Corpo e comunicazione
A conclusione di questo rapido excursus sulla comunicazione non verbale e verbale possiamo dire che il corpo emana un flusso ininterrotto di segni e di messaggi che in ogni momento esprimono l'essere. Il nostro corpo viene investito da tali segni e messaggi provenienti dal corpo dell'altro.
Dobbiamo ora stabilire come tutto ciò diventa comunicazione. A tale questione ho già fatto cenno nel corso dei Capitoli precedenti ma mi sembra opportuno trattarla ora in modo più organico.
E' il nostro corpo lo strumento che permette la decodificazione dei segni e dei messaggi provenienti dall'altro, ciò perché tale flusso determina una risonanza emotiva capace di produrre "risposte" immediate nel nostro corpo in termini di postura, mimica, distanza. Attraverso l'analisi successiva di queste risposte si può arrivare ad una decodificazione dei segni e dei messaggi dell'altro.
Ciò si accorda perfettamente con alcune ipotesi della neuropsicologia sulla percezione delle emozioni e sulla esperienza soggettiva delle stesse.
Secondo Zajonc (1982) i sistemi cognitivi ed affettivi sono due sistemi separati e parzialmente indipendenti che elaborano l'informazione in parallelo. L'elaborazione di tipo affettivo darebbe luogo a rappresentazioni interne di tipo non cognitivo, probabilmente motorie, da cui dipenderebbe l'esperienza affettiva-emotiva.
Secondo Leventhall (1982) gli stimoli esterni (segni, segnali, messaggi) attiverebbero il sistema nervoso autonomo in modo indifferenziato per le varie emozioni. Ciò porterebbe ad una elaborazione automatica e non cosciente dello stimolo che avrebbe, per conseguenza, l'organizzazione di un programma motorio per l'espressione dell'emozione appropriata.
Solo successivamente, l'elaborazione cosciente dell'informazione cinestesica proveniente dal corpo porterebbe all'esperienza soggettiva dei vari tipi di emozione e quindi alla decodificazione degli stimoli provenienti dall'altro che l'hanno provocato.
Ciò che proviene dall'altro "dispone" quindi il nostro corpo in un determinato modo, al di fuori di ogni elaborazione cosciente. Tale disposizione del nostro corpo, in seguito, viene elaborata coscientemente permettendo non solo l'esperienza soggettiva delle emozioni ma anche la decodificazione cognitiva dei "segni" dell'altro.
Indice |
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INTRODUZIONE | |
Capitolo 1 | La comunicazione non verbale e la terapia psicomotoria |
1.1 Prossemica | |
1.2 Sguardo | |
1.3 Movimento (Gesto, Tono, Mimica) | |
1.4 Paralinguistica | |
1.5 Postura | |
1.6 Il punto di vista della psicomotricità | |
1.7 La terapia psicomotoria, il corpo, la relazione | |
Capitolo 2 | La comunicazione verbale in terapia psicomotoria |
Capitolo 3 | Corpo e comunicazione |
Capitolo 4 | Il silenzio del corpo |
Capitolo 5 | Alcune riflessioni sul concetto di fraintendimento |
Capitolo 6 |
Il linguaggio della psicomotricità e quello di altre discipline |
Capitolo 7 | La parola grido |
Capitolo 8 | Presentazione del caso: Jessica - Diagnosi |
8.1 Alcuni riferimenti sull'Autismo | |
8.2 Dati Anamnestici - Jessica | |
8.3 Prima Osservazione - Jessica | |
8.4 Seconda Osservazione - Jessica | |
8.5 Progetto Psicomotorio | |
8.6 Tre parametri squisitamente psicomotori | |
CONCLUSIONI | |
BIBLIOGRAFIA | |
Tesi di Laurea di: Silvia CARILLO |