Riflesso di Moro

Riflesso di Moro - La prima segnalazione bibliografica di questo riflesso è stata effettuata da Magnus e De Kleijn nel 1912 ma Moro, nel 1918, lo ha descritto accuratamente nelle sue componenti. Questi e altri autori sostengono che il riflesso sia strettamente connesso a stimolazioni labirintiche. Andrè-Thomas e Saint-Anne Dargassies ritengono che gli stimoli scatenanti partano dai propriocettori dei muscoli del collo. Il riflesso di Moro può presentarsi già verso il sesto mese fetale. È presente in tutti i neonati prematuri o nati a termine e in tutte le popolazioni con l’esclusione di una sola tribù africana.

Riflesso di MoroLe manovre per la sua ricerca possono essere svariate. Moro lo provocava percuotendo con una mano il cuscino su cui appoggiava il capo del bambino, determinando così, un brusco spostamento del capo rispetto al tronco. Andrè-Thomas e Saint-Anne Dargassies sostenendo, in posizione supina, con una mano il tronco del bambino e con l’altra il capo, provocano il riflesso lasciando bruscamente ricadere il capo all’indietro. Possono indurlo anche stimoli non strettamente specifici: un brusco rumore, un soffio sul viso, un improvviso stimolo caldo o freddo sull’addome, ecc. Condizione essenziale per studiare adeguatamente detto riflesso è che la posizione del capo sia simmetrica all’asse corporeo. Il riflesso, comunque provocato, si manifesta, nella sua forma completa, composto da due fasi: la prima è costituita da una brusca estensione ed abduzione degli arti superiori con apertura delle mani, iperestensione delle dita, estensione del rachide, spesso estensione e abduzione degli arti inferiori; questa postura viene fissata per 1-2 secondi, quindi segue la seconda fase lenta di flessione degli arti superiori sul tronco, chiusura delle mani a pugno, atteggiamento flessorio degli arti inferiori. La forma completa si osserva nel primo o al massimo secondo mese di vita, in seguito è di norma riscontrabile solo la prima fase limitata agli arti superiori. Il riflesso scompare nel corso del quarto, massimo quinto mese di vita. Il riflesso di Moro è il più costante e più frequente dei riflessi arcaici e realizza, con un impegno massivo della muscolatura scheletrica, una postura estensoria in opposizione a quella flessoria tipica del neonato.

È importante sottolineare che la madre, interpretando questo fenomeno come risposta a uno spavento, reagisce prendendo in braccio il bambino e consolandolo. Nel fare ciò ha un contatto cutaneo, uno scambio tonico, gli parla e gli sorride, pertanto gli invia una serie di stimoli che solleciteranno ulteriori e più elaborate risposte. Più stimoli materni arrivano al bambino, in una situazione di momentanea rottura della barriera ipertonica, e maggiori saranno le tracce mnemoniche e le eventuali risposte motorie.

Tratto da www.neuropsicomotricista.it  + Titolo dell'articolo + Nome dell'autore (Scritto da...) + eventuale bibliografia utilizzata

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