CONCLUSIONI - Il dialogo tonico e il dialogo sonoro
Al termine di questo percorso sembra opportuno ripercorrere brevemente il cammino svolto.
La prima parte del lavoro è stata dedicata ad approfondire lo sviluppo della voce.
E’ emerso in questo modo come la voce sia connessa allo sviluppo emozionale, relazionale e dialogico fin dalla fase gestazionale. La diade madre-bambino si struttura sul contatto corporeo, sul dialogo tonico e contemporaneamente sulla voce, sulla comunicazione non verbale, sul dialogo sonoro. Con la crescita e lo sviluppo le esperienze permettono al bambino di acquisire nuove e più complesse modalità di comunicazione, prima fra tutte il linguaggio verbale, ma le componenti di dialogo tonico e sonoro permangono come modalità sempre presenti nel rapporto con l’altro. Per sottolineare come la voce sia presente e connessa con gli altri aspetti della persona, è stato analizzato il suo intersecarsi con le altre categorie psicomotorie di spazio, tempo, tono muscolare, postura e oggetti.
La seconda parte del lavoro ha permesso di tradurre queste considerazioni nel contesto terapeutico.
All’interno di ogni diade madre-bambino si sviluppano delle dinamiche dialogiche toniche e sonore: questo avviene allo stesso modo anche tra una madre e il suo bambino ‘speciale’? La risposta a questa domanda è contemporaneamente positiva e negativa. Il bambino disabile comunica con il corpo e con la voce come ogni altro bambino, ma è difficile accordarsi ai suoi tempi al suo ritmo e al suo tono, spesso distanti da quelli utilizzati spontaneamente dalla madre o dagli adulti che si relazionano con lui.
Nella specificità di questo lavoro, a contatto con i casi clinici a me affidati, ho impostato l’osservazione e il trattamento intorno al ruolo e all’importanza della voce nelle dinamiche relazionali manifestate dai bambini. Non mi sono soffermata primariamente sulle dinamiche di contatto corporeo in quanto in terapia neuro e psicomotoria si investe già una grande attenzione sul corpo e sull’interazione attraverso di esso. Questo invece avviene in misura minore per quanto riguarda l’interazione vocale che, seppur inevitabilmente presente, non è oggetto di una mole di studi e attenzioni specifiche paragonabile a quelle dedicate al dialogo tonico. Mi è sembrato quindi che porre attenzione allo strumento voce potesse aprire degli spiragli di azione alternativi alle dinamiche corporee per ‘raggiungere’ bambini che hanno difficoltà nel dialogo.
Assumendo questa prospettiva ho potuto constatare che sono spesso i bambini a proporre la voce e il dialogo sonoro come modalità di comunicazione e che attraverso l’interazione vocale è possibile promuovere il raggiungimento di scopi che normalmente vengono ricercati tramite il dialogo tonico.
L’obiettivo specifico della ricerca è stato quello di verificare come l’organizzazione dello schema corporeo e la comunicazione di bisogni ed emozioni possano essere favoriti dal dialogo sonoro vocale.
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Al termine di questo lavoro di ricerca posso affermare di aver raggiunto una consapevolezza esperienziale di concetti teorici importanti che hanno trovato forme di consolidamento nella pratica.
Per rendere funzionale l’intervento terapeutico, tenendo in considerazione l’età, la patologia da cui è affetto un bambino, la gravità della sua situazione, il terapista è chiamato innanzitutto ad ascoltarlo e a comprendere quale sia, il suo tono muscolare, il suo ritmo, il tono del suo vocalizzo.
Tutto questo è necessario al fine della sintonizzazione.
E’ necessario che ci sia sintonia tra terapista e bambino, tra il tono muscolare e vocale del terapista e il tono muscolare e vocale del bambino. Ma innanzitutto è importante che la sintonia si verifichi tra il tono muscolare del bambino e il suo tono vocale.
Voce e corpo sono intrinsecamente legati: la voce nasce dal corpo e si sviluppa grazie ad esso; il corpo è lo strumento senza il quale la voce non può esistere.
Si fanno molti studi a proposito del dialogo tonico e della necessità di intervenire su questo elemento al fine di creare benessere. La tendenza è quella di intervenire innanzitutto sul rilassamento tonico per distendere uno stato fisico di tensione, ma anche emotivo e psicologico. Dal dialogo tonico che la madre offre al bambino piccolo, ai veri e propri esercizi per il rilassamento muscolare proposti agli adulti, tutto ruota intorno al corpo in quanto manifestazione di un disagio nascosto.
Spesso però si trascura un passaggio: non sempre un visibile e tangibile rilassamento del tono muscolare corrisponde ad un reale benessere generale della persona con riduzione di tensioni e di conflitti. Si dovrebbe tener conto di alcuni contrasti che si possono sviluppare: il corpo può rilassarsi e distendersi, ma se il problema alla base della tensione non viene risolto questa si manifesta in altro modo. In molti casi, infatti, un lavoro sul dialogo tonico porta dei benefici alla persona, ma con un’attenta osservazione si può cogliere una stonatura tra quello che esprime il corpo e quello che trasmette la voce. Può capitare, infatti, che la voce possa essere in contrasto con quello che il corpo comunica: tono muscolare rilassato, ma tono vocale teso con volume di emissione eccessivo o molto ridotto, intonazione piana o modulata in contrasto con il significato che si vuole veicolare attraverso la frase. Nell’osservazione e nel rapporto con un bambino che manifesta questo contrasto tra corpo e voce, il terapista potrebbe cogliere questa dissonanza e ampliare l’intervento, non limitandosi solo alla cura del tono muscolare.
Al contrario può verificarsi anche la situazione in cui un’attenta analisi e studio della voce confini in secondo piano l’attenzione al corpo. Può essere, infatti, che un tono vocale rilassato controllato e coerente con ciò che si vuole comunicare sia invece in contrasto con il tono muscolare. Per esempio una frase può essere comunicata con tono vocale calmo, volume non eccessivo, giusta prosodia, ma l’osservazione del tono corporeo potrebbe evidenziare una tensione eccessiva, un tono alto che contrasta con la sensazione trasmessa invece dal tono vocale.
Il contrasto si potrebbe inoltre verificare tra le parole e il tono della voce:
per esempio è possibile riferirsi ad una persona con frasi gentili, comunicate però attraverso un tono vocale aggressivo. La stonatura tra le due modalità di comunicazione di solito viene colta dall’interlocutore e provoca in lui delle sensazioni non piacevoli. Allo stesso modo una singola parola può essere espressa con diversi toni vocali: il tono fa cambiare radicalmente il significato della parola nonostante essa sia sempre la stessa.
Corpo e voce dovrebbero, quindi, coordinarsi in modo naturale: la tensione di uno dovrebbe corrispondere alla tensione dell’altro e viceversa.
Quindi se corpo e voce trasmettono messaggi contrastanti significa che siamo di fronte ad un problema, ad un conflitto che va affrontato. L’intervento congiunto attraverso il dialogo tonico e il dialogo sonoro potrebbe aiutare a promuovere la consapevolezza della persona. Verificare l’assonanza tra corpo e voce potrebbe essere, quindi, importante per comprendere se il percorso terapeutico intrapreso è quello giusto: l’armonia tra queste dimensioni è segno del benessere della persona.
Nell’interazione ciascun bambino potrà prediligere una modalità di relazione corporea o vocale, ma sarà lui a dare delle indicazioni al terapista sul percorso più adatto. Non si può quindi stabilire a priori se prendere le mosse dal dialogo tonico o dal dialogo sonoro.
Mi sembra però utile aver verificato che è possibile disporre di due percorsi, da un lato interrelati e dall’altro interscambiabili, per promuovere obiettivi quali l’organizzazione dello schema corporeo e la comunicazione di bisogni ed emozioni.
Dici: "E' faticoso lavorare con i bambini".
Hai ragione, aggiungi: "Perché bisogna mettersi al loro livello,abbassarsi, scendere, farsi piccoli".
Sbagli, non è questo l'aspetto più faticoso.
È piuttosto di essere costretti ad elevarsi fino all'altezza dei loro sentimenti... di stiracchiarsi, allungarsi, sollevarsi sulle punte dei piedi, per non ferirli [66].
[66] J. Korczak, Come amare il bambino, Luni ed., Milano 2005, p. 171 J. Korczak (Varsavia 1878 – Teblinka 1942) medico, scrittore, pedagogista, è stato uno dei maggiori educatori del ‘900. Fu ucciso nel campo di sterminio di Treblinka il 6 agosto 1942 insieme ai duecento bambini ebrei della Casa degli Orfani che aveva diretto per trent’anni.
Indice |
INTRODUZIONE |
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CONCLUSIONI |
APPENDICE |
BIBLIOGRAFIA |
Tesi di Laurea di: Maria Vittoria BERNO Sito internet: http://dialogoconbambinispeciali.blogspot.it/ |