sviluppo. Diviene necessario allora recuperare questi passaggi. Prima di tutto si devono ritrovare questi piccoli aspetti comunicativi fondamentali, si deve ripartire dal dialogo tonico, dal dialogo sonoro, dal dialogo. Il dialogo sonoro e il dialogo tonico hanno un ruolo importante non solo dal punto di vista comunicativo, ma più in generale per l’identità stessa della persona. Dove non c’è dialogo è difficile ci sia benessere e sviluppo adeguato. Bisogna ripercorrere queste tappe fondamentali, quali interazioni corporee e vocali, per poi poter progredire con altro.
Ogni dialogo, infatti, influisce profondamente su:
- Percezione dei limiti corporei e concetto interno/esterno
- Senso di identità
- Condivisione delle emozioni
- Comunicazione dei bisogni
Per verificare ciò è opportuno partire dalla pratica: osservare come i bambini interagiscono e in che modo. Provare ad analizzare la loro voce, spesso poco valorizzata, con l’intento di capire quali siano i loro bisogni.
[44] Colwyn Trevarthen: biologo e psicologo neozelandese che al momento sta lavorando sulle fondamenta innate della musicalità comunicativa assieme al musicista ed esperto di acustica Stephen Malloch. http://it.wikipedia.org/wiki/Colwyn_Trevarthen
Tesi di Laurea di: Maria Vittoria BERNO Sito internet: http://dialogoconbambinispeciali.blogspot.it/
Indice
INTRODUZIONE
CONCLUSIONI
APPENDICE
BIBLIOGRAFIA